informazione

Proposta di programma per i candidati alle Elezioni Amministrative

Garanzia di Accessibilità verso i servizi pubblici

Le scienze dell’informazione stanno motivando sempre di più lo scambio di informazioni tra cittadini ed amministrazioni pubbliche. Con particolare attenzione a quelle comunali, ma estendendo possibilmente questi discorsi a tutto quello che riguarda le Pubbliche Amministrazioni, è essenziale che questo scambio di informazioni sia libero da ogni costrizione economica e slegato dagli interessi delle multinazionali del software.
I cittadini devono avere la facoltà di scegliere gli strumenti informatici che vogliono utilizzare per comunicare con le pubbliche amministrazioni, perché la scelta è un requisito primario necessario per rendere vivibile il libero mercato. Alla stregua della libertà di scegliere con quale modello e marca di automobile percorrere le strade pubbliche, anche le strade informatiche devono essere libere e percorribili per qualunque mezzo informatico adeguato allo scopo.

Questa libertà si può ottenere solamente rendendo pubblici i formati di interscambio dei dati, e rendendo gli strumenti di comunicazione coerenti con gli standard internazionali indicati dai consorzi indipendenti quali il World Wide Web Consortium (W3C) e l’Organization for the Advancement of Structured Information Standards (OASIS).

Questo è l’unico modo per garantire l’accessibilità delle informazioni a tutti, indipendentemente dal loro stato sociale, economico, culturale e fisico. Si deve ricordare, a tal proposito, che il mancato adempimento agli standard crea difficoltà se non impossibilità di accesso ad alcune categorie di cittadini, in particolare coloro i quali soffrono di disabilità fisiche ed hanno bisogno di strumenti di sintesi vocale dei testi o di strumenti appositi per la l’interazione con i calcolatori.

Le pubbliche amministrazioni devono rendere l’accesso agli sportelli elettronici ed alle informazioni pubbliche indiscriminato, come del resto dovrebbero fare per l’accesso agli sportelli fisici con l’abbattimento delle barriere architettoniche.

In questo ambito si ritiene necessario:

1. Vincolare gli appalti per la realizzazione di strumenti informatici che utilizzino uno scambio di dati alle proposte che tengano in considerazione l’utilizzo di formati di dati aperti e riconosciuti dagli organi internazionali indipendenti, richiedendo esplicitamente tra i requisiti l’accessibilità alle informazioni, slegata da software di specifici produttori.

2. Costruire un sistema di responsabilità dei fornitori dei servizi informativi attraverso sistemi informatici che permetta di vincolare il profitto proveniente da progetti finanziati attraverso fondi pubblici all’accessibilità dei dati, ed in caso di mancato adempimento dei fornitori ai requisiti di accessibilità richiesti dal bando ottenere un rimborso delle spese.

Valutazione dell’utilizzo del software libero nelle pubbliche amministrazioni

Come in tutti i settori di appalto, anche in quello degli strumenti informatici di sopporto alle Amministrazioni pubbliche si devono tenere in considerazione tutti i prodotti a disposizione nel mercato. In questo particolare settore le amministrazioni non godono della stessa esperienza pluriennale che negli altri, e troppo spesso le scelte degli strumenti da utilizzare non sono basate su indagini approfondite, ma piuttosto sul marchio che maggiormente copra le responsabilità di decisione.
Premesso che:
Ove sia vantaggioso, in termini di economicità, stabilità nel tempo, prestazioni e funzionalità, si ritiene necessario che le PA valutino l’utilizzo del software libero come strumento che permetta di slegarsi dalla dipendenza da un singolo produttore, problema che innalza enormemente i costi di gestione dei sistemi informatici pubblici.
Diversi comuni nel mondo ed in Italia stanno da tempo sperimentando l’utilizzo del software libero, per vantaggi in termini di risparmio economico ed indipendenza da un singolo produttore, e si ritiene necessario che questi strumenti vengano posti sul tavolo delle valutazioni in tutti i comuni e le province, visto il successo dei primi progetti andati in porto.

In questo ambito si ritiene necessario:

1. Riprodurre i progetti approvati e conclusi con successo nelle altre sedi amministrative italiane, quando anche nel proprio comune siano presenti requisiti di partenza e possibilità di mercato coerenti con quelli del progetto da riproporre. In questo contesto i propositori di questo programma si impegnano a portare avanti le leggi e le mozioni già approvate in altri comuni e province che siano riguardanti l’incentivazione e la promozione dell’utilizzo del software libero.

2. Valutare caso per caso se la richiesta nei bandi pubblici di software libero in contrapposizione al software proprietario possa essere vantaggiosa, e coerentemente seguire l’adozione della soluzione che più si avvicini ai criteri di successo che si intendono perseguire.

3. Promuovere le iniziative volte a migliorare la disponibilità di software libero nel mercato, vista la sua caratteristica di riproducibilità in realtà diverse, che favorisce la replicazione delle soluzioni già acquistate altrove. Favorire, in questo contesto, il dialogo con la società civile finalizzato all’analisi ed alla stesura di nuove iniziative che promuovano il software libero.

4. Favorire il riuso delle soluzioni a software libero già acquisite, tramite pubblicazione su internet dei codici sorgenti utilizzati nei progetti approvati, mediante la creazione di uno strumento di condivisione del software che permetta a pubbliche amministrazioni diverse di risparmiare sulla spesa.

5. Inserire nel programma dei corsi di riqualificazione informatica per i dipendenti delle amministrazioni anche l’impiego del sistema operativo GNU/Linux e di altri prodotti di software libero e ad indirizzare i dipendenti all’impiego di formati di salvataggio/interscambio leggibili da qualsiasi altro programma.

6. Attivarsi per mettere in atto politiche per diffondere maggiormente il software libero e open source nelle scuole in considerazione del valore didattico e culturale di tale tipo di software, e in generale presso tutti i cittadini.

Programma Elettorale Alessandro Ronchi 2004

Ambiente ed Ecologia

Economia e rispetto per il nostro futuro

Lo sviluppo della società non può prescindere dalla sostenibilità del nostro operato. Troppo spesso, in nome di una crescita economica, si ignorano le normali regole del buon senso e si agisce senza pensare che possa esistere un domani.
in questo campo credo che sia necessario valutare sempre con occhio critico l’impatto ambientale dei progetti che vengono portati avanti, favorendo un economia basata anche sul rispetto del nostro territorio e di noi stessi. Questo obbiettivo non è contrastante con lo sviluppo economico, si tratta di cercare di indirizzare le imprese a fare business in maniera adeguata, favorendo la ricerca sulle energie rinnovabili, sulla riduzione delle emissioni industriali, sul risparmio energetico e su tutti quei settori che possano ridurre il nostro impatto con il territorio. Altri paesi nel mondo hanno già iniziato a guadagnare su queste opportunità, creando un mercato su settori per noi ancora inesplorati.
Ritengo quindi opportuno che anche il nostro territorio inizi un processo di questo tipo, favorendo allo stesso tempo economia locale e rispetto per l’ambiente.

Il bilancio ambientale locale

Occorre conoscere, quantificare, valutare e gestire – ogni anno – ciò che influisce sull’ambiente e sul nostro territorio come, ad esempio, quanti rifiuti sono stati prodotti, quanta acqua è stata consumata, quanto suolo è rimasto inedificato, se e come è aumentato o diminuito il verde, il livello di inquinamento dell’aria, quanta energia è stata prodotta e consumata, quante risorse sono state sottratte oppure rese disponibili, etc.
Il bilancio ambientale locale è uno strumento che deve contenere non solo dati numerici (fisici e/o monetari), ma anche indicazioni circa i risultati ambientali delle politiche attuate o da attuare da parte dell’amministrazione pubblica.
Il bilancio ambientale deve seguire lo stesso iter dei documenti pubblici di bilancio con la specifica finalità di integrare la variabile ambientale nel processo decisionale pubblico di governo.

NO ad altre centrali elettriche ed agli inceneritori

La riduzione dello spreco di risorse energetiche e l’introduzione di una adeguata politica che premi e favorisca la raccolta differenziata sono due temi fondamentali in ogni programma portato avanti dai Verdi da sempre. Ora, a differenza di quello che si poteva dire in passato, esistono esempi di realtà dove queste politiche hanno funzionato ed hanno dimostrato che una riduzione del nostro impatto ambientale, a tutto vantaggio della nostra stessa salute, è possibile.
Per questo si può dire NO alla centrale termoelettrica ELETTRA, e NO a nuovi inceneritori, se vengono promosse alternative valide per la risoluzione del problema rifiuti ed energetico.

NO agli organismi geneticamente modificati

In Europa l’80% della popolazione è contraria all’importazione ed alla produzione di OGM. Ciò nonostante, l’unione europea permette l’importazione di una ventina di prodotti geneticamente modificati, anche per non incorrere su sanzioni amministrative da parte del WTO, che effettua continue pressioni sui nostri governi per permettere alle produzioni americane di essere vendute anche da noi. Gli OGM non risolveranno il problema della fame nel mondo, soprattutto se la ricerca viene lasciata esclusivamente in mano alle grandi multinazionali del settore, che brevettano le loro scoperte e rendono dipendenti dalle loro forniture i contadini. A livello locale è necessario mantenere un sistema rigido di controlli per determinare la provenienza delle sementi da coltivazione, e permettere ai cittadini di essere consapevoli di quello che stanno per acquistare e mangiare.

Prodotti Biologici

I prodotti derivanti da coltivazioni biologiche, sempre più richiesti e sempre più utilizzati nelle nostre tavole, sono il frutto di una continua ricerca di metodologie per la produzione senza pesticidi o elementi chimici. A livello locale occorre facilitare tramite adeguate risorse la produzione che rispetta questi criteri ed intensificare i controlli post-produzione per offrire maggiori garanzie al cittadino che effettua questa scelta consapevole.

Informazione e politica partecipativa

Ritengo sia necessario portare avanti un programma di partecipazione attiva dei cittadini nella vita politica comunale attraverso sistemi di comunicazione innovativi. A questo scopo si deve valutare la messa in opera di sistemi che garantiscano queste possibilità, partendo dall’opera dei partiti e delle persone.

Informazione verso ai cittadini delle politiche comunali

I cittadini devono poter informarsi sulle questioni della politica comunale, ma anche nazionale, alle quali sono interessati. In questo modo si fornisce anche un modo per il controllo dell’operato delle forze politiche, ed al contempo una partecipazione attiva che permetta di operare al meglio e in maniera più vicina possibile agli interessi di tutti i cittadini.
Attraverso nuovi strumenti di informazione su internet, è possibile ed importante creare degli spazi dove i cittadini possano partecipare alla vita politica e capire le decisioni che si stanno prendendo.

E’ necessario quindi creare una sorta di piazza virtuale dove discutere, quindi, con il vantaggio di poter partecipare a qualsiasi ora della giornata, tenendo sempre traccia dei discorsi. Un luogo dove sia anche possibile tracciare la storia delle decisioni, l’iter delle idee che passano attraverso le nostre amministrazioni politiche ed i governi nazionali ed europei.

Veicolazione delle iniziative politiche proposte dai cittadini

I cittadini devono poter comunicare ai loro politici i dettagli sulle questioni che ritengono rilevanti, per permettere loro di portarle avanti attraverso gli adeguati strumenti della politica amministrativa comunale.

Creazione di nuovi spazi per il dialogo politico

I cittadini devono inoltre trovare un nuovo spazio per la discussione dei temi centrali della politica, affinché con il dialogo si arrivi ad una decisione ragionevole sulle questioni, assieme all’aiuto dei politici che poi dovranno portare avanti queste decisioni.

Programma Continuo

Tramite internet ed i nuovi strumenti di comunicazione è possibile mantenere vivo un programma politico, che si distacchi dal solito e solo contesto elettorale. Il programma elettorale può quindi diventare uno strumento che accompagni le iniziative del candidato alle elezioni, che una volta eletto potrà pubblicare informazioni su come procedono gli obbiettivi che si era predisposto, aggiungere di nuovi e mostrare il suo operato ai cittadini, che possono svolgere un ruolo di controllo ed allo stesso tempo un ruolo attivo, partecipando alla stesura del programma continuo del candidato che hanno votato. Se verrò eletto queste pagine saranno affiancate quindi da un resoconto di come sto muovendomi per portare a termine i punti che ho proposto in campagna elettorale, ed allo stesso tempo raccogliere altre idee per procedere oltre quello che è stato detto in questa fase.

Sicurezza e Privacy del cittadino

Telesorveglianza

In questi ultimi mesi le amministrazioni locali hanno installato un sistema di telesorveglianza, simile a quello utilizzato da città molto più grandi e con maggiori problemi di sicurezza. L’installazione di telecamere per controllare il territorio, come ha osservato anche il garante della privacy, non aumenta la sicurezza dei cittadini, perché risulta inefficace nella riduzione dei crimini. La videosorveglianza, inoltre, deve rispettare i provvedimenti del garante per la privacy, quindi le immagini devono rimanere per una durata molto limitata nel tempo ed i cittadini devono essere avvertiti con appositi cartelli della presenza delle telecamere. In ogni caso, la politica della telesorveglianza a Forlì dev’essere completamente rivista, in favore di altre soluzioni. Soluzioni che partano con l’obbiettivo di invertire l’idea dei cittadini che un certo livello di illegalità sia normale ed accettabile.
Chi è disposto a rinunciare alle proprie libertà in cambio di un po’ di sicurezza non merita ne la libertà ne la sicurezza – B.Franklin

Politiche giovanili

Aiuti alle iniziative imprenditoriali provenienti dai giovani

Finito il percorso formativo scolastico ed extra scolastico i giovani si trovano spesso nel problema di pensare ad un impegno lavorativo soddisfacente. Le iniziative imprenditoriali promosse dai giovani hanno diverse facilitazioni e risorse esclusive dedicate, ma manca una adeguata comunicazione di queste possibilità che arrivi veramente ai destinatari. Credo che in primo luogo sia fondamentale che questa situazione migliori, e successivamente di concerto con le associazioni di categoria ed i gruppi interessati si possano trovare ulteriori forme di aiuto per le fasi di avvio e di mantenimento delle attività imprenditoriali giovanili

Facilitare l’impiego stabile dei giovani disoccupati

Nel nostro comune il tasso di disoccupazione giovanile è relativamente basso, ma questo non toglie priorità al problema, che rimane centrale nella vita delle persone. Spesso e sempre con maggiore rilevanza l’impiego giovanile è reso problematico da contratti senza una adeguata assistenza previdenziali (i vecchi Contratti di Collaborazione Coordinata e Continuativa ed i nuovi Contratti a Progetto) oppure da contratti di apprendistato che non sono realmente formativi e vengono utilizzati solamente per risparmiare sugli stipendi e sulle tasse. Questo problema, diffuso in tutto il nostro paese, può essere ridimensionato tramite adeguate forme di informazione rivolte sia a chi sta cercando lavoro sia a chi è in cerca di personale. Oltre all’informazione, si devono studiare adeguate forme di sostegno ed aiuto che vadano a compensare le maggiori spese sostenute da chi offre lavori a tempo indeterminato, in modo da diminuire le percentuali di impieghi non stabili a favore di una maggiore sicurezza sul futuro dei dipendenti.

Accessibilità

Eliminazione delle barriere architettoniche

Il comune si deve fare carico di controllare che non vengano create nuove barriere architettoniche che ostacolino l’accesso ai servizi pubblici da parte dei cittadini disabili. Oltre a questo, si deve procedere con maggiore solerzia di quella attuale nella eliminazione degli ostacoli che ancora sono presenti nel nostro territorio. I cittadini devono avere le stesse possibilità di accesso ai servizi, in maniera totalmente indipendente dalla salute fisica, dalle capacità motorie e dal tipo di servizio offerto.

Scuola

La scuola come fucina di progetti culturali

In questo periodo di svalutazione dell’importanza della formazione da parte del governo, credo sia necessario fare tutto il possibile affinché la scuola torni al centro delle attività culturali delle nostre città. Lavoro precario, continue necessità di aggiornamento rendono fondamentale per il cittadino una formazione continua anche dopo anni di lavoro, non solo prima dell’inserimento nell’attività professionale.
Le scuole, quindi, devono farsi promotrici di iniziative rivolte non solo ai ragazzi, ma anche ai lavoratori che intendano continuare la loro formazione per un miglioramento delle condizioni di lavoro.
Si devono incentivare i progetti di formazione informatica, linguistica, specialistica, riutilizzando le strutture già disponibili in orari di inutilizzo e realizzando nuovi strumenti, tenendo in seria considerazione anche la formazione a distanza.

La scuola nell’era dell’informazione

I nuovi strumenti disponibili per la veicolazione delle informazioni promettono agli istituti scolastici potenzialità finora rimaste inespresse. Attraverso un miglioramento della connettività verso la rete internet, un adeguamento dei laboratori alle nuove esigenze, una connessione tra istituti diversi, la fruizione di nuovi spazi comuni, sarà possibile fornire sempre più servizi a vantaggio dei cittadini, favorendo allo stesso tempo l’utilizzo delle professionalità interne alle scuole ed incentivando gli stessi docenti che dimostrino buone capacità progettuali.

Università

Promozione dei progetti universitari all’interno degli spazi del Comune

L’Università all’interno della città deve essere non una scatola chiusa, ma un luogo dove sviluppare cultura e far progredire insieme Città ed Ateneo. Gli spazi universitari devono rimanere aperti alle iniziative degli studenti, ed essere anche vetrina dell’Università verso la Città. Le sedi decentrate del nostro Ateneo sono purtroppo molto legate agli orari di lezione, mentre con adeguato personale potrebbero rimanere aperte anche come luogo di scambio culturale per i giovani iscritti, per iniziative legate ai corsi di studio ed agli ambienti di ricerca sviluppati all’interno delle nostre sedi. In questo dobbiamo avvicinarci al modo di utilizzare gli spazi culturali universitari di Bologna, ed allontanarci dal modello scolastico al quale le riforme stanno invece portandoci.

Incentivi allo sviluppo dell’Università all’interno delle sedi di Forlì e Cesena

Si deve cercare il massimo sviluppo possibile delle sedi universitarie all’interno del Comune di Forlì e quello di Cesena, dove con sviluppo non si intende un numero di iscritti che sia in continua crescita, ma un processo che porti a valorizzare agli occhi della comunità internazionale i corsi di laurea locali. Si deve quindi puntare a cercare di migliorare il sistema universitario dell’Ateneo di Bologna nella Provincia, partecipando attivamente come amministrazione nella gestione degli spazi concessi all’Università, cercando di migliorare la vita degli studenti, dei ricercatori, e cercando di attrarre ed insediare al contempo i migliori professori che il nostro Ateneo produce, fornendo una valida alternativa alla mobilità verso altre sedi ritenute più prestigiose.

Dialogo con le Associazioni Studentesche

Per tutta una serie di motivi da parte dei partiti locali non è mai stata posta la necessaria attenzione al dialogo tra amministratori locali ed associazioni di studenti universitari. Tramite appositi canali, invece, si dovrà migliorare questo rapporto, che non potrà che migliorare la vivibilità della provincia per gli studenti ed al contempo incentivare una crescita culturale e sociale che parta dalle sedi universitarie e giunga a beneficio di tutti i cittadini.

Spazi per attività culturali e sociali

Maggiore spazio dedicato alle associazioni culturali

La nostra provincia è una delle zone con il più elevato tasso di associazionismo d’Italia, ed anche per questo è spesso indicata come una delle zone più vivibili d’Italia. Questo dato incoraggiante non deve però demotivare l’incentivazione dell’aggregazione sociale e culturale nei nostri Comuni, ma essere un ulteriore motivo per promuovere iniziative ed aperture di nuovi spazi per l’associazionismo e l’aggregazione dei cittadini. L’aggregazione e lo scambio culturale devono essere presi in seria considerazione come valori di vivibilità di una città, per lo sviluppo ulteriore della cultura del vivere insieme con profitto e dedizione verso i propri scopi all’interno della società.

Promozione iniziative di aggregazione sociale dirette ai giovani

Il Comune e la provincia devono cercare di promuovere le iniziative che tendano ad attrarre i giovani nel tempo libero, attraverso la creazione ed il mantenimento di attività che permettano di disincentivare il movimento verso altre sedi. Favorire l’associazionismo e l’aggregazione è una parte importante di questo processo.

Associazioni

Dialogo con le associazioni

Le associazioni culturali e di volontariato sono uno strumento importante per la crescita qualitativa della vita cittadina e coprono quasi tutti gli ambiti di impegno sociale che si possano trovare a livello locale ed internazionale.
Spesso il dialogo con le associazioni viene delegato ad uffici per le politiche giovanili o Uffici di Relazione con il Pubblico comunali. Io credo che sia importante mantenere un contatto sempre attivo con queste realtà, perché tramite il loro impegno attivo finalizzato al miglioramento della nostra società spesso hanno la possibilità di vedere i problemi da punti di vista obiettivi e proporre soluzioni che i partiti e le amministrazioni locali ignorano.
I gruppi associativi, quindi, devono poter avere adeguati strumenti di comunicazione con le amministrazioni ed i consiglieri, per una collaborazione attiva e di profitto per la nostra città.

Informatica all’interno della pubblica amministrazione

Formati aperti e software libero nelle PA

Credo sia necessario portare avanti un progetto comune che renda migliore il rapporto dei cittadini con gli strumenti informatici messi a disposizione dalle pubbliche amministrazioni, ed al contempo migliorare la produttività dei sistemi di gestione interna, diminuendo la spesa pubblica per questi capitoli del bilancio.
Per questo motivo sono promotore di un appello ai candidati delle elezioni amministrative che riguarda l’uso dell’informatica all’interno delle pubbliche amministrazioni, che condivido in tutti i suoi punti e mi impegno a sostenere con tutti gli strumenti che mi saranno forniti.
A questo punto del programma quindi si deve aggiungere il contenuto di questa proposta:
https://alessandroronchi.net/2004/proposta-di-programma-per-i-candidati-alle-elezioni-amministrative/

Per quanto riguarda Forlì e Provincia, il mio obbiettivo sarà quello di presentare una mozione simile a quelle approvate a Firenze o Siena:
http://softwarelibero.it/portale/legislazione/mozione_comune_siena.shtml
tenendo conto anche delle proposte di legge regionali sul pluralismo informatico presentate dai Verdi:
https://alessandroronchi.net/2004/norme-pluralismo-informatico-adozione-software-libero-pubblica-amministrazione/

Agricoltura. La FIAO, Bio Bank, Coop Italia e Esselunga smentiscono i dati sul calo dei consumi di biologico

La Federazione Italiana per l’Agricoltura Organica, che associa alcune fra le principali realtà del biologico nazionale e la maggior parte degli organismi di certificazione autorizzati dal Mipaf, Bio Bank, Coop Italia e Esselunga, con riferimento alle notizie diffuse dalle agenzie di stampa nei giorni scorsi riguardo alla situazione del biologico in Italia manifestano la loro preoccupazione per un’informazione incompleta e scorretta sulla realtà del settore. 1) I sequestri in Sicilia: notizia del 27 dicembre 2002 Fiao e Bio Bank rilevano come le notizie battute da alcune agenzie sugli scandali che hanno coinvolto aziende siciliane produttrici di ortaggi risalgono in realtà a dicembre del 2002. La loro diffusione a quasi un anno di distanza, a pochi giorni dall’apertura del principale appuntamento fieristico delle produzioni biologiche a livello nazionale, appare quantomeno sospetta ed ha lo scopo evidente di danneggiare l’immagine di un
settore comunque in crescita. 2) I dati su aziende e superfici al 31.12.02: calano le aziende al sud e crescono nel centro nord, crescono ovunque trasformazione e distribuzione. I dati sulla situazione del settore in Italia a dicembre del 2002 elaborati da Coldiretti sono, secondo Fiao e Bio Bank , incompleti. Se è vero che le aziende agricole sono diminuite rispetto al 2001 a livello nazionale, il calo è limitato a Regioni come la Sicilia, la Sardegna e la Calabria, dove l’enorme sviluppo avutosi in questi anni non si è accompagnato a una crescita adeguata dell’organizzazione locale della produzione e della distribuzione. Il biologico aumenta invece in maniera significativa nell’italia del Nord e del Centro: per le aziende + 11% al Nord e + 27% al Centro e per le superfici invariate al Nord e + 18% al Centro. Ovunque crescono le industrie di trasformazione (+ 13%) e la distribuzione. Fiao e Bio Bank sottolineano come l’Italia rimanga il principale produttore in Europa di biologico e che i prodotti presenti nelle catene della distribuzione organizzata nazionale continuano ad essere per la maggior parte di provenienza italiana, mentre l’aumento delle importazioni è dovuto proprio alla crescita continua della domanda di prodotto. 3) I consumi: pubblicati i vecchi dati di Ismea del 2002. La rettifica di Ismea assegna un + 20,7% di crescita alla spesa delle famiglie per il bio Per quanto riguarda i consumi è sufficiente dire che l’ismea con un proprio comunicato stampa di giugno 2003 ha rettificato e aggiornato i vecchi dati riportati da Coldiretti, titolando il proprio comunicato: “Cresce del 20,7% la spesa 2002 delle famiglie italiane per il consumo domestico di prodotti biologici confezionati”. Sempre ISMEA rileva un aumento su base annua dei volumi di prodotto acquistato di gran lunga maggiori, che a fronte di un aumento delle spesa delle famiglie più contenuto significano prezzi di vendita in calo, a dimostrazione dell’effetto positivo derivante dall’aumento dei volumi di mercato e dalla presenza della distribuzione organizzata. I
numeri riportati da ISMEA sono oltretutto confermati dall’andamento delle vendite di prodotti biologici nel primo semestre del 2003 nelle due principali catene della gdo italiana (Coop e Esselunga), che registrano un dato medio di aumento delle vendite di oltre il 23% che per alcune referenze, il cui numero complessivo sugli scaffali è oltretutto in continua crescita, supera anche il 40%. Il biologico, concludono Fiao e Bio Bank, si conferma quindi come uno dei settori più vitali dell’intero comparto agroalimentare nazionale, l’unico dotato di un sistema di controllo puntuale che vede una importante e costante sinergia fra organismi autorizzati e autorità pubbliche, tale da garantire sempre i consumatori che acquistano prodotti confezionati e regolarmente etichettati.

La carica delle biocittà

Nasce al Sana di Bologna l’Associazione delle città del bio. Fra le prime ad aderire: Roma, Napoli, Ancona e Siracua

Ci sono le città del vino, dell’olio e adesso anche del biologico. In occasione di Sana, la fiera del bio che apre oggi a Bologna, l’Aiab (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) presenta l’Associazione delle città del bio, quelle maggiormente impegnate in progetti come la ristorazione biologica, l’informazione e l’orientamento dei cittadini verso un consumo etico e consapevole, la promozione di uno sviluppo ecosostenibile, l’impiego di tecniche e di prodotti ecocompatibili.

Prime adesioni: Roma, Napoli, Ancona, Siracusa, Grugliasco (To), Borgaro Torinese, Alessandria, Varese Ligure (Sp), S. Casciano Val di Pesa (Fi), Marsicovetere (Pz). Fra degustazioni, laboratori didattici e sfilate di moda ‘tutta canapa’, il biologico alimenta anche qualche polemica.

La Coldiretti aveva parlato di un settore biologico che per la prima volta nel 2002 ha perso colpi, con la riduzione di produttori e superfici. Replica la Cia: il biologico nel nostro Paese non è in crisi, anzi continua a mostrare evidenti segni di consolidamento. La Confederazione italiana agricoltori guidata da Massimo Pacetti parla di settore in buona salute: “Nei primi otto mesi del 2003 è aumentato il numero delle aziende e degli ettari coltivati nel Centro e Nord Italia e sono in crescita sia i consumi delle famiglie che l’industria di trasformazione e la distribuzione”.
Resta il fatto che, anche secondo dati ministeriali, il numero dei produttori e gli ettari coltivati l’anno scorso sono calati. E Aiab conferma il trend anche in Emilia Romagna dove nel 2002 si sono perse circa 180 aziende bio (-3,5%), “soprattutto per la mancanza di finanziamenti regionali adeguati e di sostegno ai costi di certificazione, sopportati per intero dalle aziende”.

Cia e Anabio ammettono la contrazione, che però sarebbe dovuta sostanzialmente al fatto che sono uscite dal “sistema di controllo e certificazione” quelle imprese che non sono riuscite a trovare, per collocazione marginale o per scarsità di produzione, un loro mercato.
Tra l’altro, queste aziende, insiste la Cia, pur uscendo dal sistema nel 90 per cento dei casi continuano a praticare l’agricoltura biologica. E questo perché il sistema di controllo è oneroso e totalmente a carico dell’impresa. Anche Consortium (Consorzio biologico di Pavia al quale aderiscono 60 imprese del settore) contesta l’immagine di un settore che arretra: “Anzi, gli italiani – preoccupati per gli Ogm e la sicurezza alimentare, stanno acquistando sempre più prodotti biologici”. Quanto al calo delle aziende – sostiene Consortium – sarebbe limitato a Sicilia, Sardegna, Calabria e Puglia. “Nella altre regioni si registra un sostanziale saldo positivo sia per le aziende di trasformazione che per quelle agricole e zootecniche”.

Diritti cyber, dopo l’EUCD incombe l’IPED

Vi siete fatti delle belle vacanze? Pare che Settembre riserverà per voi tutte le sorprese che volevate non aspettarvi….

Dal sito dell’associazione Software libero:

L’11 settembre 2003 la commissione JURI del Parlamento europeo discute la Direttiva Intellectual Property Enforcement Directive, che richiede forme di criminalizzazione della cosiddetta violazione della proprietà intellettuale.

Appoggiamo la campagna di CODE, Coalition for an Open Digital Environment, tesa a far conoscere i rischi di questa nuova proposta di direttiva nonché a chiedere ai parlamentari europei la non approvazione.

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COMUNICATO STAMPA

Un nuovo acronimo contro i diritti digitali: dopo l’EUCD arriva l’IPED

L’Associazione Software Libero chiede il rifiuto della Direttiva per il Rafforzamento della Proprietà Intellettuale

Un altro rischio incombe sull’Europa: dopo l’EUCD arriva l’Intellectual Property Enforcement Directive (link), una nuova direttiva nel cui testo sono presenti concetti e precetti pericolosi non solo per il software
libero.

Il prossimo 11 settembre la commissione JURI del Parlamento Europeo discuterà una Direttiva (Intellectual Property Enforcement Directive)
che richiede forme di criminalizzazione della cosiddetta violazione della proprietà intellettuale.

Col termine “proprietà intellettuale” si comprendono discipline giuridiche molto diverse fra loro, come il copyright, i brevetti, i marchi, i nomi a dominio Internet, le quali comportano problemi e richiedono tutele nient’affatto uniformi. L’effetto di uniformare queste discipline, addirittura dal punto di vista penale, è di ridurre drasticamente le libertà civili dei cittadini europei, rendendo oltretutto legalmente rischiose le attività legate all’innovazione e alla competizione tecnologica.

In questi giorni una coalizione internazionale di associazioni e gruppi hanno avviato una campagna (CODE, Coalition for an Open Digital Environment) tesa a far conoscere i rischi di questa nuova proposta di direttiva nonché a chiedere ai parlamentari europei la non approvazione.

Sul sito della campagna http://www.ipjustice.org/code.shtml è possibile leggere la lettera spedita da questa coalizione ai parlamentari che fanno parte della commissione chiamata l’11 settembre prossimo a discutere ed eventualmente approvare questa direttiva.

L’Associazione Software Libero condivide tutte le preoccupazioni espresse dalla coalizione e rimarca come ancora una volta con questa direttiva, come con la precedente EUCD, si danneggiano i cittadini.

Anziché limitarsi a colpire chi trae illegalmente profitto dalle violazioni del diritto d’autore, si colpiscono gli utenti, declassandoli dal ruolo di cittadini a quello di clienti privi di diritti, condannandoli ad una fruizione arbitrariamente limitata delle opere e minacciando la loro riservatezza. Come se non bastasse, la direttiva minaccia lo sviluppo della concorrenza e dell’innovazione nel mercato dell’informazione digitale.

—–BEGIN PGP SIGNATURE—–
Version: GnuPG v1.2.2 (GNU/Linux)
Comment: Processed by Mailcrypt 3.5.8

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