multinazionali

Comunicato stampa: brevetti software in Europa? no, grazie

Il Parlamento Europeo, sollecitato dalla BSA, a settembre valuterà la proposta sulla brevettabilità delle innovazioni software. L’Associazione Software Libero esprime un parere negativo sulla proposta di direttiva che, con la scusa di armonizzare il sistema brevettuale europeo in materia di software, di fatto sovverte i dettami della Convenzione Europea sui Brevetti, introducendo la brevettabilità del software e dei metodi commerciali.

Come già dimostrato negli Stati Uniti, il sistema brevettuale, che è stato esteso al software da 20 anni, ha rallentato l’innovazione invece che incoraggiarla, spostando i fondi destinati originariamente a ricerca e sviluppo verso i dipartimenti legali delle grosse multinazionali che si occupano a tempo pieno di costose cause brevettuali (riferimenti). Un tale sistema imporrebbe degli oneri eccessivi per le piccole e medie imprese europee, vero motore dello sviluppo software continentale, e le renderebbe succubi di quelle poche grosse aziende, in maggioranza extraeuropee, che posseggono grandi portafogli di brevetti software.

Come sostenitori del software libero riteniamo pericolosa tale proposta, perchè introduce ostacoli insormontabili alla creazione di software, sia libero che proprietario, sia se ceduto gratuitamente che dietro pagamento. Inoltre, per le licenze libere, non esiste la possibilità tecnica di gestire il pagamento di eventuali royalty per copia, essendo le copie libere, e spesso neanche di eventuali costose licenze una tantum.

Ogni autore di software, libero o meno, è esposto al rischio di dover elaborare soluzioni tecniche che non siano coperte da alcun brevetto software, rendendo estremamente complesso ed oneroso il processo di ideazione del software se non del tutto impossibile; spesso infatti il processo di brevettazione del software va a coprire il problema nella sua interezza piuttosto che la soluzione, rendendo impossibile operare nel settore coperto dal brevetto senza violarlo.

La genericità con cui le idee vengono descritte e brevettate (vedi ad esempio il metodo di ordine con un click di Amazon) richiede pochi sforzi, se si hanno a disposizione abbastanza fondi, per brevettare i metodi più banali. In tal modo l’istituto della brevettazione, nato per stimolare l’innovazione in settori in cui essa costa molto, diventa nel settore del software una lotteria che va a beneficio di poche aziende. Inoltre la banalità dei brevetti concessi impone notevoli sforzi per elaborare qualcosa di alternativo e, soprattutto, richiede la completa conoscenza di quanto già brevettato, ovvero decine di migliaia di brevetti europei già esistenti e depositati, pur se attualmente non legali.

Maggiori informazioni sui brevetti software alla pagina , gestita dalla FFII (Foundation for a Free Information Infrastructure).

Il WTO e gli organismi geneticamente modificati

Il governo americano con Bush in testa sta cercando di fare pressioni tramite il WTO affinché l’Europa liberalizzi l’utilizzo degli OGM, gli organismi geneticamente modificati.

Il WTO è un organo internazionale utile solo per le multinazionali, che in questo caso stanno cercando di obbligarci a mangiare ciò che non vogliamo.
Le aziende non possono, con la mentalità attuale di massimizzare i profitti riducendo i costi di produzione anche a scapito della sicurezza, obbligarci ad importare gli OGM.

Se gli americani vogliono rischiare, facciano pure, personalmente voglio cercare di essere il più informato possibile sui rischi che sto correndo, e decidere se ne vale veramente la pena.

La percentuale di OGM che è presente nel nostro mercato (principalmente sui mangimi) è già troppo elevata.

Greenpeace ha preparato un’azione online per protestare contro questa politica.
Il filmato in flash è anche molto carino.

Firmate la petizione:
http://www.greenpeace.org

Guida al consumo critico, edizione 2003

La nostra responsabilità di abitanti e custodi del pianeta non si esaurisce infilando una o più schede nell’urna. In realtà noi votiamo ogni giorno, continuamente.

Ogni volta che mangiamo, ci vestiamo, facciamo la spesa; compriamo un giornale o un libro; andiamo al cinema o rimaniamo in casa a vedere la Tv.

Ognuna delle migliaia di scelte che compiamo quotidianamente ci carica di una precisa responsabilità; esprime il nostro consenso o meno nei confronti di un sistema economico e quindi politico. Con le nostre piccole scelte quotidiane possiamo dire si al riscaldamento del pianeta o no al taglio delle foreste pluviali; si all’inquinamento dell’aria o no alla globalizzazione.
Insomma votiamo continuamente, e di questo è bene esserne consapevoli.

Questa guida si propone di aiutare il consumatore nella scelta dei prodotti, aggiungendo ai parametri di questa scelta che compiamo ogni giorno la consapevolezza che ogni azienda adotta e favorisce politiche economiche di grande impatto nel nostro sistema, sia sull’ecologia che sugli equilibri politici degli stati mondiali.
Quando facciamo il pieno alla Esso, sappiamo di aver contribuito alla scelta di fare guerra all’Iraq.

Non basta una bandiera a far capire le noste opinioni alle grandi multinazionali, dobbiamo cercare di colpirle proprio nell’economia di queste grosse aziende.

Se il business muove politica ed ecologia (Il protocollo di Kyoto insegna), allora la politica e l’ecologia devono influenzare anche il business, per non arrivare ad un vicolo cieco.

Guida al consumo critico

Torna su