Salute

Comunicato stampa Sinistra Ecologista

Pubblico qui il comunicato stampa diramato da Sinistra Ecologista in merito alla serata organizzata il 3 Febbraio sul tema della qualità dell’aria e dei rifiuti.

COMUNICATO STAMPA
3 febbraio 2006

Parte dall’On. Fulvia Bandoli
la richiesta di riaprire il dialogo sul tema rifiuti

“Riparliamone. Istituiamo un tavolo che riapra la discussione sulla politica provinciale dei rifiuti”. E’ questa la proposta lanciata dall’On. Fulvia Bandoli della Direzione Nazionale dei DS, a conclusione del dibattito promosso dal Circolo Forlivese di Sinistra Ecologista la sera di venerdì 3 febbraio, di fronte al malessere esteso ed all’alto livello di partecipazione rilevato.
All’incontro sul tema “Rifiuti, traffico, energia. Che aria tira a Forlì… e in Italia?” alla Sala del Foro Boario hanno partecipato infatti oltre cento cittadini in un confronto serrato e proficuo con Palmiro Capacci (Assessore Qualità Ambientale Comune di Forlì), Enzo Santolini (Segretario Generale Cgil di Forlì), Raffaella Pirini (Presidente di Clan Destino), Massimo Balzani (Confindustria Provincia Forlì-Cesena).
Il Circolo Forlivese di Sinistra Ecologista, che aveva già presentato a fine dicembre una richiesta in tal senso al Sindaco di Forlì Nadia Masini ed al Presidente della Provincia Massimo Bulbi, rilancia quindi con forza l’unica proposta che può far ripartire il dialogo interrotto tra le istituzioni ed i cittadini.

Circolo Forlivese di Sinistra Ecologista
sinistraecologistafo@tiscali.it

Valutazione delle emissioni da parte del parco veicolare dell’area urbana di Forlì

Andrea Zanfini, un laureato in Scienze Ambientali di Ravenna che abita a Forlì, mi ha messo a disposizione il suo interessante lavoro di tesi sulla valutazione delle emissioni dei veicoli dell’area urbana di Forlì.

Mi ha dato il permesso di pubblicarlo, e si è reso disponibile ad un incontro per affrontare il tema dell’inquinamento dovuto al traffico. E’ molto interessante, vi consiglio di leggerlo:

Valutazione delle emissioni da parte del parco veicolare dell’area Urbana di Forlì

Se avete delle domande, potete commentare questo articolo, lui dovrebbe leggerci.

Sulla Centrale a Biomasse di Casemurate

Questa sera a Pievequinta si è tenuta una assemblea pubblica per la presentazione e la discussione di un progetto per la costruzione di una centrale a biomasse di 22 Megawatt a Casemurate.

Il progetto è attualmente in fase di scoping della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Questo significa che il proponente ha chiesto alle amministrazioni che dovranno partecipare alla procedura di VIA quale documentazione viene richiesta per la presentazione del progetto. Siamo ancora in una fase preliminare, nella quale il progetto vero e proprio non è ancora stato pubblicato. Ogni dichiarazione di merito, quindi, parte dalla premessa che non è ancora stato possibile prendere visione dei dettagli progettuali, come al solito molto importanti per dare una valutazione complessiva.

Si può, però, fare una prima analisi sulla base delle dichiarazioni rilasciate in pubblico da Giovanni Bagioni (il proprietario del terreno e principale promotore del progetto, che ha costituito per l’occasione la società Agrichallenge) e dall’ing. Sergio Bartolini (di Agripower).

Intanto sul merito delle biomasse bisogna fare subito una precisazione: in questa definizione rientrano diverse categorie di combustibili molto dissimili tra loro per specificità, potere calorifero ed impatto ambientale. Non è indifferente, quindi, il materiale che verrà conferito e bruciato in centrale, dato ancora molto aleatorio e poco chiaro.

Si parla di un raggio di approvvigionamento di circa 35-50 chilometri, stima molto approssimativa e non sicura. I tecnici indipendenti rivelano che per essere economicamente ed energeticamente conveniente questa distanza non deve superare i 20.

Si parla, inoltre, di bruciare materiale contenente cloro, che ha effetti negativi sulle emissioni inquinanti. Oltre alle polveri sottili, sottilissime e micropolveri, tra le sostanze emesse è presente anche diossina, ossidi di zolfo e quant’altro. Questo, come è ovvio, sarà valutato in fase di VIA.

E’ ovvio, quindi, che il progetto desta preoccupazione nella popolazione, non solo locale e circoscritta all’impianto. Per i rischi per la salute e l’ambiente, per la svalutazione dei terreni, per il bilancio energetico in rosso, per le difficoltà di effettuare controlli adeguati.

Se è vero che il bilancio energetico è negativo, questa non può certo essere una soluzione per la produzione di energia. E se è economicamente vantaggioso, è solamente a causa degli incentivi derivanti dall’Unione Europea. Il giorno in cui verrebbero eliminati, l’impianto smetterebbe di bruciare. Se questo avvenisse prima ancora del recupero dell’investimento, sarebbe un grave danno anche economico (rischio per il quale nessuno si preoccupa, dal momento che l’azienda Agrichallenge è a Responsabilità Limitata e creata ad hoc, quindi i proprietari non ci rimettono con il loro patrimonio).

Proprio per questo motivo non rappresenta nemmeno una soluzione per gli agricoltori, soffocati dalla concorrenza straniera e da intermediari che fanno ricarichi troppo pesanti.
L’azienda si sosterrà economicamente solamente abbassando i costi delle materie prime, ed i contadini saranno in balia del bilancio e della buona volontà dell’azienda.

Queste sono le mie considerazioni al termine della serata, che è stata molto interessante e che ha visto ottimi interventi, a partire da quello del prof. Tamino, che ha spiegato come solo la filiera corta rappresenti una soluzione al problema economico degli agricoltori.

Ovviamente appena avrò il progetto in mano cercherò di distribuirlo e di fare in modo che più persone possibili possano verificarlo.

Emergenza polveri sottili – la posizione del WWF

Pubblico il comunicato stampa diramato dal WWF sull’emergenza delle pm10:

Terminato il lungo periodo delle piogge dell’autunno 2005, dall’inizio del mese di gennaio 2006 si è registrato un aumento generalizzato delle concentrazioni di PM10 (polveri sottili inalabili) in tutta la Pianura Padana, con situazioni ovunque oltre la soglia dei 50 microg/mc.
Il ristagno degli inquinanti prodotti dalle combustioni è quindi da ricondurre alle condizioni meteo di alta pressione persistente, mentre i valori rilevati dalle centraline differiscono puntualmente sia per evidenti diversità di microclima, sia anche in funzione dalla posizione delle stesse rispetto al traffico automobilistico.
Che fare, dunque, rispetto ad una situazione di contaminazione dell’aria completamente sfuggita ad ogni controllo, e al concreto rischio di peggioramento delle condizioni di vita per migliaia di cittadini? Sicuramente il blocco della circolazione per un giorno rappresenta un palliativo, un gesto disperato e insufficiente rispetto ad un sistema di organizzazione dei trasporti (e quindi della società e della sua economia) totalmente dipendente dalle combustioni.
Ma, se riflettiamo un attimo, le limitazioni al traffico, ovviamente attuate in modo coerente, possono diventare una misura salvavita. Gli autoveicoli, infatti, producendo le emissioni a livello del terreno e quindi “a portata di naso”, sottopongono i passanti (pedoni, ciclisti) ad un’inalazione diretta di cocktail tossici laddove già l’aria normalmente respirata è satura oltre i limitit di legge. Nelle zone di particolare tutela, come i centri storici e le strade classificate “di quartiere”, normalmente sottoposte alla misura di “zona 30”, ogni limitazione al traffico automobilistico sia in situazione di emergenza che, ancor meglio, strutturale, determina quindi una miglior qualità dell’aria respirata dai cittadini che le utilizzano.
In conclusione, per il WWF tali interventi vanno interpretati come misure funzionali alla tutela della salute da gravi intossicazioni in aree particolarmente critiche.

WWF – Sezione di Forlì

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