No ai nuovi perimetri di caccia nella Provincia di Forlì-Cesena

Vi allego il documento sottoscritto ed inviato alla Provincia di Forlì-Cesena da parte delle associazioni ambientaliste del nostro territorio sul nuovo Piano Faunistico-Venatorio, che se approvato senza modifiche avrebbe effetti veramente pesanti.

oggetto: rigetto della proposta di perimetrazione degli ambiti di caccia del nuovo Piano Faunistico-Venatorio della Provincia Forlì-Cesena

Le scriventi Associazioni Ambientaliste, presa visione della carta delle zonizzazioni relativa all’adozione del nuovo Piano Faunistico-Venatorio, proposta dall’Assessorato competente alle rappresentanze della Consulta Provinciale Venatoria, ritengono non vi sia alcun margine di confronto nel merito dello stesso in quanto detta proposta di zonizzazione, spacciata come adeguamento di legge al raggiungimento del 23% di territorio provinciale agro-silvo-pastorale protetto (rispetto all’attuale 18%), appare a dir poco provocatoria e probabile frutto di accordi unilaterali fra Presidenza Provinciale e Associazioni Venatorie.

Nello specifico e basandoci esclusivamente su quanto emerge dalla proposta di zonizzazione degli istituti faunistici, dato che a tutt’oggi non é stata ancora fornita alle scriventi rappresentanze ambientaliste alcuna documentazione descrittiva, appare palese il nuovo tentativo di sottrarre al vigente divieto di caccia consistenti porzioni di territorio demaniale di grande pregio come:

1. la stupenda foresta ad alto-fusto della Moia, interna al SIC del Mte Fumaiolo, sito di nidificazione di rarissime specie di rapaci;
2. la foresta dell’Alto Tevere, anch’essa compresa nell’omonimo SIC e habitat indisturbato per il Lupo;
3. il demanio posto alle pendici sud/occidentali del Mte Comero, costituito da pascoli e boschi intatti di Cerro, Abete bianco e Faggio, l’unica oasi di questa fin troppo sfruttata montagna;
4. tutta l’area demaniale di Careste, già compresa nello stesso SIC, cioè la porzione più consistente del medio Appennino, una vera oasi faunistica ad elevata biodiversità;
5. le aree forestali delle valli di Becca e del Volanello, l’unica porzione di demanio dell’Alto-Savio confinante con il Parco Nazionale, che ne costituisce una naturale continuità;
6. le consistenti porzioni di demanio dell’Alto Bidente (zona Poggio alla Lastra, Fosso di Spugna, Sasso, Valle Riborsia e Spescia), comprendenti aree SIC e habitat di pregio, in passato ripetutamente proposte per essere inserite nel Parco;
7. le aree demaniali di Galeata e Premilcuore fra il Colle delle Forche e la Val Fantella, corridoi faunistici e opportune zone di rifugio fra aree ad elevata densità venatoria;
8. il demanio del Mte Collina-Valle Ritorti posto in sin. orografica della Val Montone a monte di Bocconi, altra zona confinante con il Parco che ne rappresenta una naturale prosecuzione.
9. Aree montane caratterizzate dall’attuale espansioner del Cervo. ( Queste sono solo in parte incluse in terreno demaniale). La tutela adeguata di tali ambiti, poi, dovrebbe rivestire peraltro un precipuo interesse anche venatorio, nell’ottica di una futura gestine di tale pregiato ungulato.

A fronte di ciò non si può dunque prendere minimamente in considerazione il penoso tentativo di compensare “lo scippo” con quelle “Oasi di Protezione” che vengono proposte nella stessa cartografia. Queste comprendono peraltro ulteriori porzioni prevalenti di territorio demaniale già precluso all’attività venatoria e solo piccole aree attualmente aperte, ma di limitata e “disagevole” pratica venatoria, come ad es. il centro cittadino di Cesenatico e la periferia sud di Cesena.

Naturalmente la parte di territorio maggiore e utile a far quadrare i conti per il raggiungimento del 23% di superficie protetta, sarebbe quindi quella destinata a Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC)! Tuttavia é ridicolo pensare alle ZRC come aree protette che possono compensare il valore biologico del demanio, in quanto oltre ad essere sottoposte ai relativi danni causati dai ripopolamenti di “selvaggina” alloctona di mero interesse venatorio e dal disturbo della gestione, dopo un determinato periodo potranno essere riaperte alla caccia, fatto non ammissibile per legge invece nelle aree demaniali. Non a caso la consistente ZRC, ora in scadenza, coincidente con la porzione forlivese del SIC dello “Spungone”, già si dice che “..forse si rinnoverà”! Si tratta di un nonsenso scientifico che pone pertanto ogni cinque anni queste aree sotto una sorta di “spada di Damocle”. Nonsenso gestionale in antitesi con qualsiasi ipotesi reale di tutela!

10. Per cui, per i territori attualmentre ricadenti nei S.I.C. (Siti di Importanza Comunitaria), è assurdo non sia ancora prevista, almeno, la loro istituzione in Oasi di Protezione.

Ricordiamo ancora che in merito all’istituzione delle nuove grandi ZRC, individuate non come dovuto in territori agro-silvo-pastorali, bensì nelle aree industriali di Forlì e Cesena, siamo già intervenuti nelle sedi opportune dato che ci sono apparse talmente grottesche da non averle ritenute una cosa seria! Queste includono solo svincoli stradali, capannoni industriali, abitazioni, canali artificiali e qualche campo verosimilmente saturo di pesticidi e diserbanti, un habitat quindi più degno di un’ipotetica “fauna” aliena o mutante che “selvatica”.

Oltre a questo non si dimentichi la realtà di un agente di vigilanza ogni 50.000 (cinquantamila) ettari ! (E il progetto di accorpamento con altri corpi di vigilanza, in quanto composti da personale non sprcificatamente preparato a tali funzioni, è frutto o di incompetenza o di una non dichiarata mancanza di impegno, di chi non è interessato a voler risolvere questo fondamrentale problema).

Torneremo pertanto a confrontarci sulla questione solo quando eventuali proposte di utilizzo venatorio di limitate porzioni di demanio, scaturiranno da uno studio approfondito e qualificato, il cui obiettivo irrinunciabile sarà il miglioramento del nostro patrimonio faunistico/ambientale e l’adeguamento alle norme di legge che prevedono il 20-30% di territorio agro-forestale protetto. Rifiutiamo invece di considerare proposte che sembrano partorite unicamente per accontentare fazioni recalcitranti di cacciatori-elettori che nulla hanno a che spartire con quelle componenti più responsabili del mondo venatorio che come noi condividono il principio che solo una programmazione oculata in sintonia con le vocazioni ambientali possa garantire anche una migliore fruizione del territorio da parte di tutti.

WWF sezione di Forlì, il Responsabile, Marco Paci
WWF sez. Comprensoriale di Cesena, il Responsabile Ivano Togni
LIPU, Delegazione Forlì-Cesena, il Delegato, Sandro Brina
ITALIA NOSTRA, Forlì, il Presidente, Marina Foschi
PRO NATURA, Forlì, il Vice-Presidente, Paolo Silvestri (facente funzione del Presidente, Prof. Alberto Silvestri, recentemente scomparso).

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