Politica

Grillo prova a scaricare la sconfitta

Grillo nel suo post di oggi dà la colpa della propria sconfitta elettorale a tante persone. Non si assume ovviamente nessuna responsabilità.  Attacca pensionati e funzionari pubblici,  trattandoli come persone che sguazzano nello status quo in barba al destino del paese.

Povero Grillo.

Che fatica riuscire a scaricare la propria totale incapacità politica di incidere sulla vita reale dei cittadini, dimostrata ormai con esempi che vanno dai consigli comunali a quelli regionali, passando dai sindaci eletti dal suo partito e dal Parlamento.

Ha chiesto fiducia, in alcuni casi ingenuamente gli è stata pure concessa, e non ha combinato nulla.

Quindi con chi prendersela? Ovviamente con chi ha lavorato una vita ed ora sostiene con la propria pensione figli e nipoti. Oppoure con chi lavora per lo Stato tutti i giorni, a volte lavorando gratis da casa per senso di responsabilità nonostante tutte le infamie. Da quanto tempo Grillo non frequenta una pubblica amministrazione? Ha mai visto come si lavora dentro?

Molto più facile far scrivere sciocchezze populiste per il proprio blog.

Ciao Grillo, non ti sei accorto che tra tutti i partiti morti, pure il tuo è finito dietro la carovana nel burrone.

Quale Presidente della Repubblica volevano i cittadini?

Quando i grillini urlavano che i cittadini volevano Rodotà come presidente della Repubblica, in realtà intendevano dire che su 28.518 persone tesserate del partito di Grillo, 5.796 hanno scelto la Gabanelli (che ha rifiutato), 4.938 hanno scelto Strada (che ha rifiutato), e 4677 hanno scelto Rodotà.
Che significa anche che 23’841 persone, solamente tra quelle iscritte del partito di Grillo e votanti, preferivano un altro candidato.
E significa anche che circa 60 milioni di cittadini italiani non sono state interpellati su questo quesito.

Fatte queste premesse, se ne deduce per semplice logica che:
– Quando Grillo ed i Grillini parlano di quello che vogliono i cittadini, in realtà intendono dire che è quello che vogliono loro.
– Esattamente come tutti gli altri partiti, stiamo parlando di democrazia rappresentativa con spolverata di sondaggi online. Che a mio parere è pure peggio della democrazia rappresentativa senza sondaggi online, perché espone a rischi elevati.
– Proprio per questo motivo non stiamo parlando di democrazia diretta. Ma nemmeno per sogno. Proprio no.

Le manipolazioni sul blog di Grillo

Il contadino ha tenuto d’occhio, e salvato, i commenti ad un post di Grillo sul suo blog. Scoprendo alcune operazioni sul contenuto dei messaggi e sulle votazioni che li mettono in evidenza:

http://www.vogliaditerra.com/archivio/2013/03/le-manipolazioni-sul-blog-di-grillo/

Congratulazioni per l’indagine.

Perché Grasso è una trappola?

Quando si viene eletti per una carica rappresentativa tanto importante come quella del parlamentare,  lo scopo dovrebbe essere quello di cambiare le cose e far diventare realtà alcuni punti del proprio programma.

Questo indipendentemente dal fatto di ottenerne dei benefici elettorali,  possibilmente.

Così,  fatico a capire le motivazioni che spingono Grillo ad urlare alla trappola,  sul caso dell’elezione del presidente del Senato.

Se il PD ha presentato una persona perbene,  che si poteva votare,  è più serio votarla o sperare nel tanto peggio (Schifani)  tanto meglio?

Io la rivendicherei come una vittoria: senza i voti determinanti di Grillo sarebbe stata eletta una persona meno adeguata al ruolo,  e lo stesso PD avrebbe proposto nomi diversi,  probabilmente peggiori.

Lo stesso varrà per le proposte di legge che potrebbero venire presentate a questo Parlamento.  Se per la prima volta si riuscissero a fare delle leggi sulla corruzione,  sul conflitto di interessi,  sulla incompatibilità tra condannati per reati contro la pubblica amministrazione e parlamentari,  non sarebbe una vittoria del partito di Grillo?

Oppure per non avere a fianco nessuno,  sarebbe meglio rimandare al 51%?

E se quel risultato non si riuscirà mai ad ottenere,  il fatto di non aver contribuito a realizzarle quando era possibile non sarà una colpa ancora peggiore di aver trovato un compromesso?

Avere un gruppo così forte in Parlamento e non ottenere null’altro che comunicati stampa su internet sarebbe veramente uno spreco…

Un’occasione unica

I grillini avranno una forza, nel prossimo parlamento, che nessun partito ecologista ha mai avuto nella storia d’Italia e d’Europa.
Mai nessuno ha avuto percentuali così elevate e mai nessuno è stato così fondamentale numericamente da impedire governi che escludano sue componenti.

Quindi se da un lato capisco (ma non condivido) l’atteggiamento del “noi non stiamo con nessun altro”, dall’altro spererei che questa forza venga sfruttata per fare quello che ad altri è stato semplicemente impossibile proporre.

Qualche esempio potrebbero essere leggi sulle rinnovabili, sul consumo di suolo, sull’economia green, lo spostamento di risorse dalle grandi opere alle piccole opere utili come gli interventi contro l’instabilità del territorio, la gestione dei rifiuti, l’acqua pubblica.

Ma anche riforme sulla legge elettorale, che tratterò con un altro post, la ridistribuzione delle competenze degli enti territoriali (io ad esempio eliminerei le regioni, non le province), la legge sul conflitto d’interessi, quella contro la corruzione, ecc.

Potremmo avere per la prima volta un ministro per Internet, potremmo avere grandi investimenti per l’informatica nella pubblica amministrazione, necessari se vogliamo che almeno parte della interazione tra cittadino e Stato venga spostata sulla rete.

Ecco, se questa opportunità venisse persa io penso sarebbe un gran peccato, per i giovani che sono stati eletti ma anche per l’Italia intera.

Non che questo PD mi piaccia, perché in realtà non è così, ma perché in questo caso il PD non avrebbe un alleato del 3-4%, ininfluente nelle grandi politiche di fondo, ma un alleato alla pari con il quale sarebbe difficile e costruttivo confrontarsi.

Un alleato che non permetterebbe l’approvazione di decreti e leggi palesemente contradditori con i principi per i quali è stato chiamato ad entrare in Parlamento.

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