Nucleare

Solare? Sì, grazie!

Vent’anni fa i solari hanno fermato i nucleari. Oggi i nucleari ci riprovano. Tu da che parte stai?
Se volete partecipare gratuitamente alla manifestazione di Roma che si terrà Sabato 10 Novembre a Piazza Farnese a Roma alle ore 16 contattateci!

COMUNICATO STAMPA: Approvate dal Consiglio Comunale OdG su Pubblicità Abusiva e Risparmio Energetico

In coda al Consiglio Comunale del 23 Ottobre sono state discussi ed approvati due importanti ordini del giorno con primo firmatario Alessandro Ronchi, capogruppo dei Verdi.
Il primo, votato all’unanimità, richiede una stretta dell’Amministrazione Comunale sulle pubblicità abusive distribuite di fianco alle strade, contro il codice della strada. Spesso chi le espone è incurante della sanzione eventualmente pplicata, ed il prezzo elevato del servizio pubblicitario copre di fatto le spese delle multe.
Nella seconda, presentata il giorno del ventesimo anniversario di Chernobyl, si ricordano la strage che secondo le stime del Centro Internazionale di Ricerca sul Cancro fece 16000 vittime ed i tre referendum abrogativi che vietano l’uso del nucleare in Italia, e si propone un forte impegno sul risparmio e l’efficienza energetica. Per quanto riguarda il Comune di Forlì si è chiesto quasi all’unanimità, con il solo astenuto Bartoletti, un impegno dell’Amministrazione per ridurre gli sprechi energetici anche attraverso le ESCO, aziende che effettuano gli interventi di ristrutturazione pagandosi i costi con i risparmi sulle bollette per un numero fissato di anni. Il Comune, in questo caso, non pagherebbe un euro per questi lavori, che verrebbero ricoperti con le tariffe del gas e dell’elettricità invariate per anni. L’incentivo a queste forme di finanziamento delle opere di ristrutturazione produrrebbe benefici economici locali per il cliente e fornitore, ridurrebbe la nostra dipendenza dai combustibili fossili che importiamo dall’Estero ed avvierebbe un processo virtuoso capace di migliorare salute ed ambiente della città.

Seguono i testi dei due ordini del giorno:

ORDINE DEL GIORNO SULLA PUBBLICITÀ NEL TERRITORIO COMUNALE

Il Consiglio Comunale di Forlì

considerato che

· Il problema della pubblicità esposte in luoghi pubblici e di estrema visibilità da parte degli utenti della rete viaria comunale e provinciale negli ultimi anni ha visto un notevole peggioramento;
· che il codice della strada, articolo 23, vieta la collocazione di insegne, cartelli, manifesti, impianti della pubblicità o propaganda, segni orizzontali reclamistici, sorgenti luminose che per dimensioni, forma, colori, disegno e ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica stradale, ovvero possono renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilità o l’efficacia, ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l’attenzione con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione;
· che la collocazione di cartelli e di altri mezzi pubblicitari lungo le strade o in vista di esse è soggetta in ogni caso ad autorizzazione da parte dell’ente proprietario della strada nel rispetto delle presenti norme. Nell’interno dei centri abitati la competenza è dei comuni salvo il preventivo nulla osta tecnico dell’ente proprietario se la strada e’ statale, regionale o provinciale;
· che in questo momento sono di fatto penalizzate tutte le attività di informazione e di pubblicità rispettose delle norme e dei regolamenti vigenti;

Impegna la Giunta Comunale

· a farsi promotrice di tutte le iniziative di sua competenza finalizzate alla risoluzione del problema delle pubblicità non autorizzate;
· ad utilizzare gli strumenti di informazione a disposizione del Comune per rendere pubblico il quadro normativo in materia;
· a rendere più puntuali i controlli delle autorizzazioni e la loro revisione per evitare il proliferare di pubblicità che compromettano la sicurezza delle strade e l’estetica dell’arredo urbano;
· a comunicare questo Ordine del Giorno ai Comuni della Provincia ed al fine di meglio coordinare e rendere omogenee le varie iniziative che verranno messe in atto per attenuare e risolvere questo problema;

Forlì, 21/12/2005
Firmato
Alessandro Ronchi (Gruppo Verdi)

ORDINE DEL GIORNO NO ALL’ENERGIA NUCLEARE
IL CONSIGLIO COMUNALE DI FORLì
PREMESSO

Che Nella notte fra il 25 e il 26 aprile 1986 avvenne il più grande disastro nucleare civile della storia, di cui oggi ricorre la triste ricorrenza ventennale
Che a vent’anni dal disastro di Chernobyl i danni alle persone ed all’ambiente sono ancora difficili da calcolare, a causa della mancanza di studi seri che diano una stima a lungo termine; Che solo i morti di tumore secondo il Centro internazionale della ricerca sul cancro sono stati ad oggi sedicimila, cifra secondo alcune organizzazioni internazionali sottostimata e destinata purtroppo a crescere con gli anni;
Che i danni delle radiazioni scaturite dall’esplosione di Chernobyl si ripercuoteranno ancora per decenni, ripresentando modificazioni genetiche per intere generazioni di persone a contatto con le zone contaminate;
Che lo sfruttamento dell’energia nucleare soffre dello stesso problema di approvvigionamento delle risorse necessarie, alla stessa stregua dell’uso dei combustibili fossili, che viene stimato in circa 50 anni a condizione che le richieste annuali non aumentino; Di conseguenza, considerate le scorte disponibili, l’energia nucleare ha meno futuro dell’uso del gas naturale;
Che il costo dell’energia nucleare è elevatissimo, considerati i tempi di realizzazione delle centrali e le spese per la difesa militare di questi obiettivi sensibili;
Che ad oggi non esiste una soluzione concreta per la gestione delle scorie, che presentano gravissimi rischi, altissimi costi ed un enorme potenziale di business per la criminalità organizzata;

CONSIDERATO
Che l’Italia ha deciso già nel 1987, tramite tre referendum abrogativi, di abbandonare l’uso dell’energia nucleare, di chiudere le centrali esistenti e di vietare all’ENEL la partecipazione alla realizzazione di impianti termonucleari all’estero;
CHIEDE
Alla Commissione Europea, che nel ventesimo anniversario dell’incidente di Chernobyl si aumenti l’impegno della comunità internazionale per identificare e monitorare gli effetti a lungo termine del disastro nucleare, ed alleviare la sofferenza di milioni di persone;
Al nuovo Governo Italiano un forte impegno sul fronte del miglioramento dell’efficienza energetica del nostro paese ed allo sfruttamento delle energie rinnovabili in linea con le normative dell’Unione Europea in materia;
IMPEGNA
La Giunta Comunale ed il Sindaco ad attuare provvedimenti straordinari ed azioni strutturali per migliorare l’efficienza energetica degli edifici di proprietà del Comune, proponendo investimenti finanziati anche attraverso le ESCO che permettano di diminuire quantità e costi energetici, assieme alla dipendenza dalla fornitura estera di combustibili fossili;

Firmato
Alessandro Ronchi (Gruppo Verdi)

Articolo sul picco del petrolio

Ho scritto un articolo sul picco del petrolio e sull’utilità dei veicoli elettrici per il prossimo numero della rivista schegge. Chissà che dal semino, a forza di ripetere questi temi, non nasca qualcosa.

Potete leggere l’articolo completo anche nel catalogo dei miei articoli che ho pubblicato sul mio wiki:

Peak Oil – ovvero la verità dietro le guerre

Metti il coperchio sulle pentole

Pochi giorni fa il Ministro delle Attività Produttive Scajola, per fronteggiare la crisi energetica dovuta al taglio delle forniture del metano da parte della Russia, ha chiesto agli italiani di mettere il coperchio sopra le pentole. Oltre a questo invito ha previsto, con un decreto, la riapertura delle centrali ad olio combustibile, chiuse perché inquinanti, vecchie e costose, ed una riduzione delle temperature dei riscaldamenti a 18 gradi (al posto dei canonici 20).
Questa emergenza ha fatto capire agli italiani che non è stato fatto nulla, in tutti questi anni, per ridurre la nostra dipendenza energetica dalle fonti non rinnovabili importate dall’estero.
Qualcuno di questi, sull’onda emotiva degli allarmismi, ha riproposto persino il ricorso al nucleare, tecnologia ormai abbandonata anche da chi lo ha sfruttato negli anni passati.
Antieconomico, pericoloso e legato alla disponibilità di Uranio che non è abbondante in forma utilizzabile allo scopo, il nucleare sarebbe l’ennesima beffa che non risolve il problema.
Nessun governo italiano, fino ad oggi, ha saputo metter mano alla fonte più economica, ecologica ed abbondante nel nostro paese: il risparmio energetico.
In effetti l’idea non attrae molto l’attenzione. Non richiama l’idea di abbondanza, della mitica opulenza di una società “sviluppata”, che non conosce confini alla crescita.
Probabilmente per essere veramente efficace, come concetto, dovrebbe chiamarsi diversamente. Anziché risparmio energetico, quindi, utilizzerò in questo articolo “leggerezza energetica”. Un po’ come le barrette per perdere peso, un metodo per essere felici e meno in colpa verso il prossimo che stiamo inquinando.
Se la pensiamo come fonte, la leggerezza energetica è un bene che stiamo sprecando.
Buttereste dalla finestra centinaia di euro? In realtà in Italia lo stiamo facendo.
Basta fare un confronto tra i consumi energetici degli edifici in Italia, Svezia e Germania. In Svezia lo standard per l’isolamento termico degli edifici non autorizza perdite di calore superiori a 60 kWh al metro quadro all’anno. In Germania le perdite sono mediamente di 200 kWh al metro quadro all’anno. In Italia si raggiungono punte di 500 kWh/m2/anno.
Mentre noi, da anni, teniamo gli occhi chiusi e non guardiamo al di là di ieri, negli altri paesi si stanno attuando politiche che permettono di essere meno inquinanti, meno dipendenti dai combustibili fossili e dai prezzi che gli altri stabiliscono per noi.
Mentre è ridicolo che un Ministro arrivi a discutere dei tappi per le pentole, appare chiaro che, prima o poi, dovremo affrontare il problema con la serietà che merita.
Mentre noi pensiamo a come sfruttare gli incentivi europei per falsificare il mercato della produzione delle energie rinnovabili, c’è chi pensa a ridurre le necessità di energia a parità di qualità della vita ed al contempo a realizzare veri mercati alternativi per l’approvvigionamento. Gli esempi da seguire sono sempre gli stessi, non dobbiamo guardare nemmeno troppo lontano. Se investissimo in ricerca sulle rinnovabili, compresa la leggerezza energetica, potremmo risolvere nella maniera adeguata quello che sarà il problema di questo secolo, assieme all’acqua.
Così come è risibile il provvedimento di Scajola, lo stesso modo di ragionare ci viene di fronte anche dietro casa.
L’ultima novità è il progetto di un inceneritore di biomasse presentato per Casemurate di Forlì. Poco lontano dal centro del Capoluogo, all’interno di un centro abitato in mezzo alla campagna, vorrebbero costruire una centrale elettrica che produce energia bruciando 170’000 tonnellate di biomasse all’anno.
Per fare un confronto i tre inceneritori attuali di Hera e di Mengozzi di Coriano bruciano insieme 70’000 tonnellate di rifiuti ogni anno.
Nella categoria delle biomasse rientra quasi di tutto: dalla legna all’erba, dai fanghi di depurazione alla cacca delle galline.
Siccome non produciamo così tanta “biomassa”, probabilmente dovremmo importarla da fuori Provincia, come è capitato ad Argenta, dove viene importato legname dal Canada.
Anche quelle che sono energie rinnovabili, quindi, rischiano di diventare solo un business legato agli incentivi europei, dal bilancio energetico negativo (entra nel ciclo più energia di quella che esce) e conti economici viziati temporaneamente dai certificati verdi.
Purtroppo di leggero, in quello che facciamo, c’è solo il modo di pensare.
Prima o poi il sole ci scioglierà le ali.

Peak oil – ovvero la verità dietro le guerre

Come tutti certamente saprete in questi giorni il costo del petrolio è salito sopra i 70 dollari al barile. La spiegazione, si dice nei comunicati stampa, è semplice: la crisi con l’Iran causa tensioni che aumentano i costi di questa materia prima.

Ma è veramente così? I costi del petrolio, sempre in aumento da diversi anni, sono sempre causati da tensioni internazionali? Oppure i conflitti e gli inasprimenti dei rapporti tra gli stati produttori ed i maggiori consumatori sono causati dagli aumenti strutturali del costo del petrolio?

In questo articolo voglio introdurre uno studio, ormai diventato storico, ed una proposta concreta per risparmiare energia, denaro e risorse ambientali.

Nel 1957 un geologo americano, M. K. Hubbert, elaborò un modello matematico per studiare la produzione USA del petrolio. Questo modello prevedeva nel 1970 il momento nel quale la produzione del petrolio americana avrebbe avuto il picco, per poi scendere in quantità e qualità dell’estrazione e salire in termini di costi.

Nessuno gli credette, fino al 1971, anno in cui i petrolieri texani scoprirono che l’estrazione era si faceva sempre più difficile, fino a fermarsi a causa dell’aumento repentino dei costi che non la rendeva economicamente equivalente. Nella seconda immagine vediamo le tre ipotesi sulle quantità di petrolio prodotte in funzione del tempo. Se la produzione crescesse al ritmo degli ultimi anni, avremmo l’ipotesi A, con un crollo vertiginoso dovuto alla fine delle scorte.

Se la produzione rimanesse costante nel tempo, senza aumenti, avremmo l’ipotesi B, altrettanto drammatica per le conseguenze che la linea verticale avrebbe sull’economia mondiale. Hubbert ipotizzò invece un andamento descritto dalla linea C, dove una volta superato un certo limite la produzione sarebbe diminuita gradualmente, a causa dell’aumentare dei costi e della difficoltà di reperimento del greggio.

Il Peak oil è quel limite, il momento del grafico della produzione annuale del petrolio nella quale l’estrazione è al suo massimo livello. La crescita continua della domanda richiede un aumento della produzione, che non può essere continua a causa dell’esauribilità della fonte. Dopo il picco si produrrà sempre meno petrolio ed i costi aumentano a causa della domanda che non scende dello stesso tasso della produzione.
Il fatto che la decrescita della produzione sia graduale e dolce nel grafico non deve però trarre in inganno: gli effetti sull’economia e sui nostri stili di vita saranno sicuramente importanti e netti, a meno che non ci si prepari adeguatamente per limitare la nostra dipendenza da questa fonte energetica non rinnovabile.

Cosa ci aspetterà dopo il picco? Le conseguenze sono abbastanza prevedibili: un innalzamento dei prezzi delle merci e del trasporto, instabilità politica, recessione economica, guerre per le risorse. Di fatto nulla di particolarmente diverso rispetto alla situazione degli ultimi anni, ma sicuramente ci sarà un peggioramento di tutti questi problemi.

Un geologo irlandese, Colin Campbell, ha fondato un’Associazione per lo studio del Picco Petrolifero (Aspo), che tiene sotto controllo la
il grafico di Hubbert a livello globale e studia numerose alternative energetiche per prevenire la crisi successiva al raggiungimento del picco.

Anche in Italia ne esiste una sezione, di cui sono socio, che vanta numerosi e prestigiosi esperti. Il presidente è Ugo Bardi, docente universitario del dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze, ed il comitato scientifico è formato da professori, ricercatori, esperti indipendenti ed autori di testi autorevoli sulle energie rinnovabili.

Secondo questi esperti il picco di produzione del petrolio “pulito” (area puntata della terza immagine) sarà nel 2007, mentre gli altri tipi più difficili da raffinare sposteranno il picco poco più avanti, ma con conseguenze pesanti sull’impatto ambientale.

I metodi per uscire da questa crisi imminente ci sono, ma bisogna investire subito (o meglio da ieri, come hanno fatto altri stati con Governi più lungimiranti) su alternative credibili, efficienti ed economiche.

Il presidente di ASPO ha pubblicato tra gli altri una serie di articoli sulla mobilità elettrica, facendo particolare attenzione agli scooter elettrici. Quasi inesistenti come numero di veicoli immatricolati questi scooter hanno una autonomia di 40-50 km (Il lepton della Oxygen, l’EVT 4000e o l’EVT 168) a 45-50 km/h, fanno 100km con meno di un euro di elettricità, hanno emissioni zero e si ricaricano mentre frenano o vanno in discesa. Niente di futuribile, a Firenze ne esistono già circa 3000 totalmente funzionanti, grazie anche alla diffusione delle colonnine di ricarica ed agli incentivi per l’acquisto.
Questi scooter si ripagano dopo un paio di anni, costano dai 1200€ ai 3000€ a seconda dei modelli e fatto un cambio di batterie anche i modelli usati sono come nuovi (perché hanno meno parti consumabili messe sotto sforzo). Il costo maggiore, quindi, diventa quello della sostituzione delle batterie, da fare ogni 3 anni circa con i modelli attuali al Piombo. Anche includendo questo, siamo ad 1/10 circa delle spese di viaggio di una utilitaria a benzina.

Se facciamo un paragone con la mobilità a petrolio possiamo pensare ad uno scooter elettrico come un mezzo che fa 90 chilometri con un litro, grazie ad una migliore efficienza del mezzo.
Ma questo non è il solo ed unico vantaggio che hanno, e non è solo per questo che ASPO cerca di diffonderne l’utilizzo assieme all’uso delle rinnovabili. Le fonti di energia rinnovabile soffrono di un problema abbastanza pesante: sono discontinue. Alternano tempi di abbondanza e di scarsità nell’arco di una stessa giornata e variano in quantità considerevoli nell’arco dei mesi dell’anno.
E’ chiaro, quindi, che da un lato si debba cercare di produrre da fonti diverse, che si completino a vicenda (vento e sole, acqua e geotermia, etc.), e dall’altro cercare mezzi che permettano di immagazzinarne in grande quantità. L’idrogeno è un esempio: la produzione di idrogeno attraverso energie rinnovabili ha senso, ma l’energia sprecata per questo ulteriore passaggio intermedio è tanta e quasi certamente non potremo permettercela a meno di non ricorrere al nucleare.
I mezzi elettrici hanno quindi un doppio vantaggio: l’investimento ed il mercato di questi va a diretto beneficio della ricerca sulle batterie e sull’efficienza dell’immagazzinamento, permettendo allo stesso tempo un immediato ritorno economico.

Con uno scooter elettrico, quindi, si risparmia e si finanzia un mercato che è ancora troppo poco sviluppato a fronte di una grande potenzialità.

Per ultima è necessario fare una considerazione sul nucleare: anche l’Uranio è alla soglia del picco di produzione. Anche senza pensare a Chernobyl bisogna tener presente che i costi dell’energia nucleare d’ora in avanti aumenteranno. Nessuna azienda privata si sognerebbe mai di pensare al nucleare, a meno che non possa escludere dai bilanci i costi ambientali, lo smaltimento delle scorie, le spese militari per difendere un obiettivo sensibile e pericolosissimo.

Il problema del Peak Oil è importante e solo in questi ultimi mesi se ne sente parlare nei quotidiani ed in alcune trasmissioni lungimiranti, come quella di Fazio. Dopo cinquant’anni di studi teorici che ci avrebbero permesso di prepararci per tempo, ora siamo agli sgoccioli ed i governi continuano a far finta di nulla. Ma anche per questo c’è una risposta degli studiosi: Misperception of Dynamics, di cui parleremo probabilmente in una prossima puntata.

Torna su