Year: 2003

UE/Brevetti: Folena, sconfitta la brevettabilità delle idee

“E’ andata bene”. E’ soddisfatto Pietro Folena, deputato DS e promotore del Forum dei parlamentari di opposizione sull’innovazione tecnologica, nei riguardi della votazione al parlamento europeo sulla direttiva che permette i cosiddetti “brevetti software”

“L’idea di brevettare le idee è stata sconfitta” – spiega Folena con un gioco di parole – “grazie all’impegno del PSE, dei Verdi e della sinistra alternativa europea si è riusciti a limitare in modo sostanziale l’applicazione dei brevetti software. Adesso potranno essere brevettati solo apparecchi e non i programmi in esso contenuti. Un risultato importante”

“Il testo originario” – spiega Folena – “era particolarmente pericoloso perché lasciava spazio alla possibilità di brevettare delle procedure informatiche. Questo avrebbe dato la possibilità alle grandi software house di accaparrarsi il monopolio del software per i prossimi 20 anni. Adesso invece, grazie agli emendamenti approvati, alle forti pressioni delle associazioni che si battono per il software libero e a quelle delle piccole imprese informatiche, si ribadisce il principio che il software in sé non è brevettabile e quindi chiunque potrà usare qualunque procedura.”

“E’ un risultato sia in termini di libertà di ricerca” – continua Folena – “sia in termini di tutela della concorrenza. Brevettare il software avrebbe potuto segnare un duro colpo ai sistemi GNU/LINUX e al software libero in generale, che oggi rappresenta la vera alternativa all’oligopolio del software proprietario.”

“Purtroppo però oggi non posso essere del tutto sereno” – conclude polemicamente Folena – “perché il ministro Stanca ha firmato un protocollo di intesa con Microsoft che rischia di divenire fornitore privilegiato dello Stato italiano, con la scusa che questa ci farà vedere un po’ di codice del suo prodotto di punta, ovvero Windows. Il Ministro Stanca mi delude, il suo impegno sul software open source era evidentemente di facciata. In parlamento presenteremo una mozione di indirizzo sul software libero perché non è possibile che nei documenti e nei discorsi ufficiali si dicano delle cose e poi se ne facciano altre”.

Folena, che oggi è in Brasile per un seminario sull’innovazione tecnologica promosso dal presidente Lula e dal Ministro Tarso Genro (ex sindaco di Porto
Alegre), chiede al governo italiano di seguire l’esempio brasiliano: “Qui si adotta il software open-source per rendersi indipendenti dai monopoli.
Perché noi in Italia facciamo l’esatto contrario?”

Brevettabilità di invenzioni attuate tramite computer

Ecco un primo resoconto della giornata di oggi, nella quale si è discusso della brevettabilità del software. La direttiva in prima lettura è passata con larga maggioranza, ma con diversi emendamenti. Non è ancora chiaro quale sia il risultato di questa approvazione, e se gli emendamenti inseriti servono veramente a limitare e circoscrivere la brevettabilità alle sole invenzioni tecniche che facciano uso dell’elaboratore ma che non siano riguardanti programmi che gestiscono solamente interscambio di dati.
Aspetto commenti più autorevoli per poter giudicare con maggiore cognizione di causa.

Arlene McCARTHY (PSE, UK)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici
Doc.: A5-0238/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 23.09.2003
Votazione: 24.09.2003

L’attuale pratica dell’Ufficio europeo dei brevetti, che consiste nel concedere brevetti per le invenzioni attuate per mezzo di computer, dovrebbe essere legalizzata? I deputati ritengono di si, ma con una serie di emendamenti alla proposta della Commissione hanno voluto inquadrare fermamente la possibilità di brevettare tali invenzioni, in modo da non spingersi verso la brevettabilità del software. La relazione di Arlene McCARTHY(PSE, UK) è stata approvata con 361 voti favorevoli, 157 contrari e 28 astensioni.

Secondo la Commissione e la relatrice, si tratta di stabilire un quadro giuridico per la concessione di brevetti per invenzioni attuate tramite computer, cioè per l’apporto tecnico, mentre il software, in quanto creazione dell’ingegno, è protetto dal diritto d’autore. Simili brevetti sono già concessi dall’Ufficio europeo e dagli uffici nazionali. La direttiva è quindi necessaria ai fini della certezza giuridica: bisogna precisare ciò che è brevettabile e ciò che non lo è, in modo da limitare il campo di brevettabilità, al contrario di quanto avviene negli Stati Uniti o in Giappone. Per coloro che si oppongono alla direttiva, tuttavia, il testo apre la strada alla brevettabilità di programmi informatici, poiché è difficile dare una definizione precisa di «software puro» (ovvero programmi per computer che permettono di trovare una soluzione tecnica a particolari problemi tecnici).

Primo obiettivo dei deputati è quello di chiarire il testo della Commissione, perché se lo scopo è quello della certezza giuridica servono definizioni precise. L’«invenzione attuata per mezzo di elaboratori elettronici» è quindi definita ai sensi della Convenzione per il brevetto europeo: un’invenzione «la cui esecuzione implica l’uso di un elaboratore, di una rete di elaboratori o di un altro apparecchio programmabile che presenta nelle sua applicazioni una o più caratteristiche non tecniche che sono realizzate in tutto o in parte per mezzo di uno o più programmi per elaboratore, oltre al contributo tecnico che ogni invenzione deve arrecare». L’articolo 52 della Convenzione prevede infatti che il software in quanto tale non sia brevettabile.

I deputati hanno inoltre ricordato che la natura tecnica del contributo costituisce uno dei quattro requisiti della brevettabilità. Per poter ricevere un brevetto, inoltre, il contributo tecnico deve presentare un carattere di novità, essere non ovvio ed atto ad una applicazione industriale. L’Aula ha poi precisato il significato di contributo tecnico riprendendo la tradizione distinzione tra impiego delle forze della natura e creazione dell’ingegno, che serve a distinguere l’ambito dei brevetti da quello del diritto d’autore. L’impiego delle forze della natura per controllare gli effetti fisici al di là della rappresentazione digitale delle informazioni rientra in un settore tecnico, affermano i deputati. Essi insistono sul fatto che un’invenzione attuata tramite computer non deve essere considerata come «arrecante un contributo tecnico» solo perché implica l’uso di un elaboratore. Non sono quindi brevettabili le invenzioni implicanti programmi per elaboratori che applicano metodi per attività commerciali, metodi matematici o di altro tipo e non producono alcun effetto tecnico. Il brevetto deve quindi coprire solo il contributo tecnico e non il programma per elaboratore utilizzato nell’ambito dell’invenzione. Se il programma è utilizzato per scopi che non appartengono all’oggetto del brevetto, tale utilizzo non può essere considerato come una contraffazione.
L’interoperabilità rappresenta un’altra preoccupazione. I deputati ritengono che se l’uso di una tecnica brevettata sia necessario per consentire la comunicazione e lo scambio dei dati tra due diversi sistemi o reti informatiche, tale uso non deve essere considerato come una violazione di brevetto. I deputati hanno infine insistito sul fatto che, per essere brevettabile, un’invenzione attuata tramite computer deve avere un’applicazione industriale. Al fine di proteggere gli investitori, spesso PMI di recente costituzione, è stato infine previsto un «periodo di dilazione» che lascia all’investitore il tempo di verificare l’interesse di mercato per la sua invenzione, senza che possa esserne privato.

Per ulteriori informazioni:
Armelle Douaud
(Strasburgo) Tel.(33) 3 881 74779
(Bruxelles) Tel.(32-2) 28 43806
e-mail : deve-press@europarl.eu.int

La televisione pubblica ed i programmi online

Con l’aumento delle persone che in Italia hanno a disposizione banda larga, con Fibra ottica e linee ADSL, cresce anche la possibilità di utilizzare materiale audio-video su Internet. Si parla tanto di banda larga, ma non se ne incentivano gli utilizzi.

Prendiamo ad esempio la Rai, la nostra televisione pubblica. I materiali video di cui essa dispone sono di grandissimo valore, e specie per alcuni programmi sarebbe sicuramente interessante avere a disposizione gli archivi storici delle vecchie puntate anche su Internet. Sembra che questa possibilità non venga presa molto in considerazione, e volevo cercare di riflettere sul perché. I risultati di audience sono quelli che influenzano nascita e morte di un programma: meno spettatori riesce ad attirare, meno probabilità si hanno di continuare ad esistere.

Inserire le vecchie puntate dei programmi, con le relative pubblicità come in televisione, non avrebbe un costo molto elevato, e sicuramente porterebbe nuovi spettatori al programma.

Tutto il materiale che va in onda all’una di notte, quando molti cittadini devono dormire se vogliono svegliarsi in tempo la mattina, potrebbero essere visti di giorno, in tutta comodità.

Chi pensa che tutto questo sia scomodo per l’utente (“dovrei guardare la televisione davanti al computer?”), non conosce affatto il fenomeno del filesharing dei film e delle serie tv in divx. Basta metterli in un formato comodo, e sarà anche facile metterli su cd e guardarli nel lettore dvd che lo supporta. Se migliaia di film vengono scaricati ogni giorno, io credo che altrettanti programmi interessanti, e dico interessanti, potrebbero essere scaricati legalmente. Programmi di informazione come Report, ad esempio, che radunano un numero sempre crescente di appassionati, potrebbero tranquillamente trovare posto in una video-cd-teca. L’anno scorso era possibile guardare le puntate precedenti tramite streaming real video, ma ad una qualità talmente infima che era difficile scorgere le facce degli intervistati, leggere le scritte dei documenti che ogni tanto venivano mostrati, e così via. Per questo probabilmente il servizio non ha avuto molto successo, anche se io ed altri miei amici ne abbiamo usufruito spesso, e quest’anno le puntate non sono più a disposizione su Internet.

Videoregistratore, allora, ma sappiamo tutti quant’è scomodo, con la difficoltà di puntarlo all’ora giusta e tagliare i pezzi di altri programmi che vengono prima e dopo, e soprattutto il costo dei supporti è abbastanza elevato, rispetto ad un cd vergine.
Perché, allora, solo in qualche sporadico caso i programmi non passano su internet? Perché continuiamo a pensare alla rete come ad uno strumento di solo testo, solo per le email e qualche sito pornografico? Io credo che la possibilità di sperimentare si sia persa nel tempo, non ci sono più soldi per fare delle prove e sviluppare nuove strade.

La volontà di cercarle e di procedere con lo sviluppo dell’informazione, poi, non c’è più. Probabilmente c’è interesse nel creare e coltivare le persone come fruitori passivi di quello che i media vogliono proporci, piuttosto che farsi concorrenza per interessare il pubblico su materiale che abbiano valore nel tempo, che continuino ad essere fruibili anche dopo anni dalla loro produzione. In un caso lo spettatore è passivo, guarda quello che viene lui imposto, nel secondo caso è attivo e decide veramente cosa è interessato a seguire.

Per lo stesso motivo non c’è stato ancora un boom delle televisioni satellitari, eppure è strano: avremmo la possibilità di vedere due o trecento canali in chiaro (altro che i sette-otto canonici), ad una qualità nettamente superiore di quella delle onde radio. Il costo dell’antenna è di circa 70 euro inclusa installazione. Però si è voluto far credere che il satellite sia solo per i ricconi, che si possano permettere un costoso abbonamento di una pay-tv.

Nell’era della televisione satellitare e di internet a banda larga, che offrono una grandissima opportunità di informazione, siamo legati ad un universo di mutismo comunicativo, legato a trasmissioni condotte da Cucuzza e dalla Maria De Filippi.

La televisione classica non è più in grado di comunicare. Per questo sempre più ragazzi, che sono i veri promotori dello sviluppo futuro, hanno smesso di guardarla. Se non sapremo cambiare il nostro modo di inviare le informazioni, renderle fruibili in maniera continuativa tramite banche dati permanenti su internet, perderemo una grandissima occasione per aumentare il nostro benessere.

Una buona informazione costruisce benessere, non un incremento del PIL.

Report: L’altro terrorismo (23/9/03)

Puntata del 23 settembre 2003 Ore 20:50 – Rai 3:

Attacco alle torri gemelle
Chi si assume l’onere di combattere una Guerra al Terrorismo su scala mondiale deve innanzi tutto possedere requisiti morali ineccepibili, che sono i cardini della credibilità pubblica dell’intera azione.
Moralità significa, riconoscere tutti i terrorismi e punire tutti i terroristi.
Nella puntata “L’Altro terrorismo” emerge che le tre nazioni oggi alla guida della guerra al terrore, Stati Uniti, Gran Bretagna e Russia, sono colpevoli di uso del terrorismo e inoltre applicano un sistema di due pesi e due misure per cui mentre pretendono di punire i terroristi loro nemici con azioni di guerra globale, si riservano il diritto di proteggere e negare alla giustizia i propri terroristi. Paolo Barnard e Giorgio Fornoni, autori dell’inchiesta, dimostrano questa controversa tesi con prove documentali, tratte dagli archivi segreti di Stato americani, britannici e russi, dagli archivi della CIA e da testimonianze inedite. Queste stesse nazioni democratiche hanno pubblicato manuali per torturatori e assassini, ordinato ai loro agenti di ammazzare giudici, funzionari di Stato o insegnanti, hanno pianificato di affondare navi di civili, hanno, per esempio, addestrato, armato e protetto i terroristi responsabili del massacro di 400 bambini e 800 donne in Salvador. Viene rivelato che il più grande campo d’addestramento per terroristi del mondo si trova proprio negli Stati Uniti, ed è gestito dall’esercito americano, e che Orlando Bosch, considerato dall’FBI “terrorista abominevole e senza pietà per la vita umana” vive libero, e protetto a Miami. Per alcuni di questi crimini, gli Stati Uniti furono condannati per “Terrorismo” dal più alto tribunale mondiale, la Corte di Giustizia dell’Aia, ma ignorarono la sentenza. Infine, testimoni e documenti dimostrano l’intenzionale sterminio dei civili ceceni ad opera dell’esercito di Mosca in una campagna di terrore. Ma al contrario di quel che avvenne nei Balcani, hanno ottenuto l’approvazione incondizionata di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Ci si chiede se una guerra al terrore condotta con una doppia moralità sia destinata al successo o al fallimento.

Microsoft cancella Linux da Xbox

E’ accaduto a un utente tedesco che aveva utilizzato l’exploit di MechAssault per installare Linux: Microsoft da remoto avrebbe cancellato tutti i file. Dalle nostre parti, questo si chiama accesso abusivo a un sistema informatico.

Si chiama Michael Stein ed ha il non invidiabile record di essere stato il primo europeo a vedere la sua Xbox passata al setaccio da Microsoft in remoto, e ad aver visto cancellare i suoi file sgraditi a Microsoft, ovvero Linux. La cosa assurda è che lui non è iscritto a Xbox Live, il servizio di Microsoft che consente di giocare con altri sfidanti collegando la Xbox a Internet.

Un fatto del genere avviene non negli Usa ma in Europa, dove la famigerata licenza Eula americana non ha alcun valore. Michael Stein ha comprato la Xbox in Germania e ha utilizzato il noto exploit di MechAssault per installare Linux sulla sua Xbox. Ha pure fatto il bravo ragazzo, ovvero non ha installato il chip di modifica sulla Xbox.

Ma un bel giorno decide di provare a configurare Xbox Live. Non è iscritto al servizio, si limita solo a impostare i parametri di configurazione e poi lascia perdere. Anche qui non sigla nessuna Eula, che neppure gli viene proposta (ovvio: non è iscritto a nulla).

Poi più nulla. Stein continua a usare la sua Xbox come fosse un Pc. D’altronde lo è, e con Linux gira pure bene. Ma un giorno sceglie per sbaglio Xbox Live dal menu: ecco comparire la scritta: “Xbox Live is updating your system. Please don’t turn off your Xbox console”. Risultato: Linux e tutti i file sulla Xbox che servono per l’exploit sono magicamente scomparsi.

In pratica Microsoft si è collegata in remoto a una proprietà privata (la Xbox è questo in Europa!) e ha cancellato file di proprietà altrui senza permesso. Dalle nostre parti questo atteggiamento si configura come un reato..

In Germania, come d’altronde in Italia, l’accesso e la modifica di dati di un computer non autorizzati sono illegali e punibili con il carcere. L’art. 615 ter del nostro Codice Penale (Accesso abusivo a un sistema informatico o telematico) recita infatti: “Chiunque abusivamente si introduce in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza ovvero vi si mantiene contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, è punito con la reclusione fino a tre anni”. A quando Bill Gates in carcere?

Se l’Europa deve seguire l’America forse sarebbe il caso che iniziasse dalle cose positive e non da quelle deleterie per le libertà individuali di ognuno di noi. Se io mi azzardassi a penetrare in un sistema altrui e a cancellare file legittimi o anche illegali, posseduti da tale persona, sarei passibile di carcere e sanzioni amministrative, ma se questo lo fa Microsoft gode della più totale impunità.

In America, per qualche contorto cavillo legale, chi compra una Xbox non ne diviene il proprietario ma compra solo il diritto a usarla, in pratica una sorta di comodato d’uso perenne; sotto questo cappello legale Microsoft si può permettere di agire in questo modo senza avvertire prima l’utente.

In Europa questa mostruosità giuridica non esiste e quindi come può Microsoft permettersi di agire in questo modo? E’ molto semplice e inquietante insieme: Microsoft non potrebbe ma, vista la sua potenza economica e la protezione che l’amministrazione Bush le ha concesso, lo fa lo stesso.

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