Inceneritori

Fiaccolata con Veglia contro la costruzione dell’inceneritore

Il tavolo delle associazioni* organizza per Lunedì 16 Ottobre ore 20:00 in Via Zotti a Forlì davanti al cantiere del 3° inceneritore una Fiaccolata con Veglia in memoria della salute di tutti i Forlivesi.

Siete tutti invitati per la “mesta” veglia che si terrà a lume dei ceri e delle fiaccole.

La manifestazione vuole ricordare ai nostri amministratori che:

– devono tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini
– sono rimaste inascoltate le richieste di oltre 17.000 cittadini e di più di 400 medici che chiedono di riciclare i rifiuti e di non bruciarli
– esiste già un inceneritore a Forlì e non ne servono altri, ma occorre intraprendere la strada della Riduzione, Riuso e Riciclo

In natura non esistono “rifiuti” ma materie prime da riutilizzare e riciclare. L’incenerimento trasforma invece materiali potenzialmente utili e preziosi in sostanze più tossiche dei rifiuti di partenza.

Il tutto con aggravio di costi per le tasche dei cittadini (tassa sui rifiuti più cara per ripagare i circa 60.000.000 euro per la costruzione del terzo inceneritore).

Scarica il volantino della manifestazione Fiaccolata con Veglia 16 Ottobre 2006

* costituito da: Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Forlì, Associazione Clan-Destino Forlì, A.P.E. Confedilizia, WWF Sezione di Forlì, ARCI Nuova Associazione, Sinistra Ecologista Sezione di Forlì, Italia Nostra Sezione di Forlì, Associazione contro le Leucemie (A.I.L.), Comitato Romagnolo Tutela Salute, Associazione Romagnola Ricerca Tumori (A.R.R.T.), Assocasalinghe, AssindatColf, Sezione Giovani Confedilizia, Assoutenti Forlì – Cesena, Associazione Tutela Verde e Restauro Ambientale “P.Canziani”, Registro Amministratori, Federazione Guide Turistiche Forlì, Associazione Malattie Autoimmuni Rare, Associazione Pediatrica Forlivese

Via gli incentivi alla combustione dei rifiuti, non sono fonti rinnovabili.

Via gli incentivi alla combustione dei rifiuti, non sono fonti rinnovabili. Voto unanime in commissione ambiente al Senato

La Commissione Ambiente del Senato ha approvato all’unanimità un parere sulla legge comunitaria che, tra gli altri punti, ristabilisce la definizione di fonte rinnovabile così come prevista dalla direttiva europea, escludendo quindi anche la frazione non biodegradabile del rifiuto dagli incentivi e dai finanziamenti pubblici destinati alle rinnovabili.

Lo ha annunciato il senatore dell’Ulivo Francesco Ferrante. Il voto “ci avvicina all’Europa”, dice, perché sopprime la concessione di certificati verdi all’energia ricavata dai rifiuti non biodegradabili, come la plastica che deriva dal petrolio, che fonte rinnovabile e pulita proprio non è.

In questo modo, dice ancora, si liberano risorse preziose per rilanciare fonti “veramente pulite che ne hanno sicuramente più bisogno, come il fotovoltaico e l’eolico. Solo così – aggiunge – riusciremo a recuperare i ritardi del nostro Paese sugli obiettivi di Kyoto e a garantirci una gestione più sostenibile dei rifiuti”.

“Questa – ribadisce Legambiente in una nota – è l’occasione giusta anche per sostituire l’attuale sistema di incentivazione per la produzione di energia da fonti rinnovabili fondato sui Certificati verdi con un meccanismo di sostegno economico trasparente, come potrebbe essere quello del ‘conto energia’ tedesco”.

Progetto di legge per abolire i certificati verdi agli inceneritori

Daniela Guerra del gruppo dei Verdi Regionale ha presentato un Progetto di Legge alle Camere, in allegato, in cui si intende proporre al Parlamento italiano l’abolizione dei “certificati verdi” per l’energia elettrica ottenuta dalla combustione dei rifiuti.

Come sapete, considerare l’energia elettrica ottenuta dalla combustione dei rifiuti indifferenziati come energia elettrica ottenuta da fonte rinnovabile, è un’ “idea” tutta italiana, mentre la Direttiva europea 2001/77/CE non considera il rifiuto come fonte rinnovabile (se non la sua parte biodegradabile). Ed è solo grazie a questo stratagemma che i gestori degli inceneritori riescono ad ottenere i certificati verdi che gli consentono di affrontare le pesanti spese legate alla gestione di un inceneritore.

Nel progetto di legge si propone di abolire questi incentivi fiscali, di monitorare in continuo le polveri sottili in uscita dai camini degli inceneritori misurando anche le pericolose PM 2,5 e PM 0,5 e si propongono nuovi parametri ambientali e sociali per l’assegnazione dei certificati verdi.

RELAZIONE

La proposta di legge alle Camere “Abrogazione degli incentivi ai termovalorizzatori, campionamento in continuo delle polveri sottili e nanopolveri e introduzione di nuovi parametri ambientali e sociali per l’assegnazione dei certificati verdi” ha come obiettivo principale quello di restituire agli incentivi per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili una concreta funzione di tutela dell’ambiente, funzione per la quale sono stati previsti a livello europeo. A questo obiettivo si è poi aggiunto quello tutelativo per la salute prevedendo per gli inceneritori il campionamento in continuo delle polveri sottili e nanopolveri.

Gli art.1 e art.2 (commi 1 e 2) prevedono di eliminare gli incentivi alla produzione di energia elettrica ottenuta dall’incenerimento della frazione non biodegradabile dei rifiuti. In linea con la normativa europea, questa proposta di legge non abroga gli incentivi per l’elettricità ottenuta dall’incenerimento della frazione biodegradabile dei rifiuti (biomassa). Gli incentivi (certificati verdi) nati con l’obiettivo di favorire le fonti rinnovabili nel rispetto dell’ambiente e del Protocollo di Kyoto potranno tornare così anche in Italia ad assolvere al loro ruolo originario.

La presente proposta di legge definisce inoltre con chiarezza la non appartenenza della frazione non biodegradabile dei rifiuti alle fonti rinnovabili, abrogando tutti i riferimenti normativi che indicano diversamente (art.2 comma3). La plastica tornerà ad essere considerata quello che è: un prodotto del petrolio, fonte non rinnovabile.

L’art.3 vieta espressamente l’incentivazione a tutte le forme di produzione di energia elettrica e termica dalla frazione non biodegradabile dei rifiuti.

L’art.4, prevede per gli inceneritori il campionamento in continuo delle poveri sottili e nanopolveri(PM10, PM2,5 e PM0,5) in aggiunta alle polveri totali già previste dal DM 503/97. Questa misura risulta cautelativa per la salute della popolazione che può essere esposta alle emissioni di un inceneritore fino a centinaia di chilometri di distanza.

L’art 5 esprime in modo dettagliato gli obiettivi di tutela ambientale, occupazione locale, coesione sociale e sicurezza dell’approvvigionamento ai quali si ispira la direttiva 2001/77 “sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”.

Il comma a) vincola gli incentivi per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili ad una filiera che utilizza in modo marginale le fonti fossili. Le fonti rinnovabili hanno infatti un bilancio di emissioni di CO2 pari a zero e nel caso venissero utilizzate per sostituire fonti fossili comporterebbero una riduzione in assoluto di emissioni di CO2. Ma se nella filiera delle fonti rinnovabili si aggiungono fasi, come ad esempio lunghi trasporti, nei quali viene utilizzato petrolio allora il vantaggio ambientale potrebbe risultare negativo o minimo, tale comunque da non giustificare un incentivo. Il vincolo posto dalla presente legge soddisfa dunque l’obiettivo della direttiva 2001/77 di rendere le fonti energetiche rinnovabili un concreto e importante strumento per il raggiungimento delle finalità del Protocollo di Kyoto.

Il comma b) vincola gli incentivi per la produzione di elettricità da biomassa, eolico e idroelettrico, ad una pianificazione di area vasta degli impianti. Questa pianificazione strategica è necessaria per una razionale valorizzazione delle fonti rinnovabili che il territorio può offrire nel rispetto dei parametri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. E’ prevista anche la Valutazione Ambientale Strategica di tali piani per meglio analizzare e valutare gli impatti ambientali cumulativi che si producono nel tempo e nell’area vasta.

Il comma c) richiama un altro obiettivo della direttiva 2001/77, quello dell’utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili per “creare occupazione locale, avere un impatto positivo sulla coesione sociale ed economica e contribuire alla sicurezza degli approvvigionamenti”

Daniela Guerra

Proposta di legge alle Camere “Abrogazione degli incentivi ai termovalorizzatori, campionamento in continuo delle polveri sottili e nanopolveri e introduzione di nuovi parametri ambientali e sociali per l’assegnazione dei certificati verdi”

Art. 1

1. All’art. 43, lett. E) della legge 1 marzo 2002 n. 39 le parole “ivi compresa” sono abrogate e sostituite dalla parola “esclusa”.

Art. 2

1. All’art. 17, comma 1, prima frase, del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 sono abrogate le parole indicentali “ivi compresa, anche tramite il ricorso a misure promozionali,” e sostituite dalla parola “esclusi”.
2. L’art. 17, comma 1, seconda frase, del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003 n. 387 è abrogata e sostituita dalla seguente. “Pertanto agli impianti alimentati dai suddetti rifiuti si applicano le disposizioni del presente decreto”.
3. E’ abrogato ogni riferimento normativo e regolamentare che includa o equipari la frazione non biodegradabile dei rifiuti tra le fonti rinnovabili.

Art. 3

1. E’ vietata qualsiasi forma di incentivo, diretto o indiretto e qualsiasi forma di misura promozionale comunque denominati, volta ad incentivare la produzione di energia elettrica, e termica, dalla frazione non biodegradabile dei rifiuti.

Art. 4

1. Nell’Allegato 1, lettera C), comma 2 del DM 19 luglio 1997 n. 503 aggiungere dopo la parola “nonché” le parole “le polveri PM 10, PM 2.5, PM 0.5,”
2. Nell’Allegato 2, lettera C), comma 2 del DM 19 luglio 1997 n. 503 aggiungere dopo la parola “nonché” le parole “le polveri PM 10, PM 2.5, PM 0.5,”

Art. 5

1. Gli incentivi alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sono vincolati al rispetto di parametri ambientali e sociali:
1. L’impiego di fonti fossili nelle fasi di approvvigionamento, trasformazione, movimentazione e trasporto della fonte rinnovabile e di esercizio degli impianti, può incidere sulle emissioni di anidride carbonica nella misura massima del 6% di quella evitata con la produzione di energia da fonte rinnovabile.
2. Gli impianti a biomasse, eolici e idroelettrici devono rientrare in una pianificazione strategica di area vasta sottoposta a Valutazione Ambientale Strategica.
3. L’approvvigionamento e l’utilizzo delle fonti rinnovabili deve avere ricadute economiche ed occupazionali locali.

Aboliamo gli incentivi ai termovalorizzatori e promuoviamo le alternative serie

In questi ultimi mesi il dibattito sull’inceneritore di Coriano è rimasto al centro dell’attenzione dei cittadini e della politica forlivese. Il problema ha due risvolti diversi, che riguardano salute e denaro, spesso ed ingiustamente ritenuti in antitesi l’uno con l’altro.
Se guardiamo il conto economico della gestione dei rifiuti tramite incenerimento capiamo perfettamente che il quadro si sostiene solamente a fronte degli aumenti tariffari programmati per i prossimi anni e grazie alla sezione delle bollette energetiche ingiustamente destinate allo scopo, i purtroppo famosi Cip6.
Le stesse considerazioni si trovavano anche in un articolo del Sole 24 Ore della fine di Luglio, che parlava del recepimento di una direttiva europea che obbliga l’Italia ad escludere le parti non biodegradabili dei rifiuti dalla lista delle fonti rinnovabili. Questo accorpamento esiste solo in Italia ed è stato studiato appositamente da un lato per favorire l’incenerimento dei rifiuti urbani, e dall’altro per raggiungere entro il 2010 la quota del 25% di produzione dell’energia da fonti rinnovabili, obiettivo comunitario che il nostro paese non riesce a raggiungere per mancanza di politiche energetiche adeguate ai tempi. Questo strattagemma ha portato al raddoppio del numero di inceneritori italiani in un solo anno.
A metà Settembre è stato presentata dal Gruppo dei Verdi in Consiglio Regionale una proposta di legge intitolata “Abrogazione degli incentivi ai termovalorizzatori, campionamento in continuo delle polveri sottili e nanopolveri e introduzione di nuovi parametri ambientali e sociali per l’assegnazione dei certificati verdi”, che va proprio nella direzione di riportare ordine agli incentivi.
Lasciando da parte i dati sanitari, l’alternativa all’incenerimento costituita dal riuso ed al riciclo attraverso la raccolta differenziata spinta ha numerosi vantaggi sociali ed economici.
Oggi viviamo in una economia che a fronte di una maggiore diffusione di piccole e medie imprese si muove attraverso grandi investimenti concentrati su grandi opere e grossi impianti.
Questo modello di spesa diminuisce il contatto tra cittadini ed amministrazione e deresponsabilizza entrambi: i primi non sentono il peso delle loro azioni sulla loro stessa salute e le seconde perdono la capacità di incidere sulle questioni pratiche, sotto la pressione delle grosse aziende. Un esempio lampante è rappresentato dalle dichiarazioni di Hera che non intende demolire il vecchio inceneritore a fronte della costruzione del nuovo, nonostante la politica avesse deciso e pubblicamente affermato il contrario.
Spesso la soluzione più semplice è anche la migliore, ed a fronte del problema dello smaltimento dei rifiuti pensare alle modalità con le quali ridurne le quantità e recuperare il resto è l’alternativa migliore per tutti, perché permette di spostare gli investimenti dagli impianti alle persone, dall’acquisto di nuova materia prima al recupero di quella già in circolo.
Altrimenti continueremo ad investire solo sul cemento e contestualmente ad impoverire le persone.

Biomasse e Filiera Corta

Biomasse. Questa parola sembra essere il cavallo di battaglia di chi pensa di risollevare l’agricoltura dalla sua crisi strutturale. Così, da un giorno all’altro, vengono presentati tre progetti di nuovi inceneritori di biomasse, tutti nella stessa area, troppo vicini alle abitazioni ed alle altre fonti di inquinamento. Uno di questi tre progetti è già stato presentato nel 2004 a Finale Emilia (MO), dove è stato respinto, ed ora viene riproposto da noi in quella che, secondo alcune menti “illuminate”, dovrebbe diventare il primo polo per le biomasse d’Italia. Basta il buon senso per capire che questa non è la soluzione al problema della nostra agricoltura, ma una proposta temporanea che rischia di compromettere in maniera definitiva il grosso patrimonio che abbiamo accumulato con il tempo: l’esperienza e la capacità dei nostri agricoltori.

Le biomasse sono una fonte energetica da non scartare a priori, ma qualsiasi persona ragionevole capirebbe che non ha senso, in vista del prossimo continuo aumento del costo del petrolio, importare il cibo da paesi lontani e sfruttare i nostri campi solo per bruciarne il raccolto.

Questo è un problema tremendamente serio, che andrebbe affrontato con i dovuti approfondimenti: nel terzo millennio non possiamo affidare la nostra alimentazione alle incognite legate all’assenza di controlli e di diritti dei lavoratori dei paesi dai quali stiamo importando cibo e patologie, e non lo sarebbe nemmeno se ignorassimo i più banali criteri di precauzione per tutelare la nostra salute. Anche sul piano economico, basta pensare al continuo aumento del prezzo dei combustibili dovuto alla continua espansione della domanda ed al superamento del picco di produzione, che andranno a pesare sul trasporto delle merci e quindi sui prezzi al consumo.

Invece di investire sulle ristrutturazioni necessarie a consumare meno energia per ottenere gli stessi confort, come ad esempio avviene in Germania, cerchiamo affannosamente di costruire grosse centrali, che hanno l’unico scopo di far guadagnare poche persone a scapito di tutte le altre.
In questo modo saremo sempre costretti a rincorrere le falle ed a tappare i buchi di una gestione dell’energia che fa acqua da tutte le parti.

In questi giorni è stato detto da più parti che l’agricoltura biologica ha retto la crisi meglio delle altre tipologie di produzione. I Verdi propongono e sponsorizzano da anni un sistema agricolo che prediliga la filiera corta e la produzione di qualità allo stesso prezzo di quella attuale, ma con maggiori garanzie per la salute, per i lavoratori, per l’economia.

Questa sarebbe la soluzione adatta alla crisi del settore: meno importazioni dai paesi che non hanno adeguati controlli, prezzi onesti perché dettati solo dai costi di produzione e non da troppi passaggi intermedi, meno sprechi di energia per il trasporto a lunga distanza.

Se utilizzeremo tutti i nostri campi per produrre materiale da bruciare rischieremo da un lato di mettere la nostra economia locale al giogo degli incentivi incerti e temporanei, la cui sospensione causerà il fallimento immediato di queste produzioni, dall’altro perderemmo tutte quelle capacità che i nostri agricoltori hanno accumulato negli anni.

Per fare questo servono politiche coerenti a tutti i livelli istituzionali, che guardino al medio-lungo periodo con intelligenza: non possiamo più rimandare le soluzioni serie, semplici ed efficaci, altrimenti ci troveremo in una crisi ben più grave di quella attuale. Spostiamo gli investimenti sperperati sulle grandi opere più inutili in aiuti concreti al rilancio della nostra economia, ed otterremo risultati migliori di quelli che ci hanno accompagnato negli ultimi anni.

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