Ambiente

Un’auto che consumi poco

Tante persone, in questi mesi, si sono dichiarate pacifiste. Hanno appeso la loro bella bandiera multicolore al balcone, e con questo si sono messi a posto la coscienza.
In questi giorni negli stati uniti (non posso che scriverlo con le capitali minuscole), stanno crescendo le proteste contro il governo, che non è ancora riuscito a dimostrare l’esistenza delle famosissime armi di distruzione di massa.
Chissà se le troveranno. Sicuramente non più del 1% della popolazione mondiale crede veramente che la guerra sia nata per questo. La Corea del Nord ha l’atomica, ma non è stata oggetto di critiche o attacchi militari.

La guerra è scoppiata perché l’Iraq é il secondo produttore mondiale di petrolio.

Petrolio.
No armi, petrolio.

Grillo, il 19 Dicembre 2002, è andato davanti ai cancelli della Fiat per mostrare una Twingo modificata, che faccia cento chilometri con 3,3.5 litri. La cosa sembrava sensazionale, tanto che grossi personaggi si unirono al coro, elogiandone l’intervento. Tra questi, ad esempio, i presentatori di Striscia la notizia e Jacopo Fo. No, non Dario, Jacopo.

Ma come tutte le cose troppo sensazionali, di sensazionale la notizia non aveva nulla. Esiste già da qualche anno, infatti, un’insieme di auto progettate per realizzare più o meno le stesse prestazioni. Tra queste, ad esempio, la Wolkswagen Lupo 1.2TDI 3L (3litri/100km) e la Audi a2 1.2TDI (3litri/100km).

Ma se questa tecnologia esiste, perché viene quasi del tutto ignorata? Quante auto di questi modelli avete visto, in giro?

Proverò a dare una mia personalissima interpretazione.
Prima di tutto, il consumo è uno dei parametri meno presi in considerazione all’atto dell’aquisto.
Questo lo si nota dal numero spropositato di Pegeout 206 in circolazione (che dalle mie parti viene chiamata “buco nel serbatoio”), o di quello dei grossi pick-up o auto versione sportiva.
Questo le aziende automobilistiche lo sanno, ed ogni giorno continuiamo a vedere pubblicità incentrate sul design, sulla velocità massima raggiungibile, sulle belle ragazze che l’auto può contenere contemporaneamente, sul tettuccio apribile e sulla “capote apribile elettricamente di serie”.

Niente, nelle pubblicità, che riguardi gli aspetti principali che dovrebbero muovere veramente verso l’acquisto di un modello invece di un altro:
– nulla sui consumi
– nulla sulla sicurezza
– nulla sull’inquinamento

Ok, bene.
Lo accetto.

Però evitate di prendere in giro voi stessi e gli altri vicini di casa: l’esposizione contemporanea di bandiera della pace svolazzante e JEEP – Grand Cherokee da 16 litri per 100 km, fa vomitare ed andrebbe evitata.

Prima di acquistare un’auto, date un’occhiata su www.quattroruote.it e scegliete una macchina che consumi poco, che vi piaccia, e che resista agli urti. Fatevi consigliare da chi lo fa per lavoro, da amici appassionati di auto, impossessatevi di qualche rivista del settore.
Altrimenti prendete una delle due citate in questo articolo.

La Fiat Seicento, o la Panda, tanto elogiate dai rappresentanti di auto per i loro bassi consumi, fanno gli stessi chilometri con esattamente il doppio del carburante.
Il doppio del carburante, il doppio dell’inquinamento, il doppio della spesa. E sono auto più leggere della Lupo e dell’A2, meno sicure.

In media, un italiano percorre circa 15’000 chilometri l’anno. Con una Lupo 1.2 TDI 3L fanno 454 litri di gasolio*anno (~392?), con il Grand Cherokee sono 2500 litri di benzina*anno (~2622?).

Moltiplicate questi dati per ogni anno di utilizzo della vostra auto: converrete con me che un’investimento iniziale in termini di tempo e denaro (le auto che consumano meno, a parità di prestazioni ed accessori, sono leggermente più costose), viene ampiamente ripagato già dopo un solo anno di utilizzo del mezzo.

2500 litri di benzina, immettono nell’aria molti più residui tossici di 454. Il calcolo è banale.
Ma con una jeep, puoi prenderti la precedenza nelle rotonde anche quando non ce l’hai.

La storia in una discarica

L’Italia è uno dei paesi con più arte e architettura storica del mondo. Basta sfogliare un qualsiasi libro di storia dell’arte, per vedere una lista di siti archeologici ai quali gli italiani stessi danno meno importanza del dovuto.
Paestum, già sede dei templi del 400-500 a. C., diventerà ora la sede per un sito di stoccaggio dei rifiuti.
Il sindaco e la cittadinanza stanno protestando vivacemente, sia per la distanza in linea d’aria della discarica con la sede archeologica (appena 300 metri!), sia per le preoccupazioni che desta l’aumento del traffico di autotrasportatori legato alla creazione del sito nella statale 18, che è già ora tristemente nota agli abitanti della zona per i frequenti incidenti.

I lavori, purtroppo, sono già iniziati.
La redazione di paestum.it sta raccogliendo email di protesta.
Aiutiamoli inviandone una all’indirizzo
edizioni@paestum.it

Lo spreco delle risorse

In questi giorni, nel mio corso di laurea abbiamo parlato dello spreco delle risorse.

Il problema, come spesso accade, si presta a molte interpretazioni, anche al di fuori dell’ambito accademico.
Possiamo dire, infatti, che lo spreco di risorse sia insito nella natura dell’uomo, sicuramente di quello che viene chiamato consumatore.

Acqua, cibo, energia, banda o spazio, la natura della risorsa non influisce più di tanto sulle modalità dello spreco o del consumo irrazionale.
Quando la risorsa non è nostra, ma condivisa con un altro gruppo di persone, sia esso composto da pochi amici o dalla cittadinanza di un intero paese, il problema si fa sentire con molto più vigore.
Come tanti pastori che fanno pascolare il gregge su un unico prato comune, ognuno cerca di sfruttare la disponibilità della risorsa “erba” senza pensare che un utilizzo insensato porterà alla distruzione del prato, con conseguenze dirette anche per il pastore in prima persona.
Quando il danno è condiviso con altri, esso assume un carattere meno preoccupante, allontandandosi dalla classe dei problemi. Non abbiamo più erba, ma che importa, finché ne abbiamo avuto la possibilità l’abbiamo sfruttata, magari un pò più degli altri, e ci sentiamo furbi.

Furbi.

Furbi.

Furbi.

Intanto, quando mangiamo fuori con gli amici, spendiamo sempre di più di quello che spenderemmo da soli: tutti prendono dolce, caffé e ammazzacaffé, anche solo perché lo fa il nostro vicino.

Fatto sta, che alla fine della fiera, di erba non ce n’è più in parecchi campi.
Per l’erba-petrolio facciamo sempre più guerre, nonostante sia possibile creare ed utilizzare auto che consumino meno carburante.
Anche per l’erba-cibo facciamo del nostro meglio: è inutile che ripeta la storia della inequità della distribuzione del cibo nel mondo.
Per quanto riguarda l’erba-banda, non c’è di meglio che scaricare a più non posso, anche materiale che non utilizzeremo mai, perché abbiamo pagato per questo servizio.

E se cominciassimo ad usare, comprare, consumare solo quello che ci serve?
Io sto cominciando ad odiare le persone con il grosso fuoristrada pick-up: oltre che esseri arroganti, che ottengono sempre la precedenza, consumano talmente tanto che alcuni modelli dovrebbero essere resi illegali. Con la conseguenza di ucciderci, pian piano, perché i residui del carburante di un veicolo che fa 4 chilometri con un litro sono molti di più di quelli di una Lupo che ne fa 33. Perché non facciamo pagare un litro di benzina 3-4-5 euro? Forse capiremmo quanto questa risorsa sia preziosa, quanto preziosa sia la nostra aria.

Ma cosa volete, l’aria è gratis, è moltissima e la si inquina senza commettere reato. Perché limitarci quando possiamo fare i cinghiali?
Siamo furbi, e nella nostra società un tizio con la Viper, da un km/litro, è più in alto nella scala gerarchica, è più fico.

E ti uccide, solo per fare una sgasata e lasciarti indietro al semaforo.
Ma lui è il furbo.

Usa solo quello che ti serve. Usa solo quello che ti serve. Usa solo quello che ti serve.

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