Energia

Emendamento alla finanziaria dei Verdi:no ai contributi agli inceneritori

Basta contributi all’incenerimento dei rifiuti. Accordo tra maggioranza e governo. Emendamento alla finanziaria scritto dai Verdi

Niente più contributi alla termodistruzione dei rifiuti o ai residui della raffinazione petrolifera, forme di produzione di energia assimilate alle rinnovabili secondo quanto stabilito dal Cip 6 del 1992, il provvedimento adottato dal Comitato interministeriale per i prezzi. Un contributo in questi anni pagato dai cittadini direttamente nella bolletta elettrica.

Governo e maggioranza “dopo una discussione preliminare” nella cabina di regia sulla Finanziaria, a cui ha partecipato anche il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, hanno “raggiunto un’intesa” che prevede l’esclusione dai contributi dei produttori di energia da fonti assimilate.

L’emendamento sarà scritto dalla senatrice dei Verdi Loredana De Petris insieme ai tecnici del ministero dell’Ambiente. Il sottosegretario allo Sviluppo economico, Paolo Giaretta, a margine dei lavori sulla manovra a palazzo Madama, ha spiegato che “dopo aver capito i problemi e raggiunto l’intesa scriveremo il testo dell’emendamento”.

Per assimilate si intendono rifiuti petroliferi, nonché l’energia ricavata bruciando i rifiuti negli inceneritori. Negli anni di applicazione si stima che i produttori di fonti assimilate abbiamo ricevuto sottoforma di contributo circa 30 miliardi di euro. Per i cittadini la norma si è tradotta in un costo medio annuo in bolletta di 60 euro.

Mozione approvata dal Senato sulla conferenza di Nairobi

Il Senato ha recentemente approvato una mozione che contiene diversi impegni, tra i quali la revisione dei certificati verdi e degli incentivi alla produzione di energia da fonti assimilate alle energie rinnovabili. Speriamo bene.

Segue il testo della mozione, che ho ricevuto da ASPO Italia.

Mozioni sulla Conferenza di Nairobi
(1-00039) (testo 2) (Approvata dal Senato il 07 novembre 2006)

RONCHI, MATTEOLI, FERRANTE, MUGNAI, DE PETRIS, PIGLIONICA, BELLINI, CONFALONIERI, MOLINARI, SCOTTI, FAZIO, SODANO, BATTAGLIA Antonio, LIBE’, BARBATO. –

Il Senato,
premesso che:
dal 6 al 17 novembre 2006 si terrà a Nairobi la II Conferenza delle parti (157 Paesi) che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto (MOP2) sia per proseguire il confronto avviato alla Conferenza del 2005 a Montreal che per aggiornare il protocollo e individuare i nuovi impegni al termine del primo periodo di verifica 2008-2012;
contemporaneamente, nella stessa sede e negli stessi giorni, si terrà anche l’XI Conferenza delle parti che hanno ratificato la Convenzione sui cambiamenti climatici (189 Paesi), la COP11, che comprende anche Paesi che non hanno ratificato il protocollo, ma che hanno accettato di proseguire il confronto per definire le modalità di raggiungimento dell’obiettivo a lungo termine della Convenzione, per promuovere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie volte a limitare l’impatto sul clima delle emissioni di gas serra e per favorire l’accesso a tali tecnologie anche ai Paesi in via di sviluppo;
la Commissione europea, nella comunicazione COM-2005-35 al Consiglio ed al Parlamento europeo, ha affermato: «I cambiamenti climatici sono una realtà. (…) I dieci anni più caldi mai registrati sono tutti concentrati dal 1991 in poi. Le concentrazioni di gas serra sono le più elevate degli ultimi 450.000 anni. (…) L’UE è riuscita ad abbattere le proprie emissioni del 3% rispetto al 1990, ma manca ancora molto per raggiungere l’obiettivo di riduzione dell’8% fissato dal Protocollo di Kyoto. (…) Anche se le politiche già adottate saranno attuate, è probabile che le emissioni su scala planetaria aumenteranno nei prossimi vent’anni, imponendo riduzioni delle emissioni mondiali pari almeno al 15% rispetto ai valori del 1990 entro il 2050. Tra il 2030 e il 2065 il contributo cumulativo dei paesi sviluppati e quello dei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere lo stesso. Si può pertanto dedurre che se l’UE dimezzasse le proprie emissioni entro il 2050, non ci sarebbero conseguenze significative sulle concentrazioni atmosferiche se altri paesi responsabili di ingenti emissioni non procederanno ad analoghi tagli consistenti.»;
mentre le emissioni globali dal 1990 al 2003 sono aumentate del 18%, le trattative internazionali sul clima registrano notevoli difficoltà: gli Stati Uniti mantengono le loro riserve sul Protocollo di Kyoto al quale continuano a non aderire; i Paesi in via di sviluppo sono in genere restii a contenere le proprie emissioni di gas serra: le misure per ridurre le emissioni di gas serra sono onerose, ma molto meno onerose delle conseguenze dei cambiamenti climatici sia nei paesi industrializzati che in quelli di nuova industrializzazione;
in Italia, Paese che ha ratificato il Protocollo di Kyoto con la legge 1º giugno 2002, n. 120, secondo i dati ufficiali, trasmessi al Segretariato della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici il 14 aprile 2006, le emissioni dei gas serra nel 2004 sono salite a 583,5 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (Mt CO2 eq.), a fronte di un impegno di riduzione delle emissioni a 485,8, con una distanza dall’obiettivo del Protocollo di Kyoto pari a 97, 7 Mt CO2 eq.: un aumento del 13% a fronte di un impegno di riduzione, entro il 2008-2012, del 6,5%;
gli aumenti più consistenti di emissioni di gas serra dal 1990 al 2004 in Italia hanno riguardato il settore dei trasporti (da 104 Mt CO2 a 132,6, con un aumento del 27,5%) ed il settore della produzione di energia termoelettrica (da 108,9 Mt CO2 a 127,3, con un aumento del 17%). Nel settore dei trasporti l’aumento delle emissioni di CO2 negli ultimi anni sembra frenare (dal 2000 al 2004 l’aumento è stato del 6,5%), nel settore termoelettrico invece sembra accelerare (dal 2000 al 2004 l’aumento è stato dell’8,5%). Nel settore civile e terziario dal 1990 al 2004 l’aumento è stato pari al 10,6%. Sostanzialmente in linea con l’obiettivo di Kyoto risultano i settori dell’industria manifatturiera e delle costruzioni con un calo delle emissioni nel periodo citato del 3,8%, e quello dell’agricoltura, con un calo delle emissioni del 6,8%;
il mancato raggiungimento dell’obiettivo di riduzione di emissioni di gas serra per l’Italia comporterebbe un costo non solo ambientale, ma anche economico, rilevante. Il periodo di verifica degli obiettivi di Kyoto inizia nel 2008; oggi il prezzo della tonnellata di CO2 presenta incertezza e variabilità ancora notevoli, ma è ragionevolmente prevedibile che si stabilizzerà verso l’alto. Supponendo un costo medio dei meccanismi flessibili pari a 15 euro la tonnellata, se la distanza dall’obiettivo si confermasse intorno ai 100 milioni di tonnellate, l’Italia dovrebbe sborsare circa 1,5 miliardi di euro l’anno, fra acquisti di diritti di emissione e progetti di cooperazione per realizzare tali riduzioni all’estero. Se poi, come pare necessario e probabile, dopo il 2012 vi fossero ulteriori e ancora più impegnativi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e l’Italia vi giungesse impreparata, i costi potrebbero diventare veramente proibitivi;
i settori regolati dalla direttiva 2003/87/CE, che contribuiscono per circa il 38% delle emissioni totali dei gas serra nazionali, sulla base dello schema del Piano di Assegnazione 2008-2012 avviato in consultazione con i settori interessati nel luglio del 2006, rispetto all’assegnazione 2005-2007, sono chiamati ad una impegnativa riduzione di emissioni: tale impegno, oneroso, riflette, da una parte, i ritardi accumulati da una parte di essi, ma dall’altra anche i ritardi in altri settori, non regolati dalla citata direttiva, come i trasporti ed il settore civile;
le emissioni di gas serra derivano in larga parte dall’uso di combustibili fossili (nel 2005 l’Italia ne ha consumati 185,9 Mtep, cioè milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) importati per il 91%. Il costo dell’energia primaria importata è stato nel 2005 pari a circa 36,5 miliardi di euro. Tenendo conto del mix attuale dei combustibili fossili consumati in Italia, l’obiettivo di Kyoto comporterebbe una riduzione dal 15 al 20% del consumo di combustibili fossili (in relazione, a quali combustibili si riducono di più, dato il diverso contenuto di CO2 nelle emissioni). Ciò comporterebbe una riduzione della bolletta energetica del Paese circa della stessa percentuale: dai 5 ai 7 miliardi di euro all’anno;
tali riduzioni dei consumi di combustibili fossili andrebbero ricercate nel settore dei trasporti (che consuma il 60% del petrolio che l’Italia importa), in quello dell’energia elettrica, degli usi civili e del terziario, con misure di efficienza energetica e di risparmio, con sviluppo del cabotaggio, del trasporto su ferro e collettivo, con un maggiore e consistente impegno per la produzione e l’uso di fonti rinnovabili e pulite per generare energia elettrica, calore e carburanti, con possibili ricadute positive tecnologiche, produttive e occupazionali,

impegna il Governo:
ad operare, insieme all’Unione europea e nel suo ambito, per affrontare il secondo periodo, dopo il 2008-2012, con politiche e misure, concordate in ambito internazionale, più efficaci ed incisive, necessarie per contrastare l’aumento delle concentrazioni di gas che concorrono ad un preoccupante cambiamento del clima, ridurre in modo adeguato tali emissioni, attuare misure di prevenzione e di adattamento;
ad operare al fine di ampliare la partecipazione alle iniziative in atto per affrontare cambiamenti climatici secondo il principio della responsabilità comune, differenziata negli oneri;
poiche´ 6 Paesi (Stati Uniti, Canada, Russia, Giappone, Cina e India), insieme all’Unione europea producono il 75% delle emissioni mondiali di gas serra, a sostenere gli sforzi tesi ad attivare e a trovare un’intesa in questo «G7» per il clima;
a sostenere la ricerca e il cambiamento tecnologico, l’economia della conoscenza, poiché le misure necessarie per far fronte al cambiamento climatico influiranno sulle modalità di produzione e di utilizzo dell’energia nel mondo e stanno promuovendo innovazione, cambiamenti di beni, servizi e consumi, determinando anche nuove condizioni per la competitività economica sui mercati;
ad attuare il Protocollo di Kyoto come occasione per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e la fattura delle importazioni energetiche del Paese, per l’innovazione nel settore dei trasporti, della mobilità e della logistica, il risparmio delle famiglie nei consumi civili e domestici, l’innovazione del sistema di produzione di energia elettrica e di calore, l’efficienza energetica, l’innovazione tecnologica e l’occupazione;
ad aggiornare la delibera CIPE 123/2002 ed il relativo Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra in modo da far fronte alla accresciuta distanza (97,7 Mt CO2) dall’obiettivo di Kyoto;
ad integrare tale Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra in un programma nazionale energetico-ambientale, concordato con le Regioni, definito con il Parlamento, in una sede stabile istituzionale di coordinamento, aggiornamento e monitoraggio dei risultati, al fine di avere un quadro unitario coerente, di riferimento e di indirizzo;
a rafforzare la ricerca ed il supporto tecnico alla diffusione delle politiche e delle misure che concorrono alla riduzione delle emissioni di gas serra, all’aumento dell’efficienza e del risparmio energetico, alla diffusione della produzione e dell’uso di fonti rinnovabili;
a prestare grande attenzione al settore dei trasporti, della mobilità e della logistica, in cui le misure per la riduzione della congestione del traffico urbano e delle emissioni locali che suscitano preoccupazioni, come le polveri sottili e il potenziamento, l’adeguamento, l’ammodernamento del sistema ferroviario e di quello portuale, rilevanti per il Paese, hanno ricadute decisive anche per la riduzione delle emissioni di gas serra;
a fare dell’efficienza e del risparmio energetico una effettiva priorità, poiché consente una riduzione sempre più rilevante dei costi di produzione, con un recupero di competitività, e un significativo risparmio per le famiglie, oltre a ridurre le emissioni di gas serra;

a promuovere con maggiore efficacia lo sviluppo di tutte le fonti energetiche rinnovabili (idriche, geotermiche, eoliche, solari, biomasse) per la produzione di energia elettrica, di calore e di carburanti, superando i certificati verdi e l’incentivazione delle fonti non rinnovabili assimilate, con un sistema incentivante, differenziato per fonte, senza tetti, accessibile, certo e di lunga durata, assicurando il collegamento con le reti di distribuzione e procedure di localizzazione e di autorizzazione più semplici, in grado di garantire le necessarie valutazioni ambientali, territoriali ed economiche, in tempi più rapidi, con trasparenza per i cittadini e per gli operatori;

a sostenere, in rapporto con le piccole e medie imprese largamente prevalenti nel sistema produttivo nazionale, con particolare riferimento ai loro distretti, la piccola cogenerazione distribuita, di energia elettrica e di calore, che consente maggiore efficienza e più alti rendimenti, migliora le condizioni di concorrenza, con benefici economici ed ambientali; a sostenere lo sviluppo dei distretti agro-energetici in modo che l’agricoltura possa valorizzare sia le risorse rinnovabili disponibili sul territorio (solare, idrica, eolica) sia quelle direttamente producibili o ricavabili dalle proprie attività (biogas, biocarburanti, biomasse), sia da attività di forestazione e manutenzione dei boschi, in modo da produrre, insieme ai benefici ambientali, un’integrazione del reddito per gli agricoltori, contrastando l’abbandono delle campagne in corso;

a sostenere la ricerca e la sperimentazione della cattura e del sequestro sicuro della CO2, che potrebbe consentire un utilizzo pulito dei combustibili fossili e dell’idrogeno (un vettore potenzialmente in grado di consentire l’accumulo ed il trasporto dell’energia rinnovabile ed un suo successivo uso pulito con impieghi ad elevata efficienza energetica);
ad adoperarsi attivamente affinché i Paesi in via di sviluppo siano tenuti in debita considerazione nel futuro regime internazionale per la lotta al cambiamento climatico, nel pieno rispetto dei loro interessi vitali riguardanti la promozione del loro sviluppo economico e la lotta alla povertà;
a sostenere nelle sedi competenti, la riduzione degli investimenti della Banca mondiale in combustibili fossili ed un aumento esponenziale del sostegno all’efficienza energetica, rinnovabili su piccola scala e risparmio energetico, riconsiderando altresì il ruolo della Banca nel supporto ai meccanismi di flessibilità (permessi di emissione e Clean Development Mechanism) previsti dal Protocollo di Kyoto.

Niente biomasse alla Sfir

Sul Resto del Carlino di questa mattina c’è una notizia molto interessante, che riguarda la SFIR di Forlimpopoli. Pare che l’idea di realizzare un mega impianto per la produzione di energia da biomasse sia naufragata. I motivi? Servirebbe troppo materiale da bruciare, e pare che in Romagna non ce ne sia bisogno.
Niente di diverso da quello che stiamo dicendo, in ogni occasione, da mesi, ed una buona risposta a chi diceva, qualche mese fa, che Forlì dovesse diventare il distretto nazionale per le centrali a biomasse.

Link:
Biomasse: Interrogazione su centrali ed aria
Pedalata contro le centrali a biomasse
Biomasse: Le grandi centrali sono fuori gioco
Lettera sulle biomasse

Verdi.it: Scongiurato pericolo sulla cogenerazione

Verdi.it: Scongiurato pericolo sulla cogenerazione

Il governo approva un decreto legislativo che mette ordine nel mercato delle energie pulite: niente certificati verdi alla cogenerazione

Il Consiglio dei ministri ha approvato oggi un decreto legislativo sulla cogenerazione (produzione di energia e recupero e invio a teleriscaldamento del calore generato) che comincia a mettere ordine nel mercato dei certificati verdi, i titoli, scambiabili sul mercato, che attestano che l’energia è prodotta da fonti rinnovabili.

Il provvedimento, con il quale è stato scongiurato un pericolo per le energie pulite, ha sottolineato il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, è “positivo”.

Si tratta di un atto che corregge la rotta, “sanando una grave distorsione voluta dal precedente governo” grazie alla quale si premiavano come energie rinnovabili, “alla pari del solare per intenderci”, sottolinea il ministro, “il recupero del calore e il suo invio al teleriscaldamento a prescindere dal tipo di combustibile” utilizzato nell’impianto (per esempio una centrale elettrica alimentata a carbone).

Con il vecchio sistema “paradossalmente – dice ancora Pecoraro – si poteva premiare al pari delle vere rinnovabili anche il calore prodotto dalla combustione di carbone. Se non fossimo intervenuti, quindi – ha concluso Pecoraro – in poco tempo il mercato dei certificati verdi sarebbe stato invaso da un numero così elevato di finti certificati da non rendere più vantaggioso il ricorso alle rinnovabili”.

Il Governo è orientato, dopo l’eliminazione dal mercato dei certificati verdi della cogenerazione, ad escludere da tali benefici anche l’energia prodotta dalla combustione dei rifiuti dei termovalorizzatori.

Intanto Palazzo Chigi pubblica questo articolo:

PRODUZIONE DI ENERGIA CON RECUPERO DEL CALORE
Il Consiglio dei Ministri del 27 ottobre scorso ha approvato in via preliminare uno schema di decreto legislativo che attua la direttiva 2004/8/CE del Parlamento europeo e del Consiglio dell’11 febbraio 2004 con lo scopo di incentivare la diffusione della cogenerazione ad alto rendimento, vale a dire
la produzione combinata in un unico processo di energia elettrica ed energia termica. Si tratta, in sostanza, di un sistema nel quale a partire da un combustibile (gas, olio combustibile, biomasse, ecc.) si produce energia elettrica, e il calore derivante da tale processo, invece di essere sprecato
come nella produzione tradizionale di elettricità, viene riutilizzato all’interno di processi industriali o per usi civili. Il vantaggio della cogenerazione ad alto rendimento è quello di accorpare due fasi altrimenti distinte (da un lato la produzione di energia elettrica e, dall’altro, la produzione di calore in una caldaia tradizionale) accrescendo così il rendimento complessivo e assicurando un risparmio energetico. Tutto avviene in un solo processo nel quale l’energia contenuta nel combustibile viene maggiormente sfruttata e questo comporta, rispetto alla produzione separata delle stesse quantità di energia elettrica e calore, un risparmio in termini economici, energetici (riduzione di combustibile da utilizzare per produrre energia elettrica e termica) e di emissioni in atmosfera.

Dossier sulla cogenerazione nel sito del Governo

COMUNICATO STAMPA: Approvate dal Consiglio Comunale OdG su Pubblicità Abusiva e Risparmio Energetico

In coda al Consiglio Comunale del 23 Ottobre sono state discussi ed approvati due importanti ordini del giorno con primo firmatario Alessandro Ronchi, capogruppo dei Verdi.
Il primo, votato all’unanimità, richiede una stretta dell’Amministrazione Comunale sulle pubblicità abusive distribuite di fianco alle strade, contro il codice della strada. Spesso chi le espone è incurante della sanzione eventualmente pplicata, ed il prezzo elevato del servizio pubblicitario copre di fatto le spese delle multe.
Nella seconda, presentata il giorno del ventesimo anniversario di Chernobyl, si ricordano la strage che secondo le stime del Centro Internazionale di Ricerca sul Cancro fece 16000 vittime ed i tre referendum abrogativi che vietano l’uso del nucleare in Italia, e si propone un forte impegno sul risparmio e l’efficienza energetica. Per quanto riguarda il Comune di Forlì si è chiesto quasi all’unanimità, con il solo astenuto Bartoletti, un impegno dell’Amministrazione per ridurre gli sprechi energetici anche attraverso le ESCO, aziende che effettuano gli interventi di ristrutturazione pagandosi i costi con i risparmi sulle bollette per un numero fissato di anni. Il Comune, in questo caso, non pagherebbe un euro per questi lavori, che verrebbero ricoperti con le tariffe del gas e dell’elettricità invariate per anni. L’incentivo a queste forme di finanziamento delle opere di ristrutturazione produrrebbe benefici economici locali per il cliente e fornitore, ridurrebbe la nostra dipendenza dai combustibili fossili che importiamo dall’Estero ed avvierebbe un processo virtuoso capace di migliorare salute ed ambiente della città.

Seguono i testi dei due ordini del giorno:

ORDINE DEL GIORNO SULLA PUBBLICITÀ NEL TERRITORIO COMUNALE

Il Consiglio Comunale di Forlì

considerato che

· Il problema della pubblicità esposte in luoghi pubblici e di estrema visibilità da parte degli utenti della rete viaria comunale e provinciale negli ultimi anni ha visto un notevole peggioramento;
· che il codice della strada, articolo 23, vieta la collocazione di insegne, cartelli, manifesti, impianti della pubblicità o propaganda, segni orizzontali reclamistici, sorgenti luminose che per dimensioni, forma, colori, disegno e ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica stradale, ovvero possono renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilità o l’efficacia, ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l’attenzione con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione;
· che la collocazione di cartelli e di altri mezzi pubblicitari lungo le strade o in vista di esse è soggetta in ogni caso ad autorizzazione da parte dell’ente proprietario della strada nel rispetto delle presenti norme. Nell’interno dei centri abitati la competenza è dei comuni salvo il preventivo nulla osta tecnico dell’ente proprietario se la strada e’ statale, regionale o provinciale;
· che in questo momento sono di fatto penalizzate tutte le attività di informazione e di pubblicità rispettose delle norme e dei regolamenti vigenti;

Impegna la Giunta Comunale

· a farsi promotrice di tutte le iniziative di sua competenza finalizzate alla risoluzione del problema delle pubblicità non autorizzate;
· ad utilizzare gli strumenti di informazione a disposizione del Comune per rendere pubblico il quadro normativo in materia;
· a rendere più puntuali i controlli delle autorizzazioni e la loro revisione per evitare il proliferare di pubblicità che compromettano la sicurezza delle strade e l’estetica dell’arredo urbano;
· a comunicare questo Ordine del Giorno ai Comuni della Provincia ed al fine di meglio coordinare e rendere omogenee le varie iniziative che verranno messe in atto per attenuare e risolvere questo problema;

Forlì, 21/12/2005
Firmato
Alessandro Ronchi (Gruppo Verdi)

ORDINE DEL GIORNO NO ALL’ENERGIA NUCLEARE
IL CONSIGLIO COMUNALE DI FORLì
PREMESSO

Che Nella notte fra il 25 e il 26 aprile 1986 avvenne il più grande disastro nucleare civile della storia, di cui oggi ricorre la triste ricorrenza ventennale
Che a vent’anni dal disastro di Chernobyl i danni alle persone ed all’ambiente sono ancora difficili da calcolare, a causa della mancanza di studi seri che diano una stima a lungo termine; Che solo i morti di tumore secondo il Centro internazionale della ricerca sul cancro sono stati ad oggi sedicimila, cifra secondo alcune organizzazioni internazionali sottostimata e destinata purtroppo a crescere con gli anni;
Che i danni delle radiazioni scaturite dall’esplosione di Chernobyl si ripercuoteranno ancora per decenni, ripresentando modificazioni genetiche per intere generazioni di persone a contatto con le zone contaminate;
Che lo sfruttamento dell’energia nucleare soffre dello stesso problema di approvvigionamento delle risorse necessarie, alla stessa stregua dell’uso dei combustibili fossili, che viene stimato in circa 50 anni a condizione che le richieste annuali non aumentino; Di conseguenza, considerate le scorte disponibili, l’energia nucleare ha meno futuro dell’uso del gas naturale;
Che il costo dell’energia nucleare è elevatissimo, considerati i tempi di realizzazione delle centrali e le spese per la difesa militare di questi obiettivi sensibili;
Che ad oggi non esiste una soluzione concreta per la gestione delle scorie, che presentano gravissimi rischi, altissimi costi ed un enorme potenziale di business per la criminalità organizzata;

CONSIDERATO
Che l’Italia ha deciso già nel 1987, tramite tre referendum abrogativi, di abbandonare l’uso dell’energia nucleare, di chiudere le centrali esistenti e di vietare all’ENEL la partecipazione alla realizzazione di impianti termonucleari all’estero;
CHIEDE
Alla Commissione Europea, che nel ventesimo anniversario dell’incidente di Chernobyl si aumenti l’impegno della comunità internazionale per identificare e monitorare gli effetti a lungo termine del disastro nucleare, ed alleviare la sofferenza di milioni di persone;
Al nuovo Governo Italiano un forte impegno sul fronte del miglioramento dell’efficienza energetica del nostro paese ed allo sfruttamento delle energie rinnovabili in linea con le normative dell’Unione Europea in materia;
IMPEGNA
La Giunta Comunale ed il Sindaco ad attuare provvedimenti straordinari ed azioni strutturali per migliorare l’efficienza energetica degli edifici di proprietà del Comune, proponendo investimenti finanziati anche attraverso le ESCO che permettano di diminuire quantità e costi energetici, assieme alla dipendenza dalla fornitura estera di combustibili fossili;

Firmato
Alessandro Ronchi (Gruppo Verdi)

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