Year: 2003

I Pearl Jam danno lezioni alle major

Ecco la notizia che mi aspettavo da tempo:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=45972

Qualcuno si sveglia, dopo il successo di iTunes, e fa capire alle Major che si può fare anche senza di loro. Tutta la pubblicità negativa che viene fatta da queste ultime contro la distribuzione in rete non è casuale: se si diffondesse questo modo di fare, tutti gli artisti potrebbero interagire direttamente con gli utenti e vendere i loro album senza nessuna intermediazione, decidendone il prezzo, le modalità di pubblicizzazione ed anche ottenendo più margini di libertà nella composizione stessa dei dischi.

Si potrebbe anche pensare, tabù dei tabù, che gli utenti finali diventino prima o poi veramente attori attivi nell’acquisto della musica in quanto arte, terminando l’era in cui viene loro imposto cosa ascoltare.

Scuola Online procede

Il progetto Scuola Online sta andando avanti. La collezione di libri di testo per scuole superiori con licenza libera si è allargata, espandendosi dall’ambito originario della letteratura all’informatica ed alla chimica.
Per ora sono disponibili solo alcuni capitoli, ma l’interesse attorno al progetto è grande ed il numero di persone che vogliono contribuire è altrettanto vasto, tale da obbligare ai coordinatori del progetto di valutare gli inserimenti per mantenere un’alta qualità dell’insieme.

Le idee che sono alla base del software libero si dimostreranno vincenti se anche questi progetti riusciranno a compiersi. Wired, la rivista di divulgazione informatica più famosa del mondo, questo mese dedica a Linux e ad altri progetti “open” al di fuori dell’informatica (biotecnologie e pubblicazioni scientifiche universitarie) un articolo di diverse pagine. Segno che quello che stiamo dicendo in questo blog da mesi non è poi così fuori dal mondo.

E’ in linea il settimo aggiornamento del sito di Scuola OnLine (http://www.scuolaonline.wide.it). Queste le novità:

Letteratura italiana – libro aperto: nuovi testi di Jacopone da Todi
Continua la pubblicazione di brani antologici, corredati di note e analisi, facenti parte del primo volume dell’opera. Nella sezione “Biblioteca on-line” è ora possibile consultare due nuovi testi: O iubelo del core e Que farai, Pier da Morrone? di Jacopone da Todi. Con i prossimi aggiornamenti completeremo la sezione antologica sulla poesia religiosa. Annunciamo inoltre con grande soddisfazione che al gruppo originario dei curatori si sono aggiunti alcuni nuovi collaboratori, che hanno già iniziato ad occuparsi di altre sezioni del manuale. Raccomandiamo ai colleghi che volessero curare l’analisi di testi previsti dal piano dell’opera di mettersi in contatto con noi per concordare le modalità di collaborazione (mailto:scuolaonline@supereva.it).

Vi ricordiamo che è sempre possibile scaricare il capitolo sullo Stilnovo in formato pdf.

Manuale di informatica: indice del secondo volume
La scorsa settimana abbiamo lanciato un nuovo manuale di informatica, coordinato dal prof. Pietro Tamburrano. Pubblichiamo ora l’indice dettagliato del secondo volume (quello del primo volume era già on-line). Preghiamo tutti i colleghi interessati a contribuire di comunicare la propria disponibilità scrivendo al coordinatore dell’opera (mailto:pietro.tamburrano@tin.it)

Manuale di chimica
Che il cantiere di Scuola OnLine sia sempre aperto lo dimostrano le iniziative che stanno nascendo in queste settimane nelle scuole di tutta Italia. Lanciamo oggi il progetto di un manuale di Chimica, proposto e coordinato dal prof. Roberto Forlani. Anche in questo caso, i colleghi interessati a contribuire potranno mettersi in contatto direttamente con il coordinatore.Grazie a tutti
La redazione

Distrazione di massa

Mi ha colpito molto sentire ieri sera Sabina Guzzanti dire in un programma televisivo (sebbene relegato alla domenica notte, senza molta pubblicità) quello che da mesi stiamo cercando di far capire a chi ci legge.
Che l’informazione in Italia non esiste (lo dimostrano studi che ci relegano al 53° posto nella classifica mondiale), e che tocca a chi non fa politica “di mestiere” cercare di migliorare le cose.

La parodia di D’Alema è un riassunto ben fatto di tutta la situazione.

Il problema non è solo nella politica nazionale, lo è a tutti i livelli.

Per esempio, io sono rappresentante nel Consiglio Studentesco dell’Università di Bologna, e l’altro giorno mi è toccato sentire: “fate fare la politica a chi la vuole fare”.
Gli stessi discorsi, anche a basso livello, proprio mentre i due gruppi più forti di rappresentanti, maggioranza ed opposizione, concludevano un accordo che soggioga i piccoli gruppi.

E’ sempre la stessa storia: quando gli interessi sono comuni e la politica viene fatta da chi per mestiere parla per ottenere vantaggi personali, ci si trova d’accordo, maggioranza ed opposizione, uniti contro il buon senso.

Per la cronaca, durante queste giornate di lutto, sono passate inosservate diverse questioni interessanti: un sottomarino nucleare che ci ha fatto rischiare un disastro atomico, la finanziaria è stata approvata, come pure la legge che punisce anche l’uso personale di droghe leggere.

In un articolo sull’ultimo numero di Micromega, Umberto Eco denunciava le modalità attuali con le quali gli strumenti della nostra informazione distraggono l’attenzione dei cittadini dai problemi più gravi.

Si è parlato per un mese di crocifisso e zero giorni di uno scampato incidente nucleare.

Due pesi, secondo il mio modesto parere, troppo sbilanciati.

Linux sul desktop, momento felice ma fuggente

Paolo Attivissimo ha scritto un’altro interessantissimo articolo su Linux. Questa volta prende in esame il rapporto di questo sistema e del software libero con gli utenti home, e degli ostacoli che questi incontrano.
Ostacoli che, dice, si trovano più nella comunità degli utenti “classici” di Linux che nei requisiti tecnici del sistema.

Io condivido, anche se in parte.
Non credo si possa chiedere alla comunità di prestare attenzione gratuitamente ai problemi degli utenti finali: molti sviluppatori pensano che sia più divertente risolvere un problema che spiegare come lo si è risolto, e quindi vediamo proliferare i tool a linea di comando a scapito della possibilità di utilizzo per tutti gli utenti, anche quelli non esperti.

Però è strano che anche le distribuzioni commerciali non comprendano spesso queste esigenze, non inserendo nei loro prodotti tutto l’insieme dei requisiti fondamentali all’utilizzo desktop (e questo significa anche nelle amministrazioni e nelle aziende, non solo a casa).

Prendiamo per esempio i driver per i software modem. Questi apparecchi funzionano solamente con driver appositi, che nella maggior parte dei casi sono disponibili anche per Linux, a scapito di ricerche su internet ed ore di prove e compilazioni. Non esiste nessun software che prenda in esame il sistema, valuti le risposte del modem ed installi il driver adatto, purché questo sia esistente.

In questi giorni ci sono furenti discussioni sul fatto che sia giusto ottenere la sponsorizzazione per il Linux Day da Lindows, che non è totalmente software libero.
Io credo che esperimenti come Lindows, benché non liberi, siano comunque positivi e da emulare, con le dovute differenze.
Se vogliamo avere libertà in futuro, dobbiamo permettere a tutti di usare il software libero, e per farlo dobbiamo anche includere chi non fa l’informatico di mestiere.

Credo che Lindows abbia sbagliato a rendere proprietario il software click&run: l’idea di pagare per il servizio di download è buona, ma in linea con il software libero la licenza doveva rimanere libera, mentre il servizio di gestione dei programmi (con debug, pacchettizzazione, assistenza) doveva essere a pagamento.
L’idea di partenza è ottima: scaricando il software in questo modo, si ha la possibilità di pagare una percentuale anche allo sviluppatore di quel programma. Questo perché esistono i dati di download e per ogni utilizzo si paga una somma, anche se minima, aggiuntiva al costo del sistema operativo.

In questo caso molte più aziende si sarebbero affidate a questo sistema, ed i guru non si sarebbero lamentati così tanto.
Il problema, però, sta nella posizione assolutamente ferma della comunità, che non accetta esperimenti come Crossover Office, benché portino all’utente finale dei vantaggi.

Questo è il problema, siamo tutti d’accordo. Ma questo problema si risolve pubblicizzando l’adozione di Crossover Office, oppure migliorando wine e cambiando la sua licenza per impedire la chiusura dei sorgenti delle versioni modificate? Se wine avesse solo la licenza GPL, Crossover Office avrebbe una licenza GPL, WineX avrebbe una licenza GPL, e forse avremmo ottenuto gli stessi risultati con software libero (dico forse perché non è detto che cambiando licenza si ottenga lo stesso prodotto, questa influisce pesantemente sulle modalità di sviluppo e quindi anche sul risultato). Questo proliferare di prodotti commerciali che sfruttano il software libero senza contribuire con le proprie modifiche e migliorie è dovuto all’utilizzo della licenza LGPL, che lo permette.
Ma la LGPL dovrebbe essere utilizzata solo per le librerie, non per il software.

Detto questo, il problema degli utenti finali non deve secondo me scavalcare la purezza di un’idea vincente: se si inizia a diffondere l’idea e la convinzione che le licenze del software vadano bene in tutti gli ambienti, anche quelli cruciali che stanno alla base del sistema operativo, allora ci sarà una implosione di questi software chiusi a discapito dell’idea del software libero.

Io sono convinto che un software come il Dreamveawer si possa pagare: lo farei, se fosse portato su Linux. Ma il cd di installazione del sistema operativo, i plugin per la visualizzazione delle pagine internet, i compilatori java, e tutti i programmi che stanno alla base dell’utilizzo del computer e dello sviluppo del software, devono rimanere liberi, altrimenti passeremo da un monopolio ad un’altro.

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