Animali

La LAV condanna gli attacchi alla magistratura della Giunta Regionale in merito alla caccia

CACCIA SOSPESA IN EMILIA ROMAGNA DOPO DECRETO TAR LAZIO.
LA LAV CONDANNA I GRAVISSIMI ATTACCHI ALLA MAGISTRATURA DA PARTE DELLA GIUNTA REGIONALE E SI APPELLA AL CAPO DELLO STATO: NAPOLITANO INTERVENGA PER GARANTIRE LA
COSTITUZIONE ED IL RISPETTO DELLE DECISIONI DEI GIUDICI

La LAV condanna e biasima le recenti dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, Alfredo Bertelli, che ha duramente attaccato la decisione – evidentemente rivoluzionaria – del TAR Lazio di… applicare la legge e sospendere le pre-aperture illegittime della caccia in Emilia Romagna da qui al 17 settembre (data di apertura ufficiale della caccia).

Mentre apprezziamo le affermazioni del Ministro dell’Ambiente, on. Pecoraro Scanio, che invita i cacciatori a rispettare la legge ed attenersi alle decisioni dei giudici, riteniamo intollerabili le affermazioni di chi pubblicamente annuncia che la caccia non si fermera’; addirittura il
sottosegretario alla presidenza Bertelli ha avuto l’improntitudine di definire ”illegittimo” il decreto dei giudici amministrativi. Al ‘tiro al giudice’ stamani si e’ aggiunto anche il Ministro De Castro che – calpestando il dovere istituzionale di rispettare un altro organo dello Stato – arriva financo a sospettare che il TAR abbia surrettiziamente utilizzato una legge (il decreto-legge De Castro-Pecoraro) ”come pretesto” (sic!) per bloccare le aperture anticipate decise
illegittimamente.

La LAV comunica che ha gia’ allertato il Corpo Forestale e gli altri organi di vigilanza, le Prefetture e le Procure della Repubblica di tutte le province dell’Emilia Romagna: la sospensione della caccia disposta dal TAR Lazio – notificata gia’ ieri alla Regione – e’ pienamente vigente; qualunque attivita’ di caccia che venga ciononostante ancora esercitata, pertanto, e’ penalmente rilevante e sanzionata ai sensi dell’art. 30, lett. a) della Legge nazionale n. 157/1992, che prevede l’arresto da tre mesi ad un anno o l’ammenda da euro 929,00 a euro 2.582,00, e del codice penale. Non vi sono alibi o scappatoie ne’ la Regione puo’ rifiutarsi di far applicare il decreto presidenziale del TAR che e’ efficace sin da ieri e non abbisogna di recepimento, pubblicazione o altro. Insomma la caccia e’ chiusa fino al 17 settembre ”senza se e senza ma” e chi spara commettere reato, checche’ ne dica Bertelli. Gli esponenti della Giunta
che ancora pubblicamente sosterranno che la caccia potra’ comunque continuare si assumeranno le conseguenti responsabilita’ civili, penali ed amministrative.

Le affermazioni di Bertelli, inoltre, sono giuridicamente infondate: il decreto urgente del TAR blocca anche la leggina regionale n.10/2006 che dispone il calendario venatorio ”per le stagioni 2006/2007, 2007/2008, 2008/2009” trattandosi di una tipica ‘legge-provvedimento’ e, percio’,
soggetta al vaglio di legittimita’ del Tribunale amministrativo. Comunque il recente decreto-legge sulla caccia n. 251/2006 espressamente prevede (art.8) che ”sono sospesi gli effetti” delle leggi regionali ”difformi dalle disposizioni della Direttiva 79/409/CEE e dalla L. 157/1992”, come ha
stabilito il Presidente del TAR Lazio. In base a tale norma, decade anche la recente delibera di Giunta n. 1223 del 4 settembre che autorizzava la caccia ‘in deroga’ allo storno.

Evidentemente per il Ministro e la Giunta Regionale le doppiette contano piu’ delle sentenze dei tribunali tanto che non si e’ esitato a trasformare una vicenda giudiziaria in un inaccettabile attacco alla Magistratura ed al suo ruolo. Ministero e Regione dovrebbero avere fra le loro
priorita’ la corretta applicazione delle norme e dovrebbero essere di esempio per tutti su questo, invece stanno apertamente calpestando l’autorita’ del Tribunale Amministrativo regionale scatenando un pericoloso ed antidemocratico scontro istituzionale contro Magistratura
ed Unione europea, visto che il TAR ha applicato le disposizioni della Direttiva 79/409/CEE che vieta la caccia nei periodi di riproduzione della fauna.

Per questo la LAV rivolge un appello al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, quale capo del CSM e garante della Costituzione: ”in queste ore stiamo assistendo ad uno scontro frontale di alcune regioni, esponenti venatori e di un Ministro contro l’autonomia della agistratura. Vengono pesantemente messi in dubbio la correttezza, l’imparzialita’ ed addirittura
la legittimita’ di un provvedimento di un giudice sol perche’ ha bloccato la caccia! Chiediamo al Presidente Napolitano di intervenire subito per fermare questo gravissimo conflitto istituzionale”.

07.09.2006

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Buono il decreto contro la caccia in deroga

GUERRA (VERDI) : PLAUSO AL MINISTRO PECORARO SCANIO PER IL DECRETO CON CUI SI RENDONO INEFFICACI LE LEGGI REGIONALI SULLA “CACCIA IN DEROGA” E SI ALLINEA ANCHE L’EMILIA-ROMAGNA AL RISPETTO DELLA NORMATIVA COMUNITARIA
(Bologna, 4 agosto 2006) La capogruppo dei Verdi nell’Assemblea legislativa regionale Daniela Guerra plaude all’iniziativa del Ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio che in un decreto approvato oggi mette finalmente fine all’estremismo venatorio e riallinea il nostro paese e la nostra Regione al rispetto della normativa comunitaria in materia di protezione della natura.
“Al di fuori delle diverse posizioni ideologiche, – dichiara Daniela Guerra – che possono anche essere inconciliabili, provvedimenti come quello del Ministro sono necessari per non pagare le sanzioni comunitarie che inevitabilmente sarebbero ricadute sugli agricoltori, con il blocco dei fondi europei per lo sviluppo rurale.”
“Per questo motivo – continua l’esponente del Sole che ride – non abbiamo capito le forzature che si sono volute imporre ai consiglieri regionali quando abbiamo discusso, all’inizio di luglio, la nuova legge regionale sulla “caccia in deroga” e, prima ancora, gli indirizzi per la pianificazione faunistico-venatoria, normative a cui i Verdi hanno votato contro.”
“Plaudo – conclude Daniela Guerra – all’azione del Ministro Pecoraro Scanio che, con questo decreto, ha voluto garantire all’agricoltura italiana i contributi necessari per renderla più competitiva e per legarla maggiormente al territorio e all’ambiente naturale.”

Dura protesta della Lipu contro Damiano Zoffoli sulla caccia.

DURISSIMA PROTESTA DELLA LIPU PROVINCIALE DI FORLI CESENA, CONTRO DAMIANO ZOFFOLI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE REGIONALE CHE HA VARATO 2 PROVVEDIMENTI NORMATIVI DISASTROSI SULLA CACCIA

La Commissione Politiche economiche della Regione Emilia Romagna presieduta dal mio concittadino Dr. Damiano Zoffoli, ha licenziato nella giornata di mercoledì 28, due provvedimenti di Legge sulla caccia. per entrambi non abbiamo parole! I Passeri e le Passere Mattugie che con il suo voto saranno uccisi dal 1° settembre nelle sole Provincie di Forlì Cesena e Ravenna in nome di una agricoltura da salvaguardare, ci portano a chiedere subito chi salverà l’agricoltura dalle costruzioni edilizie dirompenti (vedi Cesenatico) che non guardano certo con attenzione la cultura contadina. Da anni registriamo e forniamo notizie all’INFS sul calo pauroso di Passeri e Passere Mattugie. Basta controllare il nostro registro degli inanellamenti per verificarne la consistenza ormai ai limiti. Basta con le mattanze ai Passeri vicino le case, questa è la vera verità- E se serve la dimostrazione, basti vedere la recente apposizione di tabelle “area di rispetto” richieste dalla gente di Cesenatico, e poste dall’ATC FO” in area Cannucceto e Valloni, a riprova che la gente sensibile non ne può veramente più di questi ammazzamenti e di avere doppiette in giardino. Negli anni scorsi nel parco del PEEP e della Chiesa parrocchiale, ebbi a collocare diverse cassette nido per le Tortorine che oggi vi nidificano normalmente, e così ovunque nella Città di Cesenatico ed in altre località. Ebbene la caccia è libera anche per questi soggetti. La Moretta, uno splendido anatide abbastanza inconsueto nostre località entra a far parte delle specie cacciabili dal 1° novembre al 31 gennaio. Tanto ce ne sono poche, così se si ammazzano definitivamente smetteremo di vederle. Così mentre a fatica le Associazioni ambientaliste e Verdi lavorano e creano strutture come OasicostieraLIPU o altre Oasi, o fanno educazione ambientale, per conservare quel poco possibile, con un colpo di spugna ed una doppietta si vanifica tutta una strategia e tanto lavoro e non si tengono in considerazione i pareri dell’INFS. Perché poi un provvedimento a calendario di tre anni, non lo si comprende proprio. Le cacce in deroga sono un abuso contro il vivere civile e le norme comunitarie. E’ vergognoso e lo ribadiamo parlare di danni all’agricoltura determinati da Passeriformi o dalle Tortore, oltretutto nelle due province costiere della Regione a maggiore incidenza politica venatoria. Mai nella Commissione Consultiva Venatoria della Provincia di FC della quale facciamo parte, è venuto fuori un simile assunto. Se i motivi a questo punto sono comprensibili, appare fosca la figura del legislatore che non coglie ne i pareri scientifici ne la volontà dell’altra parte della popolazione che ama la vita ed il benessere animale. Ancora una volta ha prevalso la logica politica del consenso e delle lobby, non quella della ragione motivata. Per il resto ci sarà ancora tanto da dire. Siamo solo all’inizio e riteniamo giusto che proprio per la valenza anche locale del provvedimento, la gente della Provincia ed il Consiglio Comunale di Cesenatico ne abbiano conto.

Sandro Brina

Delegato Provinciale LIPU FC

Vietare l’importazione dalla Cina di pelli di animali

Comunicato Stampa

VIETARE L’IMPORTAZIONE DALLA CINA DI PELLI DI ANIMALI

L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ha approvato ieri sera una risoluzione che chiede al Governo di vietare l’importazione e la vendita di pelli derivanti di animali allevati o commercializzati sul territorio della Repubblica Popolare Cinese per le condizioni drammatiche di allevamento e di uccisione.

(Bologna, 23 febbraio 2006) – L’Assemblea legislativa ha approvato nella seduta pomeridiana di ieri una risoluzione che impegna la Giunta dell’Emilia Romagna a sollecitare il Governo affinché prosegua nel percorso già intrapreso nel vietare l’importazione e la vendita di pelli derivanti da animali domestici, estendendolo a tutte le pelli di animali allevati o commercializzati sul territorio della repubblica Popolare Cinese. Primi firmatari della risoluzione erano stati i consiglieri Verdi Daniela Guerra e Gianluca Borghi.

“L’allevamento di animali da pelliccia in Cina non é disciplinato da nessuna norma di protezione degli animali e le condizioni degli allevamenti sono drammatiche e non conformi a nessuno standard definito dall’Unione europea – ha detto Guerra in aula – Inoltre gli accessori, i ritagli e gli inserti di pelliccia provenienti dalla Cina che si trovano anche nei nostri negozi, non sono chiaramente etichettati, e quindi possono ingannare il consumatore nelle sue scelte”.

Nella risoluzione si chiede alla Giunta anche un intervento sul Governo, affinché introduca l’obbligo di etichettatura di tutti i capi contenenti parte o interi di spoglie di animali sottoposte a concia o altri trattamenti che mantengano inalterata la struttura naturale delle fibre, indicando espressamente la specie utilizzata, il metodo di allevamento e di uccisione, l’azienda di confezionamento e il Paese di provenienza e che si applichi tale obbligo anche ai peluche e ai gadget realizzati con gli animali in questione.

“Questa risoluzione è scaturita dalle immagini shock diffuse in Italia dalla Lega Anti Vivisezione – ha ricordato Daniela Guerra – un terribile video frutto della prima investigazione al mondo sulle condizioni di vita degli animali da pelliccia negli allevamenti cinesi, realizzata dall’Associazione Svizzera per la Protezione degli Animali e dall’Associazione East International”.

L’investigazione, svoltasi nella seconda metà del 2004 e nel mese di gennaio 2005, è stata condotta in maniera segreta, nelle principali province cinesi in cui è praticato questo tipo di allevamento (Shandong, Heilongjiang, Jilin, Hebei) e ha documentato per la prima volta la totale assenza del più elementare rispetto degli animali, condizioni di vita inimmaginabili e animali scuoiati vivi.

“Invito tutti i consiglieri che non lo hanno ancora fatto a visitare il sito www.nonlosapevo.com, perché non possiamo più dire che non sappiamo come vengono trattati e uccisi gli animali da pelliccia in Cina – ha esortato Guerra in aula – La pelliccia di questi poveri animali va ad ornare, secondo i dettami della moda, parka, giubbotti, borse, stivali, maglie. In questi anni si è incrementato enormemente il numero dei consumatori di questi oggetti, anche per il basso costo di questi inserti di pelliccia. La produzione di pellicce cinese risulta vantaggiosa anche per le case di moda europee che le utilizzano eludendo le nostre norme restrittive, perché a differenza che nei Paesi europei, in Cina non ci sono regole, nessuna norma che tuteli minimamente gli animali allevati”.

Ufficio Stampa

051.6395235

REACH: Un rischio per gli animali

Il 12 ed il 13 Marzo scorso la Lega Anti Vivisezione (LAV) ha aperto la raccolta delle firme per evitare i test sugli animali previsti dalla direttiva europea di prossima emanazione, denominata REACH (da Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals). Questa direttiva punta a definire un nuovo equilibrio normativo sull’industria chimica europea, inserendo obiettivi di tutela della salute pubblica e della qualità dell’ambiente dagli effetti potenzialmente dannosi derivanti dalle sostanze chimiche in commercio. Incluso nel pacchetto delle nuove norme è presente l’obbligo di testare le sostanze chimiche che sono state messe in commercio prima del 1981, data nella quale è stato inserito l’obbligo di verificare i nuovi composti immessi sul mercato. Circa 30’000 di queste sostanze, in commercio da più di vent’annni e mai controllate, verrebbero ora sottoposte a test sugli animali, provocando la tortura e la morte di un numero di animali compreso tra i 12,8 ed i 50 milioni, secondo stime prodotte dall’Unione Europea.
Gli obiettivi del REACH sono estremamente positivi e sicuramente da sostenere, ma allo stesso tempo la LAV chiede con la sua nuova campagna che vengano usati metodi alternativi per sperimentare le sostanze senza uccidere un numero così elevato di animali.
La domanda che tutti si pongono quando vengono affrontate queste tematiche è sempre la stessa: se non sugli animali, su chi? Bisogna quindi fare un minimo di chiarezza, per evitare di affrontare il tema con troppa superficialità.
I test sugli animali non servono a nulla per evitare rischi per la salute umana. Anche il Comitato Scientifico dell’UE ha chiaramente espresso l’inadeguatezza di questo tipo di test, indicando la necessità di utilizzare metodi alternativi.
Superando quindi tutte le motivazioni etiche che spingono le persone più sensibili a chiedere di evitare questa violenza, è la scienza a fare il primo passo ed ammettere che questi test non sono utili. Basta pensare che la percentuale di errore delle indicazioni che forniscono è di circa il 50%, quasi la stessa di una moneta lanciata per un testa o croce. Questo significa, inoltre, che una sostanza indicata come innocua da test basati su una specie animale può non esserlo per gli esseri umani. Basta vedere l’esempio della diossina: letale nell’uomo, assolutamente innocua per le scimmie e quasi tutti gli altri animali, ad eccezione del porcellino d’india. Inoltre i test sugli animali non evitano la sperimentazione sull’uomo, e data l’inadeguatezza dei loro risultati risultano potenzialmente dannosi anche per gli umani: le sostanze dichiarate innocue ed una volta sperimentate sugli uomini dimostratesi nocive sono innumerevoli e spesso tristemente famose.
Esistono diversi metodi alternativi che permettono migliori risultati, con costi molto inferiori: le ricerche epidemiologiche e gli studi statistici, i test sulle culture in vitro di cellule e materiale biologico di scarto dei nostri ospedali sono solo alcuni esempi reali ed attualmente implementabili.
L’insieme dei metodi alternativi non include solo questi esempi, ma raggruppa tutte le procedure che conducono alla sostituzione di un esperimento sull’animale, alla riduzione del numero di animali richiesti, ed all’ottimizzazione delle procedure sperimentali allo scopo di ridurre la sofferenza delle cavie, secondo la definizione di Russel e Burch delle 3R Replace, Reduce, Refine.
Lo sviluppo dei metodi alternativi è quindi prima di tutto un processo scientifico, voluto con forza anche da comitati di medici che dichiarano i test sugli animali inutili alla stessa causa per la quale sono stati creati: valutare la pericolosità delle sostanze prodotte dall’uomo.
Per maggiori informazioni potete contattare la delegazione della LAV di Forlì-Cesena (lav_forli_cesena@yahoo.it), oppure consultare il sito nazionale www.infolav.org.
La raccolta delle firme è ancora aperta, e tutti possiamo dare il nostro piccolo contributo per evitare l’utilizzo di milioni di animali per test inutili e costosi, sostenuti solamente allo scopo di mantenere gli attuali rapporti di forza tra le strutture esistenti nel mondo della ricerca scientifica e farmacologica.

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