Politica

Empatia

Per uscire dal pantano l’Italia avrà bisogno di tante cose. Più onestà, certamente, e voglia di bene comune. Ma anche una buona dose di solidarietà reciproca, una buona quantità di voler far bene le cose, e tanta empatia. Quello che accade di solito dopo una brutta guerra o catastrofe: l’uomo perde un po’ del suo istinto di prevaricazione sugli altri e capisce che insieme la ricostruzione è possibile.

Il ministro del lavoro non può ringhiare ed abbaiare contro un gruppo di disoccupati, chiedendo al contempo una fiducia in carta bianca.

È suo dovere spiegare perchè pensa che le sue soluzioni siano quelle giuste, nonostante appaiano anche ai più sciocchi delle pezze piene di buchi.

Ed anche il tono è importante:  quello della maestra che non spiega le dimostrazioni ma distribuisce solo punizioni già da solo è indice che, in fondo, non ci crede nemmeno lei.

Disaster Recovery

Quando capitano dei disastri, l’umanità dà il peggio ed il meglio di sè contemporaneamente.
Vediamo persone che accantonano la propria sicurezza per andare in soccorso dei bisognosi, e gentaccia che ride già pensando alle proprie future speculazioni sulla tragedia.

Lo stesso vale anche per lo sciame di commenti e di analisi. C’è chi cerca di dare informazioni utili o lasciare spazio di comunicazione attraverso un sano silenzio, e chi spara le peggiori stronzate.

Al di là di tutto, non ho sentito una sola persona fare un mea culpa. Se sono cadute abitazioni e capannoni è colpa dello Stato, dei mancati controlli, dei Maya o delle grandi compagnie petrolifere.

Non uno che abbia ammesso che la colpa è anche, per una fettina, un po’ sua.
Faccio un esempio, ma se ne potrebbero fare 1000. Se un candidato si presentasse alle elezioni dicendo che non farà nessuna cosa molto appariscente o roboante, ma userà il denaro pubblico per mettere in sicurezza il territorio, per la sua manutenzione, lo votereste? Datevi una risposta e siate seri con voi stessi. Dal punto di vista elettorale e dell’immagine viene premiato di più un sindaco che inaugura 10 rotonde, oppure quello che evita una tragedia con la prevenzione? Nel secondo caso non sarà nemmeno intervistato dalle tv locali, tanto per dire.

Io credo che un primo passo debba invece quello dell’assunzione delle proprie responsabilità. Il consumatore che chiede che i prezzi siano più bassi ed obbliga le aziende a ridurre stipendi e sicurezza per i lavoratori
Il comune che antepone l’aumento del consumo del territorio alla messa in sicurezza dell’esistente.
Il Governo che permette che l’ente che controlla e fa ricerca sul rischio sismico sia costituito da precari
Lo sciocco (se non in malafede) che oggi dà voce a chi oggi profetizza i disastri di ieri.

Lo scaricabarile non serve a nulla. Permette oggi di liberarsi la coscienza e domani di dimenticare in fretta la lezione che si dovrebbe imparare.

Un accordo sulla legge lettorale non è per forza positivo

In quasi tutti i quotidiani oggi si plaude all’ipotesi di un accordo dei 3 partiti maggiori sulla riforma della legge elettorale.
Indipendentemente dai contenuti della proposta, ovviamente.

Io credo invece che non sia troppo auspicabile che i 3 partiti maggiori, eletti con la peggiore legge elettorale della nostra Repubblica, in una situazione di crisi (giustificata) del consenso pubblico, siano i promotori delle nuove regole con le quali verranno scelti i prossimi rappresentanti dei cittadini a livello nazionale.

Il dubbio che le regole siano ritagliate opportunamente allo scopo di salvare il salvabile dell’insieme dei loro culetti è molto, ma molto, elevato.

Spero quindi che l’informazione svolga il suo ruolo ed approfondisca il più possibile le conseguenze dei vari tecnicismi proposti, ricordando che la regola generale che leggi elettorali complicate servono per spostare consensi e voti dai legittimi proprietari ad indebiti destinatari.

Uno vale Uno.

Due righe in merito all’espulsione di Tavolazzi dal Movimento 5 Stelle da parte di Grillo, a causa della sua partecipazione ad un evento dove ci si chiedeva come organizzare la democrazia interna del movimento.

Qualunque organizzazione democratica deve permettere la discussione dei propri iscritti ed aderenti. Non si può, sulla base di un non-statuto, vietarlo. Tra l’altro le associazioni, prima ancora dei partiti, devono dotarsi di strumenti che definiscono con assoluta chiarezza le regole per l’iscrizione e l’espulsione. E sicuramente il dialogo non può essere un motivo di incompatibilità con i fini associativi.

Sto quindi con quella parte del movimento che sta protestando contro queste azioni unilaterali di Grillo. Se è vero che uno vale uno, a decidere se questo è giusto o meno dovrebbero essere almeno gli attivisti. Se, come dicono, fosse sempre la rete intera a dover decidere, allora potrebbero fare un sondaggio sull’espulsione.

Invece in un Post Scriptum Grillo espelle anche i grillini di Cento.

A questo punto probabilmente una grossa fetta del movimento dovrà prendere le distanze dal capo impazzito ed andare per la propria strada, proseguendo il proprio impegno con una ragionevole certezza di non essere alle dipendenze di nessuno.
Oppure, non vedo altre alternative, dovranno dotarsi finalmente di uno statuto comune con regole che limitino il potete del capo e diano la possibilità di scelta agli attivisti/iscritti/simpatizzanti.

Disinteresse

Assolutamente d’accordo.

Ebbene, a mio parere fregarsene di quello che succede nel posto in cui si vive rifiutandosi di assumere una posizione sulle problematiche che lo animano sarà pure un atteggiamento legittimo, ma non rappresenta il massimo della responsabilità: e sono convinto che la classe politica del nostro paese si sia trasformata nella “casta” di cui tanto si parla in questi anni proprio grazie a quel disinteresse, che le ha consentito di agire indisturbata e consolidare le proprie rendite di posizione ai danni della collettività.

via METILPARABEN: Gli sdegnati che forse sono solo pigri.

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