Giustizia

Salviamo Sergejs Gromovs

Ricevo da Sauro Turroni un appello per Serghiej Gromovs, campione di scacchi, che vi invito a leggere. Se volete aiutarlo è necessario ed urgente scrivere sul blog di Mastella ed al suo indirizzo email per invitarlo ad adottare un provvedimento umanitario nei suoi confronti. La sua storia è apparsa negli ultimi giorni anche sulla stampa locale.

Ecco i suoi contatti:
Blog: http://clementemastella.blogspot.com/
email: mastella_m@posta.senato.it
clemente.mastella@senato.it oppure clemente.mastella@giustizia.it

NB: ho aggiornato gli indirizzi, utilizzate quelli nuovi!

Serghiej Gromovs, nato 43 anni fa in Lettonia da padre russo, nel 1991 perde la cittadinanza e conseguentemente il lavoro per le decisioni vessatorie prese dal governo lettone, dopo la caduta dell’URSS, nei confronti di tutti i cittadini di origine Russa.

E’ un maestro internazionale di scacchi e laureato in scacchi, le classifiche internazionali lo collocano circa al duemillesimo posto. Come lavoro faceva l’impiegato .

Sposato con 2 figli, indotto da condizioni di indigenza, commette un modesto furto nel 1993 e nel ’98 viene arrestato e posto agli arresti domiciliari e in seguito viene condannato ad una pena detentiva di 10 anni, assolutamente sproporzionata rispetto al reato commesso.

In precedenza negli anni 97 e 98 partecipa a manifestazioni contro le discriminazioni a cui sono sottoposti i cittadini di origine russa. Ciò senza dubbio contribuisce a rendere più dura la sua condanna.

Temendo il peggio abbandona moglie e figli e fugge dal suo paese.

Nel 2001 viene arrestato in Italia dove si è rifugiato sotto falso nome e con passaporto falso e dove continua a mantenersi partecipando e vincendo tornei di scacchi.

Viene incarcerato nella casa circondariale di Forlì dove resta per 19 mesi.

Durante la sua detenzione il Resto del Carlino rende nota la sua storia e si determina così una ampia catena di solidarietà e sostegno che in extremis, grazie anche all’intervento del Ministro Castelli sollecitato da Sauro Turroni, riesce a far sospendere l’estradizione (provvedimento del 10/12/’03).

Gromovs viene poi liberato in seguito ad una sentenza della Cassazione nel 2003.

Richiede lo status di rifugiato che non viene concesso perché la Lettonia sta per entrare in Europa e si ritiene rispetti i diritti dell’uomo nonostante le discriminazioni nei confronti dei russi.

La Commissione Centrale per il riconoscimento dello Status di Rifugiato esaminando la situazione di Gromovs raccomanda la concessione di un permesso di soggiorno per motivi umanitari che viene puntualmente rilasciato fino al 2009.

Gromovs è quindi libero, fra persone che lo apprezzano e continua la sua attività di campione di scacchi, insegna ai giovani, partecipa a tornei, inizia una nuova vita.

L’8 aprile 2003 il gip di Forli decreta l’archiviazione del procedimento penale pendente che lo riguarda, proprio quello che gli consentiva di non essere estradato perché intendeva difendersi nel processo per uso di documenti falsi che lo avrebbe visto imputato.

Passano gli anni ma l’ estradizione decretata nel 2001 è ancora valida e conserva la sua efficacia, e una giustizia insensibile lo raggiunge ancora e nel maggio del 2007 l’Interpol comunica al Ministero che Gromovs si trova ancora in Italia e la permanenza del decreto di estradizione.

Il Ministro il 18 giugno 2007 chiede alla corte di appello di applicare a Gromovs la misura della custodia in carcere al fine di poterlo estradare in Lettonia, atteso che quel paese tuttora mantiene la richiesta di estradizione e quindi la Corte di appello di Bologna il 26/6/’07 ne dispone la cattura.

Poche settimane dopo, il 9 settembre Gromovs viene arrestato e tradotto nel carcere di Rimini in attesa di essere estradato in Lettonia dove senza un intervento umanitario verrebbe sepolto in un carcere per 10 anni.

Non appena l’accaduto viene portato alla conoscenza del pubblico da alcuni articoli del Resto del Carlino riparte la mobilitazione in favore di Gromovs che in questi anni ha avuto modo di farsi conoscere ed apprezzare come brava persona oltre che come campione di scacchi.

Vengono indirizzati vari appelli al Ministro Mastella che è portato anche direttamente a conoscenza della vicenda .

Monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino e Pennabilli, don Dario Ciani, cappellano del carcere di Forlì e fondatore della comunità di Sadurano, fra gli altri, hanno indirizzato lettere personali al Ministro chiedendogli un intervento umanitario. Anche la comunità Giovanni XXIII sta adoperandosi in favore di Gromovs insieme con un gran numero di cittadini, appassionati di scacchi e tanti altri ancora.

Il Ministro si trova in una situazione molto difficile perché anche se fosse, come ho ragione di ritenere, disponibile alla adozione di un provvedimento umanitario, le condizioni derivanti dagli accordi internazionali e dai trattati europei sottoscritti impediscono l’adozione di un nuovo provvedimento di sospensione della consegna, stante che non vi sono più elementi che la impediscono.

Non possiamo rinunciare ad esperire ogni tentativo per cercare di indurre il Ministro, nonostante le mutate condizioni giuridiche nelle quali si trova ad operare, ad adottare lo stesso provvedimento di sospensione preso dal suo predecessore Castelli per evitare ad una persona davvero sfortunata di subire, dopo tanti anni, ulteriori terribili e sproporzionate conseguenze per un piccolo reato compiuto nel 1993, oltre a quelle di aver perso la famiglia, la cittadinanza, il lavoro ed aver passato in carcere in Italia un anno e 9 mesi.

I tempi sono strettissimi : entro 15 giorni dall’arresto Gromovs deve essere estradato. Per cui abbiamo solo un paio di giorni ancora per tentare di fare qualcosa.

Sauro Turroni

Strage di Erba – razzismi, pregiudizi, processi sommari e querele

Se la strage di Erba può insegnarci qualcosa, certamente è che i pregiudizi sono pericolosi. Il giorno dopo l’accaduto un sacco di persone si erano scagliate, per impatto, contro il tunisino marito e padre delle vittime, reo di essersi salvato dalla strage. Ogni giorno abbiamo l’occasione per essere cauti su questioni importanti, ma è più facile proporre soluzioni affrettate che tolgano ogni pensiero, che esternalizzino responsabilità che potrebbero apparirci troppo vicine. Le vittime più indicate per questo tipo di pregiudizi sono gli extracomunitari, peggio se provenienti dal sud o dal nostro vicino est. Invece di ragionare, magari partendo dai dati sulle percentuali di omicidi, abbiamo l’impressione che i maggiori responsabili siano gli immigrati, invece di pensare ai nostri vicini, probabilmente cristiani cattolici e di colorito pallido.
Certamente è più facile affermare, in tutta fretta, che un tunisino pregiudicato sia il colpevole di un pluriomicidio familiare, piuttosto che aspettare che le indagini ed il processo terminino il loro corso.
La sfiducia negli investigatori, nelle autorità preposte a dare un giudizio assennato, è tale per cui si ascolta con più attenzione quanto discusso nello studio di Vespa, da Cucuzza o nelle centinaia di cloni di “Uomini e donne”, “La vita in diretta”, e così via.
Purtroppo a parlare sempre in diretta spesso si incorre nel problema di filtrare con quel poco di materia grigia di cui siamo dotati le nostre parole.
D’altra parte siamo in una società veloce: veloce è la comunicazione, veloce è la perdita di memoria, veloce è il consumo delle cose, e veloci devono diventare anche i giudizi.

Così capita che in trasmissioni televisive l’assessore regionale della Lombardia Pier Gianni Prosperini di Alleanza Nazionale cada in affermazioni che probabilmente lui stesso, con il senno di poi, giudicherebbe ridicole.

Queste alcune delle frasi pronunciate in una trasmissione televisiva su tele lombardia, alla presenza attonita del consigliere regionale dei Verdi Marcello Saponaro: “Quelli sono bestie, i fondamentalisti islamici” e poi: “non abbiamo a che fare con persone normali”. E ancora: “Questi sono fatti così”. Quindi per chiarire meglio: “Questi sono islamici integralisti. È normale per loro”. La normalità, secondo Prosperini, è che “Vengono qua e uccidono i propri figli” (…) “Non appartengono al genere umano” e ancora “La modalità è tipicamente islamica fondamentalista integralista”, riferendosi al marito e padre delle vittime, Azouz Marzouk, ha detto “Se non è lui è uno come lui” (…) “Vedrà che chi è stato è della stessa matrice di nascita”. Infine ha sentenziato: “Per sgozzare un bambino deve essere un animale e, quindi, non può essere uno di noi”.

Gli errori si pagano, e Prosperini stesso dovrebbe dimettersi. Ma l’errore non è stato solamente quello di sbagliare, probabilmente accecato da pregiudizi razzisti, gli autori del reato, ma quello di fomentare ancora una volta l’idea che chi ha una religione diversa non sia una persona, ma un animale capace di atrocità di questo tipo.
Una persona coerente dovrebbe affermare che tutti gli italiani sono animali capaci di sgozzare un bambino, dal momento che è stato una coppia di italiani a farlo, così come dovrebbe dire che tutti gli americani fanno stragi folli perchè qualche volta capita che un pazzo spari in una folla.
La logica matematica vuole che un elemento di un insieme non caratterizzi per forza con una sua proprietà tutti gli altri appartenenti.
Come dire che perchè un Italiano è biondo allora lo devono essere tutti.

Una persona capace di tale odio dialettico nei confronti di un qualsiasi essere vivente non dovrebbe rappresentare un gruppo di cittadini italiani, ed il partito di Alleanza Nazionale dovrebbe prendere le distanze da queste pericolose affermazioni. Questo sarebbe possibile, ed immediatamente, se l’elettorato e la base dei tesserati di AN reputasse inadeguate quelle parole.

Marcello Saponaro, in un comunicato stampa, ha affermato che Prosperini è un razzista e lo ha invitato alla querela, per vedere se l’assessore di AN è così sicuro di quello che dice pubblicamente da affrontare una sentenza che confermi o meno la legittimità delle sue posizioni.

Il problema, sollevato da un caso così emblematico, certamente non si limita ai confini di Erba: se non impariamo ad utilizzare un giudizio ed a prenderci una pausa che permetta di distinguere l’istinto che acceca gli occhi dalla ragione che illumina le idee, saremo peggio di chi desideriamo condannare.

Un’ultima nota voglio spenderla in favore degli animali. Gli animali non sgozzano i figli dei propri simili perché fanno rumore. Forse anche in questo caso dovremmo imparare che la natura non ha niente da imparare dalla nostra idea di superiorità, che serve solo a giustificare le nostre azioni più spregevoli.

Allego, per completezza, i documenti che ho ricevuto da Marcello Saponaro.

SAPONARO SFIDA PROSPERINI: SEI UN RAZZISTA, QUERELAMI. IL PRESIDENTE FORMIGONI REVOCHI LA DELEGA DI ASSESSORE

Milano 13 gennaio 2006 – Il 12 dicembre scorso, quando su tutti i giornali campeggiavano le foto della brutale mattanza di Erba, Marcello Saponaro, Consigliere regionale dei Verdi, e Pier Gianni Prosperini, Assessore regionale a Giovani, sport e turismo erano a Orario Continuato, la trasmissione delle 13.00 di Tele Lombardia condotta in studio da Beppe Ciulla, a commentare l’accaduto.

Per tutta la durata della trasmissione, l’assessore Prosperini ha detto, argomentato e sostenuto che non poteva che essere una strage “islamica”. Queste alcune delle frasi: “Quelli sono bestie, i fondamentalisti islamici” e poi: “non abbiamo a che fare con persone normali”. E ancora: “Questi sono fatti così”. Quindi per chiarire meglio: “Questi sono islamici integralisti. È normale per loro”. La normalità, secondo Prosperini, è che “Vengono qua e uccidono i propri figli” (…) “Non appartengono al genere umano” e ancora “La modalità è tipicamente islamica fondamentalista integralista”, riferendosi al marito e padre delle vittime, Azouz Marzouk, ha detto “Se non è lui è uno come lui” (…) “Vedrà che chi è stato è della stessa matrice di nascita”. Infine ha sentenziato: “Per sgozzare un bambino deve essere un animale e, quindi, non può essere uno di noi”.

Oggi si sa chi, invece, è stato. Marcello Saponaro ha preso, allora carta e penna per dire all’assessore “sei un razzista, ho le prove, e ora voglio che mi quereli, perché voglio la patente di poter continuare a chiamarti razzista”.

Saponaro scrive la lettera in qualità di consigliere regionale e richiama alle proprie responsabilità anche il Presidente Formigoni: “de Villepin non ha fatto ministro Le Pen. Allo stesso modo nessun esponente de La Falange è mai stato ministro con Aznar come nessun esponente dell’NDP in Germania ha mai governato con la CDU.” Quindi, secondo Saponaro, “Formigoni dovrebbe avere il coraggio ed il buon senso di tutelare l’immagine della Lombardia e dei suoi cittadini, revocandole la delega di assessore.”

LETTERA APERTA

Egregio Assessore Prosperini,

Lei è un razzista. Lo scrivo con cognizione di causa e di significato avendo partecipato con lei ad una trasmissione televisiva lo scorso 12 dicembre, il giorno dopo la strage di Erba.

Lei era sicuro, oltre ogni ragionevole dubbio, che un delitto così crudele potesse essere stato commesso solo da un “islamico”.

Ha pronunciato frasi pesanti, come mattoni: “Quelli sono bestie, i fondamentalisti islamici” e poi: “non abbiamo a che fare con persone normali. E ancora: “Questi sono fatti così”, quindi per chiarire meglio: “Questi sono islamici integralisti. È normale per loro”. La normalità, secondo lei, è che “Vengono qua e uccidono i propri figli” (…) “Non appartengono al genere umano” e ancora “La modalità è tipicamente islamica fondamentalista integralista”, riferendosi al marito e padre delle vittime, Azouz Marzouk, ha detto “Se non è lui è uno come lui” (…) “Vedrà che chi è stato è della stessa matrice di nascita”. Infine ha sentenziato: “Per sgozzare un bambino deve essere un animale e, quindi, non può essere uno di noi”.

E’ la prova. Secondo lei, una persona di fede cristiana non può essere tanto crudele. Una persona di fede islamica e di etnia africana o asiatica si. E’ esattamente questo il razzismo: la ricerca di capri espiatori, la generalizzazione a tutto un popolo, un continente, un credo della stessa capacità di delinquere. In questo caso, poi, la gravità delle sue frasi aumenta proporzionalmente all’infondatezza delle stesse, essendo ora acclarato che i responsabili, reo confessi, sono italiani, padani e, forse, cristiani.

Lei è un razzista, dunque. In altri paesi la politica si assume sempre le proprie responsabilità. In altri paesi i mass media e i cittadini pretendono il rispetto di alcuni valori fondamentali: per esempio, la sincerità e il rispetto dei diritti umani. In altri paesi il Presidente Formigoni non avrebbe mai potuto assegnare un assessorato al dott. Prosperini. de Villepin non ha fatto ministro Le Pen. Allo stesso modo nessun esponente de La Falange è mai stato ministro con Aznar come nessun esponente dell’NDP in Germania ha mai governato con la CDU.

Dott. Prosperini, L’ ho accusata di avere reso dichiarzioni razziste. Lei ha ora tre strade:

1) scusarsi pubblicamente delle dichiarazioni rese davanti a decine di migliaia di telespettatori; io sarei felice delle Sue scuse, che mi eviteranno anche il fastidio di dovergliele rinfacciare ogni volta che Lei prenderà la parola in Consiglio Regionale;

2) querelarmi, correndo il più che fondato rischio che la mia accusa nei Suoi confronti venga confermata da una sentenza resa in nome del popolo italiano;

3) continuare imperterrito a rilasciare altre dichiarazioni razziste, assumendosene la grave responsabilità politica e morale.

Sin da ora, comunque, il Presidente Formigoni dovrebbe avere il coraggio ed il buon senso di tutelare l’immagine della Lombardia e dei suoi cittadini, revocandole la delega di assessore.”

Cordiali saluti.

Marcello Saponaro, Consigliere regionale dei Verdi

INTERROGAZIONE

Il sottoscritto consigliere

A CONOSCENZA CHE:

L’Assessore a Giovani, Sport e Promozione turistica della Regione Lombardia, Pier Gianni Prosperini ha partecipato in data 12 dicembre 2006 ad una trasmissione televisiva in diretta sull’emittente Tele Lombardia denominata “Orario Continuato”.

A CONOSCENZA INOLTRE CHE:

In detta trasmissione l’Assessore Prosperini, riferendosi alla strage di Erba e ai possibili esecutori, ha più volte affermato che la brutalità dei fatti identificava fuori da ogni possibile dubbio la “matrice islamica. Lo ha fatto con queste parole: “Quelli sono bestie, i fondamentalisti islamici” e poi: “non abbiamo a che fare con persone normali. E ancora: “Questi sono fatti così”, quindi per chiarire meglio: “Questi sono islamici integralisti. È normale per loro”. La normalità, secondo l’Assessore Prosperini, è che “Vengono qua e uccidono i propri figli” (…) “Non appartengono al genere umano” e ancora “La modalità è tipicamente islamica fondamentalista integralista”, riferendosi al marito e padre delle vittime, Azouz Marzouk, ha detto “Se non è lui è uno come lui” (…) “Vedrà che chi è stato è della stessa matrice di nascita”. Infine ha sentenziato: “Per sgozzare un bambino deve essere un animale e, quindi, non può essere uno di noi”.

VISTO CHE:

Per l’articolo 2 dello Statuto vigente della Regione Lombardia “La Regione concorre a promuovere il pieno sviluppo della persona umana e la reale partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, per renderne effettive la libertà e la eguaglianza”.

VISTO INOLTRE CHE:

Le frasi sopra citate sono in palese contrasto oltre che con lo Statuto Regionale, con la Costituzione Repubblicana in specie all’articolo 3 “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

RILEVATO CHE:

Per l’articolo 27 dello statuto vigente della Regione Lombardia “Il Presidente della Giunta e la Giunta rispondono del proprio operato di fronte al Consiglio”.

RILEVATO INOLTRE CHE:

Per l’articolo 32 dello Statuto vigente della Regione Lombardia: “Salvo il caso previsto dal secondo comma dell’articolo precedente, nell’ipotesi di dimissioni o cessazioni dalla carica per qualsiasi causa di componenti la Giunta, il Presidente ne propone la sostituzione al Consiglio, affidando nel frattempo le relative funzioni ad altri componenti la Giunta”.

CONSIDERATO CHE:

La posizione assunta dall’Assessore Prosperini denotano un inequivocabile spirito razzista che è inqualificabile non solo in sé ma assume particolare gravità per la carica politica da lui ricoperta

INTERROGA IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA DELLA REGIONE LOMBARDIA ROBERTO FORMIGONI

Per sapere se:

Intende revocare la delega di Assessore regionale a Giovani, Sport e Promozione turistica della Regione Lombardia al consigliere Pier Gianni Prosperini, proponendone la sostituzione al Consiglio Regionale.

Milano, 12 gennaio 2007
Marcello Saponaro (Verdi per la Pace)

RomagnaOggi.it> Forlì, inceneritore Mengozzi: esposto del Wwf in Procura

Riporto una parte dell’interessante articolo pubblicato oggi da RomagnaOggi.it:
Forlì, inceneritore Mengozzi: esposto del Wwf in Procura

FORLI’ – Dopo quello di Hera, anche l’inceneritore della ditta ‘Mengozzi’ finisce nel mirino degli ambientalisti. Il Wwf ha infatti presentato un esposto in Procura per fare chiarezza sui procedimenti di certificazione Emas della Società Mengozzi S.p.a., attiva nello smaltimento di rifiuti ospedalieri da tutta Italia.

La certificazione di qualità Emas è un sigillo di qualità riconosciuto a livello europeo e certifica il raggiungimento di determinati standard di eccellenza. Un documento che secondo il Wwf avrebbe consentito alla “Mengozzi” di conseguire le autorizzazioni ambientali per ottenere il rilascio dellAutorizzazione Integrata Ambientale Aia da parte della Provincia di Forlì-Cesena, provvedimento che ha dato il via libera al raddoppio della potenzialità di smaltimento, richiesto e ottenuto dalla società.

Leggi il resto dell’articolo:
Forlì, inceneritore Mengozzi: esposto del Wwf in Procura

La LAV condanna gli attacchi alla magistratura della Giunta Regionale in merito alla caccia

CACCIA SOSPESA IN EMILIA ROMAGNA DOPO DECRETO TAR LAZIO.
LA LAV CONDANNA I GRAVISSIMI ATTACCHI ALLA MAGISTRATURA DA PARTE DELLA GIUNTA REGIONALE E SI APPELLA AL CAPO DELLO STATO: NAPOLITANO INTERVENGA PER GARANTIRE LA
COSTITUZIONE ED IL RISPETTO DELLE DECISIONI DEI GIUDICI

La LAV condanna e biasima le recenti dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, Alfredo Bertelli, che ha duramente attaccato la decisione – evidentemente rivoluzionaria – del TAR Lazio di… applicare la legge e sospendere le pre-aperture illegittime della caccia in Emilia Romagna da qui al 17 settembre (data di apertura ufficiale della caccia).

Mentre apprezziamo le affermazioni del Ministro dell’Ambiente, on. Pecoraro Scanio, che invita i cacciatori a rispettare la legge ed attenersi alle decisioni dei giudici, riteniamo intollerabili le affermazioni di chi pubblicamente annuncia che la caccia non si fermera’; addirittura il
sottosegretario alla presidenza Bertelli ha avuto l’improntitudine di definire ”illegittimo” il decreto dei giudici amministrativi. Al ‘tiro al giudice’ stamani si e’ aggiunto anche il Ministro De Castro che – calpestando il dovere istituzionale di rispettare un altro organo dello Stato – arriva financo a sospettare che il TAR abbia surrettiziamente utilizzato una legge (il decreto-legge De Castro-Pecoraro) ”come pretesto” (sic!) per bloccare le aperture anticipate decise
illegittimamente.

La LAV comunica che ha gia’ allertato il Corpo Forestale e gli altri organi di vigilanza, le Prefetture e le Procure della Repubblica di tutte le province dell’Emilia Romagna: la sospensione della caccia disposta dal TAR Lazio – notificata gia’ ieri alla Regione – e’ pienamente vigente; qualunque attivita’ di caccia che venga ciononostante ancora esercitata, pertanto, e’ penalmente rilevante e sanzionata ai sensi dell’art. 30, lett. a) della Legge nazionale n. 157/1992, che prevede l’arresto da tre mesi ad un anno o l’ammenda da euro 929,00 a euro 2.582,00, e del codice penale. Non vi sono alibi o scappatoie ne’ la Regione puo’ rifiutarsi di far applicare il decreto presidenziale del TAR che e’ efficace sin da ieri e non abbisogna di recepimento, pubblicazione o altro. Insomma la caccia e’ chiusa fino al 17 settembre ”senza se e senza ma” e chi spara commettere reato, checche’ ne dica Bertelli. Gli esponenti della Giunta
che ancora pubblicamente sosterranno che la caccia potra’ comunque continuare si assumeranno le conseguenti responsabilita’ civili, penali ed amministrative.

Le affermazioni di Bertelli, inoltre, sono giuridicamente infondate: il decreto urgente del TAR blocca anche la leggina regionale n.10/2006 che dispone il calendario venatorio ”per le stagioni 2006/2007, 2007/2008, 2008/2009” trattandosi di una tipica ‘legge-provvedimento’ e, percio’,
soggetta al vaglio di legittimita’ del Tribunale amministrativo. Comunque il recente decreto-legge sulla caccia n. 251/2006 espressamente prevede (art.8) che ”sono sospesi gli effetti” delle leggi regionali ”difformi dalle disposizioni della Direttiva 79/409/CEE e dalla L. 157/1992”, come ha
stabilito il Presidente del TAR Lazio. In base a tale norma, decade anche la recente delibera di Giunta n. 1223 del 4 settembre che autorizzava la caccia ‘in deroga’ allo storno.

Evidentemente per il Ministro e la Giunta Regionale le doppiette contano piu’ delle sentenze dei tribunali tanto che non si e’ esitato a trasformare una vicenda giudiziaria in un inaccettabile attacco alla Magistratura ed al suo ruolo. Ministero e Regione dovrebbero avere fra le loro
priorita’ la corretta applicazione delle norme e dovrebbero essere di esempio per tutti su questo, invece stanno apertamente calpestando l’autorita’ del Tribunale Amministrativo regionale scatenando un pericoloso ed antidemocratico scontro istituzionale contro Magistratura
ed Unione europea, visto che il TAR ha applicato le disposizioni della Direttiva 79/409/CEE che vieta la caccia nei periodi di riproduzione della fauna.

Per questo la LAV rivolge un appello al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quale capo del CSM e garante della Costituzione: ”in queste ore stiamo assistendo ad uno scontro frontale di alcune regioni, esponenti venatori e di un Ministro contro l’autonomia della agistratura. Vengono pesantemente messi in dubbio la correttezza, l’imparzialita’ ed addirittura
la legittimita’ di un provvedimento di un giudice sol perche’ ha bloccato la caccia! Chiediamo al Presidente Napolitano di intervenire subito per fermare questo gravissimo conflitto istituzionale”.

07.09.2006

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LAV – Ente Morale ed Onlus
Via Piave, 7 – 00187 Roma
Tel 06.4461325 – Fax 06.4461326
Web www.lav.it

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