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La continua emergenza dell’economia nel Sud

E si torna a parlare dell’economia del Sud Italia. E’ uno di quei problemi che ricorre ogni tanto nel dibattito politico, visto che negli anni non si vedono progressi positivi.

Probabilmente la soluzione che verrà provata ancora una volta sarà quella di investimenti e finanziamenti a pioggia. Progettini e progettoni ad hoc, limitati nel tempo, che andranno a sostenere imprese che sulle loro gambe non riescono a reggersi. Magari lo sblocco di qualche grande opera bloccata per gli impedimenti della tutela ambientale. Che il lavoro è sempre una buona scusa come permesso per fare le cose in maniera sbagliata.

Come sempre, una volta terminata la pioggerella, capannoni chiuderanno, le imprese si sposteranno, e nulla ne rimarrà.

Credo invece che per una volta e per un po’ di tempo, possibilmente adeguato a mettere in moto gli ingranaggi e far correre le ruote, occorrerebbe procedere in maniera completamente diversa.

Dovremmo favorire la crescita delle imprese che funzionano, la nascita di nuovi progetti con il giusto rischio imprenditoriale privato. Magari incidendo sul costo del lavoro nelle aree depresse, ad esempio, per lottare contro il lavoro nero sulla convenienza.

Certo, sarebbe più costoso e meno selettivo. Sarebbe più difficile premiare le ditte degli amici, più complicato guadagnare sulla discrezionalità delle assegnazioni di fondi. Si dovrebbe pure risparmiare sui costi di distribuzione di questi denari: ogni bando porta con sè il vantaggio dei controlli da fare, della burocrazia da finanziare.

Vuoi poi mettere il tempo impiegato dalle aziende per partecipare agli stanziamenti? Tutta esperienza sul funzionamento della macchina che sarà utile per i prossimi decenni di altri fondi a pioggia!

Caccia e sciopero della fame

Due notizie importanti. La prima riguarda lo scandaloso DDL sulla caccia approvato al Senato (leggi la notizia “Caccia, libertà di deroga” su Repubblica.it) e l’inizio dello sciopero della fame di Bonelli, il presidente nazionale dei Verdi, contro l’oscuramento mediatico dei temi ambientali:

Le tematiche ambientali sono state espulse dal sistema radio televisivo italiano. I grandi temi della tutela dell’ambiente, della lotta all’inquinamento, della salute dei cittadini, della difesa del territorio e dell’emergenza climatica che l’Intero Pianeta sta vivendo a causa del cambiamento del clima sono stati uccisi dalla comunicazione televisiva del nostro Paese.

Le emergenze rifiuti non sono tutte uguali

Ricordo ancora il tam tam mediatico esploso giustamente durante l’emergenza rifiuti di Napoli. Quella di Palermo, iniziata pochi mesi dopo, è pressoché sconosciuta al grande pubblico.

La differenza? Allora si doveva far cadere un Governo, oggi bisogna cercare di nasconderne i problemi.

Purtroppo ci siamo talmente abituati a questa manipolazione televisiva delle informazioni che non ce ne lamentiamo nemmeno più. Il piano di rinascita democratica era mano di esperti, evidentemente.

Prevenire è meglio che ricostruire

Ad ogni tragedia deve seguire un tempo per l’analisi, che ci aiuti a ridurre le possibilità che questo accada di nuovo. Una considerazione generica da fare è che la politica degli spot televisivi è inadeguata a rispondere ad una primaria esigenza: la prevenzione.

Mentre tutti oggi fanno a gara per apparire e cercare di fare sciacallaggio politico sul terremoto, dovremmo riflettere quanto questa esposizione dell’emergenza faccia bene soprattutto a chi queste emergenze non cerca di evitarle. Lo stesso è accaduto a Napoli, dove per anni non si è fatto nulla e non si è cercato di uscire dal commissariamento, tutt’ora in piedi.

Le emergenze costano alla collettività molto di più della loro prevenzione, ma la prevenzione è invisibile per l’elettorato e quindi alla selezione della classe dirigente del nostro Paese. Non viene premiato, ad esempio, un investimento per una scuola che già c’era per la sua messa in sicurezza. Meglio creare una nuova grande opera e sperare che nulla accada. O sotto sotto sperare che accada per sfruttare la ricostruzione.

Così, senza che nessuno alzasse la voce, anche questo Governo ha tagliato i fondi contro il dissesto idrogeologico, quelli alla protezione civile e pochi mesi fa con il testo della Gelmini sono stati dimezzati i fondi per gli adeguamenti antisismici delle scuole.

Ieri sera Di Pietro, a porta a porta, sembrava non avere mai fatto il ministro per le infrastrutture, e chiedeva di spostare soldi da queste alla messa in sicurezza degli edifici pubblici. Vorrei chiedergli, molto umilmente, perché avanza ora questa proposta e non quando aveva la delega al Governo e la possibilità di realizzarla.

Lo stesso per i comuni, che troppo spesso nei loro piani investimenti vedono rimandati gli interventi per la sicurezza rispetto ad opere più visibili, più elettoralmente soddisfacenti.

Poi viene la ricostruzione.

Berlusconi, secondo il ministro La Russa, avrebbe già individuato l’area dove far sorgere L’Aquila 2.
Invece di ricostruire la città, il rischio concreto è quello che si sfrutti la tragedia per ignorare ancora una volta la storia e l’urbanistica, creando casermoni popolari fuori dal tessuto esistente ed ottenendo un doppio risultato: l’abbandono della città storica e la creazione di nuove aree a rischio degrado.

Forse sarebbe meglio aiutare la ricostruzione dei privati, piuttosto che pensare ai grandi appalti che rischiano di lievitare costi e tempi.

Il rifiuto degli aiuti internazionali, probabilmente solo una facciata per mostrare i muscoli di fronte alla comunità internazionale – quando invece sarebbe opportuno sfruttare la solidarietà di chi cerca di contribuire -, è doppiamente grave.

Primo, perché non possiamo permetterci di rifiutare risorse importanti da destinare ad un territorio che ha subito miliardi di danni. Tra qualche mese queste proposte d’aiuto verranno a mancare, per la disattenzione dei media internazionali.

Secondo, perché i finanziamenti internazionali permetterebbero forse un occhio in più sopra i percorsi della ricostruzione, evitando sprechi e lungaggini, e richiederebbero quella maggiore trasparenza utile ad evitare le infiltrazioni degli sciacalli.

L’unica cosa che non serve all’Abruzzo, ora, è l’ennesima dimostrazione del modo tutto italiano di saper sfruttare le emergenze per i guadagni di pochi.

Il rischio delle deleghe in bianco che vengono chieste col pretesto di diminuire i tempi è proprio quello di saltare i percorsi democratici a tutela della trasparenza, di promuovere gare d’appalto furbette, di fare della crisi lo strumenti di spot elettorali e guadagni personali.

Terremoto in Abruzzo: Come aiutare

Ecco 6 cose che possono fare la differenza in Abruzzo in queste ore.

1) VOLONTARI

Le associazioni di volontariato o i singoli volontari interessati a mettersi a disposizione per l’emergenza terremoto che ha colpito l’Abruzzo possono contattare il Centro operativo della Protezione Civile presso la Prefettura di Pescara, telefonando allo 085 2057631.

Per volontari da tutta Italia: telefonare alla protezione civile nazionale 06.68201.

2) DONARE SANGUE

Per donare sangue, recarsi presso il Centro Trasfusionale dell’ospedale Santo Spirito di Pescara, via Fonte Romana n. 8 tel. 085.4252687, o presso il centro raccolta sangue Avis Pescara, corso Vittorio Emanuele II n.10.

Per donare il sangue da tutta Italia: rivolgersi presso le strutture dell’Avis più vicine: http://www.facebook.com/l.php?u=http://www.avis.it%2Fusr_view.php%2FID%3D1545.

3) DONARE CIBO

Per donare del cibo portare i generi di prima necessità presso il Banco Alimentare dell’Abruzzo, Onlus in via Celestino V – 65129 Pescara (PE) che ha già iniziato ad inviare i prodotti nelle zone colpite dal terremoto.

4) OFFRIRE ALLOGGI

Per offrire degli alloggi: l’UDU sta cercando posti letto, telefonare allo 06.43411763 o scrivere a organizzazione@udu.it.

5) DONAZIONI

Per fare donazioni: Raccolta fondi Croce Rossa Italiana:
Conto corrente bancario C/C n. 218020 presso BNL – roma, intestato a CRI, codice Iban IT66 – C010 0503 3820 0000 0218020, causale: pro terremoto Abruzzo;
Conto corrente postale n. 300004 intestato a CRI causale: pro terremoto Abruzzo;
Versamenti on line sul sito: http://www.facebook.com/l.php?u=http://www.cri.it%2Fdonazioni.html

6) ENTI, ASSOCIAZIONI E GRUPPI

Per enti, volontari, associazioni e gruppi organizzati che vogliano attivarsi da subito con i corpi locali di protezione civile e con le associazioni prendendo contatti con i coordinamenti regionali per soddisfare la necessità di medici, tende, coperte, cibo e supporto logistico, ci si può informare telefonando al Dipartimento della Protezione Civile: 06.68201.

Giuliani, tecnico che fa ricerca ai Laboratori nazionali del Gran Sasso che dice (*) di aver trovato un sistema per prevedere i terremoti studiando il Radon, nei giorni scorsi era stato denunciato per procurato allarme e zittito. In compenso questa mattina tocca ascoltare Legrottaglie parlare della fede e degli aspetti positivi di questa tragedia.

A quando i reati di stoppato allarme e procurata sciocchezza?

(*) Verificare l’attendibilità di questa affermazione non dovrebbe essere troppo complicato, basterebbe mettere a confronto le sue previsioni con i terremoti realmente avvenuti per un periodo di tempo sufficientemente lungo ed evitare il rischio che si tratti di coincidenze.

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