Month: Febbraio 2018

Elezioni 4 Marzo 2018 – Per chi voterò

Il 4 Marzo si terranno le elezioni politiche. Per farla breve, voterò per la lista INSIEME, e nel dettaglio vi spiego perché.

In questa campagna elettorale si è parlato molto di fascismo. Il tema, che speravamo scomparso dalle agende politiche, purtroppo è tornato attuale. Del resto abbiamo diverse liste che si candidano con valori dichiaratamente fascisti, senza nemmeno vergognarsene. Alle manifestazioni sono apparse anche bandiere neonaziste, come ciliegina sulla torta. Quindi, purtroppo, dobbiamo cercare di confinare queste idee alla irrilevanza, necessariamente fuori dal Governo.

Il centro-destra vede l’alleanza-scontro Forza-Italia/Lega Nord. In caso di una loro vittoria la lista che prenderà più voti indicherà il premier. Berlusconi non può farlo, e Salvini sarebbe meglio che non lo facesse. Tutta la coalizione è invotabile.

Poi ci sono i 5 Stelle. Dentro le loro liste in queste ultime settimane abbiamo visto elencare di tutto, tra massoni, condannati, e persone che si vantano sui social di aver picchiato rumeni. Questi candidati hanno firmato un documento di rinuncia, che però vale pressoché zero. Ad ogni modo, il loro candidato premier, Luigi Di Maio, per me è completamente inadeguato al ruolo. Non gli affiderei un piccolo comune, figuriamoci il Paese. Non stanno amministrando bene Roma, sprecando la possibilità di dimostrare di essere capaci.

Il loro difetto principale sta nella incapacità di selezione delle persone: non è vero che uno vale uno, io al Governo voglio uno migliore e non uno qualunque preso a caso. Inoltre ritengo gravissima l’assenza di democrazia interna: la dice lunga sulle capacità di promuovere una democrazia più sana per il nostro Paese. Per intenderci, non vorrei trovare un governo antidemocratico nemmeno se avesse le mie stesse idee su tutto il resto.

Gentiloni, d’altra parte, in questi mesi non ha fatto male. Mi piacciono i suoi toni pacati, il contrario dell’arroganza di Renzi. Prodi nel suo endorsement a favore della Lista Insieme ha anche sponsorizzato un governo Gentiloni bis, e sono sicuro che un buon risultato di questa lista lo favorirebbe.
Al contrario di Renzi, ha saputo governare senza spaccare l’opionione pubblica, ha un consenso maggiore, è tranquillizzante anziché divisivo. Del resto nessuno lo attacca, in questa campagna elettorale.
Per come la vedo, Renzi non ha possibilità di tornare al Governo, nemmeno se la sua coalizione dovesse andare bene. Ma con un risultato del PD sottotono ed un buon risultato delle liste della coalizione (Insieme, +Europa e Lorenzin) sarebbe sicuramente impossibile.

Inoltre credo che sia necessario che i Verdi tornino in Parlamento, per portare avanti le battaglie che in questi anni di assenza sono state quasi completamente dimenticate. Un buon risultato di Insieme oltre a portare più Verdi in Parlamento riequilibrerebbe anche i rapporti con il PD all’interno della eventuale coalizione di Governo. L’esperimento del PD come Partito della Nazione, a vocazione maggioritaria, così come immaginato da Veltroni è per fortuna fallito e si può tornare a parlare di pluralità, di progetti comuni, di rappresentatività delle istanze.

Quanto al governo di larghe intese post voto, tutto dipende da noi. E’ un bene che senza una maggioranza dei voti non ci sia un governo, l’ho sempre pensato e scritto. Forzare una vittoria con premi di maggioranza spropositati è antidemocratico. Dopo il voto tutto dipenderà ai risultati che noi avremo deciso di dare in mano a chi dovrà trattare. Le ipotesi in gioco sono tante e sinceramente spero più alla possibilità di avere una maggioranza a guida Gentiloni composta da PD, Insieme, Europa e LEU, piuttosto che PD + Forza Italia, o 5 Stelle + Lega Nord.

Il partito 5 Stelle è controllato da una azienda?

Un interessante articolo del Post spiega come la terza associazione dietro al partito 5 Stelle sia obbligata, per statuto, ad utilizzare una piattaforma fornita dall’Associazione Rousseau.08

Se si vuole allora capire che cos’è, formalmente, l’Associazione Rousseau, ci si accorge innanzitutto di come sembri in buona parte coincidere con la Casaleggio Associati, srl milanese di proprietà di Davide Casaleggio. L’Associazione ha sede allo stesso indirizzo della Casaleggio Associati e in alcune mail di cui il Foglio è entrato in possesso, Casaleggio risponde in qualità di presidente dell’associazione utilizzando la posta certificata della Casaleggio Associati

L’Associazione Rousseau, che ha lo scopo di “promuovere lo sviluppo della democrazia digitale nonché di coadiuvare il Movimento 5 Stelle” nella sua azione politica, è un’associazione composta da due persone: Gianroberto Casaleggio, che è in fin di vita, e il figlio Davide. Versano due quote da 150 euro, che costituiscono il fondo iniziale, e sono rispettivamente Presidente e vicepresidente, entrambi componenti dell’Assemblea e membri del Consiglio direttivo, mentre Davide è anche Tesoriere. Ma l’obiettivo dello statuto, date le condizioni di salute del padre, è assicurare al figlio il controllo perpetuo e assoluto su Rousseau. E il potere di Casaleggio jr. viene blindato da due articoli – il 6 e il 13 – che consegnano eternamente i ruoli e le funzioni più importanti ai “Fondatori”. Ma di fondatori ce ne sono due e dopo appena quattro giorni, in seguito alla morte di Gianroberto, ne resta solo uno: Davide.

L’Associazione Rousseau, quindi, è controllata da Davide Casaleggio e non esiste modo in cui il Movimento possa sostituirlo alla guida dell’associazione.

Questa non è democrazia partecipata, non è rete, non è uno vale uno.
Qualsiasi cosa sia, sarebbe bene che non si avvicinasse più di quanto ha già fatto alla politica italiana, finché i suoi membri non capiranno che la democrazia interna è la base dalla quale si parte per proporre un cambiamento nel Paese.

Fonte: Di chi è il Movimento 5 Stelle? (Il Post)

La Favola di Giorgia Meloni ed il Museo Egizio

Il resoconto del Post sulla vicenda tra Fratelli D’Italia ed il Museo Egizio è al solito impeccabile. Il direttore del Museo ha risposto alla Meloni in maniera pacata, facendole fare brutta figura, ed in risposta il suo partito propone di rimuoverlo dall’incarico se vincerà le elezioni.

Peccato che il Museo Egizio di Torino non si regga con soldi pubblici ma sia autonomo (e porta enormi entrate turistiche alla città, tra l’altro), e che il Governo non abbia per fortuna nessuna autorità su questa nomina.

Ma non importa, tanto lo scopo era farsi pubblicità in campagna elettorale.
Sarebbe quindi opportuno che simili sciocchezze venissero punite alle urne.

Meloni ha ribattuto dicendo che l’iniziativa discrimina chiaramente su base religiosa, dimostrando di fare confusione tra religione e lingua parlata. Greco le ha infatti ricordato che parlare arabo e provenire da un paese in cui si parla quella lingua non significa essere necessariamente musulmani: in Egitto ci sono milioni di cristiani copti, che certamente parlano arabo ma non sono musulmani. Greco ha infine elencato i successi del museo negli anni della sua direzione, ricordando che i bilanci sono in attivo e che l’istituzione non grava sulle finanze pubbliche, altra cosa che Meloni non sembrava avere molto chiara. Forse anche in seguito al successo del video che mostra l’incontro tra Meloni e Greco, domenica 11 febbraio Fratelli D’Italia ha annunciato di volere rimuovere l’attuale direttore del Museo Egizio dal suo incarico nel caso in cui il partito vinca le elezioni, con la coalizione di centrodestra: «Una volta al governo Fratelli d’Italia attuerà uno spoil system automatico per tutti i ruoli di nomina». FdI ha definito l’iniziativa per chi parla arabo “ideologica e anti-italiana” e diversi suoi esponenti hanno fatto riferimento al museo parlando di “istituzione culturale pubblica”, dimostrando nuovamente di sapere molto poco di quello di cui parlano.

Fonte: Cos’è questa storia del Museo Egizio e Giorgia Meloni – Il Post

E’ vero che Dessì rinuncia alla candidatura coi 5 Stelle?

Dopo le polemiche sul controverso candidato 5 Stelle Emanuele Dessì , Luigi Di Maio (capo politico del partito) ha annunciato il suo ritiro alla candidatura.

Peccato però che una volta presentate le liste questo non sia più possibile, e che la sua elezione sarà praticamente certa se 5 stelle otterranno più del 27% dei voti.

A quel punto, fidandoci delle parole di Dessì, dovrebbe dimettersi e spiegare le sue motivazioni. Il Parlamento dovrebbe accettarle, procedimento non troppo veloce.

Oggi Dessì dice di non aver nemmeno capito quello che ha firmato, secondo quanto riportano le agenzie di stampa:

Emanuele Dessì (M5S): “Ho firmato un foglio per la rinuncia, ma non ho capito cosa c’era scritto”

Dal tono delle sue parole, non mi è sembrato particolarmente convinto.

Torna su