Società

Facebook, la banalità, la rete e l’usabilità

Gilioli scrive un articolo dicendo che su facebook tutto è appiattito: la fame nel mondo e l’amore per il Muppet show. Mantellini risponde dicendo che è il Mondo ad appiattire tutto, dato che l’interesse della gente è ben lontano dall’essere concentrato solo sui grandi temi.

Io penso che Mantellini abbia ragione, del resto basta guardare le catene di Sant’antonio via email per capire che le stupidaggini si diffondono più delle cose serie ed i problemi di difficile soluzione.

Penso, però, che Facebook non abbia la stessa distribuzione di banalità di altri pezzi di rete, ma ne sia più immerso.

Il motivo, a mio parere, sta nella facilità d’ingresso: aprire un account su Facebook e creare pagine, gruppi, quiz e contenuti è molto più semplice che aprire un blog o pubblicare un bollettino cartaceo ed avere lo stesso audience.

Lo stesso avviene anche nel confrontare internet alla stampa cartacea: pubblicare un quotidiano è più difficile di pubblicare un blog. Aprire un blog è possibile anche per chi non ha nulla da dire.

Dovremmo chiederci se la facilità d’ingresso di queste tecnologie sia positiva o negativa, e la risposta è scontata. Selezionando i contenuti buoni, i blog hanno qualcosa da aggiungere di diverso e di valore rispetto al media cartaceo, e Facebook ed i social network probabilmente* aggiungeranno valore al resto, scremando le scemenze.

* Il problema principale di Facebook rimane la sua struttura centralizzata su una unica società. Se la rete distribuita si spostasse verso un ulteriore monopolio, perderebbe valore, invece di acquisirne.

Aeroporto di Forlì: Il business plan di SEAF, la società che lo gestisce

Ieri in commissione ci è stato presentato il business plan di SEAF. Per modo di dire, visto che il materiale con i non ci è stato consegnato, nemmeno dopo una mia esplicita richiesta. Ci sono stati presentati due scenari: quello conservativo, con circa 40 MLN € di investimenti ed un pareggio di bilancio al 2020 circa, ed uno più “aggressivo”, con più di 100 MLN € di investimenti. Ad entrambi vanno aggiunti i passivi annuali, ad oggi tra i 5 ed i 6 MLN di euro l’anno.

E’ stato confermato ancora una volta che tra i costi maggiori per la società che gestisce il nostro aeroporto rientra il marketing, appesantito dall’acquisto dei biglietti dalle compagnie che viene rivenduto solo per il 65% circa del totale. Ne consegue che le compagnie low cost, effettuando l’overbooking, vendono più volte gli stessi biglietti, visto che il pubblico non riesce a distribuire tutte le sue quote.

Si è prospettata quindi l’ipotesi di aperture verso il privato, per il 60% delle quote. Questa percentuale a mio avviso è un obiettivo sbagliato: meglio vendere tutta (o quasi) la società ai privati oppure una quota di minoranza. Con il 60% privato ed il 40% pubblico avremmo il primo a scegliere le strategie ed il secondo a contribuire economicamente per piani industriali che potrebbe anche non convidivere completamente.

Non un bello scenario, in poche parole, qualsiasi sia la scelta che faranno SEAF ed i suoi soci pubblici.

Chiude la società partecipata “Promozione e Turismo”

Si può parlare di un fallimento annunciato. Oggi in Commissione il Presidente Fussi ha annunciato l’intenzione di liquidare la società Promozione e Turismo, che aveva lo scopo di promuovere l’aeroporto forlivese.
Noi avevamo da tempo chiesto questa chiusura, a causa dei costi elevati e delle continue perdite di bilancio a fronte di una efficacia praticamente nulla. La mia intenzione è quindi di votare a favore della delibera, nonostante i richiami ai successi contenuti nel testo non siano condivisibili. Questa società è stata uno strumento utile all’estetica dei bilanci di SEAF, perché esternalizzando i costi promozionali la società di gestione dell’aeroporto poteva escludere quelle spese dai propri conti.
Oggi si fa un passo verso la normalità: l’attivita promo-commerciale torna a SEAF, con buona pace delle centinaia di migliaia di euro spesi in questi anni.

La Giusta Misura per uscire dalla Crisi

In questo clima di crisi economica i furbetti tentano di sfruttare il panico per fare, come al solito, i propri interessi, seguiti da chi, al governo del territorio o del nostro Paese, si trova a dover proporre soluzioni per uscirne.

Recentemente il Governo ha limitato le possibilità per i privati e le imprese di ottenere incentivi e detrazioni sugli interventi per il risparmio energetico.

Nello stesso tempo ha parlato della necessità di aumentare i consumi, senza parlare di cosa e come si debba consumare in una società sostenibile economicamente ed ecologicamente tentando, invano, di tornare ad un sistema che strutturalmente non si regge in piedi.

Dalla concorrenza al ribasso su prezzi e diritti di chi lavora, alla rincorsa alla disoccupazione, allo sfruttamento di tutte le risorse come se fossero infinite ed a costo zero.

Se c’è un insegnamento che dovremmo trarre da questa situazione è proprio il segnale chiaro della necessità di regole sensate ed uguali per tutti, di una economia che si basa sulle reali necessità e disponibilità del territorio, di risparmio nell’uso delle risorse che sono finite e non rinnovabili.

E’ per questo che il taglio agli incentivi alle energie alternative ed al risparmio energetico è una iniziativa gravissima e stupida: se c’è una cosa che deve crescere, in tutto il Pianeta, è proprio il lavoro che porta alle famose tre sostenibilità: sociale, economica ed ambientale.

Lo stesso vale per il contesto locale, nel quale la crisi rischia di diventare il pretesto con il quale concedere sfruttamento del territorio senza regole ed in maniera discrezionale, non uguale per tutti.

In questo momento devono essere date possibilità di crescita alle aziende che intendono investire sul territorio, ma allo stesso tempo si deve fare molta attenzione alla speculazione, che è una delle cause del crollo dei mercati finanziari.

Il passato recente dimostra che i nostri dubbi erano fondati, che costruire più del necessario non porta solo problemi ambientali e sociali ma alimentano anche bolle che, allo scoppio, mettono in crisi soprattutto i più deboli.

Oggi chi crede che l’ambiente sia un costo da tagliare in momenti di ristrettezze economiche, purtroppo non ha compreso le grandi occasioni che abbiamo perso e stiamo perdendo.
Se avessimo lavorato di più in passato sul risparmio energetico avremmo creato posti di lavoro non delocalizzabili in Cina, pagati senza continui sostegni pubblici ma con il taglio dei consumi di fonti fossili provenienti quasi esclusivamente dall’estero, ed allo stesso tempo migliorando la qualità del nostro Paese.

Il Sole ed il Vento non salgono di prezzo da un anno all’altro, al contrario del Petrolio.
Lo stesso ragionamento si può fare per l’acqua, che da bene comune si vuole trasformare in risorsa privata, per i rifiuti che gettiamo e bruciamo e che rappresentano uno spreco continuo di materie prime che importiamo dall’estero.

Purtroppo questa concezione di una economia nuova, di cui ha recentemente trattato un bell’articolo sul Sole 24 Ore (non proprio un quotidiano ecologicamente estremista) e che ha giustamente riempito la campagna elettorale di Obama, è totalmente sconosciuto a tutti i partiti oggi presenti nel nostro Parlamento.

Mentre sulle sciocchezze si possono inscenare teatrini, sul ritorno al nucleare, sulle opere inutili e su tante altre questioni che oggi dovrebbero prendere una strada diversa assistiamo a continui inciuci e strette di mano sottobanco.
Oggi più che mai è necessario un cambiamento, un passaggio verso la giusta misura delle cose, non ad una crescita fine a sè stessa dei consumi. Altrimenti non usciremo dalla crisi, ed a questa continueranno a seguirne ciclicamente altre.

Aggiornamento: potete leggere dettagli sull’iniziativa del Governo su Senamion

Al Parco urbano disinfestazioni non autorizzate e senza precauzioni

Ieri in Consiglio Comunale abbiamo appreso che nel parco urbano, a differenza di quanto più volte affermato in questi anni a seguito di indagini ed interrogazioni successive a malori di animali e cittadini, sono state più volte effettuate disinfestazioni senza autorizzazione e senza precauzione.
Questo fatto è ovviamente grave, perché le disinfestazioni antizanzare di questa portata hanno delle norme da rispettare, ed il prodotto utilizzato, lo zatox 11 EC, obbliga l’uso di tute e guanti resistenti alle sostanze chimiche, all’impiego di maschera tuttofacciale con filtri, in quanto prodotto irritante e pericoloso per l’ambiente (come potete vedere dalla legenda che ho trovato su internet).
Queste operazioni ovviamente obbligavano il parco ad una chiusura precauzionale, per evitare che genitori e bambini venissero a contatto con queste sostanze nebulizzate.
La società Il Parco ha quindi recentemente smentito quanto aveva risposto fino ad oggi, ammettendo che l’azienda che gestisce il ristorante “Peter Pan” in sub-concessione ha eseguito trattamenti (da contratto 6 trattamenti annui, da Maggio a Settembre).

Torna su