Parchi

Appello sulla pista nera in Campigna

Ricevo ed inoltro un messaggio del WWF di Forlì per l’adesione ad un appello contro la pista nera in Campigna, che costerà alla collettività un miliardo di vecchie lire, oltre ai palesi danni per un territorio protetto da ben 5 diversi livelli di tutela ambientale.

Aggiornamento:Risposta WWF al manifesto

Negli ultimi giorni nel Forlivese è in atto una dura polemica tra le associazioni ambientaliste e l’amministrazione locale di S.Sofia (FC). Allego di seguito i dettagli.
Chiunque volesse dare la propria adesione telematicamente, potrà farlo contattando il WWF di Forlì: forli@wwf.it.

LA PISTA “NERA” – Un progetto dannoso, non solo per l’ambiente

FIRMA L’APPELLO PER DIFENDERE LA RISERVA NATURALE BIOGENETICA DI CAMPIGNA
Il Corpo Forestale ha già bocciato il progetto

Come è noto, l’amministrazione comunale di S.Sofia si sta battendo per la risistemazione della “pista nera”, situata su una pendice del Monte Falco; lo scopo è quello di rendere più lievi le pendenze, per consentire l’utilizzo delle piste ad un maggior numero di persone, in particolare anche agli appassionati dello “Snowboard”.

Per far ciò si dovranno eseguire lavori molto impattanti, quali lo sbancamento della porzione di montagna con utilizzo di esplosivi e la successiva ri-profilatura del pendio con escavatori e altri mezzi pesanti. In definitiva, uno degli angoli più incontaminati del Parco
Nazionale sarà deturpato per fare ulteriore spazio agli utenti degli sport invernali.

Su tale progetto il Corpo Forestale dello Stato ha già espresso il proprio parere negativo, evidenziando in particolare la sua incompatibilità con il Diploma Europeo, rinnovato alle Riserve Naturali Biogenetiche di Campigna in data 15/06/05.

Inoltre, il Corpo Forestale ha rilevato che l’intervento in esame produrrà una pressione turistica aggiuntiva insostenibile per le specie faunistiche tutelate (in primis il Lupo).

Si sottolinea infine come l’area in questione sia tutelata da ben 5 vincoli: Parco Nazionale (Stato Italiano), Riserva Naturale Biogenetica (Stato Italiano), Sito di Importanza Comunitaria – SIC – e Zona di Protezione Speciale per gli uccelli – ZPS – (Unione Europea), vincolo della Soprintendenza ai Beni Ambientali (Stato Italiano), vincolo Paesistico (Regione Emilia Romagna); si precisa
che la Soprintendenza si è anch’essa espressa negativamente, per l’eccessivo impatto ambientale-paesaggistico.

A pagare per un progetto inutile e dannoso saranno tutti i cittadini

Il progetto della pista nera, inutile in quanto il territorio in esame non è minimamente vocato allo sci, viene portato avanti in un momento di ristrettezze economiche.

A pagare il costo preventivo di circa un miliardo delle vecchie lire (475000 Euro) sarà la collettività, mentre il beneficiario diretto è la sola ditta privata che gestisce gli impianti, la quale tra l’altro non è forse nemmeno titolata a ciò, visto che il CFS (proprietario dei terreni) assegna la gestione dell’impianto, senza
possibilità di sub-concessione, al solo Comune di S.Sofia.

Va sottolineato, come spunto di riflessione, che fino a questo momento nessuna opera, anche molto più costosa di questa, realizzata nella nostra zona e che avrebbe dovuto “valorizzare” il territorio, ha mai in realtà avvantaggiato l’economia locale, come spesso si è creduto (si veda il caso della diga di Ridracoli).

In un periodo in cui le precipitazioni (e soprattutto le nevicate) scarseggiano e il livello dell’acqua della diga raggiunge i minimi storici, viene quindi spontaneo giungere alla conclusione che un simile progetto è l’ultima cosa di cui il nostro territorio ha bisogno.

I proponenti hanno cercato di raggirare il parere negativo del Corpo Forestale

Gli Enti locali hanno cercato di estromettere il Corpo Forestale dalla Conferenza di Servizi (l’organo tecnico-istituzionale incaricato per la valutazione del progetto) con un cavilloso e immotivato pretesto, secondo il quale il CFS, essendo direttamente interessato ed “avvantaggiato” (!?!) dall’intervento, non poteva partecipare alla fase conclusiva, e decisiva, dei lavori. Il vantaggio consisterebbe, secondo i proponenti, nel trovarsi sul proprio terreno un nuovo manufatto. Non si capisce però come mai il CFS dovrebbe esprimere parere negativo verso un progetto che lo “avvantaggia”. Il dato reale è, al contrario, il danno ambientale!

Si dimentica inoltre che il Corpo Forestale dello Stato è Demanio, cioè Stato, cioè il cittadino. Escludendo il CFS dalla fase decisionale si escluderebbe quindi la comunità nazionale da una scelta che la coinvolge direttamente.

Inoltre i proponenti, allo scopo di “superare” il parere negativo del CFS, hanno chiesto tempo per elaborare una Valutazione di Incidenza Ecologica “ad hoc”, “più completa” di quella già presentata, in modo da ottenere, con un atto puramente burocratico, l’approvazione del progetto nella Conferenza di Servizi conclusiva
prevista in data 15/12/06.

Va sottolineato che una Valutazione di Incidenza credibile non può essere elaborata, sulla carta, in pochissimi giorni, ma richiede indagini ben più consistenti.

Indagini che sarebbero state da svolgere negli anni precedenti, ma non sono mai state effettuate, evidentemente perché non è possibile dimostrare la sostenibilità dell’intervento. Va ribadito comunque che la Valutazione d’Incidenza non può sostituire, la valutazione più generale di compatibilità dell’opera con le norme più specifiche dei Parchi Nazionali (DM 14/12/90).

Per questa serie di ragioni chiedo, a tutti coloro che intendono opporsi a quest’inutile e dannoso progetto, di sottoscrivere questo appello in difesa del territorio del Parco Nazionale e di impegnarsi a ricevere e fornire una corretta e capillare informazione verso i propri familiari, amici e conoscenti. In tal modo potremo accrescere il livello di consapevolezza nella nostra comunità e contrastare concretamente il degrado ambientale.

L’impegno ci gratifica, l’indifferenza ci rende complici!

Lettera alla Stampa sulla pista nera della Campigna

Caro direttore,
scrivo a nome dei Verdi di Forlì-Cesena per segnalare il nostro dissenso sul progetto di “sistemazione” di una pista definita nera con denaro pubblico, per la quale dovrebbero essere abbattuti alberi, realizzati ingenti movimenti di terra all’interno di un Parco Nazionale, in una zona di protezione speciale.
Sul periodico dei DS di Cesena di questo mese è stato pubblicato un articolo intitolato “I cannoni del Fumaiolo contro la corina”, che condividiamo totalmente. Non capiamo, però, perché queste considerazioni valgano solo per il Fumaiolo e non vengano estese, come sarebbe logico, anche al Falterona, dove spira la stessa corina capace di sciogliere in poche ore una neve che fra l’altro non si sa se arriverà.
In una interrogazione in Regione abbiamo manifestato tutti i nostri dubbi riguardanti l’intervento su un’area protetta da ben 5 livelli diversi di tutela naturalistica, oltre che chiedere spiegazioni sul metodo adottato per la Valutazione di Impatto Ambientale.
L’11 Dicembre il Corpo Forestale dello Stato, ha espresso parere negativo sul progetto, oltre a quello contrario della soprintendenza per i Beni architettonici e per il paesaggio di Ravenna.
Queste importanti valutazioni, però, non sono state acquisite in sede di Valutazione d’Impatto Ambientale.
Non è quindi, come si vuol far credere, un problema sollevato solo dal WWF, dai Verdi e da pochi estremisti dell’ambientalismo, ma una questione di estrema importanza che coinvolge tutti i cittadini e l’idea di uno sfruttamento del territorio che non si arresta nemmeno di fronte alle ultime perle naturalistiche rimaste intatte.
Gli estremisti sono coloro che adottano la stessa soluzione in ogni luogo ed in ogni occasione, senza pensare alle conseguenze a medio-lungo termine.
L’uso che facciamo delle parole cambia la coscienza collettiva, e mascherando sotto semplici “sistemazioni”, “moderate modifiche”, ed “adeguamenti” si cerca portare avanti interventi che di semplice e moderato hanno rimasto solo il nome.

Interrogazione Gruppo Verdi Regione sulla pista nera in Campigna

Riporto un interessante articolo pubblicato su RomagnaOggi.it:

SANTA SOFIA (FC) – Sarebbe attualmente in corso la procedura di Valutazione d’impatto ambientale sul progetto di “cosiddetta messa in sicurezza della pista nera del comprensorio sciistico di Campigna”, nel forlivese, “coordinata dal Servizio valutazione impatto e promozione sostenibilità ambientale, che avrebbe in realtà lo scopo di ridurre le pendenze della pista per consentire l’accesso ai mezzi battipista e per favorire la pratica dello snowboard”.

Lo afferma in un’interrogazione la consigliera regionale dei verdi Daniela Guerra, ricordando che “questo intervento ricade all’interno del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, della Riserva naturale statale biogenetica di Campigna, del SIC (siti di importanza comunitaria) e della ZPS (zone di protezione speciale) ‘Foresta di Campigna, Foresta della Lama, Monte Falco’, in un’area in cui sono presenti ben cinque livelli diversi di tutela naturalistica”.

Guerra riferisce inoltre di aver appreso dalla stampa che, in una riunione della Conferenza dei servizi dell’11 dicembre scorso, il Corpo forestale dello Stato, Ufficio per la biodiversità di Roma, avrebbe espresso parere negativo al progetto, evidenziandone “l’inaccettabilità” in relazione a due punti del Diploma europeo alle Riserve naturali bioenergetiche di Campigna, e sottolineando come il carico antropico che si verrebbe a creare risulterebbe incompatibile con i vincoli non solo della Riserva statale, ma anche con quelli relativi al SIC ed alla ZPS.

Oltre ad evidenziare che un parere negativo scritto sarebbe arrivato anche dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e per il paesaggio di Ravenna, Guerra aggiunge che in una riunione tenutasi il 14 dicembre scorso a Roma, presso il Ministero dell’Ambiente, fra i vari soggetti coinvolti, tra cui il Servizio Parchi della Regione, si sarebbe convenuto di effettuare una nuova Valutazione d’incidenza complessiva, per prendere in considerazione l’impatto dei lavori sulla pista nera, oltre a quelli previsti dall'”Accordo di programma in variante alla pianificazione territoriale ed urbanistica per la realizzazione degli interventi di riqualificazione del comprensorio sciistico di Campigna”.

Guerra chiede quindi alla Giunta regionale come si possa considerare credibile una Valutazione d’incidenza degli impatti dei diversi progetti da apprestare in soli cinque giorni lavorativi, visto che la riunione della Conferenza dei servizi, che avrebbe dovuto concludere la procedura di V.I.A., era in programma per il successivo 22 dicembre e vuole sapere per quali ragioni il Servizio valutazione impatto non abbia acquisito i pareri sopra menzionati, rinviando la conclusione ad una successiva riunione.

L’esponente verde vuole anche conoscere se corrisponda al vero che nella Conferenza dei servizi dell’11 dicembre è stata messa in dubbio la legittimità a presenziare del Corpo forestale dello Stato e se il Servizio V.I.A. abbia richiesto un parere legale sulla questione.
Da ultimo, Guerra chiede di ricevere dall’Assessorato al Turismo della Regione copia della domanda di concessione dei finanziamenti per la riqualificazione del comparto sciistico di Campigna, corredata da tutti gli elaborati allegati.

WWF: Le mistificazioni del Responsabile Regionale del Servizio Parchi

Pubblico un comunicato Stampa del WWF di Cesena sulle mistificazioni del responsabile regionale del servizio parchi e sulla figura di Pietro Zangheri, che ha tenuto a battesimo nel 1973 la sezione del WWF di Forlì e che ora si vuole cercare di contrapporre ai metodi utilizzati dall’associazione per la tutela della Campigna.

Oggetto: Le mistificazioni del Responsabile Regionale del Servizio Parchi

Sabato scorso, a S.Sofia, é stato presentato il documentario sulla vita e sull’opera del grande naturalista forlivese, Pietro Zangheri, prodotto dall’Amm. Prov. di Forlì-Cesena. Nell’occasione era presente un folto pubblico ed una variegata schiera di tecnici, naturalisti, ambientalisti e amministratori. L’incontro s’é aperto con i saluti di rito delle autorità, ma fra questi, ce n’é stato uno che é uscito dal seminato, quello del Dirigente del Servizio Parchi della Regione, il “casalingo” Enzo Valbonesi. Approfittando infatti della delega concessagli dal suo assessore e, della platea che gli stava di fronte, costui ha frettolosamente sorvolato sulla figura di Zangheri, preferendo di gran lunga dar sfogo ad una filippica alquanto pervasa da rancore personale nei confronti di non ben precisati “ambientalisti”.

Reputandomi tale e nel tentativo di comprendere quali possano essere i “fantasmi” che agitano il sonno di Valbonesi, provo ora a “decodificarlo” visto che nell’occasione non era previsto il diritto di replica. Ma prima vorrei citare alcune “perle” del suo intervento.

Essendogli l’occasione ghiotta, iniziava tessendo le lodi di chi fa ricerca in campo naturalistico “…in silenzio, senza fare un ambientalismo gridato e ostentato!” Evidentemente non conosce bene, e mi stupisce, la differenza dei ruoli fra un ricercatore e un ambientalista.

Rincarava ricordando “..la diversità d’atteggiamento (rispetto a chi?) che aveva Pietro Zangheri nei confronti delle popolazioni locali (attenzione al colpo gobbo) ..senza offenderle e senza saccenteria”. Proseguiva citando articoli apparsi sui quotidiani che sarebbero stati impregnati
d’incompetenza e (di nuovo) saccenteria (ma ancora senza chiarire a cosa si riferisse). Continuava scagliandosi contro il manicheismo ambientalista e la sacralizzazione della natura, mettendo furbescamente nello stesso calderone gli ambientalisti e gli “amici di Bambi”, così tanto per far apparire più stolti quelli a cui si riferiva. Ormai in preda ad un’enfasi crescente, concludeva pontificando che “..chi come lui il Parco l’ha voluto non ha mai avuto bisogno di tanti ambientalisti” e “..chi ci vive ha un diritto in più!”, togliendomi finalmente qualsiasi dubbio su chi fossero i destinatari dei suoi strali! Gli ambientalisti locali naturalmente! Quelli che da sempre si sono occupati del Parco, prima, durante e dopo il suo mandato di Presidenza, e chi sennò?

Ora siccome sarebbe troppo lungo rivangare vita, morte e miracoli di un Parco Nazionale per il quale negli anni 80 ci siamo battuti contro gli ostacoli di ogni genere frapposti dalle amm. pubbliche, e altrettanto lungo sarebbe illustrarne la gestione di Valbonesi, che ritengo si sia caratterizzata soprattutto per l’inerzia nei confronti di una corretta conservazione ambientale, una gestione peraltro più volte criticata e denunciata pubblicamente dalla nostra Associazione anche con un Libro Bianco che ne descriveva minuziosamente gli atti più contrastanti da lui approvati o avallati, mi limiterei piuttosto ad evidenziare l’opera costante di mistificazione ideologica portata avanti da questo personaggio.

Negli anni 80 egli fu compartecipe di una campagna per far si che il Parco fosse regionale e non nazionale (come invece meritava e come ancor prima richiesto anche da Zangheri) affinché, escludendo così gli ambientalisti e gli ordini accademici dall’ente di gestione fosse di più facile appannaggio di una gestione politica e pienamente controllata dai comuni. Come Sindaco di S.Sofia si adoperò anche per “compensare” subdolamente i suoi elettori/cacciatori tentando di destinare ad essi i territori demaniali circostanti, rimasti esclusi dal Parco, che avevano una superficie di gran
lunga superiore di quella dei territori invece sottratti alla caccia (tentativo sventato grazie ad un nostro ricorso). Quando finalmente nel 1990 venne decretata l’istituzione del perimetro del Parco Nazionale da parte dello Stato, proprietario delle riserve naturali più preziose in esso comprese, il Parco Regionale da lui presieduto continuò a permettere opere e attività economiche (es. apertura di strade, captazioni idriche ecc.) in contrasto con le norme di tutela che gli furono affidate. A nostro giudizio e per ironia, proprio l’aver tutelato interessi economici e particolari più di quelli della natura, gli é valsa in seguito la nomina politica alla Presidenza del Parco Nazionale voluta dalla Regione. E così via, fino ai tempi più recenti quando, scaduto il suo mandato, venne smembrato l’Ufficio Regionale Parchi e trasferite le persone competenti che vi lavoravano, per far spazio alla creazione di un nuovo ufficio in cui vi fu insediato lui come dirigente. Come non sospettare dunque anche in tale circostanza di un’ennesimo “incarico politico per servigi resi” (ci sono ancora ricorsi
pendenti in merito) come da prassi di un “sistema” di cui anche la trasmissione Report s’é recentemente occupata?

Quindi oggi se proprio volesse suffragare ogni dubbio, sarebbe meglio chefosse lui “a cominciare a lavorare in silenzio”, si cospargesse il capo di cenere ed evitasse di strumentalizzare Zangheri facendo sermoni, visto che non si direbbe sia proprio la persona con tutte le carte in regola per
ricordarne la memoria. Le parole di Zangheri, semmai, sono ancora oggi di monito, per quelli che vorrebbero potenziare gli impianti sciistici all’interno degli habitat più delicati del nostro Appennino, non “popolazioni”, ma semplici imprenditori, portatori d’interessi particolaristici, che nessuno insulta ma che opportunamente intendiamo contrastare quando propongono interventi del genere.

Sarebbe curioso capire infine quale sarebbe “l’ambientalismo scientificamente corretto” che piace tanto a Valbonesi? Per caso quello che gratifica il suo astio personale nei confronti del WWF? Come interpretare diversamente i suoi sistematici e goffi tentativi di non riconoscimento del ruolo della nostra Associazione in materia di aree protette? O il ripudio di qualsiasi proposta pervenutagli da parte nostra riguardo alla designazione delle aree della Rete Natura 2000 (SIC e ZPS)?

A tal riguardo solo pochissime proposte presentate da alcuni comuni sono state considerate! Pertanto se gli altri comuni non si sono degnati neppure di sapere cosa fosse la Direttiva Habitat, ne quali fossero le emergenze naturali del loro territorio, se ne deduce che il “Servizio” da lui diretto
abbia preferito “servire a poco” piuttosto che accettare proposte dal WWF!

Si può allora ben comprendere perché Valbonesi approfitti di ogni pulpito per screditare le nostre competenze ed elogi invece “..chi fa ricerca in silenzio”. Mentre altrove sono proprio i ricercatori e gli scienziati a denunciare la perdita inesorabile di biodiversità! Qui da noi invece si può dichiarare che ” é in aumento!”, poco importa se le cose non stanno esattamente così! L’importante é farci dei begli opuscoletti promozionali e allentare le briglie dei vincoli di natura ambientale!

WWF Sezione Comprensoriale di Cesena

il Responsabile, Ivano Togni

Comunicato Stampa: I Parchi nazionali necessitano di presidenti competenti

I PARCHI NAZIONALI HANNO BISOGNO DI PRESIDENTI QUALIFICATI E COMPETENTI

Con le sue dichiarazioni alla stampa e la lettera al Ministro dell’Ambiente il Sindaco di Santa Sofia dimostra di non conoscere le regole, i criteri, i requisiti e le procedure necessarie per la nomina di un Presidente di un Parco Nazionale, di ignorare i rapporti istituzionali e di essere interessato solo ad affermare l’esigenza di avere un esponente del suo partito a capo delle Foreste Casentinesi.
Nei Parchi nazionali la nomina spetta al ministro, che indica un presidente che deve avere precisi requisiti di competenza e conoscenza in campo ambientale e della conservazione, come prevede la legge 394 all’art. 9.
Il Sindaco Foietta invece fa riferimento a non ben precisati accordi raggiunti in loco, per promuovere una persona la cui principale qualifica sembra derivare dal fatto di essere segretario della Margherita di Arezzo e di essere stato concordato dagli enti della assemblea locale.
Anche Matteoli, quando nominava presidenti di parco si preoccupava solo che appartenessero al suo partito, tralasciando i curricula e le competenze richieste dalla legge.
Non comprendiamo per quale ragione il presidente del parco debba essere della Regione Toscana e perché non della nostra regione o, visto che si tratta di un parco nazionale, non possa essere scelto tra tutti coloro che indipendentemente dalla residenza, possiedono quei requisiti di competenza e conoscenza necessari per conservare e garantire un’area di così grande valenza ambientale e naturalistica come le Foreste Casentinesi.
Soprattutto non capiamo perché uno di Arezzo, che non ci risulta un comune montano,”abbia a che fare con lo sviluppo compatibile del nostro territorio e della nostra millenaria storia sopra questi monti..”
Non ci risultano particolari manovre in corso, abbiamo appreso con piacere che la comunità scientifica
nazionale ha proposto al Ministro la autorevole figura di una persona che ha dedicato la sua vita alla protezione delle Foreste Casentinesi, altre persone di adeguato livello potrebbero essere individuate senza abbassare ulteriormente il profilo di un parco da sempre costretto a vivacchiare da limiti imposti da un miope localismo.
Speriamo che il ministro liberamente scelga il candidato migliore.

I Verdi di Forlì

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