Generale

Denunciati 30 utenti italiani per il p2p

Punto Informatico ne parla qui e qui. Si tratta di una mega operazione volta a denunciare dei gestori di server opennap ed una decina di persone accusate di pedo-pornofilia.

Curiosa la dichiarazione di Enzo Mazza, direttore generale della FIMI, che accusa il p2p di essere il killer del mercato dei singoli musicali, in particolare quelli dance.

Cito:

Come è noto si tratta di brani che hanno vita breve e hanno subito un impatto devastante dal download selvaggio.

Come se fosse un male: che il p2p faccia piazza pulita della musica spazzatura usa e getta? La musica che si produce in 10 secondi si riproduce illegalmente in altrettanto poco tempo. Se si trasformano gli utenti in base alla necessità di creare un consumo immediato ed usa e getta della musica, allora con il peer to peer se ne subiranno le conseguenze.

Perfino deejay che operano professionalmente si scaricano i brani senza pagarli, però poi alla discoteca chiedono un cachet per la serata dove si esibiscono con brani pirata e questo è oltremodo inaccettabile.

Vero. Infatti dovrebbero fare maggiori controlli, ma questo rientra sempre nel lucro derivante dalle riproduzioni illecite, e non va bene citare questi esempi quando si parla di uso personale.

Voglio dire, secondo la legge Italiana è possibile drogarsi ma non è possibile ascoltare un mp3.

Questa musica di cui tutti parlano dev’essere proprio nociva!

Cosa succede, cosa succede in città

Mi sento in dovere di dire due cose su quello che vedo in questi giorni. Da un lato si affacciano alla finestra delle scelte importanti, compiute dal governo, che modificheranno la nostra struttura sociale, e dall’altro manca la forza necessaria per contrastarle o emendarle in maniera decente.

Qualche dichiarazione di Fassino che si dice contrario (poveretto, è costretto tutti i giorni e tutto il giorno a rilasciare dichiarazioni di contrarietà!) , e la cosa finisce lì: dopo qualche giorno niente più quotidiani, nessuna televisione parlerà più di questo argomento.

Se riuscite a sentire qualche dialogo serio sul merito della questione, siete molto fortunati e vi prego di condividere la vostra fortuna con gli altri cittadini italiani, se possibile.

Questa situazione probabilmente ci mostra come tutto il sistema politico che ci dovrebbe sostenere sia sbagliato, nel mondo dei media e dell’informazione.

Prendiamo la riforma della scuola, ad esempio.

Un ministro indecente decide di apportare cambiamenti sostanziali al nostro sistema scolastico, contestato da migliaia di docenti, genitori, studenti (vedi la mozione di ReteScuole).

In televisione Fassino si esprime contrariato, si fanno vedere due manifestazioni di piazza, poi più nulla.

Nel frattempo, nessuno che dica perché queste modifiche sono sbagliate, perché dividere tra licei ed istituti professionali, che avranno canali di finanziamento diversi, significa aumentare il divario tra chi è benestante e chi invece ha bisogno di lavorare. Perché invece di incentivare con risorse la scuola e la ricerca, si taglia ovunque. Qualcuno che, in tutta sincerità, dica che la scuola non interessa ai gruppi politici perché i risultati di grossi investimenti si vedono solo dopo vent’anni, e tra vent’anni al governo a riscuoterne i benefici ci saranno altre persone.

Ci sono quindi due o tre problemi, fondamentali, che devono essere risolti prima possibile, se vogliamo che uno stato come il nosto arrivi al prossimo lustro con dignità:
– Chi decide deve avere l’interesse che le cose vadano bene, oppure deve stare nei posti decisionali meno tempo possibile, incentivando il continuo ricambio negli organi di decisione ed il continuo controllo sulle decisioni apportate. Bisogna trovare il modo di fare politica a lungo termine, ritornare agli interessi di tempi lunghissimi, che riporterebbero scuola, ricerca e formazione alla sua originaria importanza.

– Chi informa, deve iniziare a trattare meno problemi possibile ed andare un pochino più a fondo, alla stregua di quello che sta facendo Report, per spiegare e cercare di far capire la vera natura del problema, al di là del solito “il governo ha fatto una cosa sbagliata”. Ok, ma cosa e perché?. Non vale la scusante del gran numero di problemi da trattare, che rende impossibile la vera informazione (+ dati significa – informazione, ci spiegano all’università). Altrimenti servono altri strumenti di controllo dell’operato dei nostri politici.

Inoltre bisogna trovare il modo per permettere a gruppi di 100’000 cittadini interessati ad un problema di intervenire a livello istituzionale, sedendosi al tavolo con i rappresenanti politici e discutendo del problema. Se non si trova un accordo, nessuna delle due parti può decidere per tutti, quindi bisognerà escogitare un metro per portare a termine la soluzione, eventualmente ricorrendo ad esempi di democazia deliberativa, visto che i tempi e le tecnologie lo permetterebbero.

– Chi punisce chi sbaglia, deve farlo con la coscienza che la punizione serve come monito e come metro di educazione. E chi sta per compiere un reato deve essere insicuro, non deve avere la certezza o quasi di farla franca. Se viene a mancare la certezza di una punizione, allora viene a mancare anche l’incentivo a far bene. Non ci si può lamentare di una sparatoria, puntando il dito contro uno Stato che non è stato presente, ed allo stesso tempo condonare un palazzo illegale: se esiste una legge va rispettata, e se è sbagliata va corretta. Altrimenti è anarchia. L’onestà parte da noi, non tutto si può delegare ai politici.

Bertrand Russell

Oggi è la giornata mondiale della Pace, non ho partecipato a nessuna delle manifestazioni nel mondo e vorrei almeno ricordare un grande pacifista del secolo passato: Bertrand Russell (1872-1970).
Straordinario matematico e filosofo, partecipò attivamente a campagne per il disarmo, manifestazioni per la pace, per i diritti umani, anche a braccetto con Einstein; premio Nobel per la letteratura nel 1950.
Ha scritto uno dei concetti che, a mio avviso, resta insuperabile ed universale come spiegazione di base a molte dinamiche che segnano i nostri tempi e anche a molte questioni che tratta questo blog.

L’uomo ha più paura del pensiero che di ogni altra cosa al mondo: più della propria rovina, persino più della morte. Il pensiero è sovversivo e rivoluzionario, distruttivo e terrificante; il pensiero è implacabile nei confronti del privilegio, delle istituzioni ufficiali, delle comode abitudini; il pensiero è anarchico e senza legge, indifferente all’autorità, incurante della ben collaudata saggezza del passato. Il pensiero affonda lo sguardo nell’abisso dell’inferno e non se ne ritrae spaventato. Il pensiero vede l’uomo, debole frammento, immerso in oceani senza fondo di silenzio; e tuttavia non rinuncia la proprio orgoglio, e resta impassibile come se fosse il signore dell’universo. Il pensiero è grande, veloce e libero, è la luce del mondo, è la suprema gloria dell’uomo.
Ma, perchè il pensiero divenga possesso di molti, anzichè privilegio di pochi, dobbiamo farla finita con la paura. E’ la paura a impastoiare gli uomini: il timore che le loro amate credenze si rivelino illusorie, che le istituzioni grazie alle quali campano si dimostrino dannose, che essi stessi si manifestino meno meritevoli di rispetto di quanto non avessero supposto. ” E’ ammissibile che il lavoratore abbia atteggiamenti da libero pensatore nei confronti della proprietà? E che cosa ne sarà di noi i ricchi? E’ ammissibile che il giovane la pensi liberamente in materia di sesso? E che ne sarà della morale? E’ ammissibile che i soldati la pensino liberamente in merito alla guerra? E che ne sarà della disciplina militare? Facciamola finita con il pensiero! Si rientri nelle tenebre del pregiudizio, per tema che la proprietà, la morale e la guerra siano messe a repentaglio! Piuttosto che i loro pensieri siano liberi, è meglio che gli uomini siano stupidi, infingardi, tiranni. Infatti, se i loro pensieri fossero liberi, non penserebbero come noi, e questa calamità deve essere evitata a ogni costo. ” Così ragionano, nelle profondità inconscie del loro animo, gli avversari del pensiero, e così agiscono nelle loro chiese, nelle loro scuole, nelle loro università.

Erba mate e Argentina

L’Argentina è un paese geograficamente incredibile e unico al mondo: inizia dalle tropicali cascate di Iguazù e finisce nell’antartica Terra del Fuoco, in mezzo ci sono i paesaggi lunari del nord-est, la piatta pianura della Pampa, le maestose Ande, la Patagonia sterminata.
Mai ho conosciuto un binomio nazione-bevanda così stretto come quello tra Argentina e yerba mate.
Gli Argentini non amano semplicemente il mate, gli sono riconoscenti. E’ la bevanda nazionale argentina, icona vegetale non seconda a nessuna delle tante che l’Argentina possiede: Gardel, Maradona, Borges, Evita, Guevara.

Il costume di bere il mate costituisce un’abitudine sociale che va al di là di quello che si possa ragionevolmente immaginare, è un infuso di filosofia, si innesta nel profondo della cultura popolare, dedicate al mate esistono leggende, poesie, canzoni, letteratura, pitture, proverbi:
A boca amarga, mate dulce -> far buon viso a cattivo gioco;
A mate convidado, no se mira la yerba -> a caval donato non si guarda in bocca;
A cada bombilla su mate -> ogni pietra ha il proprio padrone (di quest’ultimo non mi viene in mente un corrispettivo in italiano ma ho tradotto l’argentino).
E’ per questo che bere il mate ha tutta la carica di un simbolo, aiuta a creare uno spazio, all’interno del quale si può ritrovare il tempo rubato e la voglia di comunicare con un rituale quotidiano.
Stimolo e ispirazione per gli intellettuali, rafforzamento della memoria ed equilibrio per gli studenti, forza fisica ed energia per i lavoratori, animo e spirito elevato per chi cerca di resistere alle sfortune della vita.
Il mate è bevuto ad ogni ora della giornata, molto diffuso in compagnia, passandosi la stessa bombilla come gli indiani d’America si passa(va)no il calumet o i fumatori di cannabis si passano lo spinello, stessa ritualità, stesso rafforzamento dei legami, più salute. Ovviamente anche da soli, in macchina, in viaggio con tanto di thermos, gli argentini sono il massimo produttore e consumatore di mate al mondo (5 Kg a persona ogni anno).
Anche il gaucho, il cow-boy argentino, errabondo, mezzo eroe e mezzo fuorilegge, la figura più rappresentativa della cultura rurale e avventurosa argentina, deve molto al mate; la sua prodigiosa austerità e resistenza non si potrebbero spiegare senza tener conto anche del mate. “Signore, io prendo il mate in bombilla perchè noto che mi stimola al lavoro. Molte volte sentendomi stanco prendo 4 o 5 mate e mi sento disposto e animoso, noto anche che quando mi sento triste se prendo un mate mi sento subito sollevato”. A dire il vero il mate non piaceva molto al personaggio interpretato da Vittorio Gassman nel film di Dino Risi “Il Gaucho”- 1964 film da vedere comunque.

Il mate si prepara (cebar), non si serve (sirve), questo per riferirsi al significato di mantenere, sostentare, alimentare, ovvero amicizia ed ospitalità; in altri tempi le famiglie agiate avevano un addetto alla preparazione del mate, aveva solo questa occupazione esclusiva.
Addirittura, la Croce Rossa Argentina ha usato questa bevanda come veicolo di informazione contro l’AIDS, “l’AIDS non si contrae condividendo il mate”, è stato fatto anche un francobollo divulgativo.

Infine esiste un vero e proprio linguaggio del mate, ne propongo una lista non esaustiva anche perché le interpretazioni sono molto varie come d’altronde la maniera per prepararlo.

mate amaro indifferenza
mate dolce amicizia
mate molto dolce amore
mate freddo disprezzo
mate con limone disgusto
mate con buccia di arancia vieni a cercarmi
mate con tè sono offeso
mate con caffè ti perdono
mate molto corto mi piace la tua compagnia
mate con latte voglia di carezze
mate molto caldo stai zitto, taci
mate bollente ti odio
mate con cedro incontriamoci
mate con miele matrimonio
mate molto lungo cattiva volontà

Preparazione del mate:
si presuppone la presenza di matero (contenitore) e bombilla (sorta di cannuccia).
Mettere a scaldare in un pentolino dell’acqua.
Appoggiare la bombilla nel matero, evitare di muoverla, alzarla, girarla per tutto il tempo.
Mettere circa 2 cucchiai di erba nel matero.
Versare l’acqua nel matero quando è calda / caldissima, ma NON bollente.
Attendere qualche istante o un minuto.
Bere l’infuso dalla bombilla lasciandola sempre nella identica posizione iniziale, senza mischiare ecc.
L’acqua nel pentolino può essere lasciata sul fuoco a scaldarsi per eventuali rabbocchi, mai versarla bollente, brucierebbe le foglie.

ulteriore articolo sul mate in questo blog

Zoe

Grazie a Fullo che me lo ha segnalato, ho installato Zoe. ora dovunque sono posso fare ricerche nelle mie email, connettendomi al pc di casa, e molto altro ancora.
Inoltre ho inserito alcune mailbox di mailing list che mi interessano, gliele ho date in pasto semplicemente spostandole nella cartella Library nella home, ed ora ho tutti i messaggi indicizzati e ricercabili. Notevole!

Torna su