Month: Ottobre 2008

Fuori le preferenze anche dalle elezioni europee

La legge elettorale per le Europee al vaglio della Camera dei Deputati prevede lo sbarramento al 5% e l’abolizione delle preferenze. Uno schifo, vediamo perché.

Nelle elezioni europee esistono partiti molto radicati in piccoli territori, che superano quindi nella loro zona il 5% di sbarramento, ed altri che raccolgono un consenso diffuso in maniera trasversale ai vari stati, non superando ovunque il 5%.

Uno sbarramento elevato è antidemocratico perché impedisce a chi ha lo stesso numero di voti di essere presente in Parlamento alla pari di chi supera il 5% in una zona ristretta. il 5% degli italiani significa 3 milioni di persone, che equivale allo 0,5% di tutta l’Unione Europea.
Le liste che ottengono l’1% in tutti gli Stati avrebbero il doppio dei voti di chi supera il 5% in Italia, ma non eleggerebbero nessuno.

Le elezioni europee dovrebbero prevedere un sistema elettorale omogeneo in tutta l’Unione, proporzionale al numero dei voti raccolti. E gli sbarramenti dovrebbero essere nel totale dell’UE, magari dello 0,5%, non nei singoli collegi (un po’ come accade con il sistema porcellum delle politiche italiane, dove gli sbarramenti in Senato sono per Regione e non nel totale dei voti in Italia).

Questa proposta di legge serve principalmente ai partiti di questa maggioranza ed a quelli di finta opposizione, che comunque ne traggono un beneficio importante dato dall’esclusione di tutti i concorrenti. Se Berlusconi rade al suolo ogni alternativa al PDL ed alla Lega Nord, il PD non farà battaglie campali perché – di fatto – ci guadagna (non a caso Marini cita solo la questione delle preferenze, in un suo comunicato stampa).
Del resto tutto il dibattito è partito da una proposta di Dario Franceschini, che ha invocato a gran voce l’innalzamento dello sbarramento anche alle europee (in modo da guadagnare con il suo partito i voti che non verrebbero dati al PD).

Sull’eliminazione delle preferenze non ho molto da aggiungere: non hanno una motivazione diversa dall’aumento della centralizzazione del potere a scapito dell’espressione democratica dei cittadini.

Forse su questo aspetto si potrà fare un passo indietro, accontentando magari l’UDC, in cambio di un sistema antidemocratico equivalente che preveda l’uso mirato dei collegi per lasciare comunque a chi decide le candidature di collegio (sempre i segretari) la possibilità o meno di essere eletto.

La legge elettorale è alla base della democrazia, e più diventa difficile da capire meno rispecchia la volontà degli elettori. Il continuo cambiamento delle regole a maggioranza da parte di chi viene eletto è una degenerazione che porta al collasso, perché chi viene eletto da un sistema iniquo cercherà di renderlo ancora più ingiusto e favorevole ai suoi stessi interessi.

PD e PDL in Picchiata sui sondaggi di Mennheimer

Popolarita’ del governo in calo per la prima volta da settembre secondo il sondaggio di Mannheimer pubblicato sul Corriere della Sera.Secondo la rilevazione, ‘la percentuale di chi dichiara di valutare positivamente l’operato del governo supera oggi di poco il 40%, a fronte del 60% degli inizi di settembre’. L’opposizione ‘non ha pero’ saputo trarre vantaggio da questo trend’, visto che i consensi per il suo l’operato passano dal 20% di settembre al 16% e i giudizi negativi dal 75% al 77%.

Fonte : ANSA

La vittoria di Obama non è scontata

Tutti in questi giorni danno per quasi certa la vittoria di Obama alle elezioni presidenziali USA, basandosi sui sondaggi. Io penso che questa vittoria non sia del tutto scontata, per una serie di motivazioni molto semplici: nel segreto dell’urna anche chi si vergogna un po’ segna quello che vuole.
Così se nel sondaggio viene limitato l’impatto del razzismo e dell’intolleranza verso la diversità (non solo sul colore della pelle), nell’urna viene fuori anche il mal di pancia.
Del resto ricordo bene quello che dicevano i sondaggi sulla rielezione di Bush jr.
A questo bisogna aggiungere anche i meccanismi di voto, i brogli sul voto elettronico, che già sono costati ai democratici la prima elezione di Bush jr.
Per ultimo, ma non per importanza, si deve tenere in considerazione che per votare negli States è necessario ritirare la propria tessera elettorale ogni volta, e questo ha una influenza non marginale che nei sondaggi (immediati e senza perdita di tempo) non vengono misurati.

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