Italiani

Non toccate quel Crocifisso

Nelle scuole italiane manca la carta igienica, ma a stupire gli italiani è la sentenza della Corte Europea che chiede la rimozione dei simboli religiosi (e quindi del crocifisso) nelle aule.

Sì, è vero, è una tradizione. Ma le tradizioni cambiano nel tempo. Oggi, ad esempio, non si fa più la festa del maiale.

Non c’entrano nulla l’avanzata delle altre religioni e le nuove crociate leghiste contro gli infedeli: le tradizioni religiose devono sottostare alle leggi.
I Sikh che indossano il tradizionale pugnale che supera i 15 cm devono avere il porto d’armi e non possono farlo dentro le scuole.

Nel caos che emerge dalla discussione sembra che la stragrande maggioranza degli italiani siano contrari a questa decisione. Non è affatto così.

Voglio solo ricordare loro che non esistono solo i voti cattolici. I praticanti nel nostro Paese sono sempre meno e l’interesse della Chiesa è sempre più rivolto ai paesi del Sud America. L’opinione di chi legge il Corriere Online (non certo un quotidiano mangiapreti) è divisa a metà (con maggioranza di favorevoli alla rimozione).

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

Dice la Costituzione.

Quindi questa discussione, apparentemente poco importante, coinvolge un principio costituzionale. Lo Stato Italiano oggi può decidere in maniera indipendente e sovrana di togliere il crocifisso nelle aule?

A me basterebbe poterlo fare. Mi basterebbe essere sicuro che un voto del Parlamento, senza ingerenze, possa decidere di sostituire al crocifisso i primi dieci punti della Costituzione o una foto di Garibaldi, di Gandhi o di Batman. In quel caso quel simbolo potrebbe anche rimanere.

Delle due una: o il Crocifisso è una cosa che ha un valore, e quindi va abolito perché quel valore non è uguale per tutti, oppure è una cosa di poco conto e quindi non dovrebbe dispiacere troppo toglierlo se infastidisce.

Il nostro Paese ha anche una grande tradizione laica, oggi dimenticata. Se le due anime vogliono convivere, bisogna lasciare spazio al pensiero di tutti. Se una classe vuole tenere il crocifisso deve poterlo fare, se in un’altra è un motivo di discriminazione deve essere permesso di rimuoverlo, se una associazione vuole fare una pubblicità per dire che Dio non esiste deve poterlo fare esattamente così come può farlo chi pensa che Dio ti Ama così come sei.

Se uno non vuole essere mantenuto come un vegetale deve poterlo decidere liberamente, e così via.

La volontà degli italiani

Interessante questo doppio binario: da un lato il volere del popolo italiano dovrebbe superare qualsiasi decisione dei giudici e della Corte Costituzionale, dall’altro il volere del popolo italiano non vale più quando si tratta di chiudere, minacciare, spostare programmi televisivi.

La volontà degli italiani conta solo quando è coerente a quella di Berlusconi.

Se fossi in Sky

Fossi in Murdoch non darei per persa la guerra contro il cartello RAI-Mediaset. Penserei seriamente a trasmettere gratuitamente (in chiaro), sul satellite, 2 o 3 canali seri. Ad esempio Skytg 24, uno di film (non necessariamente le novità) ed uno di serie tv, magari non proprio quelle di punta. Punterei a MySky ed agli altri canali crittati come valore aggiunto.

Contribuirei all’installazione di nuove parabole per contrastare la bufala del digitale terrestre e penserei ad una carta prepagata, perché gli Italiani non amano gli abbonamenti.

Tanto si sa che alla fine spendono di più con le ricariche, come nei cellulari, ma si sentono di avere più controllo sulle spese.

Contrasterei con ricorsi europei il cartello delle aziende private e pubbliche gestite dal Presidente del Consiglio, ed allo stesso tempo cercherei di ottenere nuovi utenti, allargando la base verso le persone che oggi stanno passando al digitale RAISET.

Di certo non è solo con l’alta definizione che si vince la guerra.
Che non sia una sana concorrenza Sky dovrebbe ormai averlo capito, ma le contromisure mi pare tardino ad arrivare.

Grillo candidato leader del PD

E’ una cosa poco seria.
Continui con il suo partito, ha già un programma, una struttura autocratica ed una serie di eletti.

Questa scenetta l’ha già fatta Di Pietro, quando ancora pensava di fondere l’Italia dei Valori nel partito democratico.

Fare la tessera del partito pensando di colonizzarlo, dopo avergli fatto campagna elettorale contro in più occasioni, è sintomo di un malessere nella forma e nella sostanza.
Certamente il risultato della demagogia dei partiti fluidi e delle primarie per l’elezione di un leader allargate a chi quel partito non lo voterà mai.

Speriamo che gli italiani guariscano in fretta, altrimenti ci terremo veramente questa politica per decenni.
Altro che PDcinquestelle.

Berlusconi e Franceschini d’accordo sul referendum

Mentre sulle televisioni si finge una contrapposizione, sulle questioni per loro veramente interessanti i due leader del PD e del PDL sembrano andare molto d’accordo. Come nell’innalzamento del quorum per le elezioni europee, ad esempio, dove gli screzi sono stati accantonati in nome del (loro) interesse comune.

Con le dichiarazioni di Berlusconi a favore del referendum e del premio per legge al suo partito, anche sulla riforma delle regole elettorali si sono trovati d’accordo.

Tra l’altro mentre il PDL ammette di essere favorevole perché ne trae un vantaggio, Franceschini mente quando dice che il referendum chiede l’abrogazione del Porcellum, l’attuale legge. Il referendum del 21 di Giugno peggiora l’attuale sistema, non reintroduce le preferenze, cambia solo il premio di maggioranza a vantaggio dei due maggiori partiti. Punto. Basta leggere i quesiti (le domande alle quali si risponde, con il voto, sì o no) pubblicati dagli stessi promotori, per capire l’inganno.

Forse ritengono gli italiani poco intelligenti, e pensano di poterli portare al voto facendo finta che i contenuti siano diversi.

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