Società

L’aeroporto di Forlì è nella nebbia e si continua a navigare a vista.

Ogni anno la stessa favola: l’aeroporto di Forlì è in perdita, ma il piano X lo solleverà dalla crisi. Salvo poi scoprire, tutte le volte, che il piano X non esiste.
La cura secondo l’assessore forlivese con la delega all’aeroporto al nuovo buco di 5 mln di euro è la fuoriuscita della società bolognese dalla SEAF, che presuppone quindi un aumento delle percentuali degli altri soci – con conseguenti maggiori spese annuali per il ripiano del debito del Comune – o l’entrata di quote consistenti di terzi fino ad ora non pervenuti.

Ben venga l’entrata dei privati e degli altri comuni che beneficiano di questa struttura, noi Verdi lo diciamo da anni, ma se ne discuta in Consiglio e con dati precisi.

Smettiamola però di prendere in giro i cittadini, dicendo loro che arrivati ad un certo volume di passeggeri la struttura smetterà di perdere: ogni anno voli e passeggeri aumentano, e con l’aumentare dei passeggeri aumenta il debito.

Diciamo loro la verità: con le loro tasse pagano parte del viaggio ai turisti di Cervia, Rimini e Cesenatico, o addirittura a quelli che vanno all’estero a spendere la quota delle loro vacanze, senza che chi guadagna da questo traffico si faccia carico dei costi.

Il piano X di Gennaio era l’hub di Ryanair, con la previsione di altri investimenti ed altri debiti pubblici, oggi si propone di tappare le falle con un nuovo centro commerciale.

Con l’aumento del petrolio, la crisi finanziaria e la diminuzione dei poteri d’acquisto dei cittadini si ipotizza che da fuori città la gente venga a fare shopping in aereo a Forlì.

E’ ora che l’amministrazione e la società smettano di scherzare e di navigare a vista, così facendo si continueranno a fare solo incidenti.

SI Fest 08: IDENTITÀ E PERCEZIONI 2 a Savignano sul Rubicone

IDENTITÀ E PERCEZIONI 2: apparire appartenere
fotografia e video, mostre, proiezioni, installazioni, conversazioni, lezioni, letture portfolio , galleria effimera, editoria, set fotografici, notte per la fotografia

12-13-14 settembre 2008
Savignano sul Rubicone, FC
Mostre aperte fino al 5 ottobre

La fotografia è di nuovo protagonista a Savignano sul Rubicone per una tre giorni che coinvolgerà la città disegnando luoghi e percorsi grazie a mostre, proiezioni e installazioni video.
Grandi protagonisti della fotografia internazionale si ritroveranno il 12, 13 e 14 settembre sotto l’attenta regia del curatore Laura Serani, per proporre una riflessione sull’immagine e sul suo divenire con grande attenzione all’evoluzione della società e a quella dei linguaggi fotografici che la interpretano e la materializzano. Il SI FEST ruota intorno al tema dell’identità, individuale e collettiva, sociale e territoriale, con una particolare attenzione quest’anno ai concetti di origine e appartenenza e alle loro rappresentazioni.
Le mostre e gli incontri affrontano la questione dell’identità e gli interrogativi che ne derivano: la percezione e la ricerca dell’immagine di sé e dell’altro, il bisogno di modelli, l’identificazione e il riconoscimento.

Gli autori esposti affrontano il tema partendo dal loro personale vissuto come nel lavoro di Malekeh Nayiny che ricerca nelle vecchie fotografie della sua famiglia tracce della sua cultura, travolta dal corso della storia iraniana; così come Gustavo Frittegotto, fotografo argentino, che lavora con le fotografie conservate nello studio del padre e, parallelamente, continua a documentare la realtà delle grandi pianure del loro paese di adozione
Di terre vicine e lontane ci parla anche Michael Nyman che a Savignano si esibirà in un concerto la sera del 13 settembre e che porta la sua mostra Sublime, dove ha ritratto i particolari delle città in cui ha suonato in giro per il mondo. Particolari che lo hanno colpito, visioni intime, scorci di vita che all’autore hanno regalato suggestioni che nessun panorama da cartolina avrebbe mai prodotto.
Dopo i premi del Jeu de Paume, nel 2007, con il “premio F” di Fabbrica e Forma, continua quest’anno la presentazione di importanti riconoscimenti a giovani fotografi. Forti sono le sensazioni intrappolate nelle immagini di Jessica Dimmock che col suo lavoro, Il nono piano, ritrae una comunità di tossicodipendenti che vive segregata in un palazzo di Manhattan. La straordinaria forza di questo progetto sta nello sguardo lucido e allo stesso tempo compassionevole della fotografa, che ci rimanda un’immagine priva di retorica e rende partecipi di un’autodistruzione di fronte alla quale non si può rimanere impassibili.
Come non si può rimanere impassibili di fronte alle fotografie di Mario Dondero, uno dei più famosi fotoreporter italiani, testimone di eventi che hanno segnato la storia e l’identità italiana per sempre. E con lui Uliano Lucas, che presenta al Festival una proiezione sul ‘68 all’occasione della pubblicazione del suo libro 68: un anno di confine. Il ‘68 nel mondo, dal Vietnam alla Cina, con la proiezione di Contact Press images. Di ritorno in Italia, invece con Ferdinando Scianna che proietterà il film Quelli di Bagheria, sul suo paese natale, simile alla moltitudine di paesini sparsi nell’Italia degli anni ’60, paesi dai quali molti giovani sono scappati per sfuggire ad un destino segnato ma che in realtà custodiscono l’identità di un popolo, quello italiano, che nello sforzo di emanciparsi ha rischiato di perdere le proprie radici. Il quotidiano nel suo scorrere sereno e imperturbabile è il soggetto dell’anacronistica proiezione di Gérard Collin Thiébaut Mes Oisivetés, prodotta dal Musée Nicéphore Niépce di Chalon sur Saône.
Mentre sull’identità americana si è concentrato Jacob Holdt che, negli ani ‘70, ha viaggiato negli States affascinato e intimorito al tempo stesso dalle mille facce di un Paese che nella sua immensità racchiude tutte le idiosincrasie e le ingiustizie del mondo, con i suoi sogni ed i suoi incubi. Negli scatti di Nick Waplington, una delle figure più famose e interessanti della fotografia inglese attuale, una visione disillusa sulla società contemporanea inglese attraverso immagini di grande solitudine e di paesaggi desolati.
L’identità in pericolo e il rischio della perdita della cultura e della civilizzazione tibetana, in due proiezioni: il viaggio come un pellegrinaggio solitario di Max Pam e l’appello silenzioso dei grandi maestri tibetani fotografati da Melina Mulas, per non dimenticare.
E alla memoria fa appello anche Sarah Moon, che rivisita le favole tradizionali trasformandole in storie suggestive, che ci coinvolgono sino a non distinguere più il confine tra realtà e finzione. Così come di suggestioni tratta la mostra di Gian Paolo Barbieri, straordinario maestro di stile che negli scatti dell’Oceano Pacifico, cerca e trova nella natura e nelle sue molteplici creature la bellezza e l’autenticità pure. Dalla moda all’arte della rappresentazione, universi reali e immaginari, come quelli ritratti nelle immagini di Toni Thorimbert, straordinario fotografo conosciuto internazionalmente per la moda e i ritratti.
Una particolare attenzione in questa edizione è dedicata poi all’autoritratto con la mostra di Antonia Mulas e la sua galleria d’intensi ritratti di persone a lei vicine, uno specchio che riflette l’autrice attraverso gli occhi dei suoi soggetti e con la mostra Je est un autre, una selezione di autoritratti a partire dalle collezioni della Maison Européenne de la Photographie dei più noti autori contemporanei tra i quali Pierre et Gilles, Helmut Newton, Robert Mapplethorpe, Shrin Neshat.
Questo viaggio attraverso l’identità è partito dall’Italia per approdare in Argentina, è passato dalla Francia, dall’Iran, dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti visti attraverso gli occhi di un danese. Si chiude con l’Africa e la presentazione delle prime immagini del “Censimento della popolazione di Savignano” lanciato l’anno scorso con Malick Sidibé, primo fotografo insignito del Leone d’oro alla Biennale di Venezia al quale faranno seguito i censimenti a cura di Melina Mulas, Mario Dondero e Mario Cresci che a a Savignano porta anche il progetto Immagini in tasca.
L’attenzione costante al territorio e alle sue trasformazioni, si esprime anche quest’anno con la presentazione dei lavori conclusivi di tre anni di workshop Parco del Rubicone: Ipotesi di paesaggio organizzato con l’Università di Bologna, Facoltà di Architettura di Cesena.

Si rinnova dunque la vocazione del SI FEST, quella di portare grandi autori internazionali ad incontrare le nuove generazioni di fotografi e di offrire a questi ultimi la possibilità di confrontarsi con gli addetti ai lavori – photo editor, curatori, agenzie, direttori di musei – tramite la lettura dei portfolio. Tra le mostre di quest’anno anche i vincitori del Premio Marco Pesaresi e del Premio Portfolio in Piazza, Filippo Romano con il lavoro Off China e Luca Fersini con Frammenti dilatati, testimoniano l’alta qualità dei progetti presentati a Savignano così come il vincitore del premio Portfolio Italia Giacomo Brunelli.
Si rinnova la grande attenzione alle nuove leve della fotografia alle quali è dedicata la sezione di lettura dei Portfolio in Piazza da parte di numerosi esperti, editori, curatori e photoeditor provenienti da differenti Paesi. Le letture si confermano come importante appuntamento e da quest’edizione si articolano su due livelli, didattico e professionale e, da quest’edizione prevedono una preiscrizione e una quota di partecipazione. Al termine delle giornate del Festival una commissione composta da lettori e rappresentanti del SI FEST attribuirà i premi:
Premio SI FEST/Portfolio ‘08
Premio TPW – Toscana Photographic Festival
Premio HF Distribuzione
Premio Portfolio Italia

Il SI FEST/08 si presenta dunque come una full immersion nella fotografia: 3 giorni di grandi mostre, incontri, conferenze; una “galleria effimera” dove acquistare fotografie d’autore curata da da Silvana Turzio, collezionista milanese, e da Gigi Giannuzzi direttore della Trolley Gallery di Londra; la presentazione della nuova banca immagini Porphirius; numerose proiezioni, tra le quali le imperdibili di NOPHOTO, officina spagnola di progetti visivi. Ma anche laboratori e lezioni di storia della fotografia e l’appuntamento annuale con una scuola di fotografia per meglio informare i giovani sulle possibilità formative e sui differenti indirizzi: quest’anno sarà Fabrica ospite del SI FEST con la proiezione del cortometraggio Evidence, a cura di Godfrey Reggio.
Un appuntamento da non perdere quindi, per tastare il qui e ora della fotografia internazionale.

Le 20 mostre (tra i fotografi in mostra Sarah Moon, Giampaolo Barbieri, Mario Dondero, Michael Nyman, Jacob Holdt e tanti altri) verranno aperte il 12 settembre alle 9 del mattino, mentre l’inaugurazione ufficiale si avrà alle 19 presso l’Accademia dei Filopatridi in Piazza Borghesi. Seguirà la premiazione del premio Pesaresi, la visita alle mostre in presenza degli autori, il concerto del quartetto vocale Faraualla e la proiezione, in presenza dell’autrice Sarah Moon, del film Mississippi One.
Da non perdere la Notte per la fotografia con il concerto per solo piano di Michael Nyman che si terrà sabato 13 alle 21.30 in Piazza Borghesi, a ingresso libero come tutte le altre iniziative del festival. Negozi aperti fino a tarda notte.
Lungo il corso Vendemini, nel cuore del centro storico di Savignano sul Rubicone, saranno inoltre esposte delle gigantografie frutto del censimento fotografico della popolazione di Savignano realizzato da Malick Sidibè nel Si Fest 2007 e da Marina Alessi nella primavera del 2008.

Direzione artistica: Laura Serani. Coordinamento: Angela Gorini
Vecchia Pescheria – Corso Vendemini 51 – 47039 Savignano sul Rubicone (FC)
Mostre aperte dalle 9 del mattino all’1 di notte nel weekend dal 12 al 14 settembre. Rimarranno aperte fino al 5 ottobre dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19.
info@savignanoimmagini.it
tel 0541 941895 fax 0541 801018
www.savignanoimmagini.it – www.portfolioinpiazza.it

Ufficio Stampa Emanuela Bernascone
Tel +39 011 19714998 – Mob +39 335 256829 – Fax +39 011 19791935 info@emanuelabernascone.com

Ufficio Stampa locale
Mariaelena Forti – Miriam Fusconi
Tel +39 0541 809684 – 340 6747078 (Mariaelena) – 349 3882005 (Miriam)
mariaelenaforti@comune.savignano-sul-rubicone.fo.it

Aeroporto di Forlì: un successo o un fallimento?

Dopo l’annuncio dell’accordo tra SEAF (la società che gestisce l’aeroporto di Forlì) e Ryanair fatto in pompa magna dell’ex sindaco di Forlì Rusticali è di oggi la notizia dell’abbandono di Cervia e Ravenna della società promozione e turismo, nata per affiancare SEAF nella promozione del Ridolfi. Evidentemente l’accordo “strappato” non ha accontentato proprio tutti.

In tutto questo il Consiglio Comunale di Forlì non è stato coinvolto nemmeno parzialmente, nemmeno una riunione dei capigruppo del consiglio o una commissione consiliare per l’aggiornamento della situazione ed una analisi approfondita dei termini dell’accordo, che abbiamo appreso solo dalla stampa in maniera molto vaga.

E’ illogico che si parli delle nostre società partecipate solo nel momento del ripianamento dei debiti, e non durante le scelte strategiche che vanno a pesare sul bilancio.

Benvenuti a Bologna, aeroporto di Forlì

Foto by andreas marxIn questi giorni sulla stampa si è vivacizzata la polemica tra l’amministrazione Comunale di Forlì, il consiglio di amministrazione di SEAF (la società proprietaria e gestrice dell’aeroporto di Forlì) e quello di SAB (la società dell’aeroporto di Bologna, che ha una quota in SEAF).
Il motivo del contendere pare sia l’accordo tra Ryanair e SEAF, che gli amministratori di Forlì avevano dato per certo quando in consiglio hanno portato la notizia del buco di bilancio di qualche milione di euro, ripianato con denaro pubblico.
Ogni 5-6 mesi, da quando sono consigliere comunale, torna il dibattito su questa struttura, sui suoi debiti e sulle prospettive di rilancio. A novembre scrissi uno dei tanti resoconti sul tema.

Tra i tantissimi problemi, la concorrenza tra gli aeroporti di Forlì, Rimini, Bologna per il low cost a chi garantisce vantaggi migliori è forse il maggiore. Primo, perché le società low cost si fanno spazio grazie agli investimenti pubblici destinati a garantire ingressi nel territorio e secondo perché in questo modo non viene salvaguardato dagli sprechi nessun bene pubblico, dalla tutela della salute dei residenti alle risorse delle amministrazioni.

Tutti investono milioni di euro ma solo una struttura riuscirà a pareggiare il bilancio, senza calcolare che il caro petrolio potrebbe affossare ulteriormente la situazione dei voli a causa del necessario aumento dei costi dei biglietti.

Trattandosi di soldi e strutture pubbliche, ha senso far fallire investimenti di milioni di euro, o è meglio stabilire in anticipo quali sono le caratteristiche di ognuno per evitare gli sprechi?

E prima ancora di questo, è giusto che una città paghi i debiti di una struttura che serve un territorio quasi regionale, ed i soldi dei cittadini di Forlì vengano destinati a pagare le vacanze degli stranieri che vanno a Rimini, senza che i privati e gli enti di quel territorio partecipino alle spese?

Del resto l’importanza del Comune di Forlì in tutta questa partita è facile da verificare.

Quando si ripianano i debiti siamo in primissima linea, con città come Cesena, Ravenna, Rimini e Bologna praticamente assenti.

Quando i turisti arrivano al nostro scalo, invece, vengono accolti con un caloroso “benvenuti a Bologna, aeroporto di Forlì.”, segno evidente che la destinazione dei nostri investimenti su questa struttura è ben diversa da quella che ci potremmo aspettare.

Contrastare il picco del petrolio favorendo le alternative

Ricordo i sorrisini degli altri gruppi consiliari, quando anni fa in Consiglio parlavo di picco di produzione del petrolio (allora il prezzo era la metà di quello attuale). Oggi la consapevolezza su questo tema è maggiore, anche se molti credono ancora si tratti di un problema transitorio e non strutturale.
In questo momento dobbiamo porci il problema di transitare la nostra economia verso una maggiore indipendenza dalle fonti fossili, con particolare attenzione alla mobilità.
C’è chi pensa che la soluzione sia ridurre le tasse sui carburanti, ma non c’è nulla di più sbagliato.

Il problema dell’aumento dei prezzi è dovuto sostanzialmente all’aumento della domanda a fronte di uno stallo dell’offerta. Ridurre le tasse sui carburanti non inciderebbe su questo meccanismo, ed in cambio di una spesa molto ingente non si ottiene un vantaggio per i cittadini: l’ultimo incentivo di questo tipo, voluto da Bersani, valeva 2 centesimi di euro al litro ed è costato all’Italia 500 milioni di euro in un anno.

Con 500 milioni si potevano fare tante altre cose, a mio parere.
In meno di un mese gli incentivi al consumo hanno riprodotto, come era logico aspettarsi, altri aumenti che si sono mangiati totalmente la spesa pubblica.

Per questo se vogliamo aiutare i cittadini a sostenere questi rincari dobbiamo favorire da un lato la nascita di alternative, dall’altro ridurre le loro spese in altri ambiti.
Le alternative a costo zero per lo Stato sarebbero diverse, a partire dalla possibilità di trasformare le auto con motore a scoppio in elettriche (il famoso retrofit elettrico promosso da ASPO Italia e presentato dai Verdi in Parlamento, che lo ha bocciato), cosa che aumenterebbe notevolmente la vita dei mezzi e la percorrenza di km con un litro.

Per diminuire il peso sulla famiglie, invece di fare incentivi al consumo si potrebbe diminuire la pressione fiscale sul lavoro. La percentuale di aumenti derivante dall’andamento dei prezzi dovrebbe essere investita tutta sulle persone, non sulle cose e sui materiali.
Ed attraverso questo investimento si vedrebbero in generale risultati positivi anche dal punto di vista economico ed ambientale oltre che sociale: ridurre il costo del personale significherebbe ad esempio aumentare ulteriormente il vantaggio per i sistemi di raccolta differenziata (dove i costi sono di personale e non di impiantistica).

Questo andamento dei prezzi andava previsto e gestito, non ridicolizzato e poi ostacolato con strumenti inadeguati. Con un aumento più lineare dei costi del petrolio si potevano finanziare trasferimenti nella mobilità collettiva e nel trasporto pubblico, aumentare e rendere più efficiente il trasporto su treno (che come era ovvio sta aumentando l’utenza), favorire il passaggio dolce di chi lavorava grazie ai bassi costi dei carburanti verso lavori meno dipendenti dalle fonti fossili.

Non è facile, perché oggi tutto si basa sul petrolio, dall’agricoltura ai servizi, ma è necessario e siamo già in ritardo.

Quello che dobbiamo capire è che per tanti versi la società subirà profondi cambiamenti dettati dall’indisponibilità di carburanti a buon mercato, che renderà necessaria la produzione di filiera corta del cibo, l’ottimizzazione nel trasporto delle merci, la virtualizzazione di molti servizi.

Questa cosa va gestita, non subita, o le conseguenze saranno molto gravi.

Torna su