Month: Marzo 2008

Eventi organizzati dalla Sinistra Arcobaleno

Questo è un elenco dei prossimi eventi organizzati con la sinistra arcobaleno a Forlì:
Rassegna di Film ad ingresso gratuito su Diritti, lavoro, ambiente (8,15,29 Marzo)

Concerto in Piazza dei Khorakanè

– Laicità e Progresso Scientifico – Incontro con il Prof Carlo Flamigni

Nei link trovate i dettagli di tutte le iniziative ed i volantini in formato PDF.
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Raccolta differenziata multimateriale: La Risposta del Comune alla Mia interrogazione

Raccolta differenziata multimaterialeOggi la stampa dà grande risalto alla risposta dell’Assessore Capacci alla mia interrogazione sulla raccolta differenziata multimateriale. I dati forniti dall’assessore confermano infatti che questo tipo di raccolta, che include tutto il materiale inceneribile insieme, è una truffa legalizzata. Attraverso questo sistema viene conteggiato il 6,1% di tutta la raccolta dei rifiuti del Comune, andando a contribuire al raggiungimento del 50% minimo del programma senza spostare un solo kg di rifiuti dalla destinazione dell’incenerimento al recupero di materia. Una metà, infatti, torna nel mucchio dell’indifferenziata, mentre dell’altra metà non si conosce la destinazione (ma vista la tipologia potrei scommettere su un impianto a caso con camino in via Grigioni). Il 6,1% è tantissimo, se si considera che tutta la carta raccolta nel nostro Comune raggiunge il 7.6% del totale.

La conclusione dell’assessore è importante e nuova per la Giunta: risultati seri di raccolta possono essere realizzati solo con il porta a porta in tutto il territorio urbanizzato. Bene, si proceda quindi in questa direzione!

Questa la risposta dell’Assessore:

La raccolta multimateriale presso le utenze commerciali e produttive di rifiuti assimilabili alla RSU era già nota a questo Assessorato, ed ora altresì noto che essa era un metodo di raccolta differenziata discutibile in quanto almeno il 50% se ne ritorna di fatto nell’indifferenziato.

Come metodo di raccolta è discutibile se si pensa che c’è un luogo dove la R.D. può essere efficiente è appunto nelle imprese sia perché c’è l’organizzazione produttiva, sia perché si fa una tipologia di rifiuti molto limitato rispetto alla varietà delle utenze domestiche.

Nonostante questa criticità la situazione era apparsa per il momento accettabile in quanto Hera aveva assicurato che nel computo della R.D. veniva conteggiato solo la frazione effettivamente recuperata in fase di separazione ne conseguiva che c’era una spinta oggettiva a migliorare la raccolta.

A seguito dell’interpellanza del consigliere Ronchi ho chiesto a Hera una risposta scritta ed è stato con grande sconcerto che ho letto che in realtà è l’intero quantitativo ad essere ascritto nelle percentuali di R.D.

Non si tratta di quantitativi trascurabili ma di oltre 5.200 tonnellate pari al 6,1 % di cui solo la metà è recuperata.

Si riferisce che detto materiale ai sensi del DGR n. 1620/01 della nostra Regione, sia in toto ascrivibile alla Raccolta Differenziata, non metto qui in discussione la correttezza della procedura seguita, ma ciò non significa che sia una buona prassi, tutt’altro sembra più un alchimia contabile.

Certo fanno così tutti ma non è affatto una buona ragione, anzi è una pessima ragione per tutti

Questo Comune e ATO non hanno ancora i dati dettagliati della raccolta rifiuti del 2007, mi è stato annunciato che arriveranno presto, per cui non sono in grado di riferire quanto effettivamente sia avviato al recupero, sarà questo un dato da esaminare con grande attenzione.

Ma già dalle prime informazioni in nostro possesso si evince che il pur relativo buon risultato dell’ aumento di R.D. che è passato dal 26% al 40,5 % in quattro anni deriva in gran parte dal rifiuto assimilato di origine produttiva e in parte molto bassa dalle utenze domestiche.

Questo significa che un ulteriore incremento della raccolta differenziata da avviare al riutilizzo, quindi un incremento quantitativo ma anche qualitativo, è possibile solo con l’incremento nelle utenze domestiche.

Operazione che è possibile solo con un sistema di raccolta porta a porta per tutto il territorio urbanizzato.

L’assessore

Palmiro Capacci

No ai nuovi perimetri di caccia nella Provincia di Forlì-Cesena

Vi allego il documento sottoscritto ed inviato alla Provincia di Forlì-Cesena da parte delle associazioni ambientaliste del nostro territorio sul nuovo Piano Faunistico-Venatorio, che se approvato senza modifiche avrebbe effetti veramente pesanti.

oggetto: rigetto della proposta di perimetrazione degli ambiti di caccia del nuovo Piano Faunistico-Venatorio della Provincia Forlì-Cesena

Le scriventi Associazioni Ambientaliste, presa visione della carta delle zonizzazioni relativa all’adozione del nuovo Piano Faunistico-Venatorio, proposta dall’Assessorato competente alle rappresentanze della Consulta Provinciale Venatoria, ritengono non vi sia alcun margine di confronto nel merito dello stesso in quanto detta proposta di zonizzazione, spacciata come adeguamento di legge al raggiungimento del 23% di territorio provinciale agro-silvo-pastorale protetto (rispetto all’attuale 18%), appare a dir poco provocatoria e probabile frutto di accordi unilaterali fra Presidenza Provinciale e Associazioni Venatorie.

Nello specifico e basandoci esclusivamente su quanto emerge dalla proposta di zonizzazione degli istituti faunistici, dato che a tutt’oggi non é stata ancora fornita alle scriventi rappresentanze ambientaliste alcuna documentazione descrittiva, appare palese il nuovo tentativo di sottrarre al vigente divieto di caccia consistenti porzioni di territorio demaniale di grande pregio come:

1. la stupenda foresta ad alto-fusto della Moia, interna al SIC del Mte Fumaiolo, sito di nidificazione di rarissime specie di rapaci;
2. la foresta dell’Alto Tevere, anch’essa compresa nell’omonimo SIC e habitat indisturbato per il Lupo;
3. il demanio posto alle pendici sud/occidentali del Mte Comero, costituito da pascoli e boschi intatti di Cerro, Abete bianco e Faggio, l’unica oasi di questa fin troppo sfruttata montagna;
4. tutta l’area demaniale di Careste, già compresa nello stesso SIC, cioè la porzione più consistente del medio Appennino, una vera oasi faunistica ad elevata biodiversità;
5. le aree forestali delle valli di Becca e del Volanello, l’unica porzione di demanio dell’Alto-Savio confinante con il Parco Nazionale, che ne costituisce una naturale continuità;
6. le consistenti porzioni di demanio dell’Alto Bidente (zona Poggio alla Lastra, Fosso di Spugna, Sasso, Valle Riborsia e Spescia), comprendenti aree SIC e habitat di pregio, in passato ripetutamente proposte per essere inserite nel Parco;
7. le aree demaniali di Galeata e Premilcuore fra il Colle delle Forche e la Val Fantella, corridoi faunistici e opportune zone di rifugio fra aree ad elevata densità venatoria;
8. il demanio del Mte Collina-Valle Ritorti posto in sin. orografica della Val Montone a monte di Bocconi, altra zona confinante con il Parco che ne rappresenta una naturale prosecuzione.
9. Aree montane caratterizzate dall’attuale espansioner del Cervo. ( Queste sono solo in parte incluse in terreno demaniale). La tutela adeguata di tali ambiti, poi, dovrebbe rivestire peraltro un precipuo interesse anche venatorio, nell’ottica di una futura gestine di tale pregiato ungulato.

A fronte di ciò non si può dunque prendere minimamente in considerazione il penoso tentativo di compensare “lo scippo” con quelle “Oasi di Protezione” che vengono proposte nella stessa cartografia. Queste comprendono peraltro ulteriori porzioni prevalenti di territorio demaniale già precluso all’attività venatoria e solo piccole aree attualmente aperte, ma di limitata e “disagevole” pratica venatoria, come ad es. il centro cittadino di Cesenatico e la periferia sud di Cesena.

Naturalmente la parte di territorio maggiore e utile a far quadrare i conti per il raggiungimento del 23% di superficie protetta, sarebbe quindi quella destinata a Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC)! Tuttavia é ridicolo pensare alle ZRC come aree protette che possono compensare il valore biologico del demanio, in quanto oltre ad essere sottoposte ai relativi danni causati dai ripopolamenti di “selvaggina” alloctona di mero interesse venatorio e dal disturbo della gestione, dopo un determinato periodo potranno essere riaperte alla caccia, fatto non ammissibile per legge invece nelle aree demaniali. Non a caso la consistente ZRC, ora in scadenza, coincidente con la porzione forlivese del SIC dello “Spungone”, già si dice che “..forse si rinnoverà”! Si tratta di un nonsenso scientifico che pone pertanto ogni cinque anni queste aree sotto una sorta di “spada di Damocle”. Nonsenso gestionale in antitesi con qualsiasi ipotesi reale di tutela!

10. Per cui, per i territori attualmentre ricadenti nei S.I.C. (Siti di Importanza Comunitaria), è assurdo non sia ancora prevista, almeno, la loro istituzione in Oasi di Protezione.

Ricordiamo ancora che in merito all’istituzione delle nuove grandi ZRC, individuate non come dovuto in territori agro-silvo-pastorali, bensì nelle aree industriali di Forlì e Cesena, siamo già intervenuti nelle sedi opportune dato che ci sono apparse talmente grottesche da non averle ritenute una cosa seria! Queste includono solo svincoli stradali, capannoni industriali, abitazioni, canali artificiali e qualche campo verosimilmente saturo di pesticidi e diserbanti, un habitat quindi più degno di un’ipotetica “fauna” aliena o mutante che “selvatica”.

Oltre a questo non si dimentichi la realtà di un agente di vigilanza ogni 50.000 (cinquantamila) ettari ! (E il progetto di accorpamento con altri corpi di vigilanza, in quanto composti da personale non sprcificatamente preparato a tali funzioni, è frutto o di incompetenza o di una non dichiarata mancanza di impegno, di chi non è interessato a voler risolvere questo fondamrentale problema).

Torneremo pertanto a confrontarci sulla questione solo quando eventuali proposte di utilizzo venatorio di limitate porzioni di demanio, scaturiranno da uno studio approfondito e qualificato, il cui obiettivo irrinunciabile sarà il miglioramento del nostro patrimonio faunistico/ambientale e l’adeguamento alle norme di legge che prevedono il 20-30% di territorio agro-forestale protetto. Rifiutiamo invece di considerare proposte che sembrano partorite unicamente per accontentare fazioni recalcitranti di cacciatori-elettori che nulla hanno a che spartire con quelle componenti più responsabili del mondo venatorio che come noi condividono il principio che solo una programmazione oculata in sintonia con le vocazioni ambientali possa garantire anche una migliore fruizione del territorio da parte di tutti.

WWF sezione di Forlì, il Responsabile, Marco Paci
WWF sez. Comprensoriale di Cesena, il Responsabile Ivano Togni
LIPU, Delegazione Forlì-Cesena, il Delegato, Sandro Brina
ITALIA NOSTRA, Forlì, il Presidente, Marina Foschi
PRO NATURA, Forlì, il Vice-Presidente, Paolo Silvestri (facente funzione del Presidente, Prof. Alberto Silvestri, recentemente scomparso).

La Microcogenerazione

Vi consiglio di leggere questo articolo sulla microcogenerazione, un sistema di produzione di calore ed elettricità insieme per massimizzare l’efficienza energetica (e minimizzare gli sprechi) ed utilizzare tutto il potenziale che deriva dalla fonte fossile, in questo caso il metano, che si utilizza.

La cogenerazione è la produzione combinata di elettricità e calore. Nella cogenerazione le due energie, cioè l’elettricità e il calore, vengono prodotte in cascata, con un unico sistema: ciò permette di realizzare grandi risultati in termini di risparmio energetico e di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera e quindi di contenimento del cosiddetto effetto serra.

Un impianto convenzionale di produzione di energia elettrica ha una efficienza di circa il 35%, mentre il restante 65% viene disperso sotto forma di calore che, normalmente non viene utilizzato. Con un impianto di cogenerazione, invece, il calore prodotto dalla combustione non viene disperso, ma recuperato per altri usi. In questo modo la cogenerazione raggiunge una efficienza supeeriore al 90%.

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La Microcogenerazione

Foro Boario: Le inutili esternazioni del Coordinatore dei Circoli della Libertà

Sandra Morelli risponde al comunicato stampa del coordinatore dei circoli delle libertà sul progetto del Foro Boario. Vi consiglio di leggerlo:

L’intervento pubblicato sulla stampa locale anche questa mattina di Daniele La Bruna – pur essendo il frutto di pressapochismo e infodatezza – mi offre la possibilità di tornare sui lavori della rotonda di Foro Boario per dare informazioni oggettive ai lettori.

Il progetto della rotatoria fu deciso con un percorso di partecipazione molto ampio ben prima dell’ingresso in Giunta dei Verdi che, da subito 2004, hanno proposto agli uffici di riprogettare la sistemazione dell’esistente al posto della realizzazione della nuova opera.

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Le inutili esternazioni del Coordinatore dei Circoli della Libertà

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