Energia

Il programma di Pecoraro per le primarie

I verdi di Forlì sostengono ed invitano a votare il presidente Alfonso Pecoraro Scanio alle primarie del 16 ottobre affinché le tematiche e le istanze ambientaliste siano rappresentate adeguatamente all’interno del programma dell’Unione.

Potete trovare ogni informazione sul presidente nazionale dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio e sulla sua candidatura, al sito www.pecoraroprimarie.it.

Pecoraro Scanio si candita a rappresentare nell’Unione 13 priorità programmatiche, allegate a questo articolo.

PIU’ AMBIENTE, PACE, DIRITTI E SOLIDARIETA’ NELL’UNIONE

1.. Difendere la Costituzione. Più democrazia e partecipazione.
2.. Pace e democrazia. Riforma dell’Onu, cooperazione internazionale, disarmo e nonviolenza, lotta alle povertà. Globalizzare i diritti.
3.. Riforma economica e fiscale per l’innovazione, la sostenibilità e la solidarietà. Reddito sociale di cittadinanza e lotta al precariato. Riconoscere le nuove professioni.
4.. Donne e giovani. Mezzogiorno. Aree interne e montane, piccoli comuni: opportunità per il rilancio economico e sociale dell’Italia.
5.. Nuovo piano per infrastrutture davvero utili e rilancio della mobilità sostenibile. Riforma della politica energetica e dei rifiuti.
6.. Legge urbanistica nazionale. Beni comuni. Recupero e tutela del patrimonio artistico e storico.
7.. Agricoltura, artigianato, piccole imprese, turismo e cultura: settori su cui investire davvero.
8.. Per un’informazione libera. Il pluralismo culturale e tematico. Internet e software libero.
9.. Diritto alla salute. Per tutti. Benessere e promozione dello sport.
10.. Uno stato laico garante dei diritti di tutti. Difesa della scuola pubblica. Pacs.
11.. Giustizia, legalità e sicurezza. Ecologia della politica e trasparenza nella Pubblica amministrazione. Diritti dei consumatori.
12.. Immigrazione e cittadinanza. Riforma del welfare. Politiche di tolleranza, lotta all’emarginazione e al disagio.
13.. Tutela della biodiversità e diritti per i nostri amici animali.

Le 13 Priorità programmatiche del candidato Pecoraro Scanio per l’Unione, all’interno del Progetto per l’Italia: I principi e le azioni dell’Unione
Premessa

Futuro. Una parola semplice che oggi più che mai suscita due sensazioni contrastanti: speranza e preoccupazione. Vogliamo restituire speranza e fiducia ad una società che è costretta, per scelte sbagliate, a guardare al proprio futuro con preoccupazione.

Mai come in questi ultimi anni sono stati messi in crisi valori che erano considerati il fondamento del vivere civile e della convivenza. Gli interessi privati, e spesso l’affarismo, hanno sopraffatto gli interessi pubblici e una miriade di nuove norme hanno minato la certezza del diritto e di un diritto uguale per tutti.

I Verdi, le realtà arcobaleno e i tanti comitati di cittadini mobilitati per queste primarie ritengono che nel nostro Paese occorra ripartire da quei valori e propongono l’ambiente e la solidarietà come chiavi per indirizzare le nuove scelte che dovranno essere compiute.

L’ambiente, quindi, non come ambito tematico isolato ma come riferimento trasversale per indirizzare le politiche economiche, l’innovazione, la gestione del territorio, i nuovi diritti e i nuovi doveri, la promozione di nuova cultura e sensibilità, di un rispetto che possa portare alla convivenza pacifica dei popoli. La solidarietà deve saper mettere al centro l’altruismo come valore. La solidarietà è la scelta strategica capace di guidare i rapporti tra le persone, gli stati, il Nord e il Sud del mondo.

Abbiamo visto come dietro la guerra si nascondano formidabili interessi economici legati allo sfruttamento delle risorse naturali. E’ chiaro a tutti come la povertà di molti paesi del mondo sia legata a scelte economiche globali che mirano a mantenere nelle mani di pochi risorse naturali che invece dovrebbero essere accessibili a tutti.

L’immigrazione, per esempio, è innanzi tutto fuga da questa povertà. E noi, paesi sviluppati grazie anche allo sfruttamento di risorse naturali non nostre, abbiamo la responsabilità di dare risposte serie e concrete di solidarietà.

La corretta gestione delle risorse naturali e la solidarietà, dunque, sono le chiavi su cui si gioca il futuro del mondo in termini di pace o guerra, di convivenza o conflitto, di ricchezza di pochi o benessere di molti, di povertà diffusa o dignità di vita. Offrono modalità più efficienti di produrre e soddisfare i bisogni di tutti, limitando i consumi di risorse non inesauribili; di arginare gli sconvolgimenti di sistemi e cicli naturali causati da forme di inquinamento che si trasformano sempre più spesso in catastrofi e malattie.

L’ambiente in Italia ha incredibili potenzialità che la politica sino ad oggi non ha saputo cogliere. La bellezza e le risorse del nostro paese, sopravvissute a speculazioni e scempi, rappresentano il punto da cui partire. Questo significa operare su due fronti: preservare questi beni, naturali ed artistici, che rappresentano intrinsecamente il nostro essere, valorizzarli in modo corretto, senza snaturarli, quale volano di uno sviluppo diffuso che recuperi e promuova in termini di qualità tradizioni, prodotti, forme di ospitalità, restauri ed interventi di recupero. Ma questo certamente non basta. E’ essenziale coniugare il recupero con l’innovazione. In Italia, infatti, l’innovazione, tecnologica ma non solo, in troppi settori è rimasta arretrata.

L’unione, quindi, di qualità ed innovazione sono alla base dell’unica credibile ipotesi di rilancio economico del nostro paese. Nell’industria come nell’agricoltura la sfida ai nuovi mercati non potrà mai essere vincente se basata solo su parametri legati ai costi di produzione, ma deve appunto imporre parametri di qualità e innovazione che proprio nella chiave “ambiente” trovano la loro principale ragione d’essere.

L’Italia ha il dovere di tutelare i propri tesori anche al di là della risorsa che questi rappresentano. Proteggerli perché il nostro patrimonio artistico è davvero un patrimonio di tutta l’umanità, proteggerli perché la diversità biologica che caratterizza il nostro patrimonio naturalistico è la più importante d’Europa ed è strettamente connessa alla qualità della vita di tutti. Sui beni artistici e naturali si è tentato di fare mercimonio e i beni dello Stato, il demanio, le aree protette sono stati messi a rischio da tentativi di vendita, di sfruttamento improprio. Si è perso il senso del valore della tutela, quale garanzia della conservazione di uno straordinario patrimonio collettivo che si è voluto vedere solo in funzione delle sua potenziale capacità di “fare cassa”.

Questa dissennata scelta, insieme alla politica dei condoni edilizi, delle sanatorie paesaggistiche, del rilancio dell’edilizia senza regole e pianificazione, delle grandi infrastrutture cosiddette pubbliche, ha aggravato lo stato di sofferenza e di crisi inteso come territorio, paesaggio, centri storici, borghi antichi, boschi, coste, fiumi e montagne e ha provocato un enorme spreco di denaro pubblico senza alcun beneficio per i cittadini.

Chiediamo di ripensare le politiche di gestione del territorio, dei beni culturali e naturali. Proponiamo di superare la logica delle megaopere pubbliche e di riaffermare quella della manutenzione ordinaria e straordinaria di cui questo paese ha bisogno. Un grande progetto, quindi, per realizzare interventi calibrati e legati al territorio in cui si inseriscono, funzionali alle esigenze reali e concreti della gente, dai trasporti pubblici agli acquedotti; dal consolidamento degli edifici nelle aree a rischio sismico e la messa in sicurezza delle aree dissestate ad un piano di recupero e ricostruzione in bioedilizia per le periferie e le aree degradate. Creando così occupazione e una risposta all’emergenza abitativa.

Chiediamo di immaginare uno sviluppo che non sia semplicemente sinonimo di crescita. Uno sviluppo nella direzione di una maggiore qualità della vita slegato dalla crescita scriteriata di consumi, di territorio occupato, di rifiuti prodotti. Uno sviluppo dove l’ ambiente dia all’economia anche parametri diversi rispetto a quelli del solo prodotto interno lordo, che offra la possibilità il dare un valore reale e tangibile ai beni naturali, siano essi l’acqua che consumiamo, l’aria che respiriamo, il suolo che usiamo o le risorse che importiamo.

Chiediamo che i principi di solidarietà e di rispetto per la dignità delle persone siano al centro dell’agire politico. L’obiettivo è quello di un benessere fisico, psichico ed economico in cui siano effettivamente garantiti a tutti il diritto alla vita, all’istruzione, alla casa, ad un lavoro stabile, ad un reddito dignitoso, alla salute e alla sicurezza. Anche sul piano internazionale l’azione di governo deve guardare alla promozione dei diritti della persona, dei principi democratici e di giustizia sociale. In particolare, è necessario che il governo sia protagonista di una campagna internazionale per l’abolizione della pena di morte, per la piena ed effettiva applicazione della Carta dei diritti dell’uomo e delle altre convenzioni internazionali a tutela delle persone.
Perché questo sia possibile occorre riacquistare fiducia nelle istituzioni, riaffermare l’importanza del rispetto delle leggi come presupposto di convivenza, ridare all’educazione la capacità di far conoscere il valore delle cose comuni e di come la vita degli uomini sia inscindibilmente legata a tutta la vita del pianeta.

Occorre riaffermare quel senso di partecipazione alla cosa pubblica che responsabilizzi tutti e renda tutti partecipi, ridare protagonismo alle forme di aggregazione capaci di esprimere progetti comuni, di sostenere azioni affinché nessuno possa sentirsi escluso.

Ci poniamo l’obiettivo di dare un segno di discontinuità non solo rispetto a ciò che ha caratterizzato quest’ultima disastrosa legislatura, ma anche rispetto alla tradizionale cultura economica e industriale che rischia di riproporre, anche nella coalizione di centrosinistra, scelte sbagliate.

1) Difendere la Costituzione. Più democrazia e partecipazione.

Attuare le riforme necessarie per garantire un vero federalismo, valorizzando la centralità degli enti locali nel rispetto del principio di sussidiarietà. No alla devolution. Riconoscimento della tutela dell’ambiente tra i diritti costituzionali. Bilancio e urbanistica partecipati. Voto alle elezioni amministrative per gli immigrati e nuova legge sulla cittadinanza. Riformare l’istituto referendario per restituire valore alla partecipazione popolare.

2) Pace e democrazia. Riforma dell’Onu, cooperazione internazionale, disarmo e nonviolenza, lotta alle povertà. Globalizzare i diritti.

Ritirare immediatamente le truppe italiane dall’Iraq. Avviare la riduzione delle spese militari nel corso della prossima legislatura e destinare i fondi risparmiati alla cooperazione internazionale, alla costituzione di corpi civili di pace, al potenziamento delle nostre forze di polizia e dell’intelligence internazionale per la lotta al terrorismo. Riformare l’Onu e il Wto per perseguire una politica di pace attraverso la lotta a povertà e ingiustizie, estendendo diritti e tutele. Introduzione della Tobin Tax. Ripristinare i vincoli previsti dalla L.185/90 sull’importazione ed esportazione delle armi. Cancellare il debito dei paesi poveri. Sostenere il commercio equo e solidale con incentivi fiscali ed eliminando i dazi all’importazione per questi prodotti. Liberare il nostro paese dal nucleare militare.

3) Riforma economica e fiscale per l’innovazione, la sostenibilità e la solidarietà. Reddito sociale di cittadinanza e lotta al precariato. Riconoscere le nuove professioni.

Perseguire l’equità fiscale, reintroducendo le tasse di successione per i grandi patrimoni, tassando adeguatamente le transazioni finanziarie e le speculazioni. Lotta all’evasione. Ridurre il carico fiscale sul lavoro, le nuove attività e i professionisti. Pensioni sicure e dignitose. Introdurre il reddito sociale di cittadinanza. Lotta al precariato: estendere diritti e tutele a tutti i lavoratori. Cancellare le norme che istituzionalizzano la precarietà. Promuovere l’occupazione anche con piani di sostegno dell’industria per innovazione e ambiente puntando alla produzione di beni destinati al miglioramento della qualità della vita. Piano di riqualificazione edilizia delle periferie e delle aree degradate con uso di tecnologie avanzate e bioedilizia. Riconoscere le nuove professioni e riformare gli ordini.

4) Donne e giovani. Mezzogiorno. Aree interne e montane, piccoli comuni: opportunità per il rilancio economico e sociale dell’Italia.

Le donne e i giovani sono tenuti ai margini delle responsabilità decisionali. Servono misure concrete di sostegno all’imprenditoria giovanile e femminile. Atti di governo per aumentare la partecipazione alla vita economica e istituzionale. Il rilancio del Sud è un dovere e un’opportunità per tutto il paese. Iniziative per rimuovere gli ostacoli legali e illegali allo sviluppo del mezzogiorno. Garantire al Sud parità di condizioni bancarie e assicurative con il resto d’Italia. Rilanciare e riqualificare l’azione a favore dell’imprenditorialità giovanile, a partire dal prestito d’onore e l’I.G. Diffondere modelli di turismo sostenibile, come l’agriturismo e il turismo rurale di qualità.

5) Nuovo piano per infrastrutture davvero utili e rilancio della mobilità sostenibile. Riforma della politica energetica e dei rifiuti.

Nuovo Piano delle infrastrutture utili. Cancellare i devastanti progetti avviati dal governo di centrodestra a partire dal Ponte sullo Stretto di Messina, il MoSE di Venezia, la TAV in Valsusa e l’autostrada della Maremma, utilizzando le risorse per il potenziamento delle reti ferroviari e le vie del mare (cabotaggio), nonché il completamento delle reti idriche. Incentivare il trasporto pubblico nelle città, estendere le aree verdi e le piste ciclabili. Attuare una riforma dell’energia incentrata su risparmio ed efficienza, la produzione diffusa da fonti rinnovabili a partire dal solare per evitare il ricorso al carbone. Attuare la tariffa dei rifiuti, avviare la separazione tra materia organica e secca ed incentivare la raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio per superare il ricorso agli inceneritori. Realizzare piani antirumore per il traffico aereo e stradale.

6) Legge urbanistica nazionale. Beni comuni. Recupero e tutela del patrimonio artistico e storico.

Difendere i beni comuni a partire dal no alla privatizzazione dell’acqua. Varare la Legge urbanistica nazionale per promuovere un corretto assetto del territorio e vietare definitivamente i condoni edilizi. Attuare un piano nazionale per la tutela del mare dei fiumi e delle coste. Investire nel recupero e nella tutela del patrimonio artistico, storico ed archeologico del paese. Abolire la Patrimonio spa. Varare un piano nazionale contro l’elettrosmog.

7) Agricoltura, artigianato, piccole imprese, turismo e cultura: settori su cui investire davvero.

Sostenere e promuovere l’agricoltura biologica, tipica e di qualità con attenzione anche al settore della pesca. Riconoscere al mondo agricolo il ruolo di presidio territoriale. Impedire la diffusione degli Ogm. Garantire la sicurezza alimentare. Norme di garanzia per i consumatori: etichette e filiere. Sostenere e difendere le piccole imprese, quelle artigianali, la nascita e lo sviluppo di cooperative, in particolare sociali, e il noprofit. Puntare sul turismo di qualità ecocompatibile. Valorizzazione e tutela delle tradizioni enogastronomiche italiane come veicolo di promozione del territorio. Nuova legge, sul modello francese, per cinema e audiovisivo, musica, teatro, arte e altre attività culturali.

8) Per un’informazione libera. Il pluralismo culturale e tematico. Internet e software libero.

Abolire la legge Gasparri e riformare il settore superando gli oligopoli pubblicitari. Bloccare ogni forma di privatizzazione della Rai, la più grande industria culturale del paese. Valorizzare le professionalità presenti nel servizio pubblico radiotelevisivo. Garantire il pluralismo tematico e culturale prima che partitico. Sostegno dell’emittenza locale, regionale e interregionale. Difendere la libertà dell’informazione e della comunicazione anche combattendo la brevettazione del sapere e incentivando lo sviluppo di software non proprietari.

9) Diritto alla salute. Per tutti. Benessere e promozione dello sport.

Arrestare la devolution nella sanità. Garantire i diritti dei malati. Rafforzare i controlli per verificare il livello dei servizi offerti. Massima tutela per le fasce sociali più deboli. Valorizzare tutte le professionalità nel settore sanitario. Riconoscimento per le medicine non convenzionali e le discipline bionaturali. Promozione delle attività sportive con attenzione a quelle non agonistiche. Rafforzare la lotta al doping.

10) Uno stato laico garante dei diritti di tutti. Difesa della scuola pubblica. Pacs.

Abolire la legge Moratti e garantire il diritto allo studio con l’estensione dell’obbligo ai diciotto anni. Riconoscere la centralità della scuola pubblica con adeguati investimenti. Valorizzare la professionalità del corpo docente con retribuzioni adeguate ai livelli europei e l’aggiornamento professionale. Investire sulla ricerca e l’università. Approvare i Pacs e le leggi antidiscriminazioni.

11) Giustizia, legalità e sicurezza. Ecologia della politica e trasparenza nella Pubblica amministrazione. Diritti dei consumatori.

Piano nazionale di lotta alle mafie, facilitare la confisca dei beni della malavita. Varare la legge contro la corruzione e per la confisca degli arricchimenti illeciti. Ridurre i compensi destinati agli eletti ed alti funzionari a livello nazionale, regionale e locale riportandoli alle medie europee. Approvare il codice del buongoverno sul modello spagnolo. Impedire a rappresentanti istituzionali di cumulare più incarichi pubblici retribuiti. Approvare la ‘class action’ e nuovi diritti per consumatori e risparmiatori.

12) Immigrazione e cittadinanza. Riforma del welfare. Politiche di tolleranza, lotta all’emarginazione e al disagio.

Chiudere i Cpt. Varare forme di accoglienza e abolire la Bossi-Fini. Abrogare le leggi ‘ad personam’ del centrodestra e la riforma dell’ordinamento giudiziario. Promuovere riforme garantendo l’indipendenza della magistratura, l’effettivo diritto della difesa e la rapidità dei procedimenti. Tutela delle vittime dei reati. Approvare il codice dei reati ambientali. Invertire l’attuale politica di rigore verso gli emarginati e di impunità per i potenti. Rilanciare le politiche sociali abbandonando la centralità di quelle repressive in tema di tossicodipendenze. Avviare un piccolo ‘Piano Marshall’ per le carceri italiane finalizzato a migliorare le condizioni di vita e il reinserimento sociale. Valorizzare le misure alternative alla detenzione. Istituire il Garante nazionale dei diritti dei detenuti. Attuare politiche sociali volte alla prevenzione dei crimini e depenalizzare i reati minori. Riproporre l’amnistia per i reati minori e sociali. Diritti dei diversamente abili. Sostegno alle persone non autosufficienti. Sostegno alle famiglie, in particolare a quelle con i bambini. Tutela dei minori e diritto agli asili nido per tutti i bambini. Sostegno al volontariato laico e cattolico.

13) Tutela della biodiversità e diritti per i nostri amici animali.

Difendere e potenziare la rete delle aree protette con adeguate risorse.Lavori verdi. Impedire deroghe ed ogni altra forma di peggioramento della legge sulla caccia e tutelare gli animali selvatici con l’estensione ed il collegamento fra le aree protette. Avviare un Piano nazionale per il sostegno alla ricerca con metodi alternativi alla sperimentazione sugli animali che riduca da subito il ricorso alla vivisezione con l’obiettivo del suo definitivo superamento entro dieci anni.

Coordinamento Romagnolo dei Verdi contro gli Inceneritori

In occasione della 4^ giornata mondiale contro l’incenerimento dei rifiuti (7 settembre 200) nasce il:
Coordinamento Romagnolo dei Verdi contro gli Inceneritori.
Insieme per costruire un’alternativa reale e concreta all’incenerimento, l’unica alternativa che offre una speranza per il futuro: ZERO RIFIUTI.Ridurre, Riutilizzare, Riciclare, Riparare, Rallentare: queste le parole d’ordine del coordinamento.
Insieme per escludere l’incenerimento dei rifiuti dalle pratiche di produzione di energia assimilata alle rinnovabili.
I rifiuti sono considerati in Italia fonti assimilate per il Cip6, ciò consente agli inceneritori di accedere a tariffe agevolate per la produzione di energia elettrica.
Insieme per progettare, pianificare e partecipare alle strategie di gestione dei rifiuti della Romagna, un territorio con tante caratteristiche simili e con un unico gestore: Hera.

Mario Galasso – Verdi Riccione (Rn)
e-mail: mgalasso@email.it

Valeria Antonioli – Verdi Cattolica (Rn)
e-mail: linoclementi@virgilio.it

Davide Fabbri – Verdi Cesena (FC)
e-mail: davide.fa@virgilio.it

Alessandro Ronchi – Verdi Forlì (FC)
Contatto Email

Maria Grazia Beggio – Verdi Ravenna (RA)
e-mail: larcara@aliceposta.it

GAIA – Global Alliance for Incinerator Alternatives – è un’alleanza internazionale di cittadini, organizzazioni non governative, studiosi e non che hanno come obiettivo la messa al bando dell’incenerimento dei rifiuti.

Insieme a GAIA e alla Rete Nazionale Rifiuti Zero il Coordinamento Romagnolo dei Verdi Contro gli Inceneritori promuove in Italia la 4^ GIORNATA MONDIALE CONTRO L’INCENERIMENTO 7 settembre 2005

CONTRO LE LOBBIES
Nel nostro paese è in atto un tentativo da parte di potenti lobbies industriali e finanziarie e da un trasversale arco di forze politiche per la realizzazione di un grande numero di inceneritori.
Dal nord al sud dell’Italia tutte le regioni sono oggetto di una campagna di promozione di inceneritori
siano essi intesi come impianti destinati al trattamento di rifiuti urbani, sia come “impianti industriali” di co-combustione.
Chiediamo la messa al bando degli impianti in cui si abbina e confonde l’impiego di combustibili tradizionali, con derivati dal trattamento di rifiuti tradizionali o di sostanze assimilabili dallo svariato tipo e natura: CDR, pneumatici, biomasse di origine industriale, etc.

SOSTANZE CANCEROGENE
I sostenitori degli inceneritori cercano, attraverso un’opera di mistificazione mediatica, di accreditare i moderni termovalorizzatori (così li chiamano) come impianti produttori di energia elettrica, pur nella consapevolezza della pessima reputazione attribuita loro da parte delle popolazioni. I cittadini, invece, e giustamente, li associano ad emissioni di grandi quantitativi di inquinanti cancerogeni quali diossine, furani, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, polveri sottili, etc., ed a dispetto delle stesse norme giuridiche che classificano questi impianti innanzitutto come inceneritori.
Che la spazzatura possa diventare un combustibile è questione assolutamente infondata,
La letteratura scientifica dimostra che bruciare i rifiuti rappresenta uno spreco di risorse se confrontato con i risparmi derivanti dal recupero, dal riutilizzo e dal riciclaggio dei materiali; nonché, a maggior ragione, attraverso la riduzione della produzione di rifiuti. Ciò consente risparmi di energia da 3 a 5 volte maggiori rispetto al loro incenerimento.

DANNI ALLA SALUTE UMANA
Il “presunto” recupero energetico da rifiuti, comporta un danno certo alla salute umana attraverso l’emissione dagli inceneritori di sostanze inquinanti, persistenti e bioaccumulabili come le diossine. A questo si aggiungono processi decisionali autoritari che eludono non solo, come quasi sempre accade (ad Acerra e in Campania, a Brescia, in Piemonte, Trentino-Alto Adige, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Molise, Lazio, Calabria, Sicilia, etc), le stesse leggi sulle valutazioni sugli impatti ambientali e strategiche – Via e Vas -, cioè quelle valutazioni strategiche e strutturali per lungimiranti programmi e pianificazioni.
Ma soprattutto viene disattesa e negata qualsiasi valutazione su realizzabili proposte alternative
Come se ciò non bastasse gli inceneritori producono elevate quantità di scorie e ceneri che devono comunque essere conferite in discariche speciali
Che la termovalorizzazione sia una favola è dimostrato anche dallo scarso recupero di energia elettrica ottenibile con l’incenerimento dei rifiuti che non va oltre il 18/20% del loro potenziale calorifico totale, ed a cui va sottratta l’energia necessaria alla produzione del CDR (separazione, essiccazione, movimentazione), al trattamento delle ceneri, delle polveri e delle acque di risulta. Un altro imbroglio.
Poiché il combustibile derivante dai rifiuti è composto almeno per il 35-40% da carta e cartoni, e per il resto da scarti quasi tutti riciclabili (legno, gomma, plastiche, cascami tessili), appare evidente che bruciare rifiuti è in aperto contrasto con il riciclaggio.
Occorre ribadire che la normativa vigente (comunitaria e nazionale) considera prioritario il recupero di materia rispetto a quello “energetico”; quest’ ultimo comunque sempre subordinato alla riduzione, al riuso e al recupero di materia.

IN EUROPA
Non a caso, Danimarca, Belgio e Austria applicano una tassa sull’incenerimento da 4 a 71 € per tonnellata. Al contrario in Italia l’industria dell’incenerimento gode di lauti sussidi pubblici che consentono di vendere all’Enel e al Gestore della Rete Nazionale l’energia elettrica prodotta dall’incenerimento ad un prezzo 3 volte superiore a quello di mercato.
Maggiorazione che viene caricata sulle bollette degli italiani sotto la voce truffaldina: “costruzione impianti fonti rinnovabili”

CI INGANNANO
Adesso gli sponsor degli inceneritori cercano di entrare da protagonisti nella ghiotta partita miliardaria dei “certificati verdi” attraverso l’inganno dell’assimilazione alle energie realmente rinnovabili di quella poca prodotta bruciando rifiuti (Dlgs. 387 del 2003).
In realtà recuperare energia dai rifiuti bruciandoli è uno spreco e un imbroglio energetico ed economico.
Carta e cartoni, ma soprattutto le plastiche, sono i principali materiali ad elevato potere calorifico (circa il 90% sul totale) e funzionali al “buon” funzionamento degli inceneritori. Ma bruciare le plastiche, che sono di derivazione petrolifera, equivale a bruciare combustibili fossili. La carta è prodotta dal legno con un processo che comporta l’impiego di consistenti flussi di energia e di risorse primarie (acqua e foreste).
Bruciandola si sprecano risorse che al contrario vengono risparmiate riciclando i diversi materiali cartacei.
Questa è una “truffa” che occorre bloccare.

IMPIANTI ANTI ECONOMICI
Senza queste sovvenzioni, gli inceneritori, costretti a costi di investimento e gestione sempre più onerosi per mantenere le emissioni inquinanti entro le normative di settore, giustamente, sempre più restrittive, non sarebbero in grado di reggere economicamente e, nello stesso tempo, la via del riciclaggio apparirebbe ancor più conveniente, efficace e rapida.
Noi sosteniamo che i finanziamenti pubblici debbano incentivare le produzioni pulite a basso tasso di scarti e di consumi energetici, il riciclaggio ed il compostaggio, nonché il risparmio energetico (case passive, piccoli impianti locali, in modo da evitare le perdite di rete) e le fonti energetiche realmente rinnovabili come il solare, l’eolico, i piccoli impianti idroelettrici, etc.

COSA POSSIAMO E DOBBIAMO FARE
Per bloccare questa truffa proponiamo, assieme alle realtà locali, una mobilitazione nazionale attraverso:
1. Una raccolta di firme da presentare al Parlamento Europeo ed Italiano anche attraverso sit-in e manifestazioni.
2. L’individuazione di modalità organizzative per l’introduzione di forme di autoriduzione della tariffa rifiuti laddove questa non è calcolata in maniera “puntuale” sulla base dei rifiuti realmente conferiti.
GAIA
Rete Nazionale Rifiuti Zero
Coordinamento Romagnolo dei Verdi Contro gli Inceneritori

Conferenza Nazionale sulla Politica Energetica in Italia – Bologna 18-19 aprile 2005

Conferenza Nazionale sulla Politica Energetica in Italia – Bologna 18-19 aprile 2005

Nel momento in cui il mercato del petrolio e – più in generale – delle fonti primarie di energia è caratterizzato da forti tensioni e crescenti preoccupazioni, l’Università di Bologna ritiene opportuno promuovere un Forum di confronto sulla politica energetica nazionale a breve e medio termine.
Un primo significativo passo in questa direzione è costituito dalla Conferenza che l’Ateneo intende organizzare nei giorni 18 e 19 aprile 2005 sul tema Conferenza Nazionale sulla Politica Energetica in Italia.
Obiettivo principale dell’iniziativa è di identificare tematiche prioritarie di ricerca e sviluppo su cui concentrare le attività delle Università , degli Enti Nazionali di ricerca e dell’Industria pubblica e privata.

MOZIONE RISPARMIO ENERGETICO

IL CONSIGLIO COMUNALE DI FORLÌ

PREMESSO

* che l’energia è un bene prezioso che non può essere sprecato e la questione energetica è uno dei temi su cui si gioca il futuro del nostro pianeta;
* che la prima fonte di energia è il risparmio energetico, inteso non come rinuncia ma come mantenimento del benessere con minore approvvigionamento da fonti energetiche;
* che il risparmio energetico attiva un sistema virtuoso che, nel rispetto dell’ambiente, produce anche benefici per la diminuzione della spesa pubblica e, assieme allo sfruttamento delle fonti rinnovabili, può già essere una valida alternativa alla costruzione di nuove centrali;
* che un valido strumento per utilizzare meno e meglio risorse e beni consiste negli Acquisti Verdi (Green Public Procurement), recentemente introdotti dall’Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena e già adottati anche dal nostro Comune, con il quali si prevede l’introduzione nei bandi pubblici della richiesta di mezzi e tecnologie che favoriscano il risparmio energetico;
* che il 16 Febbraio è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto che impegna anche le amministrazioni locali al rispetto dei vincoli imposti alle emissioni di inquinanti in atmosfera;
* che è da poco stata approvata la Legge Regionale sull’Energia, che agli articoli 4 e 5 prevede gli ambiti di intervento dei Comuni per la riduzione dei consumi energetici;

IMPEGNA LA GIUNTA COMUNALE

* a farsi promotrice, presso le sedi idonee, di iniziative che abbiano lo scopo di incentivare il risparmio energetico all’interno della pubblica amministrazione, nelle aziende locali e nelle abitazioni private, anche sfruttando gli ambiti di intervento previsti dalla Legge Regionale sull’Energia per la riduzione dei consumi energetici;

* a sfruttare l’introduzione e l’uso degli “Acquisti Verdi” per incentivare il risparmio energetico;

* a ridurre sprechi, inefficienze ed usi impropri dell’energia nelle proprie sedi anche attraverso le società private ESCO (Energy Service Company), che realizzano a proprie spese le ristrutturazioni energetiche richiedendo in cambio, per un numero di anni fissato contrattualmente, i risparmi energetici che riescono ad ottenere;

14/03/2005

Ed il rifiuto divenne polvere

In questi anni in Italia abbiamo visto la costruzione di un numero sempre maggiore di inceneritori, spesso chiamati termovalorizzatori per nasconderne l’immagine negativa.
Il fine che porta alla progettazione di questi nuovi impianti è, come al solito, solamente economico.

Il decreto Legislativo del 29 Dicembre 2003, n 387, che aveva il compito di attuare la direttiva europea 2001/77, ha incluso nella lista delle fonti energetiche rinnovabili anche il combustibile da rifiuto, una sorta di selezione della spazzatura ad alto contenuto calorico.
Più semplicemente, visto che in Italia era inesistente una seria programmazione della produzione dell’energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili (come il solare, le biomasse, etc), sono stati inclusi in questa definizione anche gli inceneritori, per avere la possibilità di finanziarli con appositi contributi.

In questo momento, quindi, lo stato spende i nostri soldi per fornire contributi all’incenerimento dei rifiuti (il Cip6), ed investe denaro pubblico per diffondere nella nostra aria polveri sottili ed inquinanti anche cancerogeni.
Questo fatto è gravissimo, e poche persone ne sono a conoscenza: se non ci fossero questi incentivi, non sarebbe economicamente vantaggioso l’incenerimento dei rifiuti.

Come potrete certamente immaginare, se non fosse vantaggioso dal punto di vista meramente lucrativo, le aziende che gestiscono lo smaltimento, le Province, i Comuni e lo Stato stesso sposterebbero la loro attenzione dall’incenerimento alla riduzione dei volumi dei rifiuti ed al potenziamento del recupero di materia con la raccolta differenziata. In aggiunta a tutto questo, per completare il quadro, gli Stati che compongono l’Unione Europea prima o poi interverranno su questo finanziamento pubblico offerto in maniera così contrastante con lo scopo della direttiva. Invece che premiare le fonti rinnovabili, si finanzia l’incenerimento dei rifiuti, e non c’è nessun equilibrio di trattamento economico tra le imprese che operano nei diversi stati dell’Unione.

Il termine stesso utilizzato per questa pratica, termovalorizzazione, è stato coniato da zero e pensato per dare l’idea che un recupero dell’energia sia possibile e vantaggioso. Quando si cerca un nome nuovo per qualcosa che non ne avrebbe bisogno, si sta cercando di aggirare un problema o confondere le idee a qualcuno.
Ora noi compriamo petrolio, produciamo una bottiglia di plastica, la usiamo una volta e la gettiamo, poi la bruciamo. In questo ciclo, lo spreco di energia è immane e l’ultimo passaggio non ci fa recuperare nemmeno il 15% di quella impiegata. Questo non può certamente essere considerato un passaggio positivo, oppure una valorizzazione termica ed energetica.

Capito questo, risulta veramente difficile comprendere alcune politiche di gestione dei rifiuti che non vedono altro che lo smaltimento in discarica dopo la termovalorizzazione. Se queste politiche sono destinate a portare svantaggi anche economici, e certamente non hanno nessun vantaggio per l’ambiente e la salute dei cittadini, non hanno più senso di esistere.
Perché, allora, insistere su questo piano? Probabilmente perché una riduzione della produzione dei rifiuti da destinare allo smaltimento non conviene a chi gestisce questo servizio. Ma questo interesse è palesemente discordante con quello dei cittadini, che devono sapere che esiste una alternativa, già applicata in varie parti d’Italia con successo, che è vantaggiosa sia per le nostre tasche sia per la nostra salute.

Altrove i cittadini pagano per i rifiuti che producono, e questo premia le bollette di chi è più sensibile e diligente. Questo, in una qualsiasi comunità che beneficia dei buoni comportamenti di tutti, dovrebbe essere un obiettivo primario.

Nel terzo millennio abbiamo tutta l’esperienza necessaria per capire come incentivare i buoni comportamenti e disincentivare quelli sbagliati dei cittadini. Purtroppo non si può pensare che l’etica basti a spingere le persone: proprio per questo esistono regole, leggi, leve fiscali ed altri mille strumenti. L’uso di questi strumenti per incentivare fonti di danni seri all’ambiente ed alla salute è criminale, ma con i problemi di informazione che abbiamo nel nostro paese, certi comportamenti vengono celati e diventano normale amministrazione.

Ed il rifiuto diventa polvere e malattia, altro che energia.

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