Società

La società civile

Filippo Facci, su Il Post, scrive cose giuste:

Quello che pochi hanno il coraggio di dire, oggi, è che la società civile stringi stringi ha preso il potere. Resiste qualche dinosauro (innegabilmente) e resistono i post-comunisti e i post democristiani: la disputa, per il resto, è tra le diverse società civili che sono approdate alla politica nei vent’anni che ci separano dal 1994, cioè dalla morte ufficiale della Prima Repubblica.
(…)
Le primarie dovrebbero rappresentare il festival della società civile, appunto: eppure Marco Travaglio, l’altro giorno, ha efficacemente dimostrato che molti vincitori (del Pd e al Sud, nel caso) sono espressioni di cricche e clientele e mafie che mettono in scena il lato oscuro della società civile medesima, spesso variegata e composita non meno della politica che dovrebbe rappresentarla. È questa, infatti, l’altra cosa che pochi hanno il coraggio di dire: che la società civile non solo ha preso il potere, ma può far schifo: esattamente come vent’anni fa.

Come facebook vende i nostri dati

Interessante articolo sul Post sulle “innovazioni” di Facebook sulla pubblicità e sulla raccolta dei dati degli utenti:
Come Facebook vende i nostri dati

Gratuito?
Come accade a ogni giro di innovazioni proposte da Facebook, anche in questo caso le novità non sono piaciute a numerose associazioni a tutela della privacy degli utenti. Il social network assicura di aver sviluppato le nuove idee tenendo sempre in primo piano la riservatezza dei suoi iscritti, ricorrendo anche a società di consulenza esterne per avere pareri sulla fattibilità e l’efficacia delle nuove soluzioni. La motivazione di fondo è sempre la stessa, spiegano quelli di Facebook: creare un sistema che sia redditizio e che permetta al social network di essere sempre gratuito. I detrattori sostengono che in realtà Facebook non è gratuito, perché gli utenti lo utilizzano pagando – più o meno consapevolmente – con pezzi della loro privacy.

L’uomo si nutre di sfide

Grillo farfuglia sciocchezze contro le olimpiadi. Dice che si tratta del trionfo del nazionalismo. Prende in giro gli sport minori, come se praticare discipline fuori moda fosse un reato o un peccato.

Anche Alex Langer, uomo di ben altra profondità, criticava il motto olimpico del “citius, altius, fortius” -più veloce, più alto, più forte-, per contrapporgli un ritmo di vita più lento, più profondo, più dolce.

Sono abbastanza certo che la “riflessione” di Grillo fosse semplicemente la prima stupidaggine venuta fuori per riempire un vuoto di pubblicazioni.

Grillo stesso è l’essenza del citius, altius, fortius: l’uomo unico che guida il Gregge, che si occupa di tutto ed ha l’ultima parola su tutto (senza essere messo ai voti, s’intende). Che insegna a tutti come devono vivere, consegna cartellini rossi e gialli a chi sbaglia secondo il suo unico criterio di giudizio.

Ma quello che volevo dire in queste righe è che la natura dell’uomo è quella di nutrirsi di sfide. Chi non lo capisce, per me non ha capito bene l’uomo. L’ultimo ragazzino apre un account su Facebook sogna di avere il massimo dei contatti e dei commenti, di caricare un video visto da tutti nel Mondo, di lasciare un segno del suo passaggio per dimostrarsi che c’è.

Tutto quello che facciamo è una sfida o rassegnazione. Chi si rompe una gamba riesce a riprendere il cammino perché sforza l’arto alla riabilitazione. C’è chi scala le montagne più alte del Mondo alla sola ricerca di sè stesso e del superamento dei propri limiti.

E lo sport ha tante cose belle e brutte da insegnare, ma quasi tutte le ultime non vengono dalle sfide. Il cancro delle partite truccate è proprio l’arrendersi di fronte ad una sfida, il dichiararsi incapace di fare altrimenti. Il bambino che siede in panchina tutte le settimane, allenandosi tante ore aspettando i suoi 10 minuti dell’ultimo tempo di partita, insegna che le cose difficili si conquistano con la fatica e l’impegno.

Lo sport è impegno. Fatica.

Lo sport senza impegno e senza fatica non è sport, è al massimo spettacolo da quattro soldi, poco interessante. Vedi ad esempio il crescente interesse per il rugby ed il calante interesse per il ciclismo.

Tornando alle olimpiadi, sicuramente ci sono tante cose negative. I grandi appalti, le enormi spese senza ritorno, i denari buttati in impianti che non saranno riutilizzati.

Ma ci sono tante cose positive, non ultimo il ragazzo che vince una medaglia d’oro in uno sport sconosciuto e che dimostra che ore di allenamento quotidiano possono trasformarci in vincitori. E vale di più alle Olimpiadi perché ci identifichiamo più in Frangilli che in Cristiano Ronaldo.

Io sono orgoglioso se gli italiani vincono nella spada o nel kayak. Anche se ho dovuto cercare conferma su come si scrive su Google, non per questo è meno importante. Sono orgoglioso se la mia vicina di casa coltiva la zucca più grande del Mondo. E sono orgoglioso di Leonardo Da Vinci, anche se è un patrimonio dell’umanità.

Pensare che questo orgoglio sia inutile è sciocco: basta pensare a cosa succederebbe se fossimo più orgogliosi del nostro Quartiere, del nostro Paese e del Nostro Pianeta.

Tutto l’Universo sarebbe un posto migliore.

Lo sport e la cultura, così come la scuola e l’università, sono aspetti fondamentali di una società che progredisce verso il benessere in senso lato, compreso quello dell’ambiente che ci circonda.

Aggiornamento: subito dopo la pubblicazione di questo post leggo la notizia del nostro atleta positivo all’Epo. Il cancro del doping è il modo dei furbetti di superare l’ostacolo girandoci attorno. Non è sport. E non c’è solo nello sport, ma è uno specchio di una società che premia i furbi. Lo sport è anche perdere con onestà e dignità senza sentirsi inferiori. Lo sport è il tendere all’obbiettivo, non la medaglia o lo scudetto. Anche per questo chi tifa solo l’atleta che vince e perchè vince non è un amante dello sport.
Perché lo sport è fatica.

Borghezio: strage Norvegia colpa della società multirazziale

Secondo Borghezio la strage norvegese, ad opera di un norvegese, è colpa della società multirazziale.

Quindi se uno che nasce e vive tutta la sua vita nel suo paese, per paura dell’immigrazione, uccide un centinaio di persone, è colpa dell’immigrazione, non colpa del razzismo e della follia di questa persona.

Il problema più grave, di questo scaricar colpe e strumentalizzare stragi, è quando il pazzo dirà di sentire le voci o di aver paura del babau. Come facciamo in quel caso? Aboliamo il babau per legge?

La raccolta differenziata costa meno

In questi giorni, con la partenza del sistema porta a porta per la raccolta dei rifiuti in alcune zone di Forlì, si dice che la tariffa aumenterà per far fronte ai maggiori costi del sistema.

A parte la considerazione, scontata, che non sempre la cosa più economica è anche la più conveniente (a lungo termine e per la salute), questo messaggio che viene passato è FALSO.

Ne scrivevo già nel 2005, e vi invito a rileggere quelle righe.
In estrema sintesi, basta guardare quanto pagano i cittadini dei comuni che fanno il porta a porta da anni, per capire che la storia della tariffa è una bufala costruita per disincentivare l’adozione del sistema, osteggiato dal gestore del servizio (Hera).

Un secondo modo per dimostrare che questa cosa è una bufala è un ragionamento molto semplice: se fosse vera, Hera guadagnerebbe di più grazie ai maggiori costi. Ma non avrebbe molto senso osteggiarla, in questo caso, non credete?

La stessa Federambiente, che non è una associazione ambientalista ma un gruppo di aziende che fanno smaltimento rifiuti, scriveva in un suo rapporto che superando il 50% di raccolta differenziata si otteneva un risparmio con il porta a porta rispetto alla soluzione dei cassonetti + inceneritore + discarica (perché le tre cose sono legate).

In realtà il porta a porta costa di più nella raccolta, per via dei posti di lavoro in più che crea, e meno nello smaltimento nell’inceneritore ed in discarica. Si sposta la spesa negli stipendi, che producono anche ricchezza per il territorio, rispetto al mettere dentro un buco o vaporizzare nell’aria che respiriamo la spazzatura.

Quando Hera decise di realizzare l’inceneritore nuovo, da decine di milioni di euro, non pubblicizzò così tanto l’aumento di costi che ne sarebbe derivato per i cittadini. Oggi invece che facciamo girare delle persone, troviamo una rinnovata attenzione per la nostra spesa, utilizzata come minaccia.

Quello che dobbiamo fare è contrastare questa bufala, diffondere una informazione corretta e pretendere che i minori costi reali ricadano in sconti per i cittadini, mentre l’investimento sbagliato dell’inceneritore venga sostenuto dalla società privata che lo ha costruito.

La tariffa che verrà applicata dipenderà dalla nostra attenzione alle decisioni che verranno effettuate: se il costo del servizio verrà lasciato decidere a chi il servizio lo vende, potete ben immaginare come finirà la storia.

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