Year: 2003

Anniversario di Calvino

Oggi è l’anniversario di Italo Calvino (1923 – 1985), avrebbe compiuto 80 anni. Iniziò a lavorare all’ufficio stampa dell’Einaudi, conobbe Pavese, Vittorini e da loro incoraggiato divenne un grande scrittore.
Lascio da parte la biografia per soffermarmi sui suoi libri in particolare quelli che mettono in mostra maggiormente la sua fantasia. La trilogia “Gli antenati” composta da: Il Barone rampante, Il Visconte dimezzato, Il Cavaliere inesistente; i 3 libri hanno dei protagonisti inverosimili e straordinari allo stesso tempo, chi resta tutta la vita sugli alberi, chi in guerra rimane tagliato a metà (con tutti i problemi di personalità annessi), chi è composto solo da una armatura come un guscio vuoto. Sono un tecnico informatico e non c’è niente di meglio di Calvino per disintossicarsi dalle scorie lavorative. Era figlio di un agronomo e di una laureata in scienze naturali, egli stesso studiò alla Facoltà di Agraria e ha trasposto anche queste influenze nelle sua prosa.
E’ riuscito ad amalgamare aspetti del reale, della matematica, del gioco numerico, dell’astronomia, con l’immaginazione e la fantasia. Qui ci sono alcuni brani audio de “Le città invisibili”, dettagliata descrizione di città astratte e impossibili con il nome di donna unite da una geometria perfetta, imperdibile è “Le cosmicomiche” con il multiforme protagonista Qfwfq e le sue storie ambientate ai tempi dell’origine del mondo quando non c’era neanche un punto nello spazio.
Ovviamente le opere di Calvino sono tantissime, decifrabili su più piani e con lenti ben più spesse delle mie, il bello è proprio questo: può essere letto da un pubblico molto variegato (anche bambini) e ognuno può godere di una incredibile umanità.
In questi tempi di pensiero unico, vedo molti ragionamenti intelligenti che si infrangono miseramente nell’unico mondo/modo possibile, Calvino potrebbe essere un buon punto di partenza per immaginare e quindi creare altri mondi o realtà.

L’ambiente corre pericoli seri in parlamento

Dal WWF Italia un comunicato stampa su quanto sta per succedere oggi alla Camera. Ne parla ANSA.

“UN RISCHIO ALTISSIMO PER L’AMBIENTE”

Si vuole diminuire la tutela dell’ambiente e del paesaggio, rimettendo in discussione quanto acquisito in Europa e in Italia negli ultimi 30 anni

Gli ottant’anni di dibattiti parlamentari sulla legge sui parchi, i venticinque anni di normative sulle acque, leggi frutto di decenni di lavoro parlamentare e di pressioni ambientaliste rischiano di diventare “tabula rasa”. E’ quanto denuncia il WWF commentando l’accelerazione annunciata della Legge Delega sull’Ambiente (oggi in calendario alla Camera). La legge intende affidare ad una commissione di 24 tecnici la riscrittura delle leggi sull’ambiente riguardo a temi delicatissimi quali l’acqua, difesa del suolo, gestione dei rifiuti, inquinamento atmosferico, sicurezza idrogeologica, valutazione di impatto ambientale, parchi. Su tutto cio il Parlamento potra dare solo un parere non determinante, anche se e’ stato ripristinato il doppio parere della Commissione Ambiente di Camera e Senato.

“Dietro la condivisibile esigenza di semplificazione normativa si cela in realta una vera deregulation – denuncia Gaetano Benedetto, Segretario Aggiunto WWF – Ad esempio e’ a rischio la legge sulla difesa del suolo, una delle piu avanzate, o la normativa sui rifiuti, gia oggi minacciata dal tentativo di semplificare procedure, controlli e sanzioni. Anche i parchi sono a rischio “riclassificazione”, il che vuol dire che si chiameranno in altro modo per poter consentire, ad esempio, la caccia o l’espansione edilizia. Assistiamo ad una vera e propria accelerazione di una vera e propria strategia contro i principi ed i valori della tutela: non e’ solo la legge delega, ma anche il Decreto Legge sul condono edilizio, che contiene un attacco al demanio, e il nuovo Codice dei Beni Culturali, che stravolgerebbe tutta la legge sulla tutela del paesaggio”.

Gli ambientalisti avevano proposto un testo alternativo per limitare l’ambito della delega, limitare l’esclusione del Parlamento, stralciare le norme immediatamente efficaci. Tra queste ultime: la concessione in sanatoria in aree vincolate quale strumento ordinario, l’incenerimento indiscriminato dei rifiuti solidi urbani anche in cementifici e impianti di cogenerazione elettrica, il riutilizzo nelle acciaierie dei rottami ferrosi come materia seconda, senza tener conto del fiorente mercato illegale, piu’ volte segnalato dalle forze di polizia, di scarti metallurgici anche contaminati.

Da mesi quattordici associazioni ambientaliste e di tutela riunite dal WWF stanno dando battaglia: da Italia Nostra a Legambiente, dal FAI a Marevivo, dall’INU alla Lipu, da Bianchi Bandinelli a Greenpeace, al Comitato per la Bellezza. Questa legge ha attirato anche le critiche della CEI, la Conferenza Episcopale italiana, definendola “una scelta puramente tecnica che non tiene conto del bene comune”.

Lo sviluppo collaborativo esce dal software

In questi giorni è uscita una nuova versione del racconto “La ballata del Corazza”, disponibile sulla pagine delle scritture comunitarie del gruppo Wu Ming, un lavoro scritto a più mani secondo le classiche regole dell’opensource. Partendo dall’idea che “Le storie sono di tutti” e che “La creazione è sempre collettiva”, il gruppo che ha pubblicato, tra gli altri, il romanzo Q, sta portando avanti diversi progetti che prendono in prestito le idee del software libero e le riutilizzano nella letteratura.

Partendo da questa notizia, mi viene da pensare che le idee di uno sviluppo collaborativo si stiano sempre più diffondendo nei più svariati ambiti della vita moderna.
Al di là di questi progetti, che richiamano da vicino anche le licenze in uso nel software libero, in moltissimi altri ambiti si stanno creando comunità di persone che collaborano per fini comuni. Dai siti che raccolgono gli spartiti per chitarra, ai gruppi di professori che insieme stanno scrivendo libri di testo liberi per le scuole, sicuramente la rete informatica mondiale ha permesso il raggruppamento delle persone che hanno gli stessi interessi, rendendo di fatto possibile portare avanti progetti comuni che richiedono lavoro intellettuale.

Se ripensiamo allo scopo primario di Internet, che era quello di aiutare la ricerca universitaria con lo scambio delle conoscenze, vediamo che questa evo/rivo-luzione non è altro che un enorme passo avanti rispetto al progetto iniziale.

Credo inoltre che lo sviluppo collaborativo sia qualcosa di sistemico, una derivazione naturale di quello che ha portato questa enorme libertà di comunicazione. Senza questi mezzi nessuna rivoluzione dello sviluppo sarebbe potuta nascere.
Molto probabilmente si potrebbe dimostrare che vale anche il contrario: senza una rivoluzione dei metodi di sviluppo non si avrebbe nessun ulteriore passo in avanti nelle libertà di comunicazione.

In futuro credo che sempre più ambiti verranno coinvolti da questo modo di fare. Tante ipotesi si potrebbero trovare semplicemente associando i modi classici di lavorare alla diffusione delle conoscenze in rete. Probabilmente nasceranno strutture che permetteranno di condividere i progetti degli architetti, di avere collezioni di disegni ingegneristici da personalizzare per le proprie esigenze.

Io credo che sia solo una questione di tempo. E di modi.

Pensare di adattare le licenze del software libero ad ogni ambito della produzione e della vita non è affatto realistico, come hanno dimostrato alcuni progetti come l’Open Cola.

La trasformazione dei nostri modi di fare avverrà in maniera graduale, vedrà molti progetti fallire per errori di analisi, molti altri avere grande successo anche per serie di coincidenze fortuite. La selezione “naturale” filtrerà solo le idee migliori, e tra qualche decina di anni probabilmente qualche idea che oggi appare futuristica sarà considerata tra le fondamenta delle nuove società democratiche.

La politica ne rimarrà esclusa? Io non credo.

Probabilmente solo i gruppi che riusciranno a trovare un’interfaccia bidirezionale con la società civile, attraverso anche mezzi di comunicazione innovativa, riusciranno a coinvolgere i cittadini anche all’atto del voto.

Probabilmente idee come la democrazia deliberativa non suoneranno così strane, se accompagnate da innovazioni tecnologiche come la firma digitale ed il riconoscimento biometrico delle persone.

RAI informazione di stato o informazione di Fastweb?

Grazie ad un messaggio che ho ricevuto in una mailing list in questi giorni, ho scoperto che esiste un sistema simile a quello che immaginavo possibile per una televisione pubblica. Raiclick, questo il nome del servizio, è un portale dove è possibile consultare alcuni video di alcune trasmissioni della Rai, tramite streaming audio-video.
Nell’ottica di creare un canale di informazione ed intrattenimento verso i cittadini, non vedo perché non si possano rendere disponibili online i programmi dati in televisione, permettendo di fatto l’utilizzo della televisione tramite un sistema on-demand (io chiedo, io vedo), contrapposto all’unica scelta che allo stato attuale delle cose ci viene permessa: il telecomando. Nel momento in cui tutti i canali si appiattiscono ad un certo tipo di informazione, ancor prima dell’intrattenimento, spostando i programmi più interessanti spesso ad orari improponibili per un cittadino che lavori di giorno, risulta importante mettere a disposizione altri strumenti per la scelta dell’informazione da ricevere.
Un passaggio di questo tipo è pericoloso, secondo l’ottica dei pubblicitari, che invece preferiscono le forzature e l’appiattimento culturale per meglio affondare il fioretto con i loro messaggi ad un pubblico che sia il più vasto possibile.
A dimostrazione del fatto che uno strumento di questo tipo sia possibile, oltre ai vari esperimenti che stanno riscuotendo sempre maggiore successo, come No War Tv o Atlantide.tv (nata e gestita della famiglia Fo), possiamo utilizzare proprio www.raiclick.it.
La RAI ha un patrimonio culturale, nei suoi archivi vecchi e futuri, che viene attualmente sprecato. Si fa un programma, si trasmette, e lo si butta in un armadio.
Eppure sono convinto che tantissime persone affronterebbero il costo di connessioni veloci (odio il termine banda larga per motivi che vi spiegherò), per poter rivedere programmi di anni fa, oppure avere la possibilità di guardare un programma quando si è più comodi.

Ecco, il punto è proprio questo, la banda larga.
Questo spiega il “simile” di prima.
Innanzitutto non si spiega il motivo per il quale si utilizzi un solo formato, proprietario, per la diffusione degli streaming. Ritorniamo sempre al solito discorso: se non riusciremo a portare avanti leggi che impediscano l’uso di formati proprietari, chi gestirà questi formati in futuro sarà padrone dell’informazione, dell’economia e della nostra vita intera. Non è, di certo, un problema solo per nerd.

Io non credo nella stupidità. Mi ritengo una persona abbastanza intelligente da credere che la stupidità in chi gestisce le cose pubbliche non esista.
Spesso si nasconde con la stupidità un’insieme di altre ragioni, che è meglio nascondere con questa scusa.

Bush, ad esempio, non può essere così stupido come ce lo dipingono.
Forse un uomo poco adatto alla politica, ma non uno stupido.

E così, quando mi chiedo il perché dell’utilizzo di alcuni formati, e della impossibilità di scaricare il materiale prima di visionarlo da un portale come Raiclick, che invece dovrebbe trasmettere informazioni a più persone possibili, non posso che andare alla ricerca di una risposta.

E credo anche di averla trovata.
Innanzitutto è possibile visionare gli streaming solo ad una velocità di 300kb/s, e questo significa che chi ha in casa una ISDN o una ADSL non può vedere nulla.
Che cosa c’è di più veloce delle ADSL, a livello consumer? La fibra ottica.
Chi gestisce i contratti di connessione a fibra ottica in quasi tutte le città d’Italia? Fastweb.

Altri indizi?

Ecco che cosa si legge quando si preme sul link “Rai Click Tv” del menu:

Per vedere Rai Click Tv dal televisore di casa devi disporre di una connessione in fibra ottica o ADSL FastWeb, la società del gruppo e.Biscom che fornisce alla clientela business e residenziale un vero e proprio sistema integrato per l’utilizzo contemporaneo e ottimizzato di Telefono, Internet e TV, grazie a una rete in fibra ottica all’avanguardia che impiega la tecnologia IP (Internet Protocol)

FastWeb è oggi presente a Milano, Torino, Roma, Genova, Napoli, Bologna, Raggio Emilia e presto in molte altre città italiane. Una volta che la linea in fibra ottica è stata attivata, l’azienda ti fornisce uno speciale decoder, una tastiera e un telecomando, che trasformano il tuo televisore di casa in una potente stazione multimediale, per accedere a Rai Click Tv e a molti altri servizi.

Perché solo Fastweb viene menzionato? Ci sono altri fornitori di fibra, anche se più piccoli.

Altri indizi?
Guardate l’indirizzo dello streaming di un programma qualsiasi (Report):
rtsp://livereal.fastweb.it/fastbox/real/raiclick/FMVRAI03000001015283.rm

Sono tre, finora. Il tenente Colombo diceva che tre coincidenze fanno una prova.
Capisco che Fastweb abbia bisogno di motivare agli acquirenti la spesa per una connessione che, per le paginette html, non è necessaria.

Quello che non capisco è a che punto un servizio pubblico possa permettersi di utilizzare formati proprietari, dividere i cittadini in “chi può e chi non può”, fare in modo che solo certi utenti di un’azienda privata “possano”, senza che nessuno protesti o dica nulla.

Tutto questo, poi, selezionando i programmi secondo regole che potremmo definire di “comodità”. Delle nuove puntate di Report, sono presenti tutte tranne quella sul Terrorismo degli Stati Uniti, intitolata “L’altro Terrorismo”.
E’ vero che su un’altro sito è disponibile, ad una qualità inferiore, ma già il fatto di aver selezionato e mostrato in vetrina solo una parte dei programmi è secondo me una violazione della pluralità dell’informazione.

Dal mio canto, cercherò di muovermi il più possibile perché questo servizio, che di fatto dovrebbe essere pubblico, torni tale.

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