Giustizia

L’incertezza della pena porta alle colpe di classe

In questi giorni si parla tanto di sicurezza. Trattare questo tema è e rimarrà molto difficile, in Italia, finché non riusciremo a cambiare un po’ la nostra mentalità.
Lascio perdere le considerazioni su rom, immigrati clandestini e punk a bestia: al di là del modo di vestire, credo sia importante punire i reati piuttosto che selezionare categorie (leggi spesso razze) da perseguitare più di altre.
Il problema vero, a mio parere, è che in italia il reato non è reato, e le leggi non sono leggi ma consigli (e come tali si possono seguire o meno).

Ed il finto pugno duro di questi giorni deriva direttamente dalla nostra incapacità di punire chi sbaglia.

Questo deriva anche dalla nostra impostazione cattolica, che ci porta anche incosciamente a pensare che qualunque sbaglio esista un perdono, che per alcuni rimane la confessione. Appare molto evidente nel caso dei ragazzini che hanno ucciso a Niscemi: uno di questi dopo aver confessato l’omicidio ha chiesto se per questo poteva tornare a casa.

Altri paesi influenzati dall’etica protestante vivono con maggiore responsabilità il prorio impegno nel Mondo.

Cassano si comporta male? Puniamolo severamente, così cambierà atteggiamento! Salvo poi dire due giorni dopo che in fondo quello è il suo carattere, che siccome gioca bene non importa cosa fa fuori ed a lato del campo.

Il nostro rapporto con la classe politica non è differente: indignazione immediata e preventiva, quando ancora non è accertata la colpa, dimenticatoio e perdono altrettanto veloce ed assoluta indifferenza una volta confermata l’accusa nei tre gradi di giudizio.

Guardando Gomorra riflettevo sul fatto che il primo problema da risolvere non è tanto la delinquenza in alcune aree del nostro Paese, ma l’assoluta connessione tra questa e l’etica diffusa nello strato sociale: il ragazzino protagonista si avvicina al clan più per voglia di diventare qualcuno, di “crescere”, che per reale necessità. In un Paese normale chi vuole crescere studia o si impegna in qualcosa che lo porterà ad ottenere risultati.

In un Paese nel quale i risultati non si ottengono attraverso il merito e l’impegno e gli errori non si pagano, è chiaro che la delinquenza trova molto più spazio.

Così tornando al discorso iniziale, io preferirei che si tornasse a riutilizzare il termine “giustizia“.

Perché la percezione di sicurezza è più forte quando si vede che l’errore non viene perdonato, ma punito.

Quando chi uccide 4-5 persone perché ubriaco al volante viene condannato e non ottiene la nuova patente – sempre che gli venga tolta – dopo pochi mesi.
Quando chi parcheggia la propria auto in divieto di sosta paga la sua multa come chi ha il biglietto scaduto delle righe blu.
Quando chi pesta un compagno di classe per noia viene costretto a fare servizio civile e ripagare con il sudore il proprio errore.
Quando chi acquista le frequenze di una rete televisiva può utilizzarle e non vedersi il proprio spazio occupato irregolarmente.

Con punizione ovviamente non intendo il sistema per il quale i poveracci vanno in galera senza scampo ed i più ricchi, colpevoli di reati ancora più gravi, stanno tranquilli nelle loro ville.

Per essere un minimo più severi persone più esperte di me consigliano di riscrivere il codice penale, troppo vecchio e ferraginoso, introducendo pene alternative al carcere per reati minori.

E chiaramente andrebbero semplificate un po’ le norme, senza che questo significhi creare strade e corsie preferenziali. In sostanza si può semplificare la legge solo se con questo non si lasciano passare reati e non si fanno sconti, come voleva fare Veltroni abolendo la Valutazione d’Impatto ambientale e come vuole fare Bersani con le sue semplificazioni che alleggeriscono le responsabilità d’impresa.

Proprio l’impossibilità, o la non volontà, di punire tutti i reati porta all’individuazione delle colpe per razza o classe sociale.

Visto che non puoi/vuoi selezionare chi sbaglia, si usano i diversi (per orientamento sessuale, per razza, per religione, per capacità fisiche, ecc.) per dimostrare il proprio pugno duro e tutelare l’immagine di severità che deve apparire all’elettorato.

Mi spiace, finché non si smetterà di tentare tutti i santi giorni l’approvazione di leggi ad personam per evitare guai giudiziari ai più forti, questa severità farà semplicemente ridere.

Cultura della Giustizia: incontro con Salvatore Borsellino

Il 15 Marzo 2008 presso il Salone Comunale di Forlì in piazza Saffi alle ore 20.30 si terrà l’incontro “CULTURA DELLA GIUSTIZIA” organizzato dal Meetup di Grillo di Forlì e Clan-Destino.
partecipano
SALVATORE BORSELLINO (fratello di Paolo Borsellino)
BENNI CALASANZIO BORSELLINO (nipote degli imprenditori Borsellino di Lucca Sicula, vittime della mafia)
Moderatore: Alessandro Marconi (partecipante del ForGrillo – Meetup degli amici di Beppe Grillo di Forlì)

La carta degli intenti della Sinistra Arcobaleno

Questo è il documento che la Sinistra Arcobaleno ha redatto nell’assemblea che si è conclusa Domenica scorsa.

Questi sono i nostri principi: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di civilità; valore del lavoro e del sapere; centralità dell’ambiente; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali maschilisti.

Noi, donne e uomini che abbiamo partecipato all’Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti, siamo impegnati nella costruzione di un nuovo soggetto della sinistra e degli ecologisti: unitario, plurale, federativo.

L’Italia moderna, nata dalla Castituzione repubblicana, democratica e antifascista, ha bisogno di una sinistra politica rinnovata. Il mondo chiama a nuove culture critiche, che conservano la memoria del passato e tengono lo sguardo rivolto al futuro.

Il soggetto della sinistra e degli ecologisti oggi parte. Crescerà attraveso un processo popolare, democratico e partecipato, aperto alle adesioni collettive e singole, per radicarsi nella storia del Paese. L’ambizione è quella di costituire non una forza minoritaria, ma una forza grande ad autonoma, capace di competere per l’egemonia, influente nella vita della
società e dello Stato, che pesi nella realtà politico-sociale del centorsinistra. Un soggetto capace di contrastare le derive populiste e plebiscitarie, figlie di una politica debole e della separazione tra potere e cittadini. Un protagonista in Italia, interno ai movimenti, collegato ai
grupi e ai partiti più importanti della sinistra e dell’ambientalismo in Europa.

La sinistra/l’arcobaleno che vogliamo è del lavoro e dell’ambiente. La globalizzazione liberista si è retta su una doppia svalorizzazione: del lavoro umano e delle risorse naturali. La riduzione a merce provoca la doppia rottura degli equilibri sociali e degli equilibri ambientali.
Intollerabile crescita delle diseguaglianze e insostenibili cambiamenti climatici hanno una comune origine e portano alla stessa risposta: un altro mondo è possibile.

Mettere in valore l’ambiente e il lavoro (in tutte le sue forme, da quelle oggi più ripetitive alle più creative) è il cuore di un pensiero nuovo, che non rinuncia a coltivare in questo mondo la speranza umana. In Occidente, ciò comporta innanzitutto alzare la qualità del lavoro, combattere il precariato, modificare gli stili di vita, contrastare la discriminaizone
verso le donne. Comporta la difesa e il rinnovamento dello Stato sociale, e la progettazione di una riforma più grande di quella che portò allo Stato sociale: una società non consumista, un’economia non dissipativa ed ecologica, una tecnologia più evoluta. Un nuovo inventario dei beni comuni dell’umanità: acqua, cibo, salute, conoscenza. La conoscenza deve crescere
ed essere distribuita: impossibile, senza la libertà della cultura, dell’informaizone, della scienza e della ricerca, e senza la lotta conseguente contro le regressioni tribali, etniche, nazionaliste, fondamentaliste. Il dialogo tra culture e civiltà diverse, aperto a nuove
scritture universalistiche dei diritti sociali e dei principi di libertà, è tanto più essenziale nell’epoca delle grandi migrazioni, del web e della comunicazione globale.

La sinistra/l’arcobaleno che vogliamo è della pace. Lo spirito della guerra minaccia l’umanità. Ecco di nuovo la corsa al riarmo: cresce vertiginosamente la spesa per armamenti convenzionali, chimici, batteriologici, nucleari. Saltano le firme sui Trattati di riduzione e
controllo degli armamenti. L’Europa è uno degli epicentri della corsa. Ora, è il momento di fermarla. La pace, che ha visto scendere in campo il più grande movimento di massa del dopoguerra, particolarmente in occasione della guerra irachena, è la carta vincente. La pace è possibile in un mondo multipolare. I fatti hanno già dimostrato che il mondo non è governabile da un unico centro di comando. Anche per questo c’è bisogno di un’Europa più
forte ed autonoma.

La sinistra/l’arcobaleno che vogliamo è delle libertà individuali e collettive. Le libertà possono crescere solo in uno Stato laico. Per questo la laicità dello Stato è un bene non negoziabile. Uno Stato laico riconosce le forme di vita e le scelte sessuali di tutte e di tutti. Si regge sul
rispetto di tutti i sistemi di idee, di tutte le concezioni religiose, di tutte le visioni del mondo. Combatte l’omofobia e il maschilismo. Assume dal femminismo la critica delle strutture patriarcali e il principio della democrazia di genere. Crea le condizioni sociali ed istituzionali per rendere effettivi i diritti e le scelte libere di tutte e di tutti.

La sinsitra/l’arcobaleno che vogliamo guarda ad una nuova stagione della democrazia italiana. Pronta ad assumersi, oggi e in futuro, responsabilità di governo, od esercitare la sua funzione dall’opposizione. I temi all’ordine del giorno sembrano “autorità, governabilità, decisione”, non si vede che quelli veri sono l’autorevolezza e la legittimazione, una nuova
capacità di rappresentanza politica, in un rapporto dialettico con l’autonomia della rappresentanza sociale, a partire dai grandi sindacati di categoria e confederali.

La sinistra/l’arcobaleno contribuirà a rinnovare il sistema politico e le forme della partecipazione democratica, contrasterà l’antico trasformismo. Se c’è declino italiano, esso dipende dal corporativismo, dal dilagare del privilegio e dell’ineguaglianza; dalla debole innovazione, dalla perdita di coesione, dalla diffusa illegalità; dalla pèerdita della capacità di
indignarsi verso quello stato di violenza assoluta che si chiama mafia, ‘ndrangheta, camorra; dall’oblio della questione morale. Riformare la democrazia e la politica vuol dire nutrire di valori un progetto di società.

Noi, partecipanti all’Assemblea generale della sinistra e degli eoclogisti, ci rivolgiamo alle forze politiche, ai gruppi organizzati, ai movimenti, al popolo della sinsitra, a tutte le singole persone che vogliono partecipare attivametne alla costruzione el nuovo soggetto federativo. In una discussione
aperta e libera sulle idee, gli obiettivi, i programmi, le forme di organizzazione e di rappresentanza.

Venite, diventate parte di un progetto che può cambiare profondamente la situaizone italiana e influenzare la politica europea.

Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti

Roma, 8/9 dicembre 2007

Gromovs: I dettagli della sua storia

Ricevo e pubblico un documento scritto da Sauro Turroni che riassume la storia dello Scacchista Sergejs Gromovs, con i dettagli della sua scarcerazione.

Gromovs libero : come è andata questa volta

Il 9 settembre di quest’anno Serghjej Gromovs viene arrestato a Riccione per ordine della Corte di appello di Bologna per essere estradato in Lettonia dove deve essere processato per un furto da lui commesso nel 1994 quando, persa la cittadinanza e il lavoro, si trovava in gravi difficoltà economiche.

Gromovs in carcere a Rimini nomina suo difensore di fiducia l’avvocato Brancaleoni che nulla può fare per bloccare una macchina giudiziaria che sembra inesorabile e che intende dar corso al decreto di estradizione emesso nel 2001 e ancora vigente.

Gromovs si ricorda di un suo vecchio amico di Forlì, il giornalista Fabio Gavelli, a cui scrive una lettera chiedendogli di aiutarlo e di rivolgersi a Sauro Turroni che già nel 2002 era riuscito ad impedirne l’estradizione.

Iniziano i primi tentativi volti a capire bene la situazione e per individuare una via di uscita.

Nel frattempo però Serghjej viene subito trasferito al carcere di Busto Arsizio in attesa di essere messo su un aereo per Riga. Entro 15 giorni dal momento della cattura Gromovs deve essere consegnato alla polizia lettone che, si apprenderà poi, ha prenotato il volo per il 23 settembre.

Tutte le carte sembrano dar ragione alla “legge” e pare non esserci più nulla da fare : nel 2002 la estradizione era stata sospesa dal Ministro Castelli perché Gromovs, per fuggire dalla Lettonia dove rischiava per il semplice furto commesso fino a dieci anni di reclusione, aveva acquistato e utilizzato un passaporto falso e per questo reato doveva essere processato in Italia, a Forlì.

Poichè quel procedimento penale innanzi al tribunale di Forlì è stato archiviato è venuta meno la motivazione della sospensione della estradizione.

“Non c’è più nulla da fare” è una affermazione che non deve mai trovare ascolto!

Ritorna in campo la vecchi squadra del 2002 : don Silvano Brambilla cappellano del carcere di Busto Arsizio si reca subito da Gromovs e gli fa nominare ancora Domenico Margariti come avvocato di fiducia, lo stesso che già lo aveva difeso nel 2002. A Margariti si uniranno nei giorni successivi altri due generosi avvocati, Andrea Taddeo e Luca di Raimondo.

Si studiano le prime contromosse, partono i primi appelli al Ministro Mastella che viene sollecitato da Don Dario Ciani, cappellano del carcere di Forlì, da Monsignor Luigi Negri, vescovo di San Marino e Pennabilli e da tanti altri.

Se nel 2002 Gromovs si trovò praticamente solo ad affrontare la giustizia italiana, di fatto con pochissimi sostegni, questa volta moltissime persone lo appoggiano con appelli e mail al Ministro mentre parallelamente va avanti l’iniziativa legale.

Gli uffici del ministero non lasciano speranze, il dossier che Turroni ha consegnato personalmente a Mastella non sortisce alcun effetto, le motivazioni per le quali non si intende fare nulla sono deprimenti.

Viene individuata una nuova strada : Gromovs si auto-accuserà di nuovo per il reato di uso di passaporto falso già archiviato, affermando di voler fare nuove dichiarazioni al magistrato di Forlì.

L’avvocato Andrea Taddeo che affianca Margariti è il regista di quanto dovrà essere fatto alla Procura di Forlì.

Fondamentale è il rapporto di fiducia fra Gromovs e coloro che cercano di aiutarlo : si tratta di passaggi delicati e difficili ma i vecchi rapporti consentono di superare ogni indugio e di operare senza perplessità o tentennamento, ogni ora è preziosa.

Mancano ormai poche ore all’imbarco sull’aereo, i poliziotti lettoni sono già a Milano per prenderlo in consegna e la Procura della Repubblica di Forlì dispone un nuovo interrogatorio per Gromovs per il 3 ottobre.

Gromovs viene tradotto a Forlì, interrogato e subito rispedito a Busto Arsizio. Il magistrato comunica al ministero che è sua intenzione dar corso ad un nuovo procedimento contro Serghjej ma ciò non serve ancora a nulla.

Intanto si sono guadagnati altri giorni preziosi.

Altri documenti vengono fatti arrivare ai dirigenti del ministero ma le loro interpretazioni della legge e del trattato dell’estradizione sono sempre assai restrittive.

Nel frattempo si decide di percorrere un’altra strada, quella del ricorso amministrativo e il terzo avvocato di Roma, Luca di Raimondo, presenta al TAR del Lazio una richiesta di sospensiva della estradizione e un provvedimento cautelare in via di urgenza.

Per questa richiesta di sospensiva è determinante un documento che attesti che la estradizione è imminente ma tutti gli uffici del ministero lo negano per motivi di sicurezza, negando con ciò un diritto fondamentale della persona che è appunto quello della propria difesa.

A volte le motivazioni sarebbero risibili, se non fossero tragiche : per fare un esempio una volta il documento è stato negato perché non sarebbe stata citata la legge 241 ai sensi della quale il documento è richiesto.

Alla fine un documento arriva.

Il 16 ottobre il Presidente del Tar emette un decreto cautelare sospendendo l’estradizione per pochi giorni, fino al 7 novembre, in attesa di discutere il ricorso nell’udienza fissata per quella data.

Il 7 novembre però il TAR alla fine non accoglierà la sospensiva definitiva richiesta.

Nel frattempo nel fascicolo depositato presso la Corte di Appello di Bologna si sono potuti individuare altri elementi fondamentali e che in quella sede al momento dell’ordinanza per la cattura di Gromovs non sono stati fatti valere, il più importante dei quali riguarda il fatto che il reato di furto che Serghjej ha commesso nel 1994 in Lettonia e per il quale agli atti non risulta alcuna condanna, è prescritto e che la convenzione di Parigi sull’estradizione impedisce la consegna proprio se nel paese richiesto, cioè l’Italia, il reato è appunto prescritto.

Viene naturalmente inviata una nuova richiesta al Ministero a questo proposito ma la risposta verbale è al solito negativa : la Corte d’Appello ha già deciso e non essendo stata fatta valere la prescrizione in quella sede né essendo stato fatto ricorso in Cassazione la questione è chiusa.

Allora Di Raimondo propone un ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar del Lazio.

Al Consiglio di Stato viene prima chiesto un decreto cautelare in attesa della discussione della sospensiva che si sarebbe discussa il 13 novembre.

Il decreto cautelare viene negato e il Consiglio di Stato si appresta a discutere la sospensiva nella seduta del 13/11 .

Nel frattempo però il Magistrato di Forlì, avendo chiuso le indagini e avendolo comunicato ai sensi dell’art.415 bis del CPP, si appresta a chiedere il rinvio a giudizio di Gromovs per l’utilizzo di passaporto falso, situazione che dovrebbe nuovamente mettere il Ministro nella condizione di dover sospendere l’estradizione per garantire a Seghjej il diritto alla difesa previsto dall’art. 24 della Costituzione.

Naturalmente il parere, sempre verbale, dei funzionari del ministero è ancora diverso, attestandosi su una incomprensibile interpretazione del CPP che ne ribalta addirittura il significato.

Attraverso Chicco Negro, responsabile italiano del partito dei Verdi Europei si apre una interlocuzione con il governo lettone all’interno del quale i Verdi sono rappresentati da un ministro, interlocuzione che non riesce a incidere per la ristrettezza dei tempi e per la pachidermica burocrazia che sopravvive nei paesi ex sovietici.

Il 13 novembre il Consiglio di Stato accoglie la sospensiva per un mese, fino all’11 dicembre, fino a quando non saranno trascorsi i termini che la legge stabilisce per il rinvio a giudizio e per la fissazione del processo per l’uso del passaporto falso, essendo chiaro per lo stesso Consiglio di Stato, ma non per i funzionari del ministero, che l’estradizione non può aver luogo se una persona deve essere giudicata in Italia.

Nel frattempo vengono presentate due atti di sindacato ispettivo alla Camera ed al Senato da parte dei parlamentari Verdi.

Alla Camera l’on. Balducci fa una interpellanza urgente che viene discussa nella seduta dell’8/11 nella quale ha modo di spiegare al Sottosegretario Li Gotti che il reato per cui stanno disponendo l’estradizione di Gromovs è prescritto e che il Magistrato di Forlì ha disposto il rinvio a giudizio per il reato di uso di passaporto falso. La risposta di LiGotti è imbarazzata.

Al Senato l’interrogazione presentata dai sen. DePetris, Bulgarelli e Caruso, quest’ultimo già presidente della commissione giustizia nella scorsa legislatura, è molto più dura, mettendo in evidenza gli errori clamorosi della Corte di appello di Bologna e degli uffici del ministero, in aperta violazione del dettato costituzionale, del trattato di estradizione e dello stesso CPP.

Circa 15 giorni fa Gromovs è stato trasferito nel carcere di Como, si ritiene nell’ambito delle normali attività di gestione dei luoghi di pena, ma ciò naturalmente lo ha allontanato anche dal suo difensore di Busto Arsizio.

Tutti erano in attesa della decisione del Consiglio di Stato del prossimo 11 dicembre ed ecco che è giunta infine la notizia che si stava aspettando : Gromovs è stato liberato il 7 dicembre.

Gromovs è stato scarcerato per decorrenza dei termini : infatti i lettoni non lo hanno preso in consegna nei termini prescritti dalla legge e quindi la Corte di appello ne ha disposto la liberazione. I rinvii, le sospensive concesse hanno determinato questa conclusione.

E’ un grande sollievo ma la vicenda non è ancora arrivata alla suo epilogo finale, dovendo essere definitivamente riconosciuto da un tribunale che il reato per il quale la estradizione è richiesta è prescritto e che quindi non vi sono più motivi per continuare questa penosa vicenda.

Una persona è restata in carcere per 19 mesi nel 2001/2002 e 3 mesi nel 2007, per un totale di 22 mesi, quasi due anni, per un furto del valore di 300 dollari, compiuto nel 1994 per motivi di indigenza dovuti alle discriminazioni poste in essere dai lettoni dopo la caduta dell’URSS nei confronti dei cittadini di origine russa.

Se i primi 19 mesi possono trovare una qualche motivazione per le norme del codice ma non per la ragione degli uomini, gli ultimi 3 mesi passati da Gromovs in prigione sono una vera e propria ingiustizia e si deve ritenere che egli abbia tutto il diritto di essere risarcito per la sottrazione della libertà provocata solo dalla sciatteria con la quale si è burocraticamente esaminata la questione della sua estradizione negli ultimi mesi, dopo che il Ministro, interpellato dall’Interpol per una normale verifica della situazione di Serghjej, ne aveva disposto nuovamente la consegna alle autorità lettoni.

Ci sono moltissime persone che devono essere ringraziate per il loro generoso impegno : alcune di loro sono elencate in questa nota, altre che vengono indicate solo ora hanno dato il loro fondamentale contributo come Don Enzo Zannoni, Alessandro Ronchi, gli avvocati degli studi di Luca di Raimondo e Balducci di Roma, gli avv.Cristina Terenzi e Luciano di Luca, Beppe Farina, Tiziana Bedei, Mauro Fabris , Enrico Erba, tutti gli amici scacchisti e molti altri ancora che preferiscono non essere citati.

Altri andrebbero additati per la loro ignavia, per la loro ostinata riottosità a interpretare la legge in modo corretto, per la loro insensibilità nei confronti di una vicenda dai risvolti umanitari, come già riconosciuto dalla commissione per i rifugiati che aveva proposto e ottenuto per Serghjej il permesso di soggiorno per motivi umanitari ai sensi della convenzione di Dublino L.523 del 1/6/92, ma non è necessario, godiamoci questo successo sperando in un loro cambiamento.

Sauro Turroni

Forlì, 9 dicembre 2007

Sergejs Gromovs è finalmente libero

Da mesi aspettavamo quasta notizia: Sergejs Gromovs è finalmente libero. In attesa dei dettagli sulla vicenda, desidero ringraziare tutti coloro che in questi mesi si sono mobilitati per aiutarlo, anche attraverso le email partite da questo sito e da quelli dei suoi colleghi amanti degli scacchi.
Un grazie particolare a Sauro Turroni, che in questi mesi si è preoccupato e ci ha tenuti aggiornati delle ultime vicende che lo riguardavano.

Qui trovate gli altri articoli sulla vicenda:
Salviamo Sergejs Gromovs
Aggiornamenti su Sergejs Gromovs

Vi allego anche l’ultima interrogazione presentata un mese fa in Parlamento, a Firma De Petris (Verdi), Bulgarelli (Verdi), Caruso (AN).

Atto n. 4-03016

Pubblicato il 9 novembre 2007
Seduta n. 247

DE PETRIS , BULGARELLI , CARUSO – Al Ministro della giustizia. –

Premesso che:

Sergeij Gromovs, maestro e campione di scacchi, oggetto di persecuzioni nella Repubblica di Lettonia a causa della sua origine russa e della partecipazione a manifestazioni antidiscriminatorie, veniva ricercato dalle locali autorità per rispondere di un’ipotesi di reato di furto di modesta gravità;

il Gromovs, temendo il peggio, si rifugiava in Italia abbandonando, suo malgrado, moglie e due figli;

in Italia il Gromovs utilizzava un passaporto falso e una falsa identità, comportamento che dava origine al procedimento penale n. 6479/01 presso la Procura della Repubblica di Forlì;

nel dicembre 2001 la Repubblica di Lettonia presentava all’Italia richiesta di estradizione del Gromovs al fine di sottoporlo a processo per il reato di furto;

con decreto del Ministro della giustizia 22 novembre 2002 (Rif. EP 753/2001/AR) veniva assentita l’estradizione del cittadino lettone;

incarcerato il Gromovs nella Casa circondariale di Forlì in esecuzione del decreto di estradizione, si realizzava un’ampia mobilitazione promossa dal quotidiano “Il Resto del Carlino” e portata avanti da moltissime persone che avevano avuto modo di conoscere il Gromovs e di apprezzarne le doti umane e il comportamento esemplare tenuto in Italia;

anche sulla spinta di tali manifestazioni di solidarietà, nel 2002 il Ministro disponeva, ai sensi dell’art. 709 del codice di procedura penale, la sospensione della consegna in considerazione della pendenza, presso la Procura di Forlì, del suddetto procedimento penale a carico del Gromovs;

l’interessato successivamente richiedeva la concessione dello status di rifugiato politico, che non veniva rilasciata a causa dell’imminente entrata della Lettonia nell’ambito comunitario;

la Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato raccomandava comunque la concessione di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, che veniva rilasciato fino al 2009;

in data 8 aprile 2003 il GIP di Forlì disponeva l’archiviazione del procedimento penale riguardante il Gromovs, la cui pendenza giustificava la sospensione dell’esecutività del decreto di estradizione;

l’Interpol nel maggio 2007 richiedeva al Ministero della giustizia l’estradizione del Gromovs, essendo ancora esecutivo il decreto di estradizione emesso nel 2001;

il 18 giugno 2007 il Ministero richiedeva alla Corte d’appello di Bologna la misura della custodia cautelare in carcere al fine di procedere alla consegna del Gromovs alle autorità lettoni;

la misura veniva disposta il 26 giugno 2007, mentre l’arresto è avvenuto il 9 settembre;

la Procura della Repubblica di Forlì, medio tempore, ha riaperto il procedimento penale a carico del Gromovs per uso di documenti falsi e di false generalità, nonché per ricettazione di documenti falsi (proc. pen. n. 5084/07 R.G.N.R.);

il pubblico ministero procedente ha manifestato l’intenzione, portata a conoscenza anche degli uffici del Ministero, di esercitare l’azione penale nei confronti del Gromovs;

è stato pertanto già notificato l’avviso di conclusione delle indagini previsto dall’art. 415-bis del codice di procedura penale e nei prossimi giorni verranno completate le formalità per procedere alla citazione a giudizio del Gromovs;

tale nuova circostanza consente al Ministro di disporre – come già è avvenuto nel 2002 – misura sospensiva della consegna, ai sensi dell’art. 709 del codice di procedura penale e dell’art. 19 della Convenzione europea sull’estradizione del 13 dicembre 1957;

sotto un diverso, ma ancor più dirimente, profilo, il reato di furto per il quale Sergeji Gromovs dovrebbe essere processato in Lettonia sarebbe stato commesso il 5 agosto 1994, e quindi i termini di prescrizione del reato in questione debbono ritenersi abbondantemente decorsi secondo la legge italiana (articolo 157 e seguienti del codice penale);

ai sensi dell’art. 10 della Convenzione europea di estradizione, “l’estradizione non sarà consentita se la prescrizione dell’azione o della pena è acquisita secondo la legislazione della Parte richiedente o della Parte richiesta”,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo, considerate anche le esigenze insopprimibili connesse alla libertà dei diritti dei perseguitati politici, non ritenga di disporre in tempi brevissimi la misura della sospensione della consegna di Sergeij Gromovs ex art. 709 del codice di procedura penale, in considerazione della pendenza del suddetto procedimento penale per il quale il procuratore della giustizia di Forlì ha comunicato in data 5 ottobre 2007 la conclusione delle indagini preliminari ai sensi dell’art. 415-bis del c.p.p., nell’ambito del quale l’interessato ha manifestato l’intenzione di difendersi;

per quale motivo il magistrato addetto all’Ufficio II del Ministero invece di attenersi a quanto comunicato dal Procuratore della Repubblica di Forlì ha immediatamente inviato a tutte le amministrazioni competenti un telefax urgentissimo nel quale si afferma invece che il medesimo Procuratore avrebbe comunicato “che devono considerarsi soddisfatte le esigenze investigative relative al provvedimento n. 5084/07/21” ignorando deliberatamente quanto la legge e il codice contemplano, allorché le indagini sono terminate, e consentono all’indagato di mettere in atto a propria difesa;

per quale motivo gli uffici del Ministero, nell’istruire il provvedimento ministeriale con il quale è stato richiesto alla Corte d’appello di disporre la cattura di Gromovs, hanno omesso di verificare che il reato di furto compiuto nel 1994 è prescritto;

se il Ministro non ritenga di esercitare il diritto dovere di autotutela, disponendo la revoca del provvedimento in parola, ai sensi dell’art. 10 della Convenzione europea di estradizione del 13 dicembre 1957, in considerazione del fatto che l’estradizione è stata richiesta in ragione della necessità di sottoporre il Gromovs a processo (senza che agli atti risulti alcuna condanna pronunciata nei suoi confronti) per un reato ormai prescritto secondo la legislazione italiana e che la prescrizione risulta chiaramente dalla documentazione in possesso del Ministero ed in particolare dell’Ufficio II della Direzione generale della giustizia penale;

per quale motivo non ritenga di dover dare continuità all’azione amministrativa e quindi di non modificare l’applicazione della legge secondo le circostanze, assumendo le medesime determinazioni prese con provvedimento del 10 dicembre 2002 con il quale “era sospesa la consegna di S. Gromovs affinché egli potesse essere giudicato per i reati di sostituzione di persona e di uso di atto falso nel procedimento penale n. 6479/01 RG mod 21, Procura della Repubblica” secondo quanto da egli stesso rappresentato nella richiesta alla Corte d’appello in data 18 giugno 2007 rif. n. EP 753/2001/AR , atteso che S.Gromovs si trova nelle medesima situazione processuale del 2002, dovendo egli essere, ora come allora, giudicato per i medesimi reati;

se non ritenga un proprio preciso dovere assicurare e garantire i diritti costituzionali previsti per ogni persona dall’art. 24 della Carta Costituzionale che recita “La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento”;

se non ritenga infine di disporre la revoca del decreto di estradizione sopra richiamato ritenuta, ai sensi dell’art. 698 del codice di procedura penale, la ricorrenza di ragioni che inducano a prevedere che il condannato, in caso di estradizione, verrebbe sottoposto nel Paese richiedente ad atti persecutori o discriminatori per motivi di razza.

Torna su