Rifiuti

Dal bidone dei rifiuti spunta un tesoro: il riciclo vale 6,5 miliardi di euro – Repubblica.it

Il riciclo aiuta in modo significativo la bilancia dei pagamenti italiana: si evitano importazioni di materie prime per 6,5 miliardi di euro. E i 75 maggiori operatori nell’ambito dei rifiuti urbani sono arrivati a un fatturato di 9,7 miliardi di euro, quasi tre volte quello del calcio italiano.

Fonte: Dal bidone dei rifiuti spunta un tesoro: il riciclo vale 6,5 miliardi di euro – Repubblica.it

Grazie all’accordo rimosse gratuitamente oltre 2400 tonnellate di amianto nella provincia di Forlì-Cesena

Nella provincia di Forlì-Cesena un accordo sottoscritto tra comune, Ausl, ARPA ed Hera ha permesso di rimuovere dal 2006 ad oggi circa 2400 tonnellate di eternit. Oltre 10’000 famiglie hanno utilizzato questo servizio gratuito per smaltire il cemento amianto presente nelle proprie case.

Il servizio HERA può ritirare fino a 300 kg all’anno di cemento-amianto per ogni contratto relativo ad abitazioni ubicate nel territorio comunale. Le famiglie che richiedono questo tipo di servizio devono farsi carico del solo costo dei dispositivi di sicurezza e di confezionare il materiale secondo le istruzioni ricevute dal Call Center, mentre il ritiro e lo smaltimento sono effettuati gratuitamente da Hera.

Fonte: 4Live

Cosa fare dei rimborsi elettorali

In questi giorni, giustamente, si fa un gran parlare di come cambiare il sistema dei rimborsi elettorali.
Voglio aggiungere i miei due centesimi alla discussione.
Prima di tutto una constatazione: i partiti maggiori (PD e PDL in prima fila) hanno prima sottratto i rimborsi alle liste minori e poi non hanno saputo che farsene. Ad esempio prima delle elezioni europee del 2009 hanno alzato lo sbarramento sotto il quale i rimborsi elettorali venivano concessi, rigirandoli alle liste maggiori, e probabilmente innalzeranno questo sbarramento anche per Politiche e Regionali.

Io credo, in assoluta controcorrente, che un finanziamento pubblico ai partiti serva. Dovrebbe semmai essere vietato quello privato oltre una certa soglia: per me è molto più preoccupante che una grossa azienda con grossi interessi finanzi la campagna elettorale o le casse di un partito. Tanto per fare qualche esempio, basta pensare alle quote di partecipazione delle aziende private alle feste di partito, oppure alle quote di partecipazione degli enti pubblici alle manifestazioni private, come i Meeting di Comunione e Liberazione. La politica americana, per quanto mi riguarda, non ha nulla di invidiabile, nemmeno sulle modalità di finanziamento della stessa.

A cosa servono i finanziamenti ai partiti? La domanda da farsi è questa. Se non servono a nulla, perché la politica è un hobby e non servono soldi per le sedi e per le strutture, ancorché virtuali, allora si possono abolire.
Bisogna però ricordare che anche il sito di Grillo costa un sacco di quattrini. Se non sbaglio, una cifra dell’ordine di centinaia di migliaia di euro l’anno, del tutto giustificate dal lavoro che ci sta dietro.
Pensare che i cittadini, dal nulla, si autofinanzino con cifre di quella portata è secondo me molto ingenuo.

Il movimento di Grillo funziona anche grazie alla sua immagine pubblica (che non dovrebbe essere un prerequisito all’accesso alla politica) ed alle sue disponibilità economiche. Oggi gli stessi grillini rigirano in azioni politiche parte del loro stipendio percepito grazie alla presenza nelle istituzioni, così come del resto fanno altri partiti, e non lo restituiscono allo stesso ente pubblico. L’idea di fare un convegno in meno ed un ricorso al TAR in più non è nuova ma la condivido appieno.

Questo significa che i signori che possono permettersi grandi somme di tasca propria avranno un accesso privilegiato alla politica rispetto a chi ha semplicemente buone idee. Anche se a bilancio sarebbe facile dire di aver risparmiato qualche denaro, sono strasicuro che verrebbero spese somme maggiori.
Basta pensare a cosa possono fare persone con cattive intenzioni, o sostenute da grandi interessi.

Quindi, se vogliamo proprio pensare ai conti pubblici, molto meglio entrare nella qualità delle scelte fatte e nei costi indiretti della politica, piuttosto che rimanere alla superficie dei soldi spesi direttamente. Puzzano molto di più perché sono esposti direttamente all’aria aperta dagli scandali, ma sono molto meno impattanti dei rifiuti sotterrati in tanti anni di cattiva politica.

Dove aggiustare gli apparecchi elettronici in Romagna

Aggiustare un elettrodomestico, quando possibile, è meglio di buttarlo ed acquistarne uno nuovo. Non solo per l’ambiente e le proprie tasche, ma anche perché sposta denaro dall’usa e getta al lavoro delle persone. Meglio quindi acquistare un prodotto durevole e buono, che sia facile da riparare, che spendere più volte una cifra inferiore per prodotti più scadenti, meno duraturi e difficili da sistemare.

Basta guardare qualche video dei luoghi, nella terra, dove vengono disassemblati i rifiuti elettronici per capire che quella non è la strada da percorrere.

Oggi vi ri-consiglio un contatto utile se abitate o passate in Provincia di Forlì-Cesena, che saprà aiutarvi per riparazioni di TV, hardware, elettroniche e di elettrodomestici:

ELETTRONICA TVB di Beoni Flavio

E’ un professionista, con Partita IVA, e fa questo di mestiere.

Il decreto Salva Italia

Il decreto di Monti è il 5° in ordine di tempo per quest’anno. Siccome le prime 4 ce le siamo già dimenticate, le rielenco:

  1. Decreto Sviluppo 2011
  2. Manovra Correttiva 2011 (40 miliardi)
  3. Manovra Bis di Ferragosto
  4. Legge di Stabilità 2012 (Legge Finanziaria 2012)

Fonte: Fisco e Tasse

Quindi la 5° manovra di Monti, sarà forse essenziale per entità, ma sicuramente non obbligata nelle misure. Scegliere di colpire questo o quel settore è una scelta politica, non tecnica. Volete un esempio? La TAV Torino Lione costa circa 20 miliardi (molto probabilmente sottostimati). I nuovi caccia F35 pare costeranno 16 miliardi di euro. Il costo dell’esenzione dell’ICI sugli immobili della Chiesa circa mezzo miliardo l’anno, mentre 1,5 miliardi l’anno costa l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole. La Fornero dice che si possono fare modifiche: non si sa come, visto che il decreto è già stato votato e temporaneamente è già valido e già pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Alla conversione in legge, tra 60 giorni, si tornerà indietro su alcuni tagli già fatti? Inoltre chiedono che eventuali modifiche siano in pareggio sui conti, ma non ci dicono la portata delle singole iniziative, quindi è impossibile.

Detto questo, ho notato che in molti hanno commentato positivamente o negativamente la manovra sulla base di indiscrezioni, sciocchezze, sulla capacità oratoria di Monti o sulle lacrime della Fornero. In pochi, anche vista la complessità, hanno letto il testo del decreto almeno in parte, ed in pochi hanno commentato il metodo utilizzato per salvare l’Italia: un decreto legge.

I decreti legge sono provvisori e vanno convertiti in legge in Parlamento. Ora, si potrebbe discutere sull’urgenza nella quale ci troviamo, ma alcune misure intraprese sono talmente strutturali ed importanti da rendere l’uso del Decreto un precedente pericoloso.

Al di là della sostanza, i decreti vengono sovrautilizzati per evitare il voto del Parlamento. Ma il Parlamento è l’organo Istituzionale che più ci rappresenta, quello che abbiamo votato. La Costituzione mette nelle mani del Parlamento la responsabilità di rappresentarci, e proprio per questo non votiamo direttamente il Presidente del Consiglio.

Ora, anche dando per scontato che Monti ed i suoi Ministri siano la persone più oneste del Mondo, con questo Governo e questo decreto abbiamo visto scavalcare ancora una volta la Costituzione. Possiamo essere d’accordo con le misure o no, ma questo non cambia il fatto che la democrazia abbia delle regole. Quando queste non vengono rispettate, si toglie un pezzo di democrazia. Quando agiva in questo modo Berlusconi in molti, giustamente, lo criticavano. La mano è cambiata, ma quello che era sbagliato prima è sbagliato ancora, con l’aggravante che nessuno ha mai votato per Monti, in Italia.

Del resto la manovra contiene tutte misure assolutamente discutibili: nel senso che si possono accettare, convidere o contestare, ma nessuna delle quali è obbligatoria.

La complessità delle modifiche è tale che l’informazione è assolutamente parziale e gli approfondimenti che ho visto non scalfiscono nemmeno la pelle delle misure. I giudizi seri si fanno conoscendo le materie, lo diamo per scontato oppure giochiamo anche oggi al bar sport, facendo tutti gli allenatori?

Faccio 3 esempi:

– La manovra tocca il numero di consiglieri provinciali. Non tocca il numero dei componenti della Giunta. Così a fronte di un massimo di 10 consiglieri (che vengono eletti direttamente) avremo giunte di 15-20 componenti, nominati dal Presidente provinciale. Questo è molto peggio della soppressione dell’Ente, perché si toglie ai cittadini la possibilità di scegliere quali saranno i loro rappresentanti, aumentando la percentuale minima per l’elezione di un componente e riducendo le capacità di controllo dei cittadini nei confronti dell’amministrazione.

il taglio dell’indicizzazione Istat delle pensioni colpisce in particolar modo le pensioni medio-basse. Vengono salvate quelle fino a 950€. Quelle tra 3 volte e 5 volte il minimo erano già indicizzate al 70%, mentre quelle sopra le 5 volte già prima del decreto erano state de-indicizzate. Quindi la manovra Monti toglie, per il prossimo anno, il 2,6% (previsionale indice Istat per il 2012) a chi prende dai 950€ ai 1443€, l’1,82% dai 1443 ai 2405€, 20€ in tutto a chi prende più di quella cifra. Quindi chi colpisce maggiormente? Non i più ricchi, come ci viene raccontato.

– Nel decreto si cambia la tariffa dei rifiuti. Verrà calcolata sulla base della superficie dell’immobile, e non si dice come faranno i comuni che applicano già la tariffa puntuale (si paga in base ai rifiuti realmente prodotti) e quelli che intendono farlo. In più, la tariffa ricoprirà per una quota “gli investimenti per le opere ed ai relativi ammortamenti”. Questo è esattamente il contrario di quello che hanno chiesto i cittadini, per l’acqua, nel referendum votato a Giugno 2011 (non molto tempo fa, ricordate?), che chiedeva l’eliminazione del recupero tramite tariffa del capitale investito.
Significa, in buona sostanza, che se il gestore dei rifiuti decide di costruire un inceneritore, il suo costo andrà in tariffa e noi lo pagheremo anche se nemmeno un chilogrammo di rifiuti ci andrà a finire. Che è l’esatto contrario del principio delle privatizzazioni e del libero mercato: le aziende assumono un rischio d’impresa per fornire un servizio, il cui costo unitario va in concorrenza con quello di altre aziende.

– Con il sistema contributivo non sarebbe necessario mettere limiti minimi di età o di anni di lavoro alla pensione. Se ho versato abbastanza, con un calcolo della aspettativa media di vita ed una rivalutazione del capitale contribuito, potrei andare in pensione anche dopo 10 anni. Ovviamente la misura sarebbe commisurata alla contribuzione, e probabilmente non sarebbe sufficiente, ma dovrebbero lasciare al singolo la decisione, e limitare i vincoli minimi alla fruizione della pensione minima. Ogni altra norma sarebbe solo utile a far cassa, e sarebbe aggiuntivo rispetto ad un sistema esclusivamente previdenziale. Tra l’altro obbligare al lavoro chi potrebbe andare in pensione, limita i posti di lavoro ed accentra la ricchezza su pochi invece di distribuirla: uno che ha guadagnato 4 volte la media potrebbe decidere di andare in pensione dopo 10 anni e prendere 1/4 di quello che prenderebbe lavorando 40 anni, avere comunque un entrata sufficiente per vivere e lasciando spazio ad altri. Non sarebbe questa la libertà? Quella libertà di cui parlano tutti e che tanti partiti mettono nei propri simboli e nei propri discorsi?

Questo per dire che nel merito se ne possono dire tantissime, e sarebbe giusto farlo. Dovrebbero farlo soprattutto i nostri Parlamentari, eventualmente anche dando un limite massimo ai tempi necessari per la discussione. Invece diamo per buono il tutto, alcuni addirittura “senza se e senza ma”.

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