Roma

Storia di un Allarme Antincendio a Roma Termini

Oggi pomeriggio, sulle 17, pare che qualcuno abbia dato fuoco ad una pila di quotidiani nella galleria della Metro di Roma.

In quel momento stavo giusto arrivando per prendere il treno, quindi ho notato il forte rumore dell’allarme antincendio.

Prima di capire che la causa del bip continuo fosse l’antincendio, sono passati un paio di minuti. In stazione, alla fermata della metro, nessuno si stava preoccupando e non c’era nessun operatore che segnalasse cosa stava succedendo e cosa fare.

Visto finalmente il lampeggiante rosso, a scale mobili bloccate e scale normali intasate, mi sono incamminato verso l’uscita.

I tornelli per l’uscita erano aperti, probabilmente segno di un meccanismo automatico che ha funzionato.

Il clima però rimaneva surreale: nessuno era preoccupato e tutti camminavano tranquilli come se niente fosse. Non ho incontrato nessun responsabile, nessun dipendente dell’azienda trasporti, nessun pompiere, nessun vigile e nemmeno i soldati che da qualche tempo presidiano le stazioni.

Ad un certo punto si è sentita una flebile vocina registrata in lontananza, sotto il suono dell’allarme, che mi è parso chiedesse cortesemente di uscire dalla stazione. Non sono riuscito a capirlo bene, perché il suono dell’avviso era continuo e non lasciava né spazio né decibel all’avviso che ci avrebbe dovuto dire cosa fare. Oltre al bip continuo, i televisori pubblicitari non hanno mai smesso di cercare attenzione con il suono.

Continuando il percorso sono salito verso il centro commerciale sotterraneo della Stazione Termini, per poi arrivare alla stazione dei treni.

Nella salita l’allarme si è allontanato, fino a sparire.

Questa storia mi ha fatto pensare a cosa potrebbe succedere se l’incendio fosse stato serio (ad esempio a causa di uno scoppio).

  • Se c’è un incendio nel sotterraneo della metro, nella stazione superiore si può stare tranquilli?
  • E’ normale che non ci fosse nessuno a guidare con urgenza le persone verso l’uscita?
  • E’ possibile che un avviso così importante non si potesse sentire ?
  • I televisori pubblicitari non dovrebbero spegnersi o almeno ammutolirsi, o ancora meglio indicare qualcosa di utile?
  • Quando è stata fatta l’ultima prova di evacuazione della stazione?

Probabilmente i responsabili sapevano che si trattava di un problema lieve e non è scattato tutto il protocollo di sicurezza.

Speriamo che sia così.

Le Olimpiadi di Roma

Ora che i ballottaggi sono conclusi ed il Sindaco di Roma è stato eletto, possiamo forse ragionare con più calma delle olimpiadi di Roma?

Il fatto che il gruppo Caltagirone ne sia un entusiasta sostenitore, con tutta l’evidente campagna del Messaggero contro la Raggi a corredo, non depone certo a favore di questo progetto.

Penso che serva porsi due semplici domande:
– Roma può permettersi di organizzare oggi un evento così complesso? In questo momento alla nostra Capitale servirebbe un riscatto a partire dalle cose più semplici: i trasporti, i servizi urbani (ed i rifiuti in particolare), la manutenzione dell’enorme patrimonio culturale e pubblico esistente (dai monumenti alle buche per la strada. Io credo che si debba quindi ripartire dalla base, dimostrando ad esempio di essersi ripulita dalla Mafia Capitale che ne ha caratterizzato l’immagine e la gestione degli ultimi anni. Non si elevano i piani superiori senza solide fondamenta.

– Quanto cemento è necessario per fare le olimpiadi? Anche questa è una bella domanda. A Roma ci sono ancora gli strascichi dei mondiali di nuoto, a dimostrare cosa non si deve fare.
Serve davvero costruire enormi cattedrali da centinaia di milioni di euro, nella migliore delle ipotesi inutilizzabili dopo l’evento, oppure si può procedere anche con un profilo diverso, sistemando l’esistente e creando solo quello che serve? Quanto cemento è veramente necessario che rimanga, dopo le olimpiadi? A questa domanda credo dovrebbe essere data una risposta seria, disinteressata, per capire la reale fattibilità.

Rio de Janeiro è sul lastrico, ed i 10 miliardi di euro di impianti del Brasile non risolleveranno la sua economia in ginocchio.

Non credo che Roma possa essere pronta per il 2024: libera dalle cricche e dal malaffare, con un trasporto pubblico efficiente e quello privato ridotto allo stretto necessario, ben manutenuta e con un debito meno soffocante di quello attuale.

La Raggi ha ricevuto un mandato importante, con un voto semi plebiscitario. Ha tutto il diritto ed il potere di scegliere, volendo anche chiedendolo ai suoi cittadini tramite referendum.

E nel rispondere, eventualmente, i cittadini dovranno sapere che i miliardi di spesa pubblica dovranno uscire dalle loro tasche, ed i giochi sostituiranno altri interventi forse molto più importanti come volano economico (ad esempio la riduzione vera delle tasse sul lavoro). Perché anche chi dice sì a questo progetto, sta contemporaneamente negandone altri.

Il blocco del traffico serve a qualcosa? – Il Post

In breve, sì. al contrario di quello che si sono affrettati a scrivere alcuni giornali, guardando meglio i dati il beneficio in termini di qualità dell’aria c’è stato ed è confrontabile con quanto ottenuto dai comuni che hanno deciso di non partecipare al blocco:

Fonte: Il blocco del traffico serve a qualcosa? – Il Post

Certo, sono meglio gli interventi strutturali. Però bisogna anche saperli accettare e sostenerli invece che inveire senza pensare quando poi vengono proposti.

Ma prima di tutto occorre pensare all’obiettivo: è importante la salute ed il benessere? Quanto siamo disposti a cambiare per ottenere un bene comune?

Il problema del trasporto pubblico di Roma

Oggi prendo l’autobus. Era zeppo e non riuscivo ad arrivare all’obliteratrice.

Allungo il biglietto a chi era davanti a me e chiedo la cortesia di timbrarlo.

Mi guarda strano, come se gli avessi chiesto un autografo.

Poi prende il biglietto, si gira, cerca di infilarlo. Non capisce dove si trova il buco. Controlla la macchina gialla come si fa con una tecnologia sconosciuta e marziana. Sicuramente non l’ha mai usata nella sua vita, nonostante l’accento indiscutibilmente locale.

Alla fine, grazie all’aiuto di un vicino, trova il buco ed infila il biglietto.

Attendiamo a questo punto lo zip confortante della stampata sul biglietto.

Ma nulla accade. Il display della tecnologia marziana dice implacabilmente che la macchina gialla è fuori uso.

Il biglietto, stropicciato, torna nel mio portafogli senza obliterazione.

Nel bus, pieno, dovevano forse saperlo già tutti, visto che nessun altro ha tentato la stessa operazione, nè prima nè dopo di me.

 

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