Energia

Energia rinnovabile per le Piccole e Medie Imprese

Energia rinnovabile per le Piccole e Medie Imprese
Ecco i risultati del bando – emanato dal Ministero dell’Ambiente – rivolto alle Piccole e Medie Imprese per la promozione delle fonti rinnovabili. 1117 richieste di contributo di cui:887 per il fotovoltaico, pari al 79% delle domande ricevute, 115 per l’eolico pari al 10% delle domande, 85 per il solare termico pari all’8% delle domande e 30 per le biomasse pari al 3% delle domande.

Il contributo totale richiesto ammonta a € 81.342.066 per un investimento complessivo di circa 215 milioni di Euro. I progetti presentati prevedono una producibilità attesa complessiva pari a 55.048.166 kWh/a, che determinerebbe un riduzione di CO2 pari a 420.931 ton/anno, corrispondenti alla quantità di CO2 catturata da circa 600.000 alberi.

Il Tavolo delle associazioni con Alfonso Pecoraro Scanio all’AGROFER

Ho registrato l’intervento di Michela Nanni, in rappresentanza del tavolo delle associazioni, che ha consegnato durante la fiera per le fonti di Energia Rinnovabili AGROFER un documento al Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio con un riassunto di quanto è stato fatto a Forlì sull’inceneritore ed una serie di richieste importanti. Tra queste richiesta c’è quella di continuare il difficile lavoro per l’eliminazione dei contributi Cip6 per le energie non rinnovabili, l’uso dell’autosufficienza territoriale e quindi il divieto di importare rifiuti dalle altre regioni, in particolare quelli ospedalieri per i quali smaltiamo a Forlì circa il 40% della produzione nazionale, e la richiesta di fare il possibile per bloccare il nuovo inceneritore di Hera.
E’ intervenuto successivamente anche un rappresentante dell’associazione ISDE Medici per l’ambiente, e poi in conclusione Pecoraro ha risposto in maniera molto chiara e netta alle richieste delle associazioni. Aggiungo anche che analoghe considerazioni sono state riportate anche in una intervista del TG3, andata in onda oggi all’ora di pranzo.

Aggiornamento: questo è il file della lettera consegnata al Ministro:ministro-dellambiente-pecoraro-scanio.pdf

Sull’impianto di digestione anaerobica da biomassa di S. Pietro in Campiano

Digestore Anaerobico S. Pietro in Campiano (Ravenna)Martedì sera sono stato all’assemblea pubblica organizzata in occasione della realizzazione dell’impianto di digestione anaerobica da biomassa in costruzione a S.Pietro in Campiano (nel ravennate), in via Erbosa 25.

La proprietà dell’impianto è AGRIENERGY a.r.l., la stessa che ha presentato il famoso impianto a biomasse di cui abbiamo parlato diverse volte, anche all’assemblea pubblica a Pievequinta.

Va detto che i digestori anaerobici non sono inceneritori. Non hanno un camino e non bruciano rifiuti. Incamerano scarti vegetali e deiezioni animali per produrre biogas, che viene poi utilizzato da un motore che produce calore ed energia elettrica.
Sono impianti di piccole dimensioni, sotto il megawatt di potenza (la centrale di cui sopra era decine di volte più potente), che possono essere la soluzione ottimale per chiudere un ciclo energetico: gli allevamenti e le coltivazioni producono biomassa come scarto di lavorazione e necessitano di riscaldamento, energia elettrica e concime, il risultato della digestione anaerobica.

L’impianto di S.Pietro in Campiano, però, soffre di diverse problematiche.
Prima di tutto, vista la sua piccola dimensione in termini di potenza non ha bisogno di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) o di Screening. Dal punto di vista autorizzativo necessita solo del via libera di ARPA ed USL e della dichiarazione di inizio attività per quanto riguarda l’autorizzazione a costruire. Quella zona, infatti, a ridosso di case e vicino ad una scuola, è indicata dal Piano Regolatore come zona industriale. Su questo probabilmente si sarebbero dovute fare osservazioni all’approvazione del PRG. Per la mancanza di V.I.A. ed autorizzazioni edilizie non è passato niente in consiglio di Circoscrizione ed in Consiglio Comunale a Ravenna, ed i cittadini non sono potuti intervenire attraverso i loro rappresentanti (tra i quali, è giusto ricordare, non è stato eletto nessun candidato dei Verdi alle ultime elezioni).

Questo è stato accompagnato anche dalla mancanza di informazione da parte del proprietario nei confronti del paese e del vicinato. Anche se non dovuto per legge, una lettera che spiegava cosa si andava a realizzare avrebbe contribuito a sbollire gli animi.

I cittadini, una volta partiti i lavori, non hanno ricevuto le informazioni che chiedevano, e la richiesta di una assemblea è stata soddisfatta dopo mesi dall’inizio lavori.

Sono intervenuto all’assemblea esponendo, queste ed altre perplessità, che riassumo brevemente:

l’ingegnere del proponente ha parlato di impianto simile a quello di trattamento dei fanghi di depurazione (quello che finisce nelle nostre fogne), cercando di tranquillizzare i cittadini sulla non pericolosità dell’impianto. Purtroppo il paragone non è particolarmente azzeccato, visti i problemi sui controlli e sulla gestione dello spandimento dei fanghi che ha coinvolto la provincia di Forlì-Cesena nel 2004.

Ho chiesto da quale raggio chilometrico si è ipotizzato di far provenire i materiali per il digestore. 65 tonnellate al giorno di materiale, di cui 10 di liquami, non sono pochi e bisognerebbe stare attenti sul bilancio energetico, che potrebbe diventare negativo qualora i camion consumassero più energia di quella prodotta dall’impianto.

Ho chiesto coerenza. Nella serata di martedì è stato ripetuto continuamente, in particolar modo dai responsabili di ARPA ed USL, che non è un impianto pericoloso come gli inceneritori o le centrali a biomasse. Ho chiesto che la stessa cosa venisse ripetuta anche nelle assemblee pubbliche su inceneritori e centrali a biomasse, nelle quali i tecnici di ARPA ed USL cercano spesso di convincere i cittadini che questi impianti non sono affatto pericolosi (delle due l’una).

Ho chiesto una programmazione: visto che questi impianti di fatto non subiscono gli iter autorizzativi giustamente complessi degli impianti di produzione più grossi e degli impianti per la gestione dei rifiuti, bisogna controllare che non spuntino come funghi incontrollati e fuori programmazione, cosa che ridurrebbe la possibilità di utilizzare gli scarti locali ed indurrebbe i proprietari ad importare biomasse dall’esterno, cosa inutile dal punto di vista energetico.

Dobbiamo stare attenti che le misure per la produzione di energia da biomasse non diventino un modo per consumare più energia di quella che producono, sostenuta solo dai pesanti incentivi pubblici (l’impianto di S.Pietro in Campiano ha ricevuto 600’000€ dalla regione).

Ho chiesto inoltre la possibilità di installare sistemi per il monitoraggio in continuo delle emissioni (NOx in particolare). Visto che l’impianto non dovrebbe avere problemi di emissioni, non c’è nessun problema a dimostrarlo ed a tranquillizzare i cittadini.

I cittadini ora chiedono una “attenta, seria e puntuale azione di controllo” da parte degli enti preposti per vigilare sull’attività dell’impianto, ed una piantumazione di siepi ad alto fusto nei confini. Sono richieste sensate e condivisibili, che il proprietario farebbe bene a soddisfare per riacquisire un po’ di quella fiducia che ha perso.

Sugli enti di controllo ci sarebbe da fare un discorso più ampio ed approfondito, a partire dalla gestione economica che li sostiene ed i conflitti di interesse che portano i realizzatori di consulenze e piani di gestione a fare anche i controllori.

Pecoraro a Cesena alla Fiera Agrofer

Il Ministro dell’Ambiente e Presidente Nazionale dei Verdi sarà a Cesena all’Agrofer, la fiera delle agroenergie, del risparmio energetico e della bioedilizia, alla fine della mattinata di Giovedì 29.

Io sfrutterò l’occasione per visitare anche la fiera, ed invito tutti i lettori a partecipare, sarà una bella occasione per sostenere il risparmio energetico e le fonti di energia veramente rinnovabili, e rilanciare con forza la necessità di eliminare anche gli impianti di incenerimento non ancora realizzati (compreso quello di Forlì) dall’elenco di quelli che godranno dei contributi per le energie pulite.

Accorrete numerosi e passate parola!

Per approfondimenti:
Cip6 Verso la soluzione
AGROFER 2007 – Salone delle Agroenergie, Risparmio energetico, Bioedilizia

ASPO-Italia: Fotovoltaico contro biomassa, chi vince?

Questo articolo preso da Aspo-Italia è molto interessante. Si confronta l’efficienza delle biomasse e quella del fotovoltaico per la conversione dell’energia solare, e si ottiene come risultato una netta vittoria del secondo.

ASPO-Italia: Fotovoltaico contro biomassa, chi vince?

Esce su www.aspoitalia.net un articolo di Giulio De Simon dove si confrontano pannelli fotovoltaici e energia da biomassa in termini di efficienza di conversione della luce solare.

Per chi si intende di queste cose, è abbastanza noto che che il fotovoltaico è più efficiente della biomassa. Tuttavia, il risultato finale di De Simon sarà probabilmente sorprendente per molti di noi. Per culture energetiche tipiche come, per esempio Salix, Populus, Alnus, Eucalyptus o Miscanthus, il vantaggio del fotovoltaico è di oltre un fattore 60 . Se volessimo utilizzare la biomassa per sostituire i combustibili fossili in Italia, avremmo bisogno del 128% della superficie coltivata italiana.

La scarsa efficienza della biomassa nella conversione della luce solare è dovuta ai limiti intrinseci del processo fotosintetico che si realizza nelle piante. In pratica, la biomassa come fonte di energia è adatta solo per applicazioni di nicchia o come ausilio allo smaltimento di rifiuti. Se facessimo lerrore di affidarci alla biomassa per cercare di sostituire i combustibili fossili, otterremmo soltanto di danneggiare la produzione alimentare agricola senza risolvere il problema.

Link allarticolo completo

Fai clic per accedere a desimonfvbiomasse.pdf

Torna su