Energia

Appuntamenti

Tu rispami, guadagna l'ambiente Nei prossimi giorni si terranno una serie di appuntamenti molto interessanti sia a Forlì che a Cesena organizzati o con la partecipazione dei Verdi:

– 16 Febbraio, Piazza Saffi Forlì, ore 10 – 19: I Verdi in Piazza aderiscono alla Prima Giornata Nazionale del Risparmio energetico

– 16 Febbraio, c/o Centro per la Pace via Andrelini 19 Forlì, ore 21: Curare la febbre del pianeta . Strategie locali per ridurre le immissioni di gas serra.

– 16 Febbraio 2005, ore 20.30, Faenza: KYOTOCHIAMAFAENZA TU RISPARMI… GUADAGNA L’AMBIENTE
Sala Coriolano, presso il Municipio di Faenza – Piazza del Popolo, 31 – Faenza (Ra)

– 18 Febbraio 2005, Quartiere Centro Sud c/o Centro Commerciale Cappuccini Faenza, ore 18, ECONOMIE SOLIDALI, istruzioni per l’uso

74 Mila Euro di contributi per ambiente ed energia dalla Provincia.

Riprendo una notizia di Sesto Potere:

(14/1/2005 13:16) | AMBIENTE ED ENERGIA, DALLA PROVINCIA DI FORLì-CESENA CONTRIBUTI PER 74MILA €
(Sesto Potere) – Forlì – 14 gennaio 2005 – In piena “zona Cesarini” la Provincia di Forlì-Cesena ha previsto nel proprio bilancio 2004 un capitolo di spesa di 74 mila Euro da destinare ad iniziative finalizzate allo sviluppo sostenibile, con particolare riferimento ad interventi nell’ambiente, nell’energia, nell’edilizia, negli impianti e nell’urbanistica.
Questi contributi vogliono finanziare progetti operativi, per indirizzare verso le tecniche ed i principi della bioarchitettura la costruzione di importanti strutture. Nel caso di Gatteo e Gambettola il contributo dato per la progettazione degli asili permetterà di arrivare alla realizzazione di questi importanti edifici pubblici con i criteri della bioarchitettura, indirizzando con poche migliaia di euro interventi dal costo di milioni che si sarebbero sviluppati con tecniche tradizionali. Analogamente, per promuovere il turismo sostenibile a San Mauro e Cesenatico si finanzierà la progettazione di esperienze pilota del “bagnino sostenibile”, che prevedono la produzione di energia rinnovabile, la raccolta differenziata dei rifiuti, il riuso della acque e la ristrutturazione degli edifici con i criteri della bioedilizia. Questi progetti pilota potranno essere usati come strumenti per calibrare gli aggiornamenti dei Piani Spiaggia di queste importanti località balneari. Anche in questo caso, con un contributo di poche migliaia di Euro, si attiveranno progettazioni che realizzeranno opere per centinaia di migliaia di euro.
Di particolare rilevanza gli interventi finanziati nei comuni montani di Portico di Romagna e Galeata. Si è voluto premiare la volontà e la capacità di progettazione di queste piccole realtà montane nell’ambito di progetti per la produzione di energie rinnovabili (solare, eolico e piccolo idroelettrico) a scopo anche didattico, con una particolare attenzione alla tutela dell’ambiente.
La Provincia vuole dare il suo contributo per creare sul nostro territorio centri di informazione e formazione sui temi dell’ambiente e dell’energia. In questo senso va il finanziamento al Comune di Forlimpopoli per la partenza del Centro dell’Architettura Sostenibile e la volontà di sostenere il CISE della Camera di Commercio per attivare nella nostra provincia una scuola EMAS, la più prestigiosa delle certificazioni ambientali.
Abbiamo voluto approfittare di questa delibera anche per sostenere progetti di mobilità sostenibile per i percorsi sicuri casa scuola di due istituti di Forlì, per promuovere il concetto di sicurezza e mobilità sostenibile partendo dalle scuole.
“Si tratta di interventi volti alla sensibilizzazione ed all’educazione dei cittadini ai temi della sostenibilità urbana, promozioni formative utili ad indirizzare progettisti ed imprese all’approfondimento delle tematiche bioecologiche”, spiega Roberto Riguzzi, assessore alla qualificazione e sviluppo ambientale della Provincia di Forlì-Cesena.
“Con lo stanziamento – prosegue Riguzzi – finanzieremo tredici progetti ed iniziative proposte da Comuni, Istituti scolastici e società private per un investimento complessivo del nostro Ente di 74 mila €. Per il futuro vogliamo coinvolgere anche gli altri comuni e promuovere ulteriori progettazioni nel settore della sostenibilità urbana. ”. ./.

Il rendimento delle auto elettriche e dell’idrogeno

Andrea mi manda, in privato, una serie di conti sui rendimenti delle auto elettriche e quelle ad idrogeno (con motore a celle di combustibile ed a scoppio). I dati, se comparati, restituiscono una indicazione importante sulla tecnologia ad oggi più vantaggiosa. Faccio in anticipo le conclusioni, prima dei dati: Le auto elettriche sono più vantaggiose rispetto a quelle ad idrogeno, perché a parità di energia prodotta ne viene dispersa molta meno, grazie ad un rendimento notevolmente più alto. L’unico vantaggio dell’idrogeno riguarda gli equilibri economici della distribuzione del carburante: mentre un’auto elettrica si può ricaricare ovunque, per l’idrogeno serve un distributore professionale (perché comunque è pericoloso e difficile da produrre in proprio), ed un cambiamento del carburante non modificherebbe la situazione delle compagnie di distribuzione. Per questo motivo probabilmente in futuro vedremo maggiori spinte verso l’idrogeno, rispetto all’elettrico, ma questo non ci deve trarre in inganno: dobbiamo cercare di renderci indipendenti dai combustibili fossili prima possibile, e non potremo farlo con facilità se rimarremo ancorati a sistemi che su 100 unità di energia ne lasciamo 6 allo stadio finale, quello che permette alle vetture di muoversi. Questo dato è importante: per ogni 6 chilometri che facciamo, con l’idrogeno ne lasciamo indietro 94 dispersi nel nulla.

Tabella generale dei rendimenti

Rendimento di una centrale termoelettrica 45% (se va bene, tenuta pulita, ecc)
Rendimento di una linea di trasporto di energia elettrica 80% (se avete dati migliori, documentati, passatemeli , per favore)
Rendimento di un processo di elettrolisi 70% (la pirolisi costa un sacco di più dal punto di vista energetico, per quel che ricordo)
Rendimento di un motore a combustione interna, ciclo otto 25% max, se si parla di un motore di autovettura puo` essere anche inferiore, in città
Rendimento di un accumulatore elettrico 85-90%
Rendimento di un motore elettrico 90-95%
Inoltre, in sistema (auto + motore elettrico + accumulatore + sistema di regolazione elettronico con recupero) permette di recuperare l’energia cinetica ricaricando le batterie al posto di dissiparla con il riscaldamento dei freni
Rendimento di una cella a combustibile 20-40% (ma credo che il valore giusto sia quello basso: 20%)

Quindi vediamo i vari casi partendo da una quantità iniziale di energia fossile (petroli/carbone/metano/uranio)

1) Caso auto elettrica
inizio 100 unità di energia;
trasformo in elettricità, 40%, restano 40 unità; trasporto l’energia, 80%, restano 32 unità;
accumulo in batterie, 85%, restano 27.2 unità;
la uso con motore elettrico, 90%, uso 24,48 unità, recuperando nelle frenate.
Sintesi: auto elettrica tradizionale, quasi 25% di rendimento globale, e l’energia è ben utilizzata e prodotta in centrale (minimo inquinamento “tecnicamente possibile” ad oggi).
2) Caso auto elettrica con cella a combustibile ad idrogeno.
inizio 100 unità di energia;
trasformo in elettricità, 40%, restano 40 unità; trasporto l’energia, 80%, restano 32 unità;
elettrolisi dell’acqua, 70%, restano 22,4 unità;
tralascio le perdite per trasportare l’idrogeno liquido ed i problemi per lo “smaltimento dell’ossigeno”, problema sempre trascurato.
trasformo idrogeno in energia elettrica, 30% (ottimistico), restano 6,72 unità di energia;
la uso con motore elettrico, 90%, uso 6.05 unità di energia.
Sintesi: auto elettrica ad idrogeno, circa il 6% di rendimento globale, comunque l’auto deve avere accumulatori (per recupero sulle frenate e spunto in accelerazione) e deve avere un serbatoio contenete idrogeno liquido ad una temperatura bassissima ed una pressione alta. Oltre al problema della produzione di CO2 in centrale (la stessa di prima) c’è anche il problema dell’ossigeno (un eccesso di ossigeno crea grossi problemi di incendi e problemi alla vita umana).

3) Caso auto ad idrogeno con motore tradizionale.
inizio 100 unità di energia;
trasformo in elettricità, 40%, restano 40 unità; trasporto l’energia, 80%, restano 32 unità;
elettrolisi dell’acqua, 70%, restano 22,4 unità;
tralascio le perdite per trasportare l’idrogeno liquido e distribuirlo.
la uso con motore a scoppio, 25% (ottimistico), uso 5.6 unità di energia (e, a meno di auto ibrida, non recupero le frenate).
Sintesi: auto tradizionale ad idrogeno, circa il 6% di rendimento globale. Restano gli stessi problemi del caso 2.

Di chi sono le idee?

Nei mesi scorsi si è molto discusso sui problemi di proprietà intellettuale, di come essa vada tutelata dalle leggi, di come realizzare un giusto equilibrio che permetta ai cittadini di rispettarle e trarne giovamento. La comunità europea si è quindi messa al lavoro sulla regolamentazione dei brevetti, con particolare attenzione a quelli riguardanti il software, una delle poche parti non brevettabili secondo le leggi vigenti. Il motivo di questo improvviso interesse si può ricercare nella continua pressione di grosse multinazionali americane, che vogliono creare una uniformità di trattamento tra l’Europa e gli Stati Uniti. Negli States, infatti, è possibile brevettare il software, mentre in Europa è stato espressamente vietato dalla convenzione di Monaco del ’73, e c’è stata una forte attività di lobbying per cercare di espandere questa possibilità anche nel vecchio continente.

Questa decisione porta considerazioni economiche, culturali, politiche ed etiche, ed una trattazione seria di tutto l’argomento richiederebbe una letteratura molto più vasta di un solo articolo, per questo motivo mi limiterò a dare un mio giudizio sulle questioni etiche che stanno alla base del problema dei brevetti sul software, perché lo ritengo particolarmente interessante.

Il software altro non è che l’applicazione pratica di algoritmi e metodi matematici. Partire da un’idea diversa è sbagliato, e potrebbe trarci in inganno. Tutto quello che vediamo, dai programmi di videoscrittura ai programmi per la navigazione, sono dirette o indirette applicazioni di algoritmi matematici e paradigmi di statistica e matematica discreta. A volte lo sono indirettamente, quando il programmatore non ha realizzato l’opera utilizzando formule ed espressioni matematiche, ma in questo caso il suo lavoro poggia su quello di altri, che hanno creato le basi per facilitare il suo compito. Tutto questo è necessario per capire il motivo per il quale non è possibile brevettare il software, ma solamente proteggerlo con il copyright.

I brevetti servono per proteggere le innovazioni tecniche, dove per innovazione viene inteso un miglioramento dello stato dell’arte di un settore finalizzato alla produzione. Se invento un modo per produrre energia dall’acqua, posso proteggerla tramite un brevetto. I brevetti sul software, così come sono intesi in America, sono invece brevetti sulle idee. Un esempio può essere l’idea di barra di scorrimento, quella che utilizziamo per vedere le pagine successive di un documento, oppure l’idea di utilizzare un pulsante che richiami una funzione. Dietro questo tipo di idee non c’è una innovazione che porti alla produzione, soprattutto quando quello che si vorrebbe brevettare riguarda unicamente l’interfaccia con la quale gestiamo alcune delle caratteristiche dei computer.

Molte associazioni, tra le quali anche il Forlì Linux User Group, hanno protestato con tutti i mezzi a loro disposizione contro l’introduzione dei brevetti sul software, non con l’obiettivo di liberalizzare la copia dei programmi, già protetta ad hoc dal Copyright, ma con la viva preoccupazione che si potessero brevettare anche nel nostro paese le idee alla base dell’utilizzo dell’informatica.

Sembrerebbe folle il solo pensiero di brevettare l’idea di un volante per automobili, cosa che impedirebbe ai cittadini di cambiare automobile nel corso degli anni, ma gli analoghi riferimenti nel campo dell’informatica, forse perché ancora lontani dalla cultura popolare, non destano altrettanta preoccupazione.

E’ difficile esprimere un giudizio su chi sia il proprietario di un’idea, e se questa “proprietà” vada tutelata per incentivare l’innovazione. In America i brevetti sul software non hanno funzionato, incentivando direttamente la nascita di monopoli settoriali, a causa delle enormi spese giuridiche alle quali sono continuamente sottoposte le ditte produttrici di software (con una media di 500’000 dollari a causa, per essere precisi).

Le idee sono il frutto di un’opera collettiva, nascono e si riproducono grazie allo scambio di informazioni e all’interazione di idee diverse, che ne procreano altre che saranno alla base delle prossime. Il teorema di Pitagora non è mai stato brevettato, ma non si può dire che la diffusione di questa idea non abbia portato innovazione. Per questo l’impossibilità del libero scambio delle idee non funziona come incentivo alla loro produzione, e quasi sempre accade l’esatto contrario, che queste derivino direttamente dalla possibilità di comunicazione.

Questo è chiaro anche ai legislatori americani, che ora stanno rivalutando il problema, ma che in passato probabilmente hanno pensato più agli interessi di pochi grandi, piuttosto che al bene dei cittadini che dovevano amministrare. In Europa continuiamo a resistere alla tentazione delle grandi multinazionali, impedendo la regolarizzazione dei brevetti software, speriamo che in futuro i cittadini prendano più coscienza e si rendano conto del rischio che corrono quando ignorano questi problemi.

Il rischio di perdere la proprietà e la paternità delle proprie idee.

Riuso e Recupero

In questi giorni si parla del ciclo dei rifiuti urbani, per via del progetto di Hera della terza linea dell’inceneritore. Tutti dicono che una soluzione parziale alla dispersione di materie prime e di energia derivante dai prodotti che utilizziamo ogni giorno è sicuramente il riuso, prima ancora della raccolta differenziata e del recupero dei materiali.
Vi voglio quindi dare due o tre esempi concreti di come si possa evitare il conferimento nei bidoni dell’indifferenziato di parte dei nostri rifiuti, e conseguentemente diminuire la quantità complessiva di quello che buttiamo via, con tutti gli svantaggi che ne conseguono.

Composter casalingo
Hera fornisce in comodato gratuito alle famiglie un composter, che è uno speciale cassonetto da mettere in giardino nel quale possiamo inserire i rifiuti organici, per trasformarli in concime inodore. In questo modo evitiamo il conferimento del materiale meno combustibile di tutti, che la terra può riassimilare senza passare per la discarica.
Per ottenerlo gratuitamente, dovete andare nella sede di Via Grigioni e chiedere del Composter in comodato, è una procedura immediata e molto semplice.

Un’altro buon esempio di riutilizzo viene dalle Sorelle Povere di S. Chiara in S. Biagio – Forlì (tel. 0543-26141), che raccolgono i barattoli vuoti di vetro (che in casa solitamente abbondano, dato che diversi alimenti vengono acquistati al loro interno), per riutilizzarli per la vendita di marmellate autoprodotte.

L’ultimo esempio viene invece dal WWF di Forlì, che raccoglie i tappi di sughero delle bottiglie per dimostrare il loro valore nell’utilizzo come materiale coibentante delle abitazioni.

Se avete altre segnalazioni di questo tipo, fatemele avere, le pubblicherò molto volentieri.

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