Pubblicità

Elezioni Forlì: Seminar male in campagna elettorale

In queste settimane di campagna elettorale abbiamo visto che alcune liste, per ottenere visibilità, hanno utilizzato qualsiasi mezzo.

Un esempio sono le pubblicità fuori dagli spazi: se visibili dalla strada devono avere l’autorizzazione preventiva dell’ente proprietario.
In campagna elettorale i camion vela potrebbero quindi solamente circolare, senza sosta, inquinando la nostra città senza lo scopo di spostare persone o materiale ma solo quello di farsi vedere.

La prefettura ha dato una interpretazione più larga, consentendo la sosta negli spazi permessi, quindi non pericolosi e fuori dai divieti di sosta, per al massimo un’ora. Questo chiaramente non riduce l’inquinamento di questi mezzi pesanti e rende più difficile il controllo del rispetto dei limiti imposti.

Infatti ne abbiamo già viste di tutti i colori: soste selvagge, pericolose e durature.

Nel 2005 fui promotore di un ordine del giorno che invitava l’amministrazione ad una maggiore attenzione sulle pubblicità abusive, che sono un danno per chi segue le regole.

Ritengo però che chi si candida ad amministrare la città, specie chi fa giustamente leva in una maggiore legalità, debba per primo rispettare le regole, ed in particolar modo quelle che tutelano la salute e la sicurezza dei cittadini.

Quello che si è visto purtroppo non è un bell’esempio, ma si può sempre migliorare: invito tutti i candidati e tutte le liste a limitarsi ad una diffusione corretta delle proprie idee.

Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero, e tra mezzo e fine vi è esattamente lo stesso inviolabile nesso che c’è tra seme e albero, diceva Gandhi.

Brunetta spamma per vendere il suo libretto

Anche io ho ricevuto lo spam del ministro Brunetta che mi invitava ad acquistare il suo libretto sulla “Rivoluzione”. Forse ha letto la denuncia dei redditi di Obama, pubblicata pochi giorni fa, contenente milioni di dollari di guadagni dalla vendita dei suoi libri ed ha pensato “vojo anch’io”.

Ricordo che questo tipo di pubblicità è vietata per legge, dal testo unico per la privacy art 130:
1. L’uso di sistemi automatizzati di chiamata senza l’intervento di un operatore per l’invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale e’ consentito con il consenso dell’interessato.
2. La disposizione di cui al comma 1 si applica anche alle comunicazioni elettroniche, effettuate per le finalita’ ivi indicate, mediante posta elettronica, telefax, messaggi del tipo Mms (Multimedia Messaging Service) o Sms (Short Message Service) o di altro tipo.

Lo spam non è una cosa di poco conto, perché tanto la posta indesiderata si cancella: se tutti facessero come il Brunetta, la posta elettronica non esisterebbe e torneremmo ai fax.

Il Ministro Contro l’Ambiente cancella la Valle dei Templi

Il nostro ministro Contro L’Ambiente con un decreto del 28 settembre dà il via libera ad un rigassificatore dell’Enel ad Agrigento da 8 miliardi di metri cubi l’anno ad un chilometro dalla Valle dei Templi, patrimonio dell’umanità, tutelato dall’Unesco.

Mi viene in mente la pubblicità dell’ENEL “Per l’ambiente abbiamo un piano: non lasciare traccia”.
Attenzione, pare facciano sul serio.

I quotidiani vendono meno. L’informazione è ancora viva?

Gilioli pubblica una interessante tabella che mostra pesanti segni meno sulle vendite di quasi tutti i quotidiani nazionali. Ci sono un paio di considerazioni da fare. Primo, che l’agosto 2008 è stato successivo al periodo delle elezioni politiche, che hanno saturato la voglia di sentire parlare di politica e di approfondimenti.
Secondo, è probabilmente vero che oggi la gente legge di più in rete e quindi smette di acquistare i quotidiani, ma prima di esultare bisognerebbe capire se nel passaggio la qualità dell’informazione recepita aumenta o diminuisce.
In rete si ha estrema libertà di scelta, si possono approfondire i temi preferiti, leggere intere enciclopedie su un singolo problema. La mia impressione, però, è che in rete la capacità di attenzione diminuisce drasticamente a causa delle modalità di fruizione (in ufficio, tra una email e l’altra…).

A questo punto dell’articolo il 90% dei lettori avrà già smesso di leggermi. Fosse stato in una colonna di un quotidiano, probabilmente la percentuale sarebbe stata maggiore.

In rete quindi passa di più il messaggio immediato, dalle due alle quattro righe, ed è anche per questo che i quotidiani online mettono pochissimi caratteri in prima pagina per ogni articolo, molti meno rispetto alle versioni cartacee.

Se un argomento è difficile, anche se interessante, spesso in rete lo si inserisce nei segnalibri e si rimanda – spesso all’infinito – la lettura.

Forse il cambio degli strumenti con i quali leggeremo le pagine web in futuro modificherà ancora questi comportamenti, e gli ebook reader sapranno coniugare le comodità ed i pregi di entrambi i media informativi.

In questo contesto bisogna anche aggiungere una riflessione sui contributi all’editoria. Oggi vengono pagati in forma di rimborso spese (ad esempio sulle spese della carta), mentre penso si dovrebbero applicare come detassazione dei contributi per i giornalisti che ci lavorano.

I contributi così come sono oggi incentivano anche l’abbattimento di alberi per le copie invendute, mentre la produzione di informazione è indipendente dalla produzione di carta: se pensiamo che il giornalismo d’inchiesta o quello di approfondimento debba per forza passare per il volontariato, dovremo abituarci a vedere sempre meno informazione di qualità (anche per il rischio sempre maggiore per gli informatori volontari di subire perquisizioni, querele e denunce per stampa clandestina).

L’ultima riga la dedico a Grillo. Dopo la sua battaglia per il Parlamento Pulito ha raddoppiato il numero di inquisiti in Parlamento, dopo quella sulla casta dei giornalisti gli incentivi sono stati ridotti e gli unici a rischiare la chiusura sono i piccoli quotidiani, slegati dai grandi poteri economici.

Dobbiamo esultare del risultato? Il futuro migliore passa da una informazione sostenuta dai grandi gruppi industriali, piegata dalla pubblicità?

Torna su