Politica

Il simbolo della Sinistra Arcobaleno

Sinistra ArcobalenoOggi i telegiornali hanno mostrato la bozza di simbolo della federazione della Sinistra Arcobaleno. E’ un bel logo, che dietro alle scelte grafiche sottointende alcune scelte politiche. Prima di tutto è stata superata l’idea della falce ed il martello, sulla quale il dibattito delle scorse settimane è stato tutt’altro che semplice.
Inoltre l’arcobaleno è un simbolo pieno di significati: la pace, i diritti, la cultura della diversità come valore da coltivare e non come difetto da sistemare, le differenti identità che compongono questa alleanza.

Il lavoro che ci attende sarà tutt’altro che semplice. Da un lato bisognerà capire quale sarà il destino di questa federazione, che dipende chiaramente dall’esito della riforma del sistema elettorale. Dall’altro occorrerà alimentare questo arcobaleno di forze esterne agli attuali partiti che lo propongono, a partire spero da quei tanti che non hanno trovato nel panorama politico italiano una risposta adeguata, simile per intenderci a quella di un governo alla Zapatero, che ha saputo coniugare richieste di pace, diritti, ambiente.

Un altro Mondo rispetto all’attuale, insomma, pieno di speranza di cambiamento e non di una triste amministrazione in stile ragioneria dell’esistente.

I Verdi in questo potrebbero avere il ruolo chiave di ammodernatori della Sinistra Italiana. Del resto l’arcobaleno nasce dal raggio di sole che attraversa il grigiume delle nuvole dopo la tempesta.

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La Sinistra Arcobaleno

Sinistra ArcobalenoSabato e Domenica a Roma si terrà un’assemblea unitaria di Rifondazione Comunista, Sinistra Democratica, Comunisti Italiani e Verdi, per discutere di un progetto futuro comune. Ieri sera al circolo di Bussecchio si è svolto un dibattito proprio su questo tema, e gli interventi sono stati tra i più vari. Per le mie considerazioni vorrei partire da qualche dato di fatto.

Oggi alcune istanze non trovano una adeguata risposta, nel Governo come negli enti locali. Mi riferisco non solo alla conversione ecologica dell’economia, ma anche alla richiesta forte di una informazione diversa, di un riordino del sistema televisivo, della questione dei diritti delle persone e degli animali, del rifiuto alla guerra come strumento di esportazione alla democrazia, del concetto di limite, della decrescita.

Un altro dato di fatto è che i partiti che dovrebbero farsi portatori di questo interesse sono troppo legati ad un passato che oggi, semplicemente, non è più attuale.

Per ultimo voglio ribadire quanto detto da Pecoraro Scanio, che condivido perfettamente: in tutto il Mondo c’è un partito dei Verdi e sarebbe sciocco abbandonare un simbolo che trova una diretta corrispondenza ovunque, per incanalarsi in qualcosa di diverso che non gli appartiene. L’idea di un partito unico, quindi, che mescoli ingredienti poco compatibili, non mi piace per nulla.

Sabato probabilmente verrà fatta la proposta di una confederazione, che permetterebbe di mantenere le varie identità e di avere uno strumento comune per essere incisivi. Mi piace la proposta del nome Sinistra Arcobaleno, perché finalmente questo insieme di idee assumerebbe una connotazione positiva, al contrario di quanto avvenuto fino ad oggi lasciando spazio all’immaginazione di una informazione in malafede, che ha utilizzato i termini “radicale” e “massimalista” allo scopo di attaccare un adesivo di terrore.

L’arcobaleno potrebbe rappresentare una alleanza nuova, che non includa solamente i partiti di sinistra, ma che accolga anche associazioni e movimenti, sull’esempio del patto per il clima, su un programma concreto e realizzabile.

Per essere credibili bisognerebbe infatti partire da cose concrete, senza pensare immediatamente ai massimi sistemi. Le varie componenti avrebbero filosofie e metodologie, ma anche strumenti dialettici diversi e probabilmente difficilmente conciliabili. Tanto per dirne una, il termine compagno a me non piace per nulla. Saltando le possibili considerazioni sui significati che ha assunto nella storia mondiale, la stessa etimologia del termine sta ad indicare una persona che condivide con noi lo stesso pane. Io credo al contrario che si debba pensare anche a chi non sta nella mia stessa tavola, ed al contrario occorre pensare non solo a chi il nostro pane non ce l’ha e vive magari con il solo scopo di confezionarci una borsa, ma anche a chi in futuro non potrà ottenere nemmeno una briciola se oggi spazziamo via tutte le risorse che abbiamo a disposizione.

Partirei, quindi, da cose molto più concrete. Faccio solo due esempi locali. Primo, il nuovo inceneritore a Forlì oggi non sarebbe in costruzione se si fossero opposte tutte e tre le forze della sinistra arcobaleno in Provincia. Il primo atto del presidente, appena insediato, non sarebbe stato quello di spezzare l’alleanza appena costituita in 2 parti, per scavalcare il parere contrario dell’USL.

Secondo, se tutti coloro che hanno firmato il documento sulla mobilità sostenibile il giorno dopo avesse agito in maniera coerente, minacciando insieme le dimissioni, oggi non avremmo spezzato la nostra coalizione in Comune a Forlì.

La politica non può sempre e solo essere una mediazione al minimo comune denominatore. Ogni tanto bisognerebbe anche puntare i piedi su questioni che si ritengono importanti, come a livello nazionale potrebbe essere il tema della legge elettorale, che verrà utilizzata probabilmente per forzare una democrazia solo sulla carta, o sul tema della libertà di informazione, o sui diritti.

Se questa confederazione potrà aiutare ad essere più incisivi lo deciderà solo il futuro.
Un futuro molto prossimo, a partire dal dibattito sulla riforma elettorale: c’è chi ha già dato per scontato che sarà studiata appositamente per fagocitare gli alleati scomodi, io credo che uno sforzo per incidere su questa scelta debba e possa essere ancora fatto. Non fascerei la testa prima di farmela rompere.

Nel frattempo il simbolo ed il nome in una società di loghi è un primo importante punto di partenza, che spero non assuma derive ottocentesche.

Del resto dopo ogni tempesta l’arcobaleno è portatore di speranza. Sarebbe sciocco riporla su una falce ed un martello che rappresentano sì il raccolto del campo ed il lavoro nelle fabbriche, ma anche rispettivamente l’arma dell’iconografia dell’aldilà e lo sviluppo senza limiti che sta distruggendo la vita nel nostro pianeta.

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Il PD locale è un anziano con due stampelle

Ieri in Consiglio Comunale il Sindaco Nadia Masini ha comunicato l’uscita dalla Giunta dell’assessore dei Verdi Sandra Morelli. E’ seguito un lungo dibattito, nel quale ogni gruppo consiliare ha espresso il suo punto di vista. Io non sono entrato nei dettagli del piano del traffico: è dal 2004 che se ne parla e credo che la parte più importante non sia oggi l’analisi dei dettagli. Dal punto di vista politico basta pensare a due elementi: la riduzione del traffico è più un obiettivo dell’amministrazione e la sfiducia politica del Sindaco e la Giunta che hanno scavalcato per la prima volta la delega di un assessore.

Questo è molto grave dal punto di vista politico.

Errani nel suo intervento ha focalizzato l’attenzione sul fatto che a livello locale i Verdi siano ormai fuori da tutte le amministrazioni, puntando sulla loro presunta incapacità di Governo. Grandi applausi sono venuti da Aprigliano, consigliere di Alleanza Meridionale (Ex Alleanza Nazionale) ora iscritto ai Circoli della Libertà di Forza Italia della Brambilla. Errani dovrebbe chiedersi se non sia il suo Partito Democratico ad assumere orientamenti totalmente opposti al programma di centro-sinistra, dal momento che riceve applausi da quelli che dovrebbero, almeno sulla carta, essere i suoi avversari politici.
La sintesi di governo tanto ricercata era già stata fatta, nel programma elettorale prima e nel piano del traffico poi. Tornare indietro rispetto alle promesse fatte agli elettori è una pratica scorretta e deprecabile.

Io sono uno di quelli che riteneva possibile un riavvicinamento al centro-sinistra in tutta la Provincia, successivo ad un cambio di strategie e di persone delle attuali amministrazioni. Con nuovi candidati in Provincia e nuovi segretari un dialogo poteva essere possibile, e probabilmente tornerà ad esserlo in futuro.

Ma la realtà dei fatti dimostra che il Partito Democratico localmente ha fatto un passo indietro rispetto ai programmi ed alla collocazione politica. Oggi questo partito unico si considera un polo autosufficiente, senza il bisogno di altri contributi politici e programmatici. Altro che nuova politica, il partito democratico di Forlì è un anziano con due stampelle (Udeur e Rifondazione). A dimostrazione di questo è il fatto che il segretario è l’ex segretario della Margherita, ed il capogruppo in Consiglio è l’ex Capogruppo DS, di certo non di nuova leva.

Errani dice che il partito democratico contiene già l’ambientalismo del sì. Forse ha ragione: il partito democratico spinge per il sì all’inceneritore, contro tutta la cittadinanza, per il sì al traffico, per il sì allo spreco dell’acqua nonostante l’emergenza idrica.
Considera possibile fare una cosa ed il suo contrario, essere laico e cattolico, ambientalista ed inceneritorista (con una forte spinta verso il secondo polo), pubblico e privato contemporaneamente. Del resto l’immagine del suo leader è ormai la caricatura del NI ad ogni cosa.

L’ambientalismo del sì secondo il PD è quello alla Bersani ed alla Turco, che si scaglia contro i medici senza conoscerne il codice deontologico, quando cercano di prevenire anziché curare le malattie.

Errani ieri è stato premiato per la lungimirante operazione di rottura con i Verdi con la nomina a capogruppo del PD. Io auguro sinceramente al neonato partito di rinnovarsi veramente e di proporre per il futuro altre dirigenze, la città ed il Paese intero ne hanno veramente bisogno. Squadra che perde si cambia.

La cosa rossa è una invenzione dei giornalisti

Beppe Grillo prima e Luciana Litizzetto poi beffeggiano il nome dato dai giornalisti alla probabile federazione dei partiti di sinistra: La Cosa Rossa. Nessuno dei due, però, si è preso la briga di verificare da dove provenisse il nome, ed hanno giustamente preso in giro i politici che pensavano avevano pensato a questo nome. Per fortuna non esiste nessuna cosa Rossa, Luciana! Dovreste disprezzare, invece, l’uso che i media fanno delle parole, modificandole o coniando nuovi termini per dare di fatto nuovi significati, spesso dispregiativi.

Lo fecero quando i pacifisti diventarono dissidenti, lo fanno oggi per giudicare già a partire dai termini i partiti di sinistra, chiamandoli estremisti, radicali (anche se i radicali sono fuori), massimalisti. Non si tratta di ingenuità o di mancanza di vocabolari, questi termini sono studiati a tavolino per affibbiare disprezzo a qualcuno che ha meno influenza sui media rispetto ai “moderati”, “popolari” (invece di populisti), “democratici”.

Chi sceglierai, tra i “democratici” (anche quando impognono la democrazia con le armi e le basi militari contro la popolazione, il demòs) o i “massimalisti” (che invece chiedono di rispettare la costituzione)? Sarebbe come far scegliere ad un bambino uno schiaffo o una carezza.

La cosa rossa non esiste, nessuna mente lucida chiamerebbe mai così qualcosa che ha il compito di attirare voti. Tra l’altro molti già parlano di partito unico, quando l’ipotesi invece è quella di un coordinamento o al massimo di una federazione. Ma i media, in questo caso, hanno da tempo perso il ruolo di trasmettitori di informazione, hanno le mani in mezzo alla pasta ed ormai decidono pure la forma che ne viene fuori.

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