sarebbe interessante sapere quanti soldi sono stati spesi per creare la piattaforma di erogazione di questo #bonus a pioggia e quanto pesa in proporzione alla cifra erogata.
Spesso non consideriamo il costo informatico e burocratico delle iniziative e delle leggi
Capita, per diversi motivi ma principalmente per problemi con la banca e una chiusura del conto corrente, che una rata di pensione venga restituita all’INPS.
Per ottenere la riemissione della rata fino a pochi mesi fa era necessario fare una richiesta cartacea alla sede, mentre ora è stata telematizzata e disponibile tramite SPID o Carta di Identità Elettronica.
Fare domanda è molto semplice, serve solo indicare o confermare un proprio IBAN valido di conto corrente o libretto, intestato al titolare della pensione (altrimenti il pagamento fallirà).
Ecco il link per procedere con la richiesta direttamente sul sito INPS:
In generale, cercate di evitare link da email e cercate il contenuto direttamente sul sito www.inps.it, per evitare truffe, e ricordate che per questo motivo INPS non manda mai SMS o EMAIL con link incorporati, ma solo informazioni che poi invitano ad accedere al sito.
Negli ultimi mesi sono sempre più diffuse i tentativi di truffa su Reverb.com, il sito di vendita di strumenti musicali più diffuso.
In pratica utenti appena registrati, con zero o 1 feedback, mettono in vendita strumenti usati con un 20/30% di sconto rispetto al prezzo medio, concentrandosi soprattutto sugli oggetti che catturano il maggiore interesse.
Poi successivamente all’acquisto ed al pagamento annullano la vendita.
A volte mandano un SMS con un link per un pagamento alternativo, non coperto da rimborso, a volte non lo fanno nemmeno.
A quel punto l’acquirente non può nemmeno lasciare un feedback negativo, ed il truffatore passa alla prossima vittima.
Presumo che lo scopo del tutto sia quello di ottenere qualche pagamento fuori dai canali coperti dal rimborso, oppure raccogliere email e cellulari, o ancora giocare sugli interessi di quei pochi giorni di transazione.
Il consiglio è quello di evitare se possibile utenti privi di feedback, e leggerli nel caso siano meno di 5. Se volete procedere in ogni caso, perché fa gola l’occasione, basta mandare un messaggio preventivo di richiesta informazioni: risponderanno in lingua inglese anche se registrati altrove, o non risponderanno affatto.
Segnalate alla piattaforma tutti questi tentativi di truffa, e speriamo che Reverb cambi politica, rendendo più difficile le registrazioni automatiche di nuovi utenti fake, verificando documenti almeno a campione, e prevedendo feedback negativi anche in caso di annullamento senza ragioni da parte del venditore.
Non è poi così complicata: anche le basi militari italiane si vedono su Google Maps, in barba alle norme che risalgono addirittura al ’41. Lo denunciai nel 2005, guadagnandomi una locandina bellissima (ancorché sbagliata): “Giovane su Internet viola le basi militari”
Ho deciso di abbonarmi al Post. L’ho fatto principalmente per il podcast “Morning”, ma anche perché voglio sostenere un quotidiano che privilegia l’approfondimento alle bufale che attirano click.
Oggi Morning apre con il problema dei Facebook Papers, documenti interni dell’azienda del noto social network che dimostrano cose che sappiamo già, ma che in questo modo hanno un peso enorme: dimostrano nero su bianco che “la dirigenza di Facebook abbia spesso messo il profitto e la ricerca dell’engagement (cioè il coinvolgimento degli utenti) davanti alla sicurezza e al benessere degli utenti”.
Dimostrano che l’algoritmo stesso della piattaforma privilegi la diffusione di disinformazione ed incitamento all’odio, e di come dentro a Facebook molti dipendenti e dirigenti ne siano consapevoli: in un rapporto del 2019, un ricercatore scriveva che «ci sono forti prove che le meccaniche fondamentali del prodotto siano una parte importante della ragione per cui questo tipo di discorsi [di disinformazione e incitamento all’odio] prolifera sulla piattaforma».
Oppure sottolineano i disagi psicologici provocati sugli adolescenti da Instagram e che la proprietà non abbia preso nessuna iniziativa per risolvere il problema.
In sostanza Facebook cambia le vite delle persone in peggio, e lo fa per guadagnare di più.
C’è anche un sottotema importante: tutti i principali quotidiani italiani non ne hanno parlato, fatta in parte eccezione per il Corriere. Forse è legato alla enorme quantità di pagine pubblicitarie acquistate da FB in questi giorni?
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