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Faletti, l’Open Source e gli amanuensi

Mantellini e Morelli scrivono i loro commenti su una intervista rilasciata da Giorgio Faletti a “La Stampa”, nella quale dichiara, tra le altre cose:

«Io invece penso che l’open source sia il sistema migliore per precipitare nella barbarie. Certe cose vengono fatte perchè esiste un’industria che le produce e investe senza un ritorno economico. Senza un editore, Hemingway non sarebbe stato scoperto».

Io credo che non sia solamente malafede, è chiaro che i venditori attuali di beni immateriali (e lui è uno di questi), faticano ad adattarsi ad un mondo completamente diverso, dove chiunque può avere una buona idea e distribuirla senza grossi intermediari, dove la distinzione tra il bianco ed il nero, il professionale e l’hobby, il commerciale ed il gratuito, è sempre meno netta.

Faletti, che ha fatto delle sue passioni un lavoro, non può pensare che sia possibile nel 2005 impedire a chiunque di trovare canali alternativi per distribuire la propria idea.

Se una persona qualsiasi avesse scritto “Io uccido” non sarebbe stato pubblicato: serviva un nome-logo per poter vendere.


E’ chiaro, quindi, che questo sistema vada rivoluzionato, a scapito del povero Giorgio, che difficilmente si adatterà ad un mondo competitivo, nel quale un cognome, un reality show o due tette rifatte non siano l’unica chiave per ottere il meritato successo.

Giorgio lo sa, e sa bene che ogni cambiamento nei media che distribuiscono contenuti miete vittime.
La stampa ne fece tra gli amanuensi.
Internet, le creative commons, il copyleft e compagnia bella ne faranno tra i Faletti.

Che cosa non è un wiki

Grazie ad un commento di Stefano, scopro che Grillo ha aperto un suo wiki. Subito immagino le potenzialità che uno strumento come questo, dato in mano alle migliaia di persone che seguono il personaggio, potesse far nascere qualcosa di buono sul fronte del giornalismo d’indagine.
Vado sul wiki, provo ad aggiungere una frase in un articolo, e scopro la prima incongruenza: gli articoli sono firmati dai rispettivi autori, e sono immodificabili. In un wiki, inteso non come strumento informatico ma come strumento di scrittura collaborativa, gli articoli non sono di “proprietà” di nessuno, e questo implica un continuo miglioramento della forma e della sostanza. Se firmo un articolo, non voglio che le modifiche passino con il mio nome, e quindi ne impedisco ogni cambiamento che non sia prodotto da me.
Provo quindi a scrivere un nuovo articolo, ma anche questo è impedito: per aggiungere qualcosa, bisogna scriverla via email.
Che differenza c’è, quindi, rispetto ad un portale normalissimo o un blog? Nessuna.

Quindi leggo l’introduzione, con il sorriso tra le labbra:

Si potrebbe credere allora, che, a causa di atti di vandalismo, le discussioni vengano presto rovinati. Invece non è così, perché non vale proprio la pena danneggiare Grillopedia. Infatti vengono conservate tutte le vecchie versioni di tutte le pagine e quindi ci sarà sempre qualcuno che prontamente riparerà il danno.

Sono loro i primi a non credere che questo sia possibile, impedendo ogni intervento, ed a non capire il contenuto di quello che scrivono sulla presentazione.

Il wiki ha pochi giorni, speriamo che capiscano in fretta come si usa e quali vantaggi porta questo strumento.

AGGIORNAMENTO: Il blog non è di Beppe Grillo e l’iniziativa non è partita da lui, a quanto pare. Le considerazioni sullo strumento e sul portale rimangono le stesse, ma la colpa non è la sua ;)

Una email a Beppe Grillo sui Brevetti Software

Vista la popolarità del Blog di Beppe Grillo, ho pensato di spedirgli un’email riguardante i brevetti software, pensando che una sua pubblicazione potrebbe migliorare la consapevolezza su questo problema al di fuori dello stretto ambito degli informatici.
Aspettiamo di vedere se pubblicherà qualcosa, intanto copio ed incollo anche qui il testo, inviato a segnalazioni@beppegrillo.it (scrivete anche voi qualcosa, senza fare spamming, magari aumentiamo le possibilità di essere pubblicati).

Visto l’enorme ascolto che il suo blog ha raggiunto già dopo pochi mesi, volevo segnalarle un grave problema che coinvolge l’industria del software, ed indirettamente tutti i cittadini che utilizzano tecnologie informatiche (siti web, lettori di cd musicali, etc.).

L’ultimo passaggio di questa vicenda è una lettera spedita al presidente del Consiglio Europeo:
http://punto-informatico.it/p.asp?i=53320&r=PI

Un volantino che esprime molto sinteticamente e molto bene il problema è disponibile qui:
https://alessandroronchi.net/files/volantinocontroibrevettisoftware.pdf

Il problema non è banale: tutti vorrebbero tutelare gli inventori, solo che i brevetti sul software non lo fanno. Sono uno strumento pericoloso in mano solo alle multinazionali, che sono le uniche a potersi permettere le spese legali in caso di problemi. Quindi succede che:
– io invento qualcosa e la brevetto,
– la multinazionale successivamente la brevetta
– l’organo che dovrebbe controllare che il brevetto aggiunga qualcosa allo stato attuale delle cose non ne è capace ed approva il secondo brevetto
– la multinazionale mi denuncia e vince la causa (perché non possiedo 250’000€ per le spese legali medie per una causa di questo tipo)
– io pago, oppure vendo la mia azienda e tutti i miei diritti sulla mia invenzione.

Il tutto anche se io ho ragione.

Sono stato molto sintetico, nonostante il tema sia abbastanza complesso. Sono disponibile per qualsiasi chiarimento ed approfondimento.

Grazie dell’attenzione.

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