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Wired 12.03: Some Like It Hot

Dalle pagine di Wired, un interessante articolo del padre delle Creative Commons, Lawrence Lessig, che spiega che la nascita di Hollywood, delle radio, della tv via cavo e della industria della musica sono state a loro volta strattagemmi per eludere la legalità del tempo. Ok, il peer to peer è illegale, ma lo è stata anche l’industria della musica stessa alla sua nascita.

Personalmente non conoscevo questi dati, che sono molto significativi: in ogni caso il p2p è uno strumento che sarà impossibile da fermare, che rivoluzionerà il modo di concepire l’arte musica e l’arte cinema, probabilmente contribuendo ad una nuova rivoluzione, come è già successo in passato attraverso l’introduzione di nuovi strumenti di comunicazione (la tv, la radio, etc.).

Wired 12.03: Some Like It Hot
Some Like It Hot

OK, P2P is “piracy.” But so was the birth of Hollywood, radio, cable TV, and (yes) the music industry.

By Lawrence Lessig

If piracy means using the creative property of others without their permission, then the history of the content industry is a history of piracy. Every important sector of big media today – film, music, radio, and cable TV – was born of a kind of piracy. The consistent story is how each generation welcomes the pirates from the last. Each generation – until now.

The Hollywood film industry was built by fleeing pirates. Creators and directors migrated from the East Coast to California in the early 20th century in part to escape controls that film patents granted the inventor Thomas Edison. These controls were exercised through the Motion Pictures Patents Company, a monopoly “trust” based on Edison’s creative property and formed to vigorously protect his patent rights.

Nuova Puntata di Report, 29 Febbraio

Gentile telespettatore Le ricordiamo che Report torna in onda domenica 29 febbraio alle ore 23.20, sempre su Raitre, con la prima puntata della nuova serie di inchieste dal titolo:
“PARZIALMENTE SCREMATI”
di PAOLO MONDANI
www.report.rai.it

I risparmiatori italiani sono sul piede di guerra. Dopo i fallimenti dei titoli “Argentina”, Cirio e Parmalat chiedono di essere rimborsati dalle banche e le accusano di averli rassicurati quando invece avrebbero dovuto metterli in allarme, perché tutto il mondo degli analisti e degli esperti conosceva ormai da tempo la fragilità di quei bond. Report comincia dal basso, dai lavoratori Parmalat e Cirio che temono di perdere il posto e che si interrogano sul comportamento di uomini come Tanzi e Cragnotti. Si chiedono come è stato possibile che le banche non vedessero i falsi e i debiti. La Banca d’Italia e l’ABI replicano che non si poteva prevedere un crack come quello della Parmalat, perché i bilanci falsi hanno imbrogliato
pure i banchieri. Mentre Tanzi e Cragnotti sono in carcere, a Milano, Parma, Monza e Roma si indaga per comprendere gli intrecci della finanza creativa e sul comportamento degli istituti bancari. Report ha incontrato anche i titolari dei bond del primo dei “default”, il più pesante, quello argentino. Parmalat ha emesso bond per 8 miliardi di euro, Cirio per 1,2
miliardi ma il “buco” argentino ammonta a 25 miliardi di euro. E qui i risparmiatori chiedono conto nientemeno che al Fondo monetario internazionale, reo a loro dire di aver spinto quello stato a emettere un prestito che non avrebbe mai potuto restituire. E alle banche italiane, esattamente come per il caso Parmalat, si sommano le responsabilità delle principali banche internazionali. Una curiosità: le proprietà Parmalat sono tutte sotto sequestro? Sono state tutte perquisite?

150 Euro per il digitale terrestre

Avevo appena finito di scrivere un articolo che parlava, tra le altre cose, anche della follia del digitale terrestre, che ricevo la notizia tramite Zeus News sul finanziamento per coprire parte delle spese per il decoder.

150 euro di rimborso, per essere precisi.

Una follia, per essere molto precisi, se si pensa che esattamente le stesse cose potrebbero essere fatte tramite parabola, che ha un costo minore rapportato al servizio.

In un momento di crisi economica, si taglia in tutto tranne che nelle cagate.

Meno ricercatori universitari, biblioteche a pagamento ed allo stesso tempo più decoder per poter vedere la chat del grande fratello.
Questa la ricetta del nostro futuro?

Probabilmente non sono fatto per questo tempo.

I servizi su internet, oltre al web

Internet è un modello di trasmissione, anche se ormai nell’immaginario collettivo è associata ai motori di ricerca, all’email ed alle pagine web.

Pertanto, data per scontata una larghezza di banda sufficiente, l’idea di trasmettere audio, video, e quant’altro non è assurda.
Poco spesso, però, dimentichiamo che cosa ha decretato il successo di un mezzo nuovo di comunicazione. La Stampa, la Radio, la Televisione, si sono diffuse così tanto perché erano stati creati degli standard che permettevano a tutti di fruire del servizio, in maniera indipendente da un singolo fornitore. Non è una cosa banale: i caratteri, la dimensione di un libro, l’idea che un libro sia fatto in una certa maniera, la sua grande fruibilità una volta imparato a leggere, hanno decretato il suo successo come portatore di conoscenza.
E così per la Radio: nessuno obbligava ad ascoltare una radio in particolare, o ad acquistare un modello di radio specifico.
Così ora si vuole portare il video in streaming nelle case. L’idea è eccezionale, io attendo con ansia il momento in cui potrò decidere quello che voglio vedere, senza la limitazione dei 6 canali o delle fasce di orario.
Però bisogna fare in modo che ci siano i presupposti per un suo utilizzo di massa. Serve, innanzitutto, un modo standard che mi permetta di vedere nella televisione quello che ricevo, ed al contempo non mi vincoli all’acquisto di un apparecchio di un solo produttore, che tra un anno dovrò certamente cambiare.
Datemi un apparecchio che apra i divx o gli xvid, gli mp3 e gli ogg, le jpg e le png, e trasmettetemi le informazioni in maniera standard, con link e ricerche tramite browser adattati per la televisione.
Datemi la possibilità di scegliere da chi ricevere questo materiale, gratis o a pagamento, qui o là, indipendentemente dal produttore.
Allora, e solo allora, la gente si muoverà all’acquisto, come si è mossa per scaricare gli mp3.

Non è banale pensare che si voglia accedere ad una risorsa solamente quando è semplice e vantaggiosa? I film in streaming a 6 euro non muoveranno nessuno: faccio prima a scendere in strada, noleggiare il dvd, e riportarlo indietro, risparmiando un sacco di fatica ed una sporta di denaro. Il satellite si è diffuso con le schede pirata, non con il costo proibitivo dei suoi inizi. Ed ora gli abbonati sono tanti, e cresceranno ancora, anche a pagamento.

Internet si è evoluta grazie alla presenza di standard, che permettono tuttora una buona fruibilità dei contenuti. Se vogliamo espandere il range di contenuti, inserendo audiovideo, telefonate, allargando la possibilità di scelta tramite l’on-demand, allora dobbiamo attenerci a degli standard che permettano una grande diffusione ed un ampliamento del bacino degli utenti, per poi guadagnare sulle loro richieste.

Per questo l’esperimento di Telecom sarà un fallimento, come dice anche Mantellini, ma non dobbiamo arrenderci: prima o poi qualcuno farà le cose nel verso giusto, e guadagnerà un sacco di soldi.

E basta con l’idea stupida della televisione digitale terrestre. Il satellite c’è già ed offre ancora più caratteristiche, perché investire su una cosuccia così insensata? Ah, dite che i canali del satellite diano troppa scelta e rivoluzionerebbero troppo il settore, mentre il terrestre con le sue limitazioni lasci ancora abbastanza spazio al controllo?
Ops!

L’anomalo bicefalo su p2p

Come di consueto, anche lo spettacolo di Dario Fo e Franca Rame che era stato censurato é stato pubblicato sui canali peer to peer.

[Divx.ita].L’anomalo.Bicefalo.Dario.Fo.e.Franca.Rame.2003.sat-rip.by.tabello.avi

Questa consuetudine può cambiare modo di distribuire le informazioni che vengono ostacolate dalle televisioni pubbliche: sta nascendo un vero e proprio network di persone che si scambiano i cd con gli spettacoli censurati, per riproporli in sale private oppure in piccoli gruppi di amici riuniti.

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