software libero

Supporta GNU/Linux

F2s2.org - Support GNU/LinuxGnu/Linux, il sistema operativo libero più diffuso al mondo, in troppi casi viene ignorato dalle aziende produttrici di hardware, le cui politiche produttive non prevedono in alcun modo lo sviluppo di drivers compatibili per i loro prodotti.

Questo stato di cose generalizzato è gravemente lesivo per la libertà di qualsiasi utente Gnu/Linux, poiché in questo modo non è possibile arricchire il proprio PC con le periferiche in circolazione sul mercato, compromettendo così l’usabilità di questo innovativo sistema operativo.

Esausto di questa condizione e fiero di aiutare GNU/Linux ad affermare la propria esistenza e a richiedere un trattamento degno della comunità che lo sviluppa, un gruppo di utenti e appassionati si è riunito per dare vita a una petizione con le seguenti finalità:

– richiedere il rilascio dei sorgenti dei driver : in questo modo sarà la comunità stessa a rendersi partecipe dello sviluppo e del porting dei driver per Gnu/Linux, incrementandone l’affidabilità e soprattutto rendendoli software liberi;
– richiedere un adeguato livello di assistenza (help desk e documentazione adeguata);

Vi chiediamo di firmare questa petizione se, come noi, credete che gli utenti GNU/Linux non debbano faticare per ottenere i benefici normalmente garantiti agli utilizzatori dei sistemi operativi non liberi.

Firma la petizione sul Supporto Hardware per Linux

Diffondi questa iniziativa!

Standard Aperti ed impegno contro i brevetti software nella Finanziaria

Ora standard aperti e impegno in Europa contro il rientro dalla finestra della brevettabilità del software e per l'”Internet Bill of Rights”.

FINANZIARIA: SOSTEGNO ALL’OPEN SOURCE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Nella legge Finanziaria una norma che dà priorità al finanziamento di progetti che utilizzano e sviluppano applicazioni software a codice aperto.

Il Sottosegretario all’Innovazione Beatrice Magnolfi: “sosteniamo la crescita di un’industria italiana del software, un arcipelago di piccole imprese gestite da giovani, che infondono al mercato innovazione e creatività”.

Roma, 19 dicembre 2006
– “Vogliamo dare una svolta decisiva alla diffusione e all’utilizzo del software Open Source nella Pubblica Amministrazione, oggi quanto mai indispensabile per abbattere i costi della burocrazia e consentire agli enti pubblici di dialogare tra loro in maniera più efficiente, utilizzando formati standard e aperti”.

Così il Sottosegretario all’Innovazione Beatrice Magnolfi ha illustrato la norma della legge Finanziaria (art. 1, c. 894-897) che – nella valutazione dei progetti da finanziare con i 30 milioni di euro previsti a sostegno della Società dell’Informazione – assegna priorità a quelli che utilizzano e sviluppano applicazioni software a codice aperto.

La stessa norma della legge Finanziaria, ha spiegato Beatrice Magnolfi, “dispone anche la realizzazione di un ‘ambiente di sviluppo cooperativo su web’, dove le amministrazioni pubbliche possano condividere i codici sorgente, gli eseguibili e la documentazione dei software sviluppati. Il nuovo ambiente web consentirebbe inoltre di dare vita a comunità di amministrazioni utilizzatrici dei diversi software, per renderle protagoniste dei successivi sviluppi delle soluzioni, su base collaborativa”.

Secondo il Sottosegretario all’Innovazione “è un’assoluta novità per un ambiente che si configura come un vero e proprio ‘marketplace delle soluzioni informatiche della PA’, capace di favorire e rendere produttivo l’incontro tra la domanda pubblica e l’offerta delle sempre più numerose imprese italiane specializzate nello sviluppo di piattaforme a codice aperto”.

“Il fine è quello di sostenere la crescita di un’industria del software italiana in grado di competere con le grandi multinazionali, ma alimentando al contempo lo sviluppo locale nei territori” ha aggiunto Magnolfi. “Si tratta di un settore in espansione formato da un arcipelago di piccole imprese, quasi sempre gestite da giovani, e capace di infondere al mercato un forte contenuto di innovazione e creatività”.

Cosa non è software libero

Valerio Mariani, del quotidiano “LA STAMPA”, scrive alcune considerazioni, tutte sbagliate, su Skype ed il Software libero.

Conclude dicendo:

“Sia nel caso di Skype che nel caso del software open source, è importante distinguere l’ambito di applicazione. Non sognatevi di avere nella vostra azienda gli stessi benefici che avete con Skype a casa e non illudetevi che installare software open source nella vostra azienda sia completamente gratuito.”

Non è così.

Se non sai installare un software libero puoi pagare qualcuno che lo faccia per te, sia a casa sia in azienda (non fa alcuna differenza).

Skype non c’entra nulla, non è un software libero ed alcuni servizi si pagano (skypeout) mentre altri sono per il momento gratis (chiamata tra due skype). Se Skype fosse un software libero si avrebbe la certezza che questa opzione rimarrebbe sempre libera, perché chiunque la potrebbe fornire gratuitamente (cosa, per altro, non obbligatoria).

Il problema nelle aziende è la responsabilità: chi si prende la responsabilità di installare un software libero e di prendersi le colpe di eventuali malfunzionamenti? Se lo fa una azienda esterna, questa responsabilità ricade su di essa, mentre se lo fa il personale interno no.

Tutto qui.
Niente e nessuno vieta ad un dipendente di installare mille o centomila copie di open office, in NESSUN contesto.

Per ultima una considerazione: era necessaria la pubblicità ad una azienda anche in questo caso? Non aggiunge nulla all’articolo e fa ricadere su un esterno le responsabilità di eventuali errori di interpretazione sulla licenza GPL e sul software libero.

Capisco che il tema sia difficile, ma chiedere un parere in più a chi fa questo di mestiere o per passione non costa nulla. Io, nel mio piccolo, sono disponibile per chiarire eventuali dubbi sul funzionamento del software libero, che potrebbe essere d’insegnamento per molti altri settori della conoscenza umana e del lavoro.

Wikipedia ed i misteriosi 100MLN di dollari

Leggendo un articolo in rete che chiede al padre di Wikipedia di riconsiderare l’offerta di 100 milioni di dollari per uno spazio pubblicitario sulla famosa enciclopedia libera, ho iniziato a riflettere sulla opportunità o meno che questo avvenisse, ed i vantaggi che potrebbero derivarne.

Io credo che i banner su wikipedia potrebbero essere utili, a patto:
– che non modifichino in nessun modo i contenuti
– che ci sia un’asta pubblica per lo spazio, trasparente
– che i soldi vadano allo sviluppo di software libero oppure allo sviluppo di contenuti liberi finora non ottenuto con wikipedia (ad esempio libri di testo liberi)
– che mai wikipedia sia venduta ad una azienda
– che sia possibile scaricare tutto il database di wikipedia per assicurarsi che mai venga perso il prezioso materiale –> E’ già possibile, attraverso la pagina
http://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Database_download

Poi mi sono ricordato di un altro articolo letto qualche tempo fa, dove
Tra l’altro mi ero dimenticato di un articolo che avevo letto poco tempo fa, dove Jimmy Wales chiedeva alla comunità di Wikipedia cosa avrebbero voluto fare con 100 MLN di dollari, investendoli su materiale coperto da Copyright che verrebbe in questo modo liberato.

Capite che le due notizie hanno molto più senso se collegate tra loro, e questo segnale potrebbe delineare quantomeno la volontà di parlarne. Certamente potrebbe essere un passaggio fondamentale per lo sviluppo libero della cultura, nel bene o nel male. Io credo che sia una opportunità, piuttosto che un pericolo, sempre che vengano rispettate le regole che ho appena citato.

Riferimenti:
1) Un banner su wikipedia potrebbe valere 100 mln di dollari
2) Quali diritti di opere coperte da copyright da liberare comprereste con 100 mln di dollari?

Voi cosa ne pensate?

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