Diritti

Le continue pressioni del Vaticano

Un sondaggio su “La Stampa” chiede ai lettori con un sondaggio cosa ne pensano dei continui interventi del Vaticano sulle unioni di fatto. In questo momento il 62% dei lettori pensa che sia una ingerenza, non un diritto o un dovere della Santa Sede.

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. (Art. 7 della nostra Costituzione).

A mio modo di vedere non è strano che la Chiesa intervenga pubblicamente su questi temi. Molto più preoccupante è lo spazio quotidiano che queste prese di posizione continue ed immobili ottengono sui media. Se più del 60% delle persone ritiene eccessivo questo spazio, si deve prenderne atto e procedere, come è stato fatto in altre occasioni di forti contrasti tra le necessità di una società che stava cambiando e le posizioni della Chiesa, che non possono per ragioni strutturali mutare altrettanto velocemente. Oggi quelle decisioni sono parte della nostra società e ci paiono elementi irrinunciabili di uno Stato Moderno, domani sarà così per le unioni di fatto.

Provate a proporre di vietare il divorzio, nei programmi elettorali.

Non mi spiego, inoltre, perché nessuno parli di estremismo (i.e. “atteggiamento ideologico intransigente a favore di un programma politico radicale”, De mauro Paravia). In fondo mi pare che la definizione calzi a pennello.

Oppure sono ideologie estreme solamente quelle più scomode per l’economia dei grandi?

Libera Chiesa in Libero Stato – Gli estremisti di centro

Oggi il Cardinal Ruini ha detto che verrà diramata una nota meditata, ufficiale e soprattutto impegnativa per tutti coloro che “accolgono il Magistero della Chiesa”, riguardante la legge sui Diritti dei conviventi (Di.Co., ex PACS).
Tutto questo non ha precedenti storici, neppure guardando indietro fino alle leggi sull’aborto ed il divorzio.

Gli estremisti di centro della coalizione ora si trovano nella difficoltà di dover scegliere se rispettare il volere delle gerarchie ecclesiastiche e votare contro una legge che ci avvicina al resto del mondo occidentale, oppure dimostrare che veramente politica e fede sono su due piani diversi, incrociati certamente sui valori, ma non ciecamente sovrapposti.

Intanto l’Istat dice che i matrimoni sono in calo, dimezzati negli ultimi trent’anni, ed i bambini nati fuori dal matrimonio sono il doppio rispetto a 10 anni fa.

La società sta già cambiando, soprattutto a causa della mutazione del rapporto delle persone con il lavoro ed all’evoluzione avvenuta sul fronte della parità di diritti tra i sessi.

Possiamo accompagnare e regolamentare con calma e progressività questi cambiamenti, magari incentivando veramente chi decide di assumersi la responsabilità di creare un nucleo familiare, oppure opporci radicalmente senza fare il necessario dall’altra parte per ostacolarne la tendenza.
Così come viene ancora fatto nei confronti dei contraccettivi, argomento sul quale per fortuna ben pochi, anche tra i Cattolici, sono attenti osservanti.

Perché non discutere sui dettagli dei diritti e dei doveri da estendere, invece di opporsi ciecamente alla sola idea di garantire diritti anche a chi decide di non sposarsi?

Chi è radicale ed estremista?

Diritti e responsabilità – cosa sono i PACS

Dal dibattito di questi giorni sui PACS e sulle coppie di fatto si capisce che tutta la discussione è fuori fuoco. Invece di parlare di quali diritti e quali responsabilità dare a chi decide di sottoscrivere un impegno di questo tipo, diverso dal matrimonio ma non per forza in concorrenza, si paventano sradicamento della società, disastri sociali e chissà quali pestilenze.

Io credo che sia giusto che ognuno esprima la sua posizione in merito, partendo da un dato di fatto:
tutti i rapporti tra persone coinvolgono diritti e doveri.

Se una persona condivide un rapporto speciale con un’altra, a mio parere è giusto che possa assisterla in ospedale, in carcere, che possa ereditare il contratto di affitto dell’appartamento dove magari vive già da tempo, che possa ottenere alcuni diritti che equilibrino le sue responsabilità, che ci sono comunque. Per la società sono meglio due persone che si aiutano nel bisogno, piuttosto di due singoli che vivono in solitudine e che per ogni cosa hanno bisogno dell’intervento assistenziale dello Stato. Per questo andrebbe incentivata l’unione e la convivenza delle persone, per facilitare l’aiuto reciproco che una volta esisteva nelle famiglie più numerose ed intergenerazionali.

Chi vorrà costruirsi una famiglia attraverso il matrimonio non perderà nessun diritto, non sarà in concorrenza con chi sottoscrive un accordo di questo tipo, comunque lo si voglia chiamare. Più probabilmente, se si procederà ragionando e non con prese di posizioni pregiudiziali, il matrimonio sarà la naturale evoluzione dei PACS nella maggior parte dei casi.

Chi oggi è contrario ai PACS non crede ingiusto estendere questi diritti, ma ha paura del cambiamento graduale dell’opinione pubblica su diversi temi che oggi sono tabù. L’omosessualità, la convivenza, l’abitudine di vivere insieme a più di una persona per aiutarsi nel vivere quotidiano che diventa più difficile.

Chi oggi è contrario a tutto questo è a mio parere contrario ad una evoluzione culturale, come lo era anni fa al divorzio e lo è ancora all’uso del preservativo.

Ordine del giorno dei Verdi sulle unioni civili

La Camera ha approvato un ordine del Giorno dei Verdi sulle Unioni civili, che riporto integralmente:

La Camera,
premesso che:
– nel nostro Paese, secondo dati ISTAT più di 500 mila cittadini si trovano in una situazione di convivenza dichiarata, a cui vanno aggiunte oltre un milione di persone che si trovano in una situazione analoga, anche se non ufficialmente;
– la maggior parte dei paesi europei ha già elaborato delle norme per la regolamentazione delle unioni civili, nell’ottica di fornire le adeguate garanzie di tutela ai cittadini che si trovano nella suddetta condizione;
– appare non più procrastinabile un intervento per eliminare un vuoto legislativo, che comporta una limitazione dei diritti delle centinaia di migliaia di persone che hanno liberamente fatto una scelta che rientra nella sfera dell’autonomia individuale delle persone e che pertanto non può essere motivo di discriminazione, ai sensi di quanto disposto dagli articoli 2 e 3 del dettato costituzionale, nonché di quanto stabilito dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo e tenendo inoltre conto dei principi inseriti nella Costituzione Europea, approvata a stragrande maggioranza dal Parlamento italiano, che si ispira ai valori della Carta di Nizza;
– un intervento in tal senso, da parte del legislatore, deve avere come finalità quella di introdurre un istituto giuridico per garantire, tra l’altro, ai componenti delle unioni di fatto diritti e doveri reciproci di assistenza morale e materiale, la possibilità di regolare il loro regime patrimoniale, concedere la possibilità di estendere la pensione di reversibilità, garantire l’assistenza sanitaria e ogni altro riconoscimento dei diritti legati a quel mutuo sostegno che la natura del rapporto richiede;
impegna il Governo
– a predisporre, entro il 31 gennaio 2007, un disegno di legge volto alla regolamentazione delle unioni civili, nell’interesse delle centinaia di migliaia di cittadini coinvolti, senza distinzioni di orientamento sessuale.
9/1746-bis/B/44. Bonelli, Balducci, De Zulueta, Francescato, Zanella, Boato, Cassola, Fundarò, Lion, Pellegrino, Camillo Piazza, Poletti, Trepiccione.

Torna su