principio di precauzione

Pubblicato il correttivo del codice ambientale

Il 29 di Gennaio la Gazzetta ufficiale ( supplemento ordinario n.24 del 29/01/08 – serie generale ) ha pubblicato il secondo decreto legislativo correttivo al codice ambientale, il decreto legislativo 16 gennaio 2008 n.4 – “ulteriori disposizioni correttive ed integrative del dlgs 3 aprile 2006, n.152, recante norme in materia ambientale”.
Le nuove norme riguardano i principi fondamentali per la tutela dell’ambiente,i rifiuti e la VIA (valutazione d’impatto ambientale e la VAS (valutazione ambientale strategica). E’ stata una vera e propria impresa, a causa degli enormi interessi economici che si toccano con queste norme.

Adesso l’Italia ha una normativa di tipo europeo per Via e Vas e norme migliori per i rifiuti.
Ora l’Italia ha fissati nel suo ordinamento i principi fondamentali per la tutela dell’ambiente che il Consiglio di Stato nel suo parere ha riconosciuto come aventi valore di rango Costituzionale.
Non solo, l’art.3 bis prevede che i principi previsti dalla parte prima costituiscono regole generali della materia ambientale, adottati in attuazione degli articoli 2, 3, 9, 32, 41, 42, 44 e 117, primo e terzo comma, della Costituzione e nel rispetto del Trattato dell’Unione Europea e costituiscono regole generali nell’adozione degli atti normativi, di indirizzo e di coordinamento e nell’emanazione di provvedimenti di natura contingibile ed urgente.

Il significato e la portata di questi primi articoli può essere meglio compreso se si legge uno stralcio del parere del Consiglio di Stato, reso sullo schema di decreto a dicembre : ” L’articolo 3-ter inserisce nel nostro ordinamento i tre principi posti a base della gestione dell’ambiente, ossia il principio della prevenzione e della correzione alla fonte dei danni causati all’ambiente; il principio “chi inquina paga“; il principio di precauzione.
L’inserimento è quanto mai opportuno, dato che nella nostra Costituzione mancano disposizioni di carattere sostanziale in materia ambientale, al contrario di altre Costituzioni europee più recenti, come quella greca, portoghese e spagnola. L’articolo 45 di quest’ultima, ad esempio, esprime le due concezioni del diritto all’ambiente, ossia quella che lo concepisce come un diritto soggettivo e quella che invece lo concepisce come un dovere per i pubblici poteri di tutela e valorizzazione dell’ambiente.
L’opportunità dell’inserimento va ravvisata anche nel fatto che le relative norme del Trattato Europeo non hanno efficacia vincolante per i legislatori degli Stati membri. Pertanto era necessaria la traduzione dei principi comunitari in atti legislativi aventi una maggiore forza vincolante, non essendo più sufficiente il pur creativo ruolo svolto dalla nostra Corte
costituzionale, che, alla luce dei principi comunitari, ha saputo interpretare in chiave “ambientalistica” molte norme della nostra
Costituzione.

In effetti l’unico modo affinché i principi comunitari penetrassero nell’azione concreta delle amministrazioni pubbliche era dato dal nuovo articolo 1, commi 1 e 1-ter, della legge n. 241 del 1990. Ma esso aveva comunque un’efficacia parziale, dato che non era applicabile nei confronti dei soggetti privati”.

E ancora, dato che il federalismo sarà anche bello ma deve assicurare uguali diritti a tutti i cittadini, all’art. 3 quinquies è stato previsto che “I principi desumibili dalle norme del decreto legislativo costituiscono le condizioni minime ed essenziali per assicurare la tutela dell’ambiente su tutto il territorio nazionale. ”

Infine l’art. 3-sexies (Diritto di accesso alle informazioni ambientali e di partecipazione a scopo collaborativo). prevede che “In attuazione della legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, e delle previsioni della Convenzione di Aarhus, ratificata dall’Italia con la legge 16 marzo 2001, n. 108, e ai sensi del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195, chiunque, senza essere tenuto a dimostrare la sussistenza di un interesse giuridicamente rilevante, può accedere alle informazioni relative allo stato dell’ambiente e del paesaggio nel territorio nazionale. “.

E’ stata interamente riscritta la parte relativa alla VIA e alla VAS. La VIA si farà da adesso sul progetto definitivo, ci sarà una migliore partecipazione dei cittadini, i tempi saranno certi, i progetti finalmente completi in ogni loro parte.

La VAS riguarderà tutti i piani e i programmi, come dice la direttiva europea, che dovranno comprendere al loro interno una valutazione delle condizioni ambientali nelle quali si opera. Per i rifiuti abbiamo ripristinato la gerarchia per la loro gestione e reso più efficaci le norme per il loro controllo.

La norma più importante riguarda però il sistema di tracciabilità dei rifiuti : dovrà essere obbligatoriamente istituito, istallato e utilizzato un sistema elettronico per controllare tutti i flussi di rifiuti nel nostro paese, contrastando così la criminalità organizzata e tutelando ambiente e salute dei cittadini.

Il sistema fra l’altro è pronto e deve solo essere messo in funzione, ed è stato ideato dai verdi. Finora nessuno era riuscito in questo intento invocato da più parti, compresa la commissione d’inchiesta sui rifiuti. Non è solo il massimo che potessimo onestamente fare, è di più, viste le resistenze, comprese quelle dei cosiddetti “ambientalisti del fare”.

Il 30 novembre poi abbiamo già inviato a tutti i ministeri i correttivi per le parti ancora mancanti, riguardanti l’acqua, le bonifiche, il danno ambientale, l’aria. C’è stato il solito blocco, aggravato dalla crisi di governo.
Dovremmo riuscire ugualmente a cambiare il resto del codice fatto dal governo Berlusconi entro Aprile, come diceva il programma della coalizione di centrosinistra. Potremo farlo se il governo resterà in piedi per l’ordinaria amministrazione e soprattutto se si alzeranno voci a sostegno della necessità di cambiare le norme dei nostri predecessori.

Sauro Turroni
presidente del Comitato ministeriale per la revisione del Codice dell’ambiente

L’agricoltura al Vertice

I negoziati portano a galla la questione del doppio standard: i paesi del Nord, Usa in testa,si dichiarano liberisti ma sovvenzionano i propri agricoltori. E per di più quelli del Sud devono fare i conti anche con l’invasione del transgenico
Il diario di Legambiente

da Cancùn
Emanuele Profumi

Dopo la morte del sindacalista sudcoreano Il movimento ha ripreso le attività assembleari con il segno del lutto al braccio. Tutti si chiedono se dopo le dichiarazioni del G21 (l’unione dei paesi poveri che ha rifiutato le proposte di Usa e Ue), i negoziati sull’agricoltura siano a un punto morto. Ieri mattina
Cancun, il corteo
alla fine della conferenza stampa dei G9 – gruppo formato da alcuni paesi del Nord del mondo (come Israele e Svizzera) e da alcuni paesi poveri (come la Bulgaria) – Joseph Deiss, delegato del governo svizzero e coordinatore del gruppo, ci spiega: «La maggiore differenza tra noi e il gruppo del G21 riguarda le questioni delle riduzioni tariffarie e dell’accesso al mercato. Per noi, per esempio, nelle trattative è centrale la questione degli standard ambientali. Tuttavia siamo completamente d’accordo sulla loro posizione in merito alla liberalizzazione delle esportazioni: i governi non devono sovvenzionarle con i sussidi». Confermando così le divisioni profonde tra i 146 paesi che partecipano al Wto rispetto alle regole per il governo mondiale del mercato agricolo.

A fine mattinata invece, alcuni paesi africani (Benin, Burkina Faso, Ciad e Mali) hanno tenuto una conferenza stampa sul problema specifico del cotone: le loro economie, fortemente sostenute da quest’attività, sono in crisi a causa delle sovvenzioni del governo Usa alle proprie piantagioni, che ammontano a una cifra pari al Pil di tutti i paesi africani produttori di cotone. Oltre 10 milioni di persone che in Africa occidentale dipendono dalla questa coltivazione pagano le conseguenze di questa situazione. David Casablanca, portavoce spagnolo di Oxfam, l’associazione di Ong impegnata nel chiedere un cambiamento delle politiche e delle relazioni internazionali nel segno dell’equità, ritiene che «quello che accade tra gli Usa e le quattro nazioni africane è il termometro di quello che potrà avvenire più in generale nei negoziati agricoli». Per adesso i paesi africani e la Oxfam stanno esercitando la propria pressione sulla presidenza del Wto affinché convinca gli Usa a ridurre o eliminare le proprie sovvenzioni. Ma la superpotenza fa orecchie da mercante e nella conferenza stampa pomeridiana non lancia alcun segnale di apertura.

Ma proprio in quella sede un gruppo di attivisti di Greenpeace ha interrotto la conferenza leggendo un documento che confermava l’entrata in vigore del protocollo di Cartagena sulla “biosafety”, la biosicurezza, che impedisce ai paesi che la sottoscrivono esportare prodotti transgenici. Il blitz, concluso con un pugno di mais messicano “ogm free” lanciato sul tavolo della conferenza, è servito anche a denunciare la “biopirateria” della multinazionale del biotech Monsanto, che impone la vendita di mais modificato al Messico. Sul tema degli organismi geneticamente manipolati ai negoziati di Cancun si sta fra l’altro consumando una nuova puntata dello scontro Usa-Unione Europea. Gli Sati uniti infatti hanno denunciato lŽUe al Wto perché la scelta di Bruxelles di applicare il principio di precauzione impedisce di fatto la vendita di prodotti Usa.

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