Strada

Le fotografie di Vivian Maier esposte a Nuoro – Il Post

Fino al 18 ottobre 2015 il museo MAN di Nuoro, in Sardegna, ospita la mostra Vivian Maier Street Photographer, la prima mostra in Italia dedicata ai lavori della fotografa autodidatta statunitense oggi unanimemente considerata una delle esponenti più importanti della fotografia di strada del Novecento, benché i suoi lavori siano stati ignorati per decenni e poi scoperti, valutati e apprezzati soltanto in tempi recenti, dopo la sua morte.

Fonte: Le fotografie di Vivian Maier esposte a Nuoro – Il Post

Una legge per ricordarsi i figli in auto

Io posso capire il padre che ha lasciato il figlio in auto. Non lo capisco perché non è possibile capire un dolore così grande come la perdita di un figlio per una propria responsabilità. Quindi tutto quello che dice, sotto calmanti ed antidepressivi, per me è giustificato e comprensibile.

Lo è molto meno, invece, che un Parlamentare che strumentalizza il caso e propone una legge che obblighi l’installazione di sensori che “ricordino” i famigliari lasciati in auto dopo la chiusura della vettura.

Per prima cosa, credo che la legge non debba occuparsi di tutta la nostra vita. Alcune responsabilità sono proprie dell’individuo ed una invasione di campo sarebbe in ogni modo deleteria e controproducente. Vi immaginate una norma per ogni pericolo? Bisognerebbe piuttosto concentrarsi sull’applicazione di quelle vigenti.

In secondo luogo, trovo estremamente grave che si sia citato anche il brevetto, come ad indicare anche una strada implementativa della legge.

Ad ogni modo, l’idea di far inserire il dispositivo in tutte le auto circolanti entro l’anno è talmente assurda da evidenziare la strumentalità e la volontà di non incidere sulla realtà delle cose.

Piuttosto lavoriamo seriamente sulla sicurezza nelle strade, ed installiamo qualche cosa che salvi davvero un buon numero di vite. Ma non è nemmeno necessaria una legge, volendo.

Fonte:
La proposta di legge del Pdl: «Un allarme per quando si lascia il bambino in auto»

Quale Presidente della Repubblica volevano i cittadini?

Quando i grillini urlavano che i cittadini volevano Rodotà come presidente della Repubblica, in realtà intendevano dire che su 28.518 persone tesserate del partito di Grillo, 5.796 hanno scelto la Gabanelli (che ha rifiutato), 4.938 hanno scelto Strada (che ha rifiutato), e 4677 hanno scelto Rodotà.
Che significa anche che 23’841 persone, solamente tra quelle iscritte del partito di Grillo e votanti, preferivano un altro candidato.
E significa anche che circa 60 milioni di cittadini italiani non sono state interpellati su questo quesito.

Fatte queste premesse, se ne deduce per semplice logica che:
– Quando Grillo ed i Grillini parlano di quello che vogliono i cittadini, in realtà intendono dire che è quello che vogliono loro.
– Esattamente come tutti gli altri partiti, stiamo parlando di democrazia rappresentativa con spolverata di sondaggi online. Che a mio parere è pure peggio della democrazia rappresentativa senza sondaggi online, perché espone a rischi elevati.
– Proprio per questo motivo non stiamo parlando di democrazia diretta. Ma nemmeno per sogno. Proprio no.

Scrivo a Veltroni, ecco cosa farei

Proprio mentre si vede all’orizzonte uno spiraglio di difficoltà per mister B., Veltroni sente l’esigenza di dargli una mano.

A 3 anni esatti (era il 24 Agosto 2007) dalla lettera che fece di fatto cadere il Governo Prodi annunciando la sua volontà eliminare coloro che, in quel momento, gli erano alleati con l’idea della vocazione maggioritaria, fatalmente trasformatasi in vocazione minoritaria.

Allora i commenti furono molto entusiasti, forse sull’onda dell’ubriacatura delle primarie statunitensi, mentre oggi sul Corriere viene coperto di insulti dei lettori.

Caro Veltroni, ecco cosa farei fossi in te: rispetterei la promessa di raggiungere l’altro pezzo di te che hai lasciato in Africa.

Lascia fare agli altri, che cercano una strada per restituire a questo nostro piccolo ma importante Paese la sua dignità.

La strada sbagliata

Oggi abbiamo 2 strade.

La prima è quella di tagliare costi e diritti fino a diventare lavoratori cinesi per competere con i lavoratori cinesi sul fronte dei diritti e dei costi.

La seconda è quella di capire che qualcosina, in questi ultimi 20 anni, abbiamo sbagliato.

E’ più difficile, ma in fondo si tratta di capire che non possiamo fare a meno del mare e possiamo fare a meno del petrolio nell’acqua, che non possiamo fare a meno dell’acqua e che possiamo fare a meno delle bottiglie di plastica, che possiamo fare a meno delle tette rifatte ma non possiamo fare a meno di curare le persone malate.

Purtroppo stiamo percorrendo la prima, felici e contenti.

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