Biomasse

Pecoraro a Cesena alla Fiera Agrofer

Il Ministro dell’Ambiente e Presidente Nazionale dei Verdi sarà a Cesena all’Agrofer, la fiera delle agroenergie, del risparmio energetico e della bioedilizia, alla fine della mattinata di Giovedì 29.

Io sfrutterò l’occasione per visitare anche la fiera, ed invito tutti i lettori a partecipare, sarà una bella occasione per sostenere il risparmio energetico e le fonti di energia veramente rinnovabili, e rilanciare con forza la necessità di eliminare anche gli impianti di incenerimento non ancora realizzati (compreso quello di Forlì) dall’elenco di quelli che godranno dei contributi per le energie pulite.

Accorrete numerosi e passate parola!

Per approfondimenti:
Cip6 Verso la soluzione
AGROFER 2007 – Salone delle Agroenergie, Risparmio energetico, Bioedilizia

Chiusa la centrale elettrica a biomasse di Bando d’Argenta

NOTIZIA BATTUTA DALL’ANSA ORE 11.07:

Chiusa centrale elettrica a Ferrara, Indagati vertici società di gestione

La centrale elettrica -ufficialmente funzionante a biomasse- di Bando d’Argenta, nel Ferrarese, è stata sequestrata dal Noe dei carabinieri di Bologna al termine di accertamenti che avrebbero evidenziato macroscopiche irregolarità nella gestione dell’impianto. Nel mirino, soprattutto, la natura delle biomasse utilizzate. Indagati i vertici della società di gestione dell’impianto e i responsabili tecnici della gestione della centrale.

Niente biomasse alla Sfir

Sul Resto del Carlino di questa mattina c’è una notizia molto interessante, che riguarda la SFIR di Forlimpopoli. Pare che l’idea di realizzare un mega impianto per la produzione di energia da biomasse sia naufragata. I motivi? Servirebbe troppo materiale da bruciare, e pare che in Romagna non ce ne sia bisogno.
Niente di diverso da quello che stiamo dicendo, in ogni occasione, da mesi, ed una buona risposta a chi diceva, qualche mese fa, che Forlì dovesse diventare il distretto nazionale per le centrali a biomasse.

Link:
Biomasse: Interrogazione su centrali ed aria
Pedalata contro le centrali a biomasse
Biomasse: Le grandi centrali sono fuori gioco
Lettera sulle biomasse

Forlì distretto delle bioenergie?

Scopro con disappunto da una notizia sul sito ProRinnovabili che Forlì starebbe per diventare il primo distretto per le bioenergie in Italia.
Bagnara parla con disprezzo delle “singole e casuali” idee sul fronte delle biomasse, mentre proprio le piccole centrali sono le uniche ad avere un bilancio energetico positivo (ed anche economico, se escluse le sovvenzioni europee).
Questa intervista è preoccupante, perché ha due possibili interpretazioni: se da un lato è positivo che esista una programmazione, e quindi anche una limitazione, delle centrali elettriche a biomasse, dall’altro bisogna rendersi conto che non può pensare di rendere una zona sola il centro per la produzione di energia da coltivazioni non food.

Questo non avrebbe assolutamente senso perché il rischio è quello di perdere la capacità di un territorio, sviluppata lentamente, sulle coltivazioni agricole. Dall’altro puntare su coltivazioni non food creerebbe necessità di importare cibo da zone lontane, aggravando il bilancio energetico della zona invece di alleggerirlo dalla dipendenza del petrolio.

Aggiornamento: Ho ricevuto un contributo da parte di un lettore, che pubblico qui:
Un contributo all’articolo Forlì distretto bioenergie

Biomasse e Filiera Corta

Biomasse. Questa parola sembra essere il cavallo di battaglia di chi pensa di risollevare l’agricoltura dalla sua crisi strutturale. Così, da un giorno all’altro, vengono presentati tre progetti di nuovi inceneritori di biomasse, tutti nella stessa area, troppo vicini alle abitazioni ed alle altre fonti di inquinamento. Uno di questi tre progetti è già stato presentato nel 2004 a Finale Emilia (MO), dove è stato respinto, ed ora viene riproposto da noi in quella che, secondo alcune menti “illuminate”, dovrebbe diventare il primo polo per le biomasse d’Italia. Basta il buon senso per capire che questa non è la soluzione al problema della nostra agricoltura, ma una proposta temporanea che rischia di compromettere in maniera definitiva il grosso patrimonio che abbiamo accumulato con il tempo: l’esperienza e la capacità dei nostri agricoltori.

Le biomasse sono una fonte energetica da non scartare a priori, ma qualsiasi persona ragionevole capirebbe che non ha senso, in vista del prossimo continuo aumento del costo del petrolio, importare il cibo da paesi lontani e sfruttare i nostri campi solo per bruciarne il raccolto.

Questo è un problema tremendamente serio, che andrebbe affrontato con i dovuti approfondimenti: nel terzo millennio non possiamo affidare la nostra alimentazione alle incognite legate all’assenza di controlli e di diritti dei lavoratori dei paesi dai quali stiamo importando cibo e patologie, e non lo sarebbe nemmeno se ignorassimo i più banali criteri di precauzione per tutelare la nostra salute. Anche sul piano economico, basta pensare al continuo aumento del prezzo dei combustibili dovuto alla continua espansione della domanda ed al superamento del picco di produzione, che andranno a pesare sul trasporto delle merci e quindi sui prezzi al consumo.

Invece di investire sulle ristrutturazioni necessarie a consumare meno energia per ottenere gli stessi confort, come ad esempio avviene in Germania, cerchiamo affannosamente di costruire grosse centrali, che hanno l’unico scopo di far guadagnare poche persone a scapito di tutte le altre.
In questo modo saremo sempre costretti a rincorrere le falle ed a tappare i buchi di una gestione dell’energia che fa acqua da tutte le parti.

In questi giorni è stato detto da più parti che l’agricoltura biologica ha retto la crisi meglio delle altre tipologie di produzione. I Verdi propongono e sponsorizzano da anni un sistema agricolo che prediliga la filiera corta e la produzione di qualità allo stesso prezzo di quella attuale, ma con maggiori garanzie per la salute, per i lavoratori, per l’economia.

Questa sarebbe la soluzione adatta alla crisi del settore: meno importazioni dai paesi che non hanno adeguati controlli, prezzi onesti perché dettati solo dai costi di produzione e non da troppi passaggi intermedi, meno sprechi di energia per il trasporto a lunga distanza.

Se utilizzeremo tutti i nostri campi per produrre materiale da bruciare rischieremo da un lato di mettere la nostra economia locale al giogo degli incentivi incerti e temporanei, la cui sospensione causerà il fallimento immediato di queste produzioni, dall’altro perderemmo tutte quelle capacità che i nostri agricoltori hanno accumulato negli anni.

Per fare questo servono politiche coerenti a tutti i livelli istituzionali, che guardino al medio-lungo periodo con intelligenza: non possiamo più rimandare le soluzioni serie, semplici ed efficaci, altrimenti ci troveremo in una crisi ben più grave di quella attuale. Spostiamo gli investimenti sperperati sulle grandi opere più inutili in aiuti concreti al rilancio della nostra economia, ed otterremo risultati migliori di quelli che ci hanno accompagnato negli ultimi anni.

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