Politica

Europa Verde – Congresso di Chianciano Terme

Al congresso di Chianciano Terme che si è tenuto questo weekend abbiamo creato un nuovo soggetto politico: Europa Verde – Verdi.

Sono stati eletti come portavoce Eleonora Evi, parlamentare verde europea, ed Angelo Bonelli, ed io sono stato eletto nel direttivo nazionale, un ruolo prestigioso che cercherò di onorare con il massimo impegno.

Sono stati due giorni molto belli, di speranza, che hanno visto la partecipazione di tanti nuovi delegati ed iscritti, associazioni, uomini di cultura e di scienza, invitati di altri partiti di centro-sinistra.

Riporto qui il mio intervento, perché ritengo siano alcune delle basi dalle quali partire per fare in modo che anche in Italia si raggiungano i risultati dei verdi dei paesi del centro e nord Europa.

Ci siamo. Finalmente siamo qui.

Oggi rappresentiamo un numero di attivisti in crescita, che stanno portando nuovo entusiasmo.

Finalmente tagliamo il nastro di fronte al nuovo soggetto politico verde, più forte e più grande, che dovrà raccogliere gli stessi risultati ottenuti negli altri paesi europei.

Dobbiamo pensare in grande, perché grande è il risultato che possiamo ottenere se ci mostriamo carichi di idee e coinvolgiamo chi finora non ha mai deciso di votare verde in Italia: fuori non ci sono idee per il futuro chiare come le nostre.

Dobbiamo sfruttare le campagne elettorali delle amministrative ed i quesiti referendari per spiegare a più persone possibili quali sono le nostre proposte, cercare di comunicare ancora di più e meglio il nostro messaggio.

Abbiamo tanti nuovi iscritti, tanto entusiasmo sparso in tutto il territorio: è bello vedere tante ragazze e ragazzi avvicinarsi alla politica per proteggere il loro futuro e quello delle successive generazioni.

Sento il dovere di ringraziare anche chi in questi anni ha tenuto in vita e rafforzato la federazione: dobbiamo a loro la presenza nel territorio nazionale di diversi consiglieri regionali, comunali, nel Parlamento Europeo.

E’ un grande risultato perché oggi più che mai è lampante la differenza, tra una istituzione senza i verdi ed una nella quale siamo riusciti ad eleggere anche un  solo primo candidato.

Tutti hanno capito che purtroppo i verdi sono necessari.

Dico purtroppo perché non ne faccio una questione di bandiera, sono un attivista e mi impegno in Politica perché voglio cambiare le cose. Sarei ben felice se le nostre idee fossero condivise e portate avanti da tutti, patrimonio comune.

Purtroppo nessun altro ha dimostrato di aver compreso l’urgenza dei nostri temi, di averli a cuore.

Abbiamo invano sperato che il governo Draghi imponesse uno slancio alla transizione ecologica, che qualcosa cambiasse almeno alla luce della fiducia di cui gode in Europa: Sarebbe bastata una sua maggiore  convinzione per dare una svolta al Paese.

Invece assieme al suo ministro Cingolani ha dimostrato da che parte sta: quella delle industrie inquinatrici, dello sblocco di progetti impattanti, dalla parte di chi pensa che il Ponte sullo Stretto possa essere una delle prime cose da fare in un Paese che non ha ancora una sufficiente copertura ferroviaria.

Cingolani dice che la transizione ecologica può essere un bagno di sangue.

Come può il Ministro inondare di terrorismo il suo compito principale? Bene abbiamo fatto a chiederne le immediate dimissioni.

Avevamo una enorme opportunità per il Paese, rappresentata dal PNRR. Potevamo dedicarlo quasi completamente alla transizione ecologica, alla digitalizzazione, alla tutela della salute dei cittadini ed alla creazione di nuovi posti di lavoro che siano stabili in futuro.

Non esiste una economia possibile a lungo termine se non si pensa alla sostenibilità ambientale. Basta vedere l’esempio di  FIAT / Stellantis, ultima ad investire sulla mobilità elettrica, oggi costretta a rincorrere chi si è mosso con più lungimiranza.

Non possiamo continuare a finanziare attività ambientalmente dannose, sommando ai costi diretti quelli indiretti per le bonifiche, le compensazioni e la sanità.

Dobbiamo iniziare, seppur gradualmente, a spostare la tassazione dal lavoro all’impatto ambientale, introducendo ad esempio una carbon tax: oggi il 42% delle entrate erariali deriva dall’Irpef, principalmente su questo si regge il bilancio dello Stato.

Il lavoro che migliora il nostro Paese va incentivato con misure strutturali: le iniziative spot non hanno un impatto a lungo termine capace di aggiornare e sviluppare correttamente il nostro tessuto economico.

Il partito deve occuparsi sempre di più di economia, perché la transizione ecologica si fa se si riescono ad indirizzare investimenti positivi che creano occupazione finalizzata alla tutela ambientale.

Dobbiamo affrontare maggiormente il tema dell’automazione, per guidarne aspetti positivi e conseguenze: se non lo facciamo la sostituzione del lavoro umano con software e macchinari sempre più avanzati produrrà una situazione incontrollabile, dal punto di vista sociale ed ambientale.

La pandemia ha portato tanta sofferenza, ma questa crisi gravissima ha dato anche slancio ad innovazioni positive: la possibilità di rivolgersi agli uffici pubblici tramite cellulare, di avere referti in maniera veloce, o la possibilità di fare incontri senza immettere mezzi inquinanti sulle strade, la possibilità di fare co-working in spazi comuni ma vicini a casa, aumentando la qualità della vita dei pendolari.

Serve però una sensibilità verde per guidare la transizione digitale assieme a quella ecologica, in maniera positiva, a beneficio delle persone che vivono oggi e che nasceranno domani.

Non esiste un pianeta B , non c’è un’altra strada, questo è l’unico modo per continuare a riparare il Mondo.

Abolire le regioni ed i comuni, e ricostruire le province

10 anni fa proponevo in queste pagine di ripensare criticamente all’idea di abolire le province, ed accorparne invece le competenze oggi attribuite ai comuni. Sempre più spesso ci scontriamo con la complessità che deriva dall’avere 8000 comuni, gran parte dei quali incapaci di organizzare alcuni servizi di base.

8000 sistemi anagrafici indipendenti, 8000 sindaci da coordinare, e così via.

Accorpare le funzioni nelle province e nelle città metropolitane ci permetterebbe di risolvere anche il problema delle regioni. Non hanno funzionato, nonostante godano di poteri legislativi indipendenti. Sono state incapaci di gestire correttamente l’emergenza sanitaria, in un caos di tagli, commissariamenti e disorganizzazione che ci ha trasformato in uno dei paesi più colpiti in percentuale dai decessi per il covid.

Taglieremmo una volta per tutte le differenze regionali, avremmo delle istituzioni della dimensione giusta per essere coordinate ed indipendenti nelle specifiche questioni (non legislative).

Le regioni non sono nate come le vediamo oggi con la Costituzione, ma con la riforma successiva del titolo V.

Sono passati invano decenni, in un degrado che non ha fatto che aumentare le distanze tra cittadini nati in luoghi diversi dello stesso Paese. E’ ora di voltare pagina.

Un partito è meglio della roba dei 5 stelle

La Lombardi esce finalmente con questa perla.

Io ricordo la nascita dei 5 stelle, quando ancora c’erano i meetup di Grillo. Partecipai anche alle prime riunioni per capire cosa si intendeva fare, e già allora dissi che quello che stava nascendo era peggio di un partito.

Era un partito, ma senza democrazia interna.

Era un partito, ma simbolo e strumenti erano in mano ad una azienda privata.

Era un partito, ma senza programma comune (poi lo aggiunsero).

Sono passati 14 anni, quando dicevo queste cose molti non mi credevano, oggi penso che gli stessi si rendano conto che avevo ragione.

Vi invito a rileggere gli articoli e fare attenzione alle date:

Le dittature non funzionano meglio delle democrazie

“E’ paradossale, ma le dittature funzionano più delle democrazie”.

Beppe Grillo, 15 Settembre 2020.

Non è paradossale, ma è ovvio che sia più semplice e rapido avere una sola persona che decida per tutti. Anche in condominio: demandate tutto all’amministratore o quando potete partecipate alle riunioni che decidono su come spendere i vostri soldi?

Ma il punto è un altro: quali sono le decisioni che vengono prese nelle dittature? Ce lo ricordiamo bene, è successo anche in Italia. E’ un bene togliere ai cittadini la scelta di rifiutarsi? In quali paesi dalla democrazia debole i cittadini hanno ottenuto una migliore qualità della vita?

E’ veramente irrispettoso della nostra storia essere costretti ad ascoltare posizioni di un livello così scarso.

Ma non è un caso.

Casaleggio padre prima ed il figlio poi hanno affermato che il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile. Hanno detto che a breve le camere non saranno più utili.

Salvo poi nasconderci che la loro soluzione alternativa, cioè il voto deciso e manipolato su piattaforme informatiche gestite dalla loro azienda private, è cento volte peggio della democrazia rappresentativa. Hanno più potere i Casaleggio o i parlamentari? Chi è più casta?

Ed ancora il deputato 5 Stelle Tuzi, a giustificare il SI’: “Un parlamento ridotto numericamente può essere controllato meglio”.

DA CHI?

Noi ci opponiamo a questa visione, è giusto cambiare e cercare di migliorare le cose, ma è stupido cambiare in peggio.

Vogliamo essere rappresentati meglio, non meno.

Domenica 9 Giugno tutti al ballottaggio

Domenica 9 Giugno a Forlì ci sarà il ballottaggio. Più persone di quelle che immaginavo non sanno di cosa si tratta. Nelle elezioni dei comuni con più di 15’000 abitanti se nessun candidato ottiene più del 50% dei voti c’è un secondo turno, nel quale si presentano solo i due con la maggiore percentuale.

In questa occasione, si sceglie uno dei due, che diventerà sindaco di Forlì. Contestualmente le liste che sono “apparentate” con il vincitore, otterranno il 60% dei consiglieri comunali, il premio di maggioranza.

A Forlì si scontreranno due visioni diverse della città. Una, quella di Zattini, che ha invitato 2 volte Salvini in campagna elettorale e che è in grandissima parte sorretta dai voti della “Lega Nord per Salvini Premier” (anche alle comunali questo era il nome ufficiale).

L’altra visione è quella di Giorgio Calderoni, giudice amministrativo, Consigliere di Stato, Professore universitario. Una brava persona.

Non ho mai apprezzato l’idea di votare contro, ma questa volta mi pare che a Forlì la scelta sia abbastanza facile.

Salvini rappresenta per me esattamente il contrario di quello che voglio dalla politica.

Qualsiasi cosa faccia, quando fa qualcosa, e qualsiasi cosa dica e come la espone, mi fa venire i brividi.

Mi capita sempre di non essere d’accordo con la maggioranza degli italiani. Ad una certa età questo fa anche riflettere. Ma non sono mai stato così sicuro: prima ci stufiamo anche di questo personaggio grottesco e meglio è. Salvini ha meno del 20% del consenso alle urne, che aumenta di percentuale e peso solo grazie all’astensionismo.

Consegnare Forlì ad una persona che fa l’occhiolino ai simboli, ai contenuti ed alla forma dialettica del fascismo avrebbe una valenza anche simbolica.

Ed io questo simbolo non voglio permetterglielo.

Invita i tuoi amici ad andare a votare, è sempre importante ma questa volta un po’ di più.

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