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Ora scansionano pure i brand nelle nostre foto

Oggi è possibile, ed alcune aziende lo fanno, cercare i marchi delle aziende dentro le foto che pubblichiamo sui social forum, per farne analisi di mercato e targeting mirato:

Una dimostrazione forte in questo senso arriva dal Wall Street Journal, che segnala l’esistenza di aziende come Ditto Labs o Piqora che “usano del software per effettuare la scansione delle foto [immesse nei social network] – per esempio l’immagine di qualcuno che tiene in mano una lattina di Coca-Cola – allo scopo di identificare loghi, se la persona nell’immagine sorride, e il contesto della scena. Questi dati consentono agli operatori di marketing di inviare pubblicità mirate o di svolgere ricerche di mercato.”

Fonte: Le nostre foto nei social network vengono scansionate a caccia di marchi e loghi | Il Disinformatico.

I sistemi antipirateria di Adobe spiano i lettori di ebook

Questa notizia è molto grave. Il programma di Adobe raccoglie informazioni su chi, cosa e quando si legge un libro protetto con i suoi DRM. Un motivo in più per “amare” questi sistemi di controllo…

Digital Editions 4, l’app per e-book di Adobe, raccoglie una quantità impressionante di dati sui libri letti dai suoi utenti: il titolo del libro, l’autore, la data di acquisto, la durata della lettura, la percentuale letta, quali pagine sono state lette, l’identificativo univoco dell’utente e del dispositivo di lettura e l’indirizzo IP dell’utente.

Già così è un’invasione spettacolare della privacy dell’utente, che non si aspetta di certo di essere spiato nelle proprie abitudini di lettura. Ma c’è di più: Adobe è talmente disinvolta nel raccogliere dati su un’attività così intima e personale come la lettura che se li fa mandare via Internet in chiaro, senza alcuna protezione. Così non solo Adobe può farne l’uso che le pare, ma lo può fare anche chiunque altro si trovi lungo il percorso di trasmissione dei dati via Internet: un amministratore di rete locale, gli altri utenti della stessa rete Wi-Fi, un provider, un governo.

Fonte: Adobe, i sistemi antipirateria spiano i lettori dei libri digitali | Il Disinformatico

Facebook acquisisce Whatsapp

Ora che anche Whatsapp verrà acquisita da Facebook, le rubriche di chi usa Whatsapp diventeranno di Facebook. Vi consiglio quindi, se non volete che questo accada, di cancellarvi da Whatsapp.

Attenzione, non basta rimuovere l’applicazione dal proprio telefono, ma occorre cancellare l’account:

Riporto un pezzo dell’articolo di Attivissimo sul tema:

Facebook compra WhatsApp. O meglio, compra 450 milioni di rubriche di telefonini

Così ora Facebook possiede Instagram e anche WhatsApp, due dei suoi principali concorrenti in termini di popolarità (specialmente fra i giovanissimi), e incamera nei propri immensi sistemi di schedatura e profilazione commerciale i dati di 450 milioni di persone. L’impero si espande, i rivali vengono assimilati e l’Internet libera soffoca.

Che senso ha pagare cifre miliardarie per un’app praticamente gratuita (a parte un dollaro l’anno, cifra praticamente simbolica)? Semplice: WhatsApp, con il suo vertiginoso tasso di crescita, rischiava di superare Facebook. Già lo faceva in un campo vitale come le foto: ne gestiva 550 milioni al giorno, contro i 350 milioni di Facebook e i 55 milioni di Instagram. Per cui meglio comprarsi il possibile concorrente intanto che è ancora fagocitabile insieme ai suoi soli 32 tecnici.

Servizi che ti costano soldi

Segnala Attivissimo che la nuova versione dell’applicazione per Facebook nei cellulari richiede una interessante nuova autorizzazione: “Chiamare direttamente numeri di telefono”

Servizi che ti costano soldi

NOVITÀ: Chiamare direttamente numeri di telefono

Consente alla app di chiamare numeri di telefono senza il tuo intervento. Questo può portare a chiamate o addebiti inattesi. Si noti che questo non consente all’app di chiamare numeri d’emergenza. Le app ostili possono costarti dei soldi facendo chiamate senza la tua conferma.

Siete proprio sicuri di voler concedere questo permesso?

Come capire la posizione di un utente Skype

Scopro grazie ad un articolo di Attivissimo che il servizio di telefonia online più diffuso del Mondo permette di rintracciare la posizione di chi si sta chiamando e quindi pedinarlo virtualmente.

Microsoft è al corrente del problema, ma non sembra intenzionata a risolverlo.

Skype, uno dei più diffusi programmi per telefonare via Internet, viene spesso utilizzato dai suoi oltre 600 milioni di iscritti per telefonate riservate o anonime perché è credenza diffusa che sia poco tracciabile, ma in realtà può essere sfruttato per localizzare chi lo usa.

Questo software, infatti, consente di scoprire l’indirizzo IP dell’utente chiamato e quindi di determinare dove si trova in un dato momento. La tecnica è relativamente semplice: si fanno delle particolari micro-chiamate invisibili all’utente da localizzare e Skype risponde mandando al chiamante dei dati dai quali può estrarre l’indirizzo IP del chiamato.

Ripetendo questo procedimento ogni ora, per esempio, è possibile pedinare virtualmente una persona, magari un dipendente della propria azienda o di un’azienda concorrente oppure un partner sentimentale. Se effettuato su vasta scala, un tracciamento di questo genere permetterebbe di monitorare i movimenti dell’intera forza lavoro di un’azienda rivale e dedurne le strategie commerciali. L’indirizzo IP è anche utile per violare o attaccare un computer appartenente a una persona specifica.

Fonte: Rete Tre – chi usa Skype è tracciabile

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