Month: Gennaio 2005

Brevetti Software ed Agricoltura

Just Say No To Software PatentsLunedì ci sarà un nuovo tentativo del Consiglio dei Ministri Europei di far passare la direttiva Europea sui brevetti software passando per il Consiglio Pesca e Agricoltura.

Se ricordate avevano già provato la stessa cosa verso il Natale del 2004, tentativo bloccato in extremis dalla Polonia. Dopo questa vicenda era nato anche un sito web con una petizione che ringraziava la Polonia per il suo operato in Consiglio.

E’ assolutamente significativo che si tenti di far passare una direttiva che riguarda i brevetti software tramite un forum che non ha nulla a che vedere con questo tema, segno che le pressioni sono tante e che con le procedure standard l’iter sarebbe più lungo o più difficile. Per fortuna continua una grossa mobilitazione popolare in rete, poco supportata dagli altri media, che continua a premere sui ministri per chiedere che questa direttiva non si faccia.

Contro lo spam dei blog

Qualche passo contro lo spam nei commenti dei blog è stato compiuto. Mentre google e gli altri motori di ricerca discutono se seguire o meno gli url dei commenti con i loro spider, ed eventualmente dare la possibilità di inserire un attributo agli url che dica loro di ignorare il link (per evitare che i siti degli spammer avanzino nelle gerarchie dei motori di ricerca), alcuni ripropongono la malsana idea di escludere i blog dai motori classici e crearne di propri. L’idea di avere un motore di ricerca che guardi solo all’interno dei blog mi trova sostanzialmente indifferente, perché non credo che sia giusto dividere i risultati di una ricerca in base al sistema di pubblicazione, invece che per il contenuto.
Qualcosa, contro lo spam, bisogna fare. Ma le soluzioni migliori devono venire dai software che permettono di gestire i blog e dagli stessi utenti, piuttosto che dai motori di ricerca.

Personalmente ho risolto il problema tramite due plugin di WordPress: spaminator e spam words. Le soluzioni, ovviamente, potrebbero essere diverse e molteplici. Io ho scelto quella che non mi obbliga a gestire la moderazione dei commenti, ma che in base a delle regole mi cancella quello che non voglio che sia pubblicato, mandandomi comunque un’email dell’avvenuta cancellazione. Non provate a scrivere di poker online o di cialis nei commenti, quindi, perché in questo blog sono parole tabù. Un giorno, forse, potremo permetterci di reintrodurle nel nostro vocabolario.

Babelteka: Biblioteca Pubblica Distribuita

Babelteka

Cos’è Babelteka ?

Distributed Library Project è un progetto freesoftware che nasce in California nella seconda metà del 2003 allo scopo di favorire il prestito di opere (libri, musica, video) tra persone che hanno interessi comuni.
BabelTeka è un’implementazione di DLP rivolta principalmente allo scambio di opere in lingua italiana.

I dati del progetto iniziano ad essere interessanti:
Utenti: 788
Libri: 3748
Video: 378
Musica: 913

C’è bisogno del tuo aiuto per raggiungere la massa critica di utenti: per questo motivo ti chiedo di fare pubblicità al progetto e di iscriverti, aggiungendo la lista dei tuoi libri, cd e video.

Mamma… Dicono che sono malato

FORLI’ (MERCOLEDI’ 26 GENNAIO)

Ore 19.00 – Machamba Café, C.so della Repubblica, 125 Buffet Vegan
Ore 21.00 – Circolo Valverde Via Valverde, 15

Conferenza pubblica su:

* Psichiatria, bambini e controllo sociale
* L’ADHD e la scuola
* L'(ab)uso di psicofarmaci nella medicina ufficiale

Interverranno:
* Dott. Roberto Cestari (Medico e presidente del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani)
* Dott.sa Maria Rosaria D’Oronzo (Psicologa che da anni si occupa di questioni psichiatriche con particolare impegno a favore dei diritti dell’uomo)
* Alessandro Scanu (Operatore Sociale da anni impegnato nel Collettivo AntiPsichiatrico di Cagliari)

Scarica la locandina

La Pena di Morte Americana è come la cura Di Bella

LA PENA DI MORTE AMERICANA E’ COME LA CURA DI BELLA:
non serve a nulla, non produce nulla, costa moltissimo, ma è utile in politica.

In questi trent’anni di esperimento americano ci sono state quasi 1.000 esecuzioni. Per ottenerle si sono tenuti migliaia di processi che hanno prodotto 7.000 condanne a morte, che a loro volta hanno causato decine di migliaia di appelli statali e federali e decine di migliaia di pronunciamenti di corti superiori. Questi hanno prodotto centinaia di sentenze delle Corti Supreme statali e almeno 200 sentenze della Corte Suprema federale. Queste sentenze sono state accompagnate da dozzine di dissenting e cuncurring opinions e commentate da centinaia di articoli e saggi, mentre migliaia di giuristi hanno perso il sonno per cercare di entrare negli arcani meandri del loro esoterico linguaggio.
In questi trent’anni ci sono stati milioni di udienze preliminari, di mozioni pre-tial, di testimonianze, di analisi di laboratorio e di arringhe, mentre centinaia di migliaia di giudici, giurati, impiegati, testimoni, poliziotti, esperti, medici, psichiatri, avvocati e procuratori vi hanno speso miliardi di ore di lavoro. Sono stati scritti infiniti articoli di giornale e innumerevoli saggi di riviste giuridiche e sono stati pubblicati centinaia di libri e rapporti. Ci sono state dozzine di commissioni e di studi scientifici e si sono tenuti innumerevoli dibattiti, conferenze, seminari e congressi, in cui due generazioni di abolizionisti hanno fatto i capelli bianchi.

Il costo economico di tutto questo immenso casino è enorme, mostruoso, incalcolabile. In Florida ogni cottura sulla sedia elettrica, alla fiamma o al sangue, è costata 24 milioni di dollari. Per fare 10 esecuzioni la California ha speso, dal 1982, 90 milioni di dollari l’anno. Ognuna delle 1.000 esecuzioni è costata al contribuente americano molti milioni di dollari. (vedi il mio “il costo della pena di morte”)

Questa immane catastrofe non ha prodotto alcun risultato (a parte i 1.000 disgraziati uccisi a sangue freddo). Gli stati con la pena di morte non sono più sicuri di quelli senza. Anzi! Di norma succede il contrario e chi ha abolito la pena capitale ha un tasso di omicidio più basso di chi non l’ha fatto.

Se gli Stati Uniti fossero il paese pragmatico di cui si favoleggia avrebbero abolito la pena di morte da molto tempo. Sono invece preda di un’ideologia machista da quattro soldi e questo spiega, con la ferocia e la stupidità della classe media bianca, l’ostinazione con cui si spendono cifre da fantascienza per alcuni sacrifici umani.

Il guaio è che la pena capitale offre una risposta semplice a problemi complicati. Generazioni di politicanti, non solo americani, si sono abituati a usarla come rimedio per tutti i mali: tanto non sono mica i ricchi a essere impiccati. Non per nulla pena capitale significa che chi non ha il capitale si becca la pena. In definitiva la pena di morte è uno strumento con cui sa fa politica e con cui si ottengono cariche politiche.

Non è certamente per combinazione che il ritorno in grande stile del patibolo sia avvenuto in coincidenza con l’affermarsi delle primarie. Questo tanto decantato sistema ha, fra i molti difetti, quello di consentire a qualche “ragazzo meraviglia” di farsi eleggere presentandosi con una piattaforma elettorale semplice ma comprensibile persino agli elettori americani: – impicchiamo i negri -.
Negli anni settanta uomini politici senza scrupoli, capitanati dal presidente Nixon e dall’allora governatore Regan, non si fecero problemi nel trasformare in legislazione le pulsioni animalesche dell’elettore medio. Altri hanno mandato a morte una quantità di persone al solo scopo di mostrarsi “duri col crimine” e farsi eleggere. (vedi il mio “La pena di morte come prodotto finale del sistema politico elettorale americano”)

Ora è il governatore del Massachusetts a rinverdire la tradizione. Costui, incurante della storia e del ridicolo, ha costituito una commissione che gli avrebbe preparato una pena di morte “a prova d’errore”. Ignaro dei veri problemi della pena capitale pensa che il test del DNA sia il nuovo “proiettile d’argento” nelle mani dei procuratori e riduce tutto ad una questione di innocenza o colpevolezza.

Quest’anno però, comunque vadano le cose in Massachusetts, sarà la Virginia ad essere il campo di battaglia della pena di morte. Nel Commonwealth, secondo solo al Texas per numero di esecuzioni, il candidato repubblicano alla carica di governatore sarà l’attuale Procuratore di Stato Jerry Kilgore: un fanatico sostenitore della forca, mentre il candidato democratico sarà l’avvocato Timothy Kaine. Costui, difensore d’ufficio di due giustiziati, è il primo in trent’anni a dichiararsi apertamente contro la pena capitale. Lo scontro sarà epico, ma non perché il democratico possa essere un pericolo per la pena di morte più efficiente d’America: il problema viene da ben più lontano.

Sono ormai più di dieci anni che il Washington Post e Time magazine cercano inutilmente di avere il permesso di effettuare il test del DNA su alcuni reperti riguardanti il caso di Roger Keith Coleman. Coleman, che si proclamò innocente fino all’ultimo, venne mandato al patibolo grazie a prove risibili e il suo caso non ebbe appello, perché il suo avvocato presentò la richiesta in ritardo.
Il povero Coleman è stato ucciso nel 1992, ma il test non avrà un valore puramente accademico, perché un eventuale risultato negativo dimostrerebbe, per la prima volta in più di un secolo, che un innocente è stato ucciso, e questo, anche se l’opinione pubblica lo dà per scontato, avrebbe un impatto devastante sul sistema giudiziario americano. Questo spiega perché il Commonwealth of Virginia si oppone con tanta determinazione all’esecuzione del test.


Dott. Claudio Giusti

COMITATO “3 LUGLIO 1849”
Per i diritti umani, contro la pena di morte
Membro fondatore della World Coalition Against Death Penalty

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