Inceneritori

Sulla Centrale a Biomasse di Casemurate

Questa sera a Pievequinta si è tenuta una assemblea pubblica per la presentazione e la discussione di un progetto per la costruzione di una centrale a biomasse di 22 Megawatt a Casemurate.

Il progetto è attualmente in fase di scoping della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Questo significa che il proponente ha chiesto alle amministrazioni che dovranno partecipare alla procedura di VIA quale documentazione viene richiesta per la presentazione del progetto. Siamo ancora in una fase preliminare, nella quale il progetto vero e proprio non è ancora stato pubblicato. Ogni dichiarazione di merito, quindi, parte dalla premessa che non è ancora stato possibile prendere visione dei dettagli progettuali, come al solito molto importanti per dare una valutazione complessiva.

Si può, però, fare una prima analisi sulla base delle dichiarazioni rilasciate in pubblico da Giovanni Bagioni (il proprietario del terreno e principale promotore del progetto, che ha costituito per l’occasione la società Agrichallenge) e dall’ing. Sergio Bartolini (di Agripower).

Intanto sul merito delle biomasse bisogna fare subito una precisazione: in questa definizione rientrano diverse categorie di combustibili molto dissimili tra loro per specificità, potere calorifero ed impatto ambientale. Non è indifferente, quindi, il materiale che verrà conferito e bruciato in centrale, dato ancora molto aleatorio e poco chiaro.

Si parla di un raggio di approvvigionamento di circa 35-50 chilometri, stima molto approssimativa e non sicura. I tecnici indipendenti rivelano che per essere economicamente ed energeticamente conveniente questa distanza non deve superare i 20.

Si parla, inoltre, di bruciare materiale contenente cloro, che ha effetti negativi sulle emissioni inquinanti. Oltre alle polveri sottili, sottilissime e micropolveri, tra le sostanze emesse è presente anche diossina, ossidi di zolfo e quant’altro. Questo, come è ovvio, sarà valutato in fase di VIA.

E’ ovvio, quindi, che il progetto desta preoccupazione nella popolazione, non solo locale e circoscritta all’impianto. Per i rischi per la salute e l’ambiente, per la svalutazione dei terreni, per il bilancio energetico in rosso, per le difficoltà di effettuare controlli adeguati.

Se è vero che il bilancio energetico è negativo, questa non può certo essere una soluzione per la produzione di energia. E se è economicamente vantaggioso, è solamente a causa degli incentivi derivanti dall’Unione Europea. Il giorno in cui verrebbero eliminati, l’impianto smetterebbe di bruciare. Se questo avvenisse prima ancora del recupero dell’investimento, sarebbe un grave danno anche economico (rischio per il quale nessuno si preoccupa, dal momento che l’azienda Agrichallenge è a Responsabilità Limitata e creata ad hoc, quindi i proprietari non ci rimettono con il loro patrimonio).

Proprio per questo motivo non rappresenta nemmeno una soluzione per gli agricoltori, soffocati dalla concorrenza straniera e da intermediari che fanno ricarichi troppo pesanti.
L’azienda si sosterrà economicamente solamente abbassando i costi delle materie prime, ed i contadini saranno in balia del bilancio e della buona volontà dell’azienda.

Queste sono le mie considerazioni al termine della serata, che è stata molto interessante e che ha visto ottimi interventi, a partire da quello del prof. Tamino, che ha spiegato come solo la filiera corta rappresenti una soluzione al problema economico degli agricoltori.

Ovviamente appena avrò il progetto in mano cercherò di distribuirlo e di fare in modo che più persone possibili possano verificarlo.

Che aria tira a Forlì… e in Italia?

Sinistra Ecologiasta incontra la città su: RIFIUTI, TRAFFICO, ENERGIA

Che aria tira a Forlì…… e in Italia?

“responsabilità e partecipazione dei cittadini per governare i conflitti ambientali , promuovere lo sviluppo sostenibile e respingere l’attacco del Governo di centrodestra a tutta la legislazione ambientale vigente”

Venerdì 3 febbraio 2006 ore: 20.30 Sala del Foro Boario (Forlì)

Ne discutono con
l’On. FULVIA BANDOLI
(dell’Esecutivo Nazionale di Sinistra Ecologista)

PALMIRO CAPACCI Assessore Qualità Ambientale Comune di Forlì
ENZO SANTOLINI Segretario Generale CGIL di Forlì
RAFFAELLA PIRINI Presidente Clan Destino
MASSIMO BALZANI Confindustria Provincia Forlì-Cesena

modera:
ROSA MARIA BERTINO Giornalista

introduce:
LORETTA PRATI del Circolo Forlivese di Sinistra Ecologista

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare

Osservazioni dei Verdi all’AIA Mengozzi

Pubblico qui le osservazioni che la Federazione Provinciale dei Verdi di Forlì-Cesena ha presentato in merito all’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’inceneritore di rifiuti ospedalieri di Mengozzi, che ha richiesto il raddoppio della portata annua.

Oggetto: Osservazioni relative alla “ Autorizzazione Integrata Ambientale “ dell’Impianto d’incenerimento di Rifiuti Ospedalieri della Mengozzi Spa.

Premessa

Le condizioni particolarmente critiche della qualità dell’aria nella città di Forlì impone azioni che mirino ad un miglioramento, visti i dati preoccupanti che giornalmente vengono rilevati.
Posto che l’impianto in questione non è a servizio di esigenze locali ma soddisfa la richiesta di incenerimento di una vasta porzione del territorio nazionale, non si ritiene di pubblico interesse per il territorio provinciale.
Si deve inoltre tenere in considerazione il recente diniego alla costruzione dell’impianto per la produzione di energia elettrica di Durazzanino, respinta dal Ministero dell’Ambiente per le condizioni già critiche della qualità dell’aria del nostro territorio.
Si ritiene quindi che non debba essere rilasciata l’autorizzazione del raddoppio, da 16.000,00 a 32.000,00, delle tonnellate annue di rifiuti ospedalieri inceneriti nell’impianto di Coriano.

Osservazioni

Il progetto prevede l’aumento di incenerimento medio da 2000 Kg/ora a 4000 Kg/ora di rifiuti ospedalieri. Tale incremento dovrebbe portare ad un maggiore contenuto di materia in combustione nel forno (valore non stabilito nella Relazione Tecnica), anche nell’ipotesi di un aumento della velocità di rotazione dello stesso.
Nell’ipotesi le temperature medie del cumulo sarebbero molto inferiori, e quindi si avrebbe una maggiore produzione di diossine e di incombusti nelle ceneri e nei fumi.
Con una ipotesi di dimensionamento cautelativa, che preveda la permanenza di almeno tre ore dei rifiuti nel forno per garantire un accettabile tenore di incombusti, supponendo che i rifiuti occupino il 20% del volume del forno, con una densità media apparente dei rifiuti nel forno pari a 0,65 kg/litro, tenendo conto della presenza dei refrattari che riducono il volume utile del forno stesso, si arriverebbe a stimare una capacità massima di incenerimento del forno minore di 4000 Kg/ora.

E’ ipotizzabile che la portata di ceneri prodotte raddoppi; in base alla tabella 2.7.1 di pag. 156 della Relazione Tecnica le ceneri pesanti passerebbero quindi da 3433 T/anno a 6866 T/anno ( la Relazione Tecnica stima tale nuova quantità pari a 5243 T/anno ) e le ceneri leggere (rifiuto pericoloso) da 768 T/anno a 1536 T/anno; analoghi aumenti si avrebbero per i fanghi da trattamento acque e per le soluzioni acquose di lavaggio.
Tutto questo aggrava la già pesante situazione di carico delle discariche provinciali.

Si ritiene necessario un controllo sistematico della percentuale di incombusti, non previsto nel progetto, come pure la inertizzazione in loco delle ceneri, introdotta D.Lgs. n.59 (Art. 3 e 4) e dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 25, attualmente assente nell’impianto della Mengozzi SpA.

Per quanto attiene la camera di post combustione questa è sommariamente descritta a pagina 46 della Relazione Tecnica; i relativi criteri di dimensionamento sono riportati nella Tabella 2.1.1 della successiva pagina.
Occorre rilevare che le dimensioni principali, diametro utile e lunghezza utile, non sono riportate dalla Relazione Tecnica, nonostante la camera di post combustione sia essenziale per la riduzione primaria delle diossine. Nella Relazione Tecnica è riportato il volume della camera di post combustione con una indicazione di “circa 169,5 metri cubi”.
In base ai disegni della camera di post combustione inseriti nella Relazione di VIA, si rileva che il diametro utile, esclusi i refrattari, della camera di post combustione è di 3,5 metri, e che l’altezza utile ( refrattari esclusi ) della camera di post combustione è di 10 metri; in totale pertanto il volume utile, agli effetti della riduzione delle diossine, risulta pari a 96,16 metri cubi. La differenza fra il volume della camera di post combustione e il valore utilizzato dallo studio rende completamente inammissibile, già di per sé, la possibilità dell’aumento di potenzialità richiesto.

Allo scopo di giustificare il limitato incremento di portata dei fumi, indicato nella Relazione Tecnica si ipotizza un incremento del 100% ( cosa che pare poco probabile ) dell’umidità presente nel rifiuto, che passerebbe dal 20% addirittura al 40%.
Il camino, nonostante l’aumento di portata fumi, non viene modificato. E’ dichiarato che si rende necessario aumentare la potenza dei ventilatori che spingono i fumi nel camino da 400 Kwe a 1000 Kwe per poter evacuare i fumi derivanti dall’aumento di potenzialità dei forni.
Si evidenzia che nonostante la velocità di uscita dei fumi dal camino sia più alta, si deve supporre che essi non si disperderanno in un’area più vasta, dato che tale velocità si ridurrà immediatamente a valle della sezione di scarico, poichè la temperatura dei fumi è bassa.
E’ evidente che l’abbattimento degli inquinanti nei fumi si riflette in un trasferimento degli stessi inquinanti e dei prodotti di reazione nelle acque scaricate dalle torri di reazione di lavaggio, e nel carbone contaminato.

La Relazione Tecnica fornisce i valori della portata d’acqua trattabile dell’impianto di trattamento (pari a 200 m3/ora) e il consumo di acqua che si è avuto nel 2002 (pari a circa 158.000 m3 ) , ma non consente di valutare la reale portata da trattare in caso di ampliamento della potenzialità dei forni e quindi l’adeguatezza dell’impianto di trattamento acque nel caso di tale ampliamento.
Per quanto riguarda lo stato qualitativo delle acque, l’ipotesi assunta che gli impianti non verranno al momento modificati non ha sufficiente giustificazione, con particolare riferimento alla concentrazione dei cloruri, che è già pari al 69% del limite accettabile attualmente con l’incenerimento medio di 2000 Kg/ora di rifiuti.

A pagina 29 della Relazione Tecnica è avanzata la richiesta di poter soprassedere alla realizzazione di uno dei pochi interventi significativi associati all’incremento di potenza dell’impianto, la “realizzazione di un nuovo sistema di trattamento acque“.
La richiesta è da ritenere inaccettabile. Una delle motivazioni addotte alla giustificazione della richiesta di proroga fa riferimento alla difficoltà della Proprietà nel pagare i debiti contratti con le Banche.

In conseguenza alle osservazioni esposte si richiede che venga espresso parere contrario alla richiesta di autorizzazione all’esercizio dell’impianto in questione, richiesta dalla Mengozzi SpA.

Forlì, 16/01/2006

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