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Le bandiere Free Tibet made in Cina

A riprova del fatto che il mercato se ne frega della politica si scopre che le bandiere Free Tibet venivano fabbricate in Cina.

Per protestare contro la repressione del Governo Cinese delle manifestazioni per l’autonomia del Tibet in molti, in tutto il Mondo, hanno acquistato un prodotto che ne ha finanziato parzialmente i manganelli.

Io penso che oggi il modo migliore per far sentire la protesta sia il boicottaggio economico. Basterebbe ridurre i nostri consumi di prodotti fatti con modalità che non condividiamo o provenienti da Paesi con diritti civili ed umani limitati per modificare questi atteggiamenti, molto più di qualsiasi bandiera.

Sulla validità delle firme di Grillo

Leggo che probabilmente le firme raccolte oggi e nei prossimi giorni per i tre quesiti referendari saranno dichiarate nulle, per effetto della legge n.352/1970:

Art 31: «Non può essere depositata richiesta di referendum nell’anno anteriore alla scadenza di una delle due Camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l’elezione di una delle Camere medesime».

Quello che mi chiedo è il motivo per il quale si è deciso di esporsi al rischio dell’annullamento prima di una verifica attenta delle norme, allo scopo di scongiurarlo. Se questo accadesse sarebbe di una ingenuità disarmante, e l’eventuale tentativo di darne la colpa a presunti complotti (come mi è parso di capire dal video di Torino) sarebbe piuttosto ridicolo.

Se qualcuno ne sa qualcosa di più mi aiuti a capire.

Biutiful Cauntri – Il documentario sul problema rifiuti in Campania

IL DOCUMENTARIO SHOCK SUL PROBLEMA RIFIUTI IN CAMPANIA:
BIUTIFUL CAUNTRI di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero

CINEMA SAFFI D’ESSAI MULTISALA
Viale dell’Appennino 480 – 47100 Forli’ – tel 0543 84070
LUNEDI’ 28 APRILE 2008 ORE 21:20 (replica 22:30)

Allevatori che vedono morire le proprie pecore per la diossina. Un educatore ambientale che lotta contro i crimini ambientali. Contadini che coltivano le terre inquinate per la vicinanza di discariche (…)

Leggi il resto della presentazione su filmscoop

Progetto Ecologista: PER UN NUOVO INIZIO DEI VERDI

PER UN NUOVO INIZIO DEI VERDI

Domenica 20 aprile 2008 a Ferrara si sono riuniti una cinquantina di Verdi espressione di non piccole e non poche realtà territoriali in profondo dissenso rispetto alla deriva personalistica, superficiale e radical – antagonista assunta dalla federazione nazionale dei Verdi negli ultimi anni, ma che dai Verdi non sono usciti. E che non ne usciranno, a patto che il prossimo Consiglio federale (10 e 11 maggio a Roma) definisca un percorso in netta discontinuità con il recente passato in termini di contenuti, forme, alleanze.
Quattro le condizioni:
1) azzerare l’attuale gruppo dirigente;
2) creare un comitato di garanzia congressuale – composto con totale parità di genere – che non veda la riproposizione di alcun esponente responsabile delle scelte (e degli stili di gestione interna) perseguite negli ultimi anni;
3) decidere, come è già nei fatti, la definitiva conclusione dell’esperienza della Sinistra Arcobaleno
4) prevedere che il congresso, per un “nuovo inizio dei Verdi”, si celebri dopo le elezioni europee con delegati provinciali e regionali definiti sulla base dei voti (dicasi voti, non iscritti) conseguiti alle europee 2009.

La cultura politica ecologista di interpretazione e trasformazione della realtà ha trovato nel tempo continue conferme, ma, in Italia, non ha invece trovato una forza politica Verde sufficientemente coraggiosa, coerente e intelligente da raccogliere pienamente la sfida ambientale e da delineare un orizzonte possibile di cambiamento. La deriva degli ultimi anni rappresenta un punto di non ritorno. Pensare sia ancora possibile “cambiare tutto per non cambiare niente”, con un veloce Congresso dagli esiti predeterminati, sarebbe un delirio autoreferenziale, incomprensibile per noi e per i cittadini.

Far coincidere i mezzi con il fine, le scelte collettive con i comportamenti individuali, costruire un luogo aperto e democratico dove possa trovarsi bene chi nei Verdi è già da più o da meno anni, chi vi è stato in passato come chi arriverà per la prima volta; un luogo dove sia possibile ricostruire il pensiero e la militanza ecologista e gruppi dirigenti adeguati: sono questi, per i partecipanti all’incontro di Ferrara, obiettivi irrinunciabili per un nuovo inizio.

L’invito rivolto a tutti i Verdi (anche a chi non ha diritto al voto) é di partecipare personalmente al prossimo consiglio federale, per segnalare con forza che i Verdi ci sono, ma che non sono disponibili a vedersi assorbiti nè dal Pd nè dalla ormai ex Sinistra Arcobaleno e che sono decisi ad andare avanti, con una svolta politica e culturale profonda rispetto al passato.

PROGETTO ECOLOGISTA

Il futuro dei Verdi, secondo me.

In questi giorni si parla del futuro dei Verdi, ed ho letto/ascoltato tante opinioni utili ed interessanti per il futuro dei Verdi.
Io credo che intanto si debba chiarire l’esperienza di una sinistra unita oggi terminata, o quantomeno estranea al progetto dei Verdi. La Sinistra Arcobaleno poteva a mio parere sopravvivere con un risultato dignitoso delle urne, e quello che è avvenuto è tutt’altro che dignitoso.
Penso che Verdi e Post-Comunisti abbiano in comune solo l’analisi del fallimento di questo sistema economico, che poggia le proprie basi sullo sfruttamento dei paesi in via sviluppo (che oggi rischiano la fame per gli aumenti di grano e riso).

Quello che li divide profondamente è l’analisi delle soluzioni. I Verdi non sono anticapitalisti, ed il loro elettorato non si trova nelle fabbriche (tra la copia e l’originale si sceglie sempre l’originale) ma prevalentemente nel ceto medio. Occorre ripartire dall’analisi critica della crescita e del consumo, cosa che gran parte degli iscritti ai partiti anticapitalisti purtroppo non affronta se non marginalmente.

Ma I Verdi non sono certo esenti da colpe. Per prima cosa chi ha portato a scelte fallimentari dovrebbe rimettere il suo mandato in maniera seria. Quindi presidente ed esecutivo nazionale, che si presenteranno dimissionari al consiglio federale nazionale, devono farsi da parte veramente.
L’opzione politica dell’avvicinamento alla sinistra considerata a torto o a ragione radicale non ha pagato nè con i risultati al Governo nè elettoralmente.
I Verdi devono tornare ad essere un partito marcatamente ecologista ed autonomo.
Penso inoltre che si debba ricominciare dall’elaborazione del pensiero verde e dall’analisi politica. Vent’anni fa si facevano convegni ed Università Verde proprio per ascoltare e fare dibattiti con esperti nazionali ed internazionali, avvicinando belle menti capaci di costruire un’idea di futuro.

Non a caso i Verdi sono l’unica forza politica che parte da un’idea di futuro, mentre le altre oggi si fondano sull’amministrazione del presente.

L’obiettivo da conseguire è da un lato quello di riappropriarsi di temi che vent’anni fa venivano ridicolizzati, ma che con il tempo sono diventati agli occhi di tutti reali e tangibili, dall’altro quello di ottenere risultati elettorali dignitosi come in altri paesi europei, che ci collocano spesso come terza forza capace di dialogo e di governo, senza pregiudizi sul collocamento.

Con questo PD e questo Centro-destra probabilmente il dialogo sarà impossibile nel breve periodo, chiaramente, ma il risultato di queste elezioni per fortuna non ci consegna ancora un futuro bipartitico, dove la democrazia ed il voto dei cittadini viene appiattito sulla stessa idea di fondo dello sviluppo.

Oggi c’è da (ri)costruire un progetto di questo tipo, anche partendo dai nuovi strumenti che abbiamo a disposizione, che permettono un dialogo ed una elaborazione anche approfondita senza spostamenti fisici. Penso ad esempio alla riapertura dell’Università Verde sul web con strumenti di e-learning, che permettano di chiedere aiuto a professori ed esperti per la creazione di videocorsi e di documenti di analisi fruibili in qualsiasi momento e senza sforzi.

Penso sarebbe bello ed utile avere una piattaforma dove personaggi come Ugo Bardi, Luca Mercalli, Iacopo Fo, Pallante, & c. tengano loro piccoli seminari, e costituire su internet un progetto di formazione di un nuovo pensiero ecologista a 360° (non solo alberi e Panda, quindi, ma anche nuove tecnologie, cultura libera e brevetti, per intenderci).

I Verdi devono dimostrarsi capaci di elaborare i problemi complessi per proporre soluzioni reali, tangibili, senza inseguire i populismi del momento che portano ad una disaffezione delle persone più attente ed ad risultati elettorali inappropriati.

Non sarà facile, con questa informazione e questo Governo, ma è una operazione assolutamente necessaria e possibile, se sapremo unire le forze.

Per questo oggi più che mai è importante aderire ai Verdi (contattami se sei interessato), per rifare un progetto marcatamente ecologista ed autonomo.

Chi starà alla porta per attendere cosa faranno gli altri purtroppo si renderà complice in caso di fallimento, e penso sia ormai evidente quanto sia grave lasciare agli altri la possibilità di decidere per noi.

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