Month: Giugno 2011

Cambiare opinione (spesso) e solo per opportunismo

Io non la penso come Gilioli, quando afferma che quando si lavora per una battaglia, si debba gioire senza sospetti di chi prima la pensa in un modo completamente diverso e poi cambia opinione.

Sarei d’accordo con lui se fosse vero, e non lo è, che le stesse persone che cambiano idea siano veramente convinte e non lo facciano solo per convenienza.

Invece è piuttosto vero il contrario: spesso in Politica chi vede passare un carro pieno di persone decide di cavalcarlo, stringendo tante mani, per poi scendere molto in fretta non appena il carro si è fermato per una pausa.

E’ legittimo di chi cambia idea in maniera molto rapida, solo nel momento del suo maggiore consenso. Ammetterete che è molto più difficile iniziare una battaglia, e sono convinto che chi inizia a lottare in minoranza sia sempre più sincero nella sua decisione.

E’ la legge del 20 – 80: all’inizio di un cambiamento solo un 20% di persone sarà favorevole, ma una volta partito le percentuali si ribalteranno, se la decisione è giusta. Questo ci dice anche che decisioni unanimi sono quasi impossibili, quando c’è un vero cambiamento dietro.

Quindi ben vengano oggi i tanti cambiamenti di opinione da parte di chi non era convinto oppositore di privatizzazione dell’acqua e del nucleare, però nel valutare dovremmo tenere in considerazione tutto, nonostante la difficoltà. Chi ha lavorato dall’inizio, chi si è aggregato solo dopo un incidente di proporzioni mondiali, chi non è in fondo interessato ad altro che alla raccolta di consenso, chi finge indifferenza solo per evitare di venire travolto, chi continua ad essere ambiguo e manifestare in entrambi i comitati pro e contro (vedi questo sul Fatto Quotidiano).

Solo così si rende giustizia alla vera Politica: quella che parte da una buona idea, che inizia a muovere piccoli passi e poi diventa cambiamento.

Premiando sempre e solo quelli che arrivano in auto alla volata finale di una corsa in bici, finisce che prima o poi chi tira la corsa cambia sport.

Dove faranno le centrali nucleari?

Premetto che l’obiettivo che dobbiamo raggiungere è quello di superare il quorum e votare in massa SI’ per bloccare il ritorno al nucleare dell’Italia.
Ora che sappiamo che il Governo non è riuscito a bloccare il referendum, questo obiettivo diventa fondamentale: se gli italiani si dimostreranno disinteressati su questo tema, il risultato sarà quello di dare il via libera al piano nucleare del Governo.

Proprio per questo voglio ragionare con voi su una questione che viene immediatamente dopo: se non riusciremo a raggiungere il quorum, dove faranno le nuove centrali?

Facendo l’avvocato del diavolo, e mettendomi nei panni di un politico nuclearista che voglia intaccare nella maniera minore possibile il proprio consenso, ed avendo a disposizione tante opzioni sul tavolo ed una mappa dei voti sul referendum nucleare, sceglierei le regioni che hanno dimostrato meno interesse nel referendum.

Questo anche perché esiste anche la possibilità che in caso di fallimento del referendum nazionale vengano presentati quesiti regionali come avvenuto in Sardegna, ed in quel caso, sempre mantenendomi nei panni del nuclearista, sarebbe più facile far passare la centrale in una regione che ha partecipato per il 30% al voto nazionale piuttosto che in quella che ha votato per il 70%.

Non voglio fare terrorismo psicologico, è una semplice analisi. Penso che l’interesse sul risultato di questo referendum, ricordato anche dalla Santanché nella puntata di Annozero dedicata al nucleare, sia dovuto anche a questo: immaginando che nel territorio nazionale le percentuali di voto non saranno omogenee, i nuclearisti convinti secondo voi dove sceglieranno di avviare battaglie locali per la costruzione delle centrali?

Io immagino un mix di questi 3 elementi:
1) condizioni ambientali necessarie (vicinanza di acqua, lontananza dal mare e da zone sismiche, ecc.
2) percentuale di popolazione contraria
3) eventuale vicinanza con siti delle vecchie centrali

In conclusione, consiglio a tutti di esprimersi con il proprio voto, qualsiasi sia la propria opinione. Primo, perché non si possono delegare scelte così importanti per la nostra vita, e secondo, perché molto probabilmente saranno proprio le zone con bassa affluenza e scarso interesse ad essere messe sotto ingrandimento per trovare la collocazione dei nuovi impianti…

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