Raccolta differenziata
Ora, io non so cosa sia successo realmente a Bertinoro.
Però qualche anno fa denunciai lo scandalo della raccolta differenziata multimateriale, senza ricevere per la verità molta attenzione.
Metto un collegamento qui alla mia interrogazione del 2008.
Magari è la volta buona che ci accorgiamo che cambiare l’etichetta ad un bidone indifferenziato è un trucco che serve solo alla contabilità, non certo all’ambiente.
E che la raccolta differenziata multimateriale è un modo furbo per chiamare l’indifferenziata.
Detto questo, la raccolta differenziata vera esiste e funziona, esistono metodi seri e metodi poco seri: sta a noi decidere quali scegliere.
PS: la foto è mia, scattata a Forlì nella nostra zona industriale.
Raccolta multimateriale: C’Hera una volta
Oggi vorrei raccontarvi una favola. Dopo tanti messaggi di sdegno, è giusto soffermarsi ogni tanto su qualcosa di leggero e “divertente”. Se anche voi ne avete di simili con gli stessi personaggi, inviatemele o pubblicatele su internet, metterò un link su questa pagina. Voglio fare un post che le raccoglie tutte, magari un giorno faremo un bel libro di storie.
Ecco la lista delle altre storie:
C’Hera una volta il permesso scaduto
A detta degli esperti di una società di servizi pubblici quotata in borsa, c’Hera un modo ancora più semplice: non cambiare nulla rispetto al passato tranne il sistema con il quale vengono effettuati i calcoli di quelle percentuali.
Il sistema è piuttosto semplice: se non riesco a fare 100 metri in 10 secondi, faccio in modo che i 100 metri vengano misurati con un metro diverso, che venga incontro alle esigenze di misurazione.
Un sistema anche collaudato: nella valutazione di impatto ambientale dell’inceneritore era stato utilizzato per affermare che raddoppiando le quantità di materiale bruciato non aumentavano gli inquinanti. Invece di misurarli al camino si era deciso di misurarli a terra, alzando il camino, in modo che il calcolo venisse uguale.
Gli esperti di questa società convinsero le amministrazioni che non serviva investire, bastava cambiare i dati. Ed i risultati davano loro ragione, la percentuale di raccolta pian pianino stava aumentando, arrivando fino a quota 40% in una ascesa interminabile quanto innovativa: in tutto il Mondo si arrivava al massimo al 35%.
Anche qui il sistema era molto semplice: nel conto finivano sempre più rifiuti di aziende, che in pratica già differenziavano rifiuti (chi produce ortaggi ha come rifiuto ortaggi, e non si sogna di buttarli nei bidoni della spazzatura ma li vende come fertilizzante). Questi rifiuti non urbani venivano quindi “ASSIMILATI” agli urbani, ma solo se contribuivano positivamente al conteggio della RD. Ma si poteva fare di più: si potevano cambiare le etichette dei bidoni.
Così, cambiando nome ai cassonetti di raccolta indifferenziata a “RACCOLTA DIFFERENZIATA MULTIMATERIALE”, magicamente i rifiuti mescolati diventavano rifiuti differenziati mescolati.
Poco importa che “differenziato” significhi separato, e multimateriale come aggettivo non abbia senso.
Questo materiale, messo insieme, era già bello e pronto per l’inceneritore. Carta, cartone e plastica insieme fanno un ottimo combustibile. In più, il suo contenuto viene magicamente trasportato dal conto dell’indifferenziato a quello differenziato.
Così, la percentuale reale di differenziata cambiava quasi per nulla, ma alle prossime elezioni si aveva già il dato da presentare ai cittadini: abbiamo raggiunto i nostri obiettivi!
E vissero tutti felici e contenti.
NB: ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale. La foto è inserita solo a scopo illustrativo. Non somministrare a bambini sotto i 12 anni, assumerne con cautela sotto la supervisione di un medico.