Sinistra Arcobaleno

La Sinistra Arcobaleno

Sinistra ArcobalenoSabato e Domenica a Roma si terrà un’assemblea unitaria di Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica, Comunisti Italiani e Verdi, per discutere di un progetto futuro comune. Ieri sera al circolo di Bussecchio si è svolto un dibattito proprio su questo tema, e gli interventi sono stati tra i più vari. Per le mie considerazioni vorrei partire da qualche dato di fatto.

Oggi alcune istanze non trovano una adeguata risposta, nel Governo come negli enti locali. Mi riferisco non solo alla conversione ecologica dell’economia, ma anche alla richiesta forte di una informazione diversa, di un riordino del sistema televisivo, della questione dei diritti delle persone e degli animali, del rifiuto alla guerra come strumento di esportazione alla democrazia, del concetto di limite, della decrescita.

Un altro dato di fatto è che i partiti che dovrebbero farsi portatori di questo interesse sono troppo legati ad un passato che oggi, semplicemente, non è più attuale.

Per ultimo voglio ribadire quanto detto da Pecoraro Scanio, che condivido perfettamente: in tutto il Mondo c’è un partito dei Verdi e sarebbe sciocco abbandonare un simbolo che trova una diretta corrispondenza ovunque, per incanalarsi in qualcosa di diverso che non gli appartiene. L’idea di un partito unico, quindi, che mescoli ingredienti poco compatibili, non mi piace per nulla.

Sabato probabilmente verrà fatta la proposta di una confederazione, che permetterebbe di mantenere le varie identità e di avere uno strumento comune per essere incisivi. Mi piace la proposta del nome Sinistra Arcobaleno, perché finalmente questo insieme di idee assumerebbe una connotazione positiva, al contrario di quanto avvenuto fino ad oggi lasciando spazio all’immaginazione di una informazione in malafede, che ha utilizzato i termini “radicale” e “massimalista” allo scopo di attaccare un adesivo di terrore.

L’arcobaleno potrebbe rappresentare una alleanza nuova, che non includa solamente i partiti di sinistra, ma che accolga anche associazioni e movimenti, sull’esempio del patto per il clima, su un programma concreto e realizzabile.

Per essere credibili bisognerebbe infatti partire da cose concrete, senza pensare immediatamente ai massimi sistemi. Le varie componenti avrebbero filosofie e metodologie, ma anche strumenti dialettici diversi e probabilmente difficilmente conciliabili. Tanto per dirne una, il termine compagno a me non piace per nulla. Saltando le possibili considerazioni sui significati che ha assunto nella storia mondiale, la stessa etimologia del termine sta ad indicare una persona che condivide con noi lo stesso pane. Io credo al contrario che si debba pensare anche a chi non sta nella mia stessa tavola, ed al contrario occorre pensare non solo a chi il nostro pane non ce l’ha e vive magari con il solo scopo di confezionarci una borsa, ma anche a chi in futuro non potrà ottenere nemmeno una briciola se oggi spazziamo via tutte le risorse che abbiamo a disposizione.

Partirei, quindi, da cose molto più concrete. Faccio solo due esempi locali. Primo, il nuovo inceneritore a Forlì oggi non sarebbe in costruzione se si fossero opposte tutte e tre le forze della sinistra arcobaleno in Provincia. Il primo atto del presidente, appena insediato, non sarebbe stato quello di spezzare l’alleanza appena costituita in 2 parti, per scavalcare il parere contrario dell’USL.

Secondo, se tutti coloro che hanno firmato il documento sulla mobilità sostenibile il giorno dopo avesse agito in maniera coerente, minacciando insieme le dimissioni, oggi non avremmo spezzato la nostra coalizione in Comune a Forlì.

La politica non può sempre e solo essere una mediazione al minimo comune denominatore. Ogni tanto bisognerebbe anche puntare i piedi su questioni che si ritengono importanti, come a livello nazionale potrebbe essere il tema della legge elettorale, che verrà utilizzata probabilmente per forzare una democrazia solo sulla carta, o sul tema della libertà di informazione, o sui diritti.

Se questa confederazione potrà aiutare ad essere più incisivi lo deciderà solo il futuro.
Un futuro molto prossimo, a partire dal dibattito sulla riforma elettorale: c’è chi ha già dato per scontato che sarà studiata appositamente per fagocitare gli alleati scomodi, io credo che uno sforzo per incidere su questa scelta debba e possa essere ancora fatto. Non fascerei la testa prima di farmela rompere.

Nel frattempo il simbolo ed il nome in una società di loghi è un primo importante punto di partenza, che spero non assuma derive ottocentesche.

Del resto dopo ogni tempesta l’arcobaleno è portatore di speranza. Sarebbe sciocco riporla su una falce ed un martello che rappresentano sì il raccolto del campo ed il lavoro nelle fabbriche, ma anche rispettivamente l’arma dell’iconografia dell’aldilà e lo sviluppo senza limiti che sta distruggendo la vita nel nostro pianeta.

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