L’informazione dell’era dell’informazione

Siamo dell’era dell’informazione, senza informazione. Avremmo a disposizione i più potenti mezzi di comunicazione che l’umanità abbia mai sognato. Sarebbe possibile far sapere a persone tanto distanti, eppure non ci sentiamo informati.
O almeno, io la sento così.

Non credo di essere l’unico ad aver preso coscienza di un problema così grave. L’altro giorno pure Giorgia, in tv, ha denunciato la tv (con tutto il rispetto di Giorgia, certo non possiamo incollarle l’etichetta di esperta di comunicazione).

L’altro giorno, con il black-out di tutta Italia, abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione di quanto la nostra informazione sia falsata, priva di fondamenta culturali e scientifiche, priva di etica e di coraggio, priva del senso che possiamo dare alla stessa definizione.

Ci hanno detto che un albero ha tagliato l’energia della Francia, che non ne avevamo abbastanza, che servono altre centrali , che servono altre centrali nucleari, che è uno scandalo che gli ecologisti protestino contro le centrali nucleari perché la Francia le ha.

Tutto falso, falsato o modificato secondo le esigenze.

Riprendo da un messaggio che ho letto di un esperto di giardinaggio:

Da esperto del settore del verde: è praticamente impossibile che un albero sia potuto abbattersi sia sui fili sia sul traliccio.
Vi spiego il perchè: i tralicci vengono montati in modo che intorno a loro per un raggio di circa 50 metri vi sia tabula rasa.
Un traliccio della corrente ha una struttura tipo tour eiffel e quindi difficilmente cade.
Essendo alti almeno75 metri i tralicci, i cavi sono posati ad un altezza di 75 metri e formano da traliccio a traliccio una pancia dove il punto massimo scende a circa 15 metri, quindi i cavi sono sospesi ad un altezza di 60 metri, e questo è per legge.
Allora io non credo che dove passino i cavi vi siano alberi più alti di 65 metri lungo tutto larco alpino, al massimo abbiamo alberi che arrivano a 25 metri ed è gia una notevole altezza. Poi supponendo che vi sia un albero che possa colpire i cavi, deve essere alto almeno 80 metri e un albero di tali dimensioni, avete idea di quanto possa pesare? Ve lo dico io allora: un tronco simile avrebbe almeno alla base un diametro di almeno 15 metri, ogni metro di tronco pesa senza ramificazioni circa 2 quintali al metro lineare, i rami del suddetto albero pesano almeno 500kg cadauno.
Ma voi pensate che un albero di simili proporsioni cadendo si limiti a rompere un cavo?
Poi un esemplare cosi avrebbe almeno 800 anni e sarebbe dichiarato monumento
del mondo. Allora, chi vogliono prendere in giro?

Sarebbe caduto un albero, mentre le nostre centrali erano spente ed eravamo costretti ad acquistare energia dalla Francia.
Che cosa c’entra il nucleare?

Un nostro senatore, in un intervento in aula:

(….)
Rimanendo alle questioni che avremmo dovuto affrontare dopo l’intervento del Ministro, mi chiedo perché l’onorevole Marzano non ci abbia detto nulla su quello che effettivamente è successo, non sui fatti così come si sono concatenati l’uno con l’altro (le fantasie, gli alberi e quant’altro), alle ore 3 o tre minuti dopo. Perché, con l’assorbimento soltanto del 30 per cento della normale richiesta di energia proveniente quotidianamente dal nostro Paese, che si aggira sui 45.000 megawatt, a fronte di una nostra capacità produttiva pari ad oltre 52.000 megawatt, è saltato tutto? Questo il Ministro non ce lo ha detto, non lo sa. Perché è stata sufficiente una mancanza di 3.000 megawatt (prima ci è stato detto 3.000, poi 5.000, poi 6.300, con un balletto di cifre che la dice lunga sull’attendibilità del lavoro svolto al Ministero e dal gestore della rete) per far saltare tutto?
Ieri, in un comunicato che ho diramato e il cui contenuto voglio ripetere in Aula affinché resti agli atti, ho detto che il Governo doveva venire a riferire all’Assemblea per spiegare al Parlamento e agli italiani perché si fosse verificato un blackout nazionale a causa di un evento che poteva essere paragonato – per farlo capire a tutti – al blocco del circuito elettrico di un’abitazione nell’ipotesi che si fosse accesa un’unica lampadina! Questo è ciò che nei fatti è accaduto. Questo fatto così modesto nelle sue dimensioni sta a dimostrare che c’è qualcos’altro oltre all’inefficienza e all’incapacità, qualcosa legata ad una serie di affari che giorno per giorno diventano sempre più palesi, non ultimo l’affare legato alla spartizione delle autorizzazioni per la costruzione delle centrali che devono essere realizzate.
Il Ministro non ci ha detto perché le centrali italiane erano spente, perché ciò è potuto accadere. Con i soldi che si sfilano dalle tasche degli
italiani (mi rivolgo al ministro Tremonti, il quale afferma che il Governo non metterà le mani nelle tasche degli italiani), con i soldi del pagamento delle bollette che dovrebbero servire proprio ad evitare che fatti del genere possano accadere, vengono mantenute le inefficienze degli impianti. Quelle centrali erano spente e per molto tempo non si sono potute riattivare.
Questo è accaduto per pura convenienza economica. Infatti, conviene importare energia piuttosto che produrla; conviene tenere spente le centrali piuttosto che mantenerle in attività. Ma tutto questo conviene ai produttori, ai quali conviene pure avere un Governo che consenta loro di lucrare sulla pelle dei cittadini senza obbligare i gestori ad una gestione responsabile della richiesta di energia, cosa doverosa per chi deve garantire un servizio essenziale. Una gestione responsabile della richiesta di energia, quella che è obbligatorio soddisfare, dovrebbe essere compito di un Governo garantirla a tutti i cittadini. Invece, a garanzia di quegli interessi, (interessi dei produttori, non certo dei cittadini), il Ministro solleva polveroni, chiede nuove centrali, come se dieci o cento nuove centrali in più avessero potuto cambiare qualcosa. In realtà, con questo stato di cose, il Ministro avrebbe garantito anche a quelle centrali di rimanere spente, così come ha garantito a quelle che erano spente di rimanere tali. (….)

Nessuno, in televisione, ci ha detto che le nostre centrali erano spente.

Nessuno avrà la responsabilità di quanto è accaduto. Eppure miliardi di danni sono stati causati, ad esempio, per mancata produzione, l’impossibilità di conservare gli alimenti ed i materiali deperibili, ed altro ancora.
Se io vado alle porte di un’azienda e mi faccio vedere mentre taglio con un’ascia i cavi della corrente, vengo denunciato. Se qualcuno lo fa a livello nazionale, rimane impunito.

Ma il punto non è tanto quello delle centrali e del black-out, il problema rimane nel campo dell’informazione.
Se vuoi quella giusta, la devi cercare: nessuno ha interesse a fornirla a chi la chiede pagando un servizio (acquistando un quotidiano, guardando la televisione e pagando gli spot pubblicitari).

I cittadini sono i clienti dell’informazione, mentre l’informazione fornisce un servizio che li danneggia direttamente.

D’altro canto, anche Internet e le sue grandi possibilità sembrano fallire: troppo rumore, troppi dati, niente informazione.
L’informazione è inversamente proporzionale alla quantità di dati, questo è un dato scientifico.

Quindi possiamo dire di essere nell’era dei dati, ma di certo non nell’era dell’informazione.

L’informazione dell’era dell’informazione
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